Fra Noi

Lettera di Giuliotti a Papini

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 5/8/2017, 17:19

Junior Member

Group:
Member
Posts:
21
Location:
Mogliano

Status:


A Giovanni Papini.
10 Gennaio 1920.
Anch' io, da quando non son più bestia, vo gridando disperatamente al deserto che abbiamo vissuto per far vincere i valori infernali, che moriamo di loro e per loro, che per vivere bisogna avere il coraggio di rinnegarli e che per rinnegarli bisogna diventare cristiani.
Ma con qual mezzo, o francescanofilo che non ti confessi, intendi raggiunger, tu, Gesù Cristo ?
E sento, pur troppo, la tua voce, che par quella d'un altro, che potrebb'essere infatti tanto quella del fu Giuseppe Mazzini che quella d'un mio cugino acquistato chimico-farmacista, ripetere, a dettatura d'un qualunque imbecille, queste putrefatte bestemmie :
«Roma è l'antitesi di Cristo. Il Vangelo (Vita) è l'antitesi della Chiesa (Sarcofago). Chi s'aggrappa alla basilica romana del primo apostolo mette la sua speranza nell'esteriore come tutti gli altri».
Ciò è pietoso.
Tu, sitibondo di verità, eccoti risprofondato, fino all'ultimo ricciolo della tua gran testa, piena di lampi e di buio, nel miasmatico pozzo nero dell'anticlericalismo che disprezzi.
Nonostante ascoltami:
Se tu fossi piccolo, faresti come tanti che si credon grandi, il letterato e basta. Se tu fossi grande (voglio dire: rinato spiritualmente, rinato uomo nuovo) sentiresti che dinanzi alla sapienza della Chiesa, sapienza non sua ma di Cristo, la nostra sapienza è presuntuosa ignoranza e impareresti il Catechismo e serviresti Iddio. Mediocre (tutti gli acattolici son mediocri e gli anticattolici porci), sebbene col desiderio d'esser grande, cerchi e non trovi. Ora cerchi Cristo, come annaspando fuor della chiesa, ora t'immagini che la Chiesa lo tenga prigioniero e fantastichi di liberarlo.
Il fatto sta che, non essendo cattolico, non sei cristiano ; che, non essendo cattolico, non capisci né senti il Cristianesimo; che, non essendo cattolico, non sei umile; e, non essendo umile, non ti riesce d'entrare, dalla porta stretta, nel regno dei cieli, per esser grande.
Sei ancora, sebbene non ti sembri, e ad onta del Battesimo, protestante, razionalista, modernista, insomma compositamente eretico.
I tuoi occhi non vedono, i tuoi orecchi, otturati dal cerume dell'ignoranza religiosa, non odono.
Hai percorso quasi tutte le strade del sapere, ti sei sperduto e ritrovato in tutti i laberinti del pensiero, conosci tutti i suoni, tutti i colori e tutti i sapori della vita; sei, eminentemente, un meditativo ed un artista ; ma quando parli del Cattolicismo sei mediocre. E sei mediocre perché lo ignori.
Leggi dunque (ne hai bisogno) un manuale della religione cattolica: per esempio: il Wilmers. Dopo, spero, ci riparleremo.
Ma, intanto, io ti dico (io che vedo oramai, per grazia di Dio, tutta la grandiosa, ferrea, delicata e soprannaturale struttura dell'edificio cattolico) che è più facile dubitare della nostra esistenza che della fondazione della Chiesa per opera di Cristo.
Il Cattolicismo è lo sviluppo legittimo, inevitabile, divino, voluto da Cristo, del seme evangelico. Nulla, che non sia nel Vangelo, è nella Chiesa Cattolica. Il Vangelo è il grano di senapa; la Chiesa è l'albero venuto su da quel seme. Nel seme era tutto l'albero. Se il seme è buono l'albero sarà buono. Se il Vangelo è la verità, la Chiesa, custode, lettrice, interprete e propagatrice (autorizzata da Cristo, e, perciò, unica] del Vangelo, è la verità.
Pietro è la pietra infrangibile. Cefas vuoi dir roccia. Quando Cristo disse : «Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam » non lo disse per ridere. O l'anima nostra edifica, con Cristo, su quella pietra, o tutto, come si vede, ci ricasca addosso. Ogni altra pietra si consuma e si sfalda; quella no ; e quando sarà scalzata dalle iniquità del mondo, cadrà sul mondo e l'annienterà.
Esteriore è tutto ciò che è fuori della Chiesa; nella Chiesa c' è l'eterno, l'interno, l'assoluto, l'immutabile; perché c' è Cristo, invisibile, e, visibili, il suo Pastore e le sue pecore; e quello vigila su queste, e queste pascono nel lor pascolo e, se vanno altrove, s'ammalano e, se non ritornano, muoiono.
Nell'esteriore c'è l'Anticristo; formidabilmente, ma vanamente armato, e dietro a lui, con molti, con moltissimi, anche tu vai, pecora matta, sebbene tu creda, senza Pastore, di seguir Cristo.
Non hai dunque nulla da insegnare alle genti ; ma tutto da imparare dall'infimo dei cristiani. I quali cristiani (esistendo, fino a tutt'oggi, il mondo) esistono.
Hai dunque da imparare a farti il segno della Croce, da imparare a inginocchiarti, da imparare a comunicarti come le tue bambine, da imparare a credere nell'incomprensibile e da imparare, infine, corazzato dalla Fede, a combattere unicamente per la verità della Chiesa che è la verità di Dio.
