The right side of Hell, "Concorso di Scrittura: La Grande Guerra"

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view post Posted on 19/5/2017, 09:46
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On the wrong side of Haeven

tenor


«You've got to try, Amber.»
«But ... what if I fall?»
«No, darling, what if you fly?»

Li sentiva, andavano avanti in quel modo da minuti, ormai. Rimbombavano nella sua testa come incessanti colpi di scure. Erano loro, erano i nemici con i loro incantesimi, pronti ad abbattere la barriera che ancora li separava. La resa dei conti era giunta, e ripetersi che quella "non era" la sua guerra era inutile. Harry Potter era la calamita di tutto, ma lei per prima era stata colpita nel profondo dalla crudeltà dei Mangiamorte. Agognava una vendetta impossibile da annunciare, nessuno era mai stato a conoscenza di quanto lei volesse eliminare colui che le aveva portato via l'infanzia, ma non prima di averlo ringraziato per la ragazza che ora sentiva di essere diventata. Non era mai stata coraggiosa al limite dello sconsiderato, ma in ballo c'era talmente tanto che, se anche fosse caduta, lo avrebbe fatto per la giusta causa, ma non prima di essersi vendicata portando con sé quanti più Mangiamorte possibili. E poi, se fosse stata tanto fortunata da trovare l'assassino, gli avrebbe presentato il conto. Il dolore su cui profondamente si era concentrata fino ad allora, trasfigurò il suo volto, cancellò la dolcezza di un suo sguardo ed indurì ogni suo lineamento. Con la divisa più nera che gialla, ancora indossata e la bacchetta saldamente stretta nella sua mano, la Tassa era schierata in seconda linea all'ingresso, pronta a combattere per la prima volta in vita sua. Il tempo della fuga, il tempo del pensiero e dei sentimenti, era finito. Nonna Elise - se ancora fosse stata in vita - non sarebbe stata fiera di lei, perché ogni raccomandazione venne messa da parte, perché quella ragazza non aveva più l'aspetto di sua nipote. Le iridi verdi seguirono le crepe dello scudo, ed una dopo l'altra, quelle striscioline di energia spezzata si inseguirono fino a disegnare una ragnatela sempre più grande. A breve sarebbero entrati, e poi qualunque cosa fosse accaduta, lei l'avrebbe vissuta al massimo, dando tutta se stessa per ciò in cui davvero credeva: la vendetta.
La mano si strinse attorno alla bacchetta, che per anni era stata un'affidabile compagna e che da lì a poco avrebbe dovuto dimostrare quanto profondo fosse il loro legame. Un ultimo pensiero venne rivolto ai suoi cari, prima che una solitaria lacrima portasse con sé ogni ricordo, svuotandola da tutto quanto avrebbe costituito solo un peso. Pensò a John, ed allo sguardo prima severo e poi rassegnato che le aveva rivolto mesi prima, quando gli aveva detto che sarebbe sempre tornata ad Hogwarts, minaccia o non minaccia. Pensò a Cordelia e quell'ultimo duetto al suo amato pianoforte, amaro quanto un addio. E poi Mayline, che probabilmente era anch'essa lì, da qualche parte, non riuscì però a perdonarla per le scelte sbagliate del passato. In cuor suo, in quei momenti di furiosa quiete, recitò il suo personale addio. Pensò anche a lui, all'unico che per un po' era stato davvero in grado di farla sentire viva, e che avrebbe preferito non prendesse parte a quella guerra, nonostante fosse il soldato più fedele ed addestrato. Un addio sofferto e corredato di immagini che s'inseguirono per ancora qualche minuto nella sua mente, prima che venissero esiliate, dopo quel lieve tremolio delle sue labbra. Aveva promesso a se stessa che non avrebbe pianto, non finché tutto non fosse finito. Se si fosse persa a pensare a quanto dolore avrebbe provocato la sua scomparsa, non sarebbe stata in grado di compiere il suo dovere. Non voleva morire, ma non poteva non mettere in conto