Missing Note, privata

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view post Posted on 2/7/2017, 17:41
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La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo.

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Anche per quel pomeriggio le lezioni potevano dirsi concluse. In passato il suo pensiero sarebbe già stato rivolto ai compiti, allo studio personale, alle ricerche fuori corso. Era un ritmo alla quale la corvonero era sempre stata legata ma le novità che le stava portando quel terzo anno la vedevano sempre più assente e deconcentrata. La mole d’impegni e incarichi ad Hogwarts era sempre la stessa, che si sommava ai corsi extrascolastici, agli allenamenti e al campionato di quidditch, al lavoro che aveva cominciato al Paiolo. In una semplice conversazione la lista sarebbe terminata là. Erano punti semplici, comprensibili e condivisibili dalla maggioranza. Non avrebbe mai avuto bisogno di andare oltre, le persone si concentrano su se stesse e altre spiegazioni sarebbero state futili; nel loro disinteresse avrebbero attirato la loro attenzione e Jen con la sua riservatezza non ne aveva bisogno.
Tuttavia la verità sui pensieri che l’opprimevano erano altri. Lo studio e gli altri impegni erano diversivi scelti e necessari per occuparle i pensieri, ma non aveva considerato che anch’essi avrebbero potuto portarle altre situazioni da gestire e problemi da cui evadere.
Camminava distrattamente con il desiderio di tornarsene tranquilla in sala comune, a leggere il volume di Magia Sana in Corpore Sano che aveva ricevuto il natale precedente, magari mentre Mabel le sfrusciava la coda sui piedi. Lo sguardo finì oltre una delle finestre del secondo piano e intravide il sole nel tramonto. L’estate si stava avvicinando e con essa gli esami. Strinse tra le mani il libro di pozioni che si era portata dietro per seguire la lezione e improvvisamente decise che sarebbe andata in biblioteca. Conosceva l’importanza dello studio e quanto diventasse motivante; nonostante non ne fosse davvero convinta dell’efficacia della biblioteca in quel frangente, il cambio di programma era stato fatto. Nei suoi momenti d’insicurezza e insoddisfazione non era raro che prendesse decisioni improvvise come quella; di pancia, di cuore o di testa che fossero, la rendevano più lunatica di quanto qualcuno potesse aspettarsi e prevedibile quanto un effetto sputo di Von Kraus durante un incontro di quidditch.
La corvonero non era l’unica in ogni caso. Per esempio se si fosse trovata in qualsiasi altro posto, dopo tutto quel tempo avrebbe potuto dire di conoscere a memoria il castello, ma Hogwarts non era incline alle persone saccenti, né tanto meno a quelle distratte; come le scale anche il castello cambiava. Cambiavano le aule, i corridoi, i quadri, le stanze e gli individui più o meno bizzarri che lo abitavano. Dopo lo scherzo della scoperta della Stanza delle Necessità Jenifer si perdeva nei particolari, cercando le cose diverse, nuove. Fino ad allora non aveva trovato nulla di davvero nuovo, un negozietto clandestino, un passaggio per hogsmeade, qualche burla di pix. La sua meticolosità sull’ignoto la portava ad ignorare le cose che non la interessavano. Così quando notò la porta aperta di un’aula il suo passo si fece più lento. Nelle sue memorie fotografiche ben sapeva che si trattava dell’aula di musica, ma non aveva mai trovato quella porta aperta. Da piccola svampita la distrazione del momento la portò a dimenticare le sue conoscenze.
In ascolto la ragazza si avvicinò alla porta. La consapevolezza le tornò non appena intravide alcuni strumenti. Non era intenzionata ad entrare, o almeno non lo credeva, perciò se qualcuno fosse passato dal corridoio sorprendendola sicuramente si sarebbe sentita a disagio. L'aula sembrava apparentemente vuota, anche se...
 