Metà della tua vita l'hai spesa, deplorevolmente, per il mondo e per te stesso; ora bisogna, « ed è urgente ed improrogabile », che tu spenda la metà che ti resta per la salvazione delle anime e per la gloria di Dio.
La tua penna, per vent'anni, ha scritto a dettatura del Diavolo. Tu sei stato, per vent'anni, un avvelenatore di te stesso e degli altri.
Bisogna cancellare e riscrivere.
I tuoi libri, alcuni infami, altri vani, altri belli ma profani, buttali risolutamente, e con gioia, sul rogo delle vanità.
E ricomincia da capo.
Dopo la « Metà Nera » deve splendere, sulla tua vita nuova, la « Metà Bianca ».
Rovesciati, rinnovati, rimondati, internamente.
Spargi sulla tua anima, prima che imbachi, il sale della verità.
Fiutati: sentirai che ti strascichi dietro il cadavere di te stesso; che non sarai libero né sicuro finché tu non l'abbia seppellito e non gli abbia calcato la terra addosso.
Scrivi per rinnegare tutto ciò che hai scritto, per esser fòlle, tra i savi del mondo, della follìa di Cristo.
Mettiti contro-corrente. Lotta, ricoperto dagli sputi della marmaglia, sotto l'insegna della Croce, finché la marmaglia non t'ammazzi. Ecco la gloria.
Manca in questi tempi, satanicamente calamitosi, un grande ed eroico scrittore cattolico. Il Clero, in gran parte, è mediocre. Il laicato cristiano non ha voce ; il laicato anticristiano celebra, grugnendo, la melma, la broda e lo sterco del proprio trogolo.
Perché non saresti tu il Veuillot d'Italia ?
Non io ti direi queste cose se non ti credessi capace d' uccidere in te l'uomo vecchio e di buttarlo, con disgusto, nell'infetta sardigna degli scrittori cerebrali.
Il crederti capace di ciò vuol dir crederti potenzialmente grande. La tua mediocrità attuale (Carducci; per intenderci, in confronto al Beato Labre e un nachero sporco) deriva dal non essere stato investito ancora dallo splendore cattolico.
Ma la tua anima, profonda, inquieta, caotica (e tuttavia sempre assetata d'acqua viva, sotto agli scolaticci degli infiniti belletti che la imbrattarono) ha cercato, ha sofferto, ha desiderato, e cerca e soffre e desidera e forse, ora,
spera.
Ma se speri otterrai; se desideri la luce vedrai; se bussi ti sarà aperto.
È impossibile che Dio, che, certo, t'ama, non ti aiuti.
Va' dunque franco, quando sia l'ora (e sia prossima), a ricevere la nuova cresima che ti rifarà soldato del nostro signor Gesù Cristo.
Quanto a me, lo sai, quanto a me che ti scrivo unicamente in considerazione della tua salvezza e nell'interesse delle anime che, salvandoti, salveresti, non ho che il desiderio, sempre più grande e più acuto, di vedere il tuo ingegno, fino ad ora sciupato, mettersi al servizio di Dio.
Io sono un pover uomo molto debole e molto imperfetto e vivo più di pensieri che d'opere. La mia penna, che impugno di rado, e che mi pesa come una zappa, non ha splendore. Talvolta, urtato nella mia fede da questo atroce mondo d'arrabbiati ciechi, la tuffo nell'acido del disprezzo e sfregio, con gioia feroce, le facce sataniche o idiote degli sfregiatori del mio Dio.
Fo quel che posso; fo poco; fo male; forse fo del male. Però, se fossi un grande artista, non esiterei un istante, essendo cristiano, a far dell'arte mia la schiava di Gesù Cristo. Ma son piccolo, ripeto, e debole e quasi vecchio e quasi muto.
Tu, forte ed armato, potrai, convertendoti, ciò che io non posso.
E necessario, dunque, che tu ti converta ; è necessario per la tua anima, è necessario per le anime.
Molti, nel tenebroso caos che li travolge, aspettano una parola grande, forte, alta, cristiana, per ritrovarsi.
Il sacerdozio stesso par che stia in attesa d'una gran voce cattolica che lo chiami al trionfo o al martirio.
Da te può esser rotto il silenzio. Ma prima è necessario che tu cada in ginocchio.
Fallo.
Perché solo quest'umiltà è grandezza, e tutto il resto è letame.

POSTILLA :
A questa lettera, suggeritami dagli articoli famosi: « Amore e Morte » e « Non esistono cristiani », Giovanni Papini rispose lungamente, quasi commosso, e tuttavia non arreso.
Non disperai.
Sentivo che la sua nobile anima, già albeggiante, avrebbe finito col meritare una completa illuminazione divina.
Oggi mi scrive da Venezia : «Vo tutte le mattine in S. Marco. Stanotte la campana della basilica mi ha svegliato e m'è venuto sulle labbra, non so perché, improvvisamente, l'Ave Maria, che da tanti anni non dicevo più e che mi pareva di non poter ricordare fino in fondo».
E' il primo alito della Grazia, è il richiamo, irresistibilmente materno della Mater Salvatoris, della Virgo Potens.
Domani Giovanni Papini dirà: Credo.

Edited by Fra Roberto Brunelli - 5/8/2017, 18:48
 
Top
0 replies since 5/8/2017, 17:19   36 views
  Share