l'eventualità. Chiuse gli occhi ed abbassò il capo, ritagliando per sé quel momento profondamente intimo, era ormai convinta che chiunque al suo fianco stesse facendo altrettanto. Ignorò volutamente ogni discorso di incoraggiamento, non si sentiva coraggiosa e non sentiva la necessità di farsi spiegare quanto importante fosse il suo ruolo in quella battaglia. Era lì, e basta. Avrebbe combattuto prima per se stessa, e dopo per il Castello ed i pochi rimasti a difenderlo. Temeva l'oblio che quasi sicuramente avrebbe finito per avvolgerla, temeva la freddezza con la quale avrebbe dovuto agire, e temeva ancora di più il rischio di non vedere la prossima alba, né da sola, né con i suoi cari. Ma avrebbe tratto forza proprio da quelle stesse paure, le avrebbe trasformate in azioni degne di lei, aveva trovato la paura che spinge ad agire, e l'avrebbe sfruttata fino ad esaurirne ogni goccia. Quando infine la nostalgia allentò la presa sul cuore, Amber alzò il capo e rivolse il suo sguardo al ponte d'ingresso, presidiato dalle armature della McGranitt. In quel momento, mentre i suoi occhi si riempivano d'odio e rancore, scurendosi oltre l'inverosimile, vide lo scudo cedere definitivamente ed una scarica di adrenalina percorse la sua spina dorsale, accendendo in lei il desiderio di combattere come mai prima di allora, il desiderio di dimostrare quanta ferocia repressa racchiudeva il suo esile corpo. Le grida delle due fazioni sorvolarono tutto, i pensieri sconnessi di molti, percepiti a tratti, puntavano tutti verso un'unica direzione e, per una volta, lei avrebbe camminato con loro. Si mosse non appena le statue iniziarono ad abbattere i giganti. In mezzo a quella carica scomposta, lei si muoveva lieve, quasi sfiorando il suolo. Le iridi ferme ed incupite dal vibrante odio in continuo crescendo, si puntarono verso quell'imbuto di statue e uomini. Solo quando vide alcuni Mangiamorte superare l'intoppo, alzò la bacchetta, e l'ultimo barlume di lucidità abbandonò il suo sguardo, lasciando posto solo all'arpia celata nella profondità della sua anima. Niente aveva più importanza di quel momento. Uno.. due.. tre.. non aveva importanza il numero di nemici che stava comparendo davanti a lei, li avrebbe affrontati e per quella volta avrebbe anche accettato di non farlo da sola.
«PROTEGO!» Gridò, richiamando a sé un primo scudo. La bacchetta, esattamente come aveva sperato fin dall'inizio, le restituì una scarica d'adrenalina che percorse per intero il suo corpo: erano pronte. «CODARDA!» Una voce femminile, acuta e fastidiosa, attirò la sua attenzione, imponendole di voltarsi a destra per incontrarne la proprietaria. Tunica nera, niente maschera, era già così inutile celare la propria identità? Se fosse stato così per tutti, Amber non avrebbe avuto alcuna speranza di rintracciare l'assassino di Eveline! Quel pensiero per poco non la estraniò, sapeva di non potersi permettere alcuna distrazione, ma fu il suo scudo infranto a ricordarle vividamente che non stava affrontando un duello al quarto piano, ma una sfida che inevitabilmente avrebbe portato alla morte di uno dei contendenti.. e non doveva trattarsi della sua, di morte. «IMMÒBILUS!» Rispose alla provocazione con l'azione, la bacchetta scattò rapida al comando, come il naturale prolungamento del suo braccio. «INCARCERamus..!» Due fasci di luce si sfiorarono, ma Amber fu più veloce, e cogliendo il momento perso per schernirla, colpì per prima la Mangiamorte. Ebbe modo di vedere il suo corpo irrigidirsi, prima che una pesante catena colpisse in pieno il suo ginocchio, senza però avvolgerlo. Digrignando i denti, si piegò appena di conseguenza al colpo, ma a parte una strisciolina di sangue ed il taglio sulle calze, non sembrava aver riportato grandi danni, poteva e doveva proseguire. Sapeva che la donna non sarebbe