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view post Posted on 5/7/2017, 21:53
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Missing Note - Su e giù per le scale -
Mackenzie_Foy_25
In quel periodo dell’anno la parola d’ordine era “calma”. C’erano troppe cose a cui pensare e molte altre da fare. Gli esami erano sempre più vicini, il lavoro alla testa di Porco duro come sempre e le sue mansioni da prefetto sempre dietro all’angolo ad assalirla. Doveva essere sincera, in fondo la vita in quel castello non le stava così stretto come poteva sembrare, al contrario, trovava ogni giornata tremendamente eccitante e cose nuove da scoprire sempre dietro all’angolo. Quella scuola le dava l’idea che la conoscenza fosse davvero infinita e che non le sarebbero bastate dieci vite per poter conoscere ogni singola pietra di quel posto.
L’ansia però saliva ogni giorno di più e quando si rendeva conto di diventare fin troppo simile ad una pentola a pressione, esisteva un solo modo per evadere e per lasciarsi andare: la musica. Si era quindi trascinata in giro per tutta la sua mattia il violino, che riposava accuratamente nella sua custodia, sbatacchiandolo in ogni singola aula dove doveva seguire delle lezioni e, al termine di tutto, era letteralmente schizzata via ignorando qualsiasi compagno di classe o di casata per arrivare in fretta al terzo piano e trovare rifugio nell’aula di musica con indosso ancora la sua divisa scolastica. Entrò così di fretta da dimenticarsi addirittura di chiudere bene la porta.
Tutta felice aprì la custodia e con delicatezza preparò l’archetto tendendo le crine per poi passarci sopra la pece, prese poi fra le mani il violino e l’accordatore per sistemare tutte le corde e tirare le chiavi quando sentiva la note troppo calante. Quando finalmente fu tutto pronto si avvicinò un leggio per appoggiarci sopra il suo libro degli esercizi dove erano segnate delle scale particolarmente difficili da fare su tre posizioni diverse, ottimo modo per riscaldarsi, inoltre era diventata ormai un rito quello di iniziare con gli esercizi prima di dedicarsi ai pezzi.
Iniziò così con le scale maggiori: prima quella di Do, poi quella di Sol….e così via. Dall’esterno era facilmente udibile il flebile suono dell’arco e per Jenifer non sarebbe stato difficile distinguere una delicata scala di Mi che si alzava leggiadra facendola quasi sembrare una vera melodia piuttosto che un esercizio. Violet era fatta così, quando suonava metteva passione anche in una semplice scala rendendola magica, almeno alle sue orecchie.


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view post Posted on 28/2/2018, 12:32
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Musica. Un violino suonava solitario una melodia leggera che si levava verso l'alto. Come ammaliata da quel suono sempre più acuto entrò nella stanza con passo felpato. Ricordava quando da bambina sua madre suonava il pianoforte. Lei, che doveva era uno scricciolo, sedeva sul tappetto a gambe incrociate come un indiano, con lo sguardo fisso sulle mani che danzavano un ballo tutto loro tra i tasti bianchi e quelli neri, e non lo distoglieva finché la musica non sfiniva nel silenzio.
Non avrebbe voluto disturbare chi stava suonando, anche se inconsciamente anche un solo spettatore inaspettato era già una forma di disturbo. I suoi occhi accarezzarono i diversi strumenti che erano presenti nella stanza, seguendo le note sempre più alte, fino ad incrociare Violet. Si fermò a meno di un paio di metri di distanza. Sapeva che la ragazza suonava, e aveva avuto occasione in un altro paio di situazioni di vederla seduta ad un pianoforte o con il coro. Qualche natale prima le aveva anche regalato un violino, ma era la prima volta che la vedeva con quello strumento. Era davvero brava. Sorrise, presa dei suoni percepiti dal suo orecchio. Immaginava che la corvetta si sarebbe accorta della sua presenza a quel punto ma la cosa l'avrebbe presa alla sprovvista. Ad esercizio terminato avrebbe fatto un cenno con la mano, nonostante reggessero i libri.
« Sei.. davvero brava »
Un sorriso impacciato. Era vero che era brava, ma insomma.. lei non sarebbe dovuta essere lì. Non era mai stata iscritta al coro e l'aula doveva comunque essere riservata, e altre mille paranoie volarono per la sua testa.
Era come quando a Boston sua madre la portava in quel palazzo altissimo e lei doveva aspettare nella hall del tredicesimo piano. Un giorno una segretaria le aveva detto che sull'attico c'era un giardino con gli animali e se voleva poteva andarci...avrebbe badato lei ad accompagnarla e ad avvisare sua madre. Così fecero. Là su sembrava un paradiso, tra i diversi uccelli e gli altri piccoli animali che poteva vedere. Le sembrava immenso, e da curiosa lo girò tutto.. fino ad arrivare al termine, la vetrata che dava sulla strada. Il cuore che le batteva a diecimila con la paura di avvicinarsi, anche se l'ambiente era chiuso e non sarebbe mai potuta cadere. Quando arrivò la madre la vide ferma lì, con la voglia di avvicinarsi a scrutare il panorama ma la paura di muovere un solo altro passo. La prese per mano e la portò fino al bordo. La piccola Jen posò la manina sul vetro, nel vuoto. Solo molti anni dopo, salendo su una scopa aveva capito. Non era per paura di cadere che il suo cuore batteva tanto.
Forse, le serviva solo qualcuno che la incoraggiasse ad avvicinarsi alla musica, come quel vetro: tutta quella ammirazione era voglia di fare; il disagio era per il non sapere, per la non appartenenza, per la distanza. Certamente la concasata non avrebbe potuto leggere tutto questo solo dal suo sguardo, ma in un modo o nell'altro si sarebbe potuta dimostrare una valida alleata.
« Posso.. insomma, ti darebbe fastidio se restassi ad ascoltare? »
Avrebbe chiesto con tranquillità, non preoccupandosi di un eventuale rifiuto. Probabilmente se fosse stata una qualsiasi altra persona nel castello non avrebbe azzardato tanto, ma le due ragazze erano colleghe e buone concasate, non le sarebbe dispiaciuto restare del tempo con lei a sentirla suonare.




Perdona Perdona l'attesa e.e
 
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view post Posted on 18/3/2018, 20:46
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Missing Note - Una canzone per te! -
Mackenzie_Foy_25
Quando suonava il mondo intorno a lei spariva e quello che si creava era nuovo, fatto di suoni, di melodie e di creature leggiadre che somigliavano alle fate. Si inseguivano su note veloci e ridevano con suoni limpidi e puliti. Solo quando arrivò alla fine del suo esercizio si accorse di avere un ospite e i suoi occhi trovarono finalmente Jen che le fece un cenno con la mano salutandola e facendole i complimenti. La Corvonero fissò per un attimo la prefetta diventando gradualmente tutta rossa e iniziando a ridere in maniera isterica.

«Grazie mille…»


Disse tutta rossa e iniziando a sentire un caldo asfissiante, il sudore iniziava a trapelare bagnando per un’istante la sua camicia della sua divisa. Non le era mai successo di essere presa così alla sprovvista, certo non c’era nulla di male, al contrario, però la cosa la metteva comunque un po’ in imbarazzo.

"Un po’ in imbarazzo….un eufemismo. Per i mutandoni della preside: sembri una fontana!"


In effetti le sue reazioni erano sempre un po’ esagerata ma Violet era così: viveva ogni sentimento al massimo.
Cercò comunque di darsi un contegno schiarendosi la voce e passandosi il dorso della mano sinistra sulla fronte. Sorrise, in fondo era sempre felice quando qualcuno varcava quella soglia ma lo era ancora di più quando quel qualcuno decideva di restare in quella piccola grande famiglia.

«No, nessun fastidio! Anzi…se c’è qualche canzone che ti piace potresti cantarla insieme al mio violino, sarebbe divertente. È sicuramente più bello che vederti ferma a fissarmi…»


Ridacchiò divertita. Certo vederla ferma a fissarla la metteva in imbarazzo ma non era soltanto questo. La musica era gioia, almeno secondo la visione di Violet, ed era in grado di raggiungere il massimo dello splendore quando anche il pubblico partecipava con il canto, con il battito delle mani, con i sentimenti.
La incoraggio quindi con un sorriso a proporle qualcosa da suonare che magari avrebbe cantato insieme a lei!


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