rimasta immobile a lungo, avrebbe dovuto eliminarla nell'immediato, ma qualcos'altro, un grido disperato proveniente dal portico, bloccò il flusso dei suoi pensieri. Di scatto si voltò in direzione della piccola vocina che si era innalzata... e li vide. Una bimba appoggiata al muro, incapace di muoversi, ed un Mangiamorte con la bacchetta puntata e la sentenza pronta. Avrebbe dovuto lasciarli lì e proseguire, ma quella scena le spezzò il cuore e, coperta dalla guerriglia in atto, Amber scattò verso i due. Nel farlo, non passò inosservata. Poco prima di raggiungere l'arco del porticato e vedere un lampo verde scaturire proprio in direzione di quell'innocente bimba, si sentì sollevare da terra. Venne pesantemente sbalzata a lato e colpì il suolo con violenza. Rimase a terra per un tempo difficile da definire, ogni cosa sembrava viaggiare ad un ritmo tutto suo, prima a rallentatore e poi anche troppo velocemente. Poggiata sulla spalla sinistra, aprì gli occhi e tentò il più possibile di isolare il frastuono e tornare in sé. La terra tremò sotto i suoi piedi, esattamente quando vide l'ultimo gigante cadere. Poi ricordò la bambina, il lampo verde e quella dannata maledizione e con orrore e delusione guardò proprio laddove avrebbe dovuto trovarsi quel corpicino. Inutile dire che la vide, priva di vita ed il respiro mancò, costringendola a reprimere la rabbia. Eppure lei non seguì quell'istinto codardo e semplice, prese la furia che era tornata a montare in lei, e la rivolse direttamente verso chi ancora rideva per quella morte. Si rialzò, in mezzo ai fasci di luce che infuriavano in ogni direzione, e con un ringhio sommesso alzò di nuovo la bacchetta. Lo sentiva, sentiva il desiderio di uccidere quella bestia, anche a costo di divenire un suo simile. Le dava le spalle, era il momento perfetto. «AVA..»«STUPEFICIUM» Un'altra voce, un altro raggio, ma stavolta venne diretto verso il suo nemico privandola così della possibilità di vendicarsi. Il ragazzino che compì quel gesto si ritrovò fulminato dallo sguardo glaciale di Amber che, furente, per poco non pensò di colpire perfino lui. Fu però un altro oggetto ad attirare la sua attenzione. Proprio quando altri Mangiamorte le si presentarono davanti, lei vide la spada in pietra di una statua, abbandonata a se stessa e la sua mente fece il resto. Prima ancora che il ghigno divertito di quei mostri potesse palesarsi, la bionda fece scattare la bacchetta. Ancora una volta, il tempo rallentò. *Oppugno Gladio!* La spada si sollevò da terreno e guidata dalla fluidità di un gesto preciso e carico di odio, penetrò nel fianco del primo nemico, i cui occhi persero quasi subito vitalità. In quel momento, quel briciolo di sanità a cui ancora si era aggrappata, svanì. Lo stupore frenò il secondo Mangiamorte abbastanza da permetterle di alzare la bacchetta verso di lui. Ma, la battaglia non si sarebbe fermata per darle il tempo di cui necessitava, e prima che potesse aprire bocca, un proiettile penetrò nel suo braccio, rischiando di farle perdere la bacchetta. Il dolore fu sopportabile, nonostante il rivolo di sangue che scorreva lungo il braccio fino alla mano, ma si accorse subito che non si trattava di un semplice oggettino conficcato sottopelle. Ansimando si mosse verso il primo riparo utile, mentre la sensibilità del braccio veniva meno, e lasciò che fosse la mano sinistra ad impugnare la bacchetta. I contorni della sua vista divennero sfuocati, il battito rimbombò nella sua mente, riempiendola di quel conto alla rovescia, ed il respiro si fece più breve. Era lenta, troppo lenta, perfino poggiarsi al muro del porticato fu un'impresa. Con la mano tramante, alzò il braccio mancino e puntò la bacchetta verso il foro pulsante. *C..curo..ve..- vene...ve..venen...ne..*. Nero. Il suo mondo divenne nero e per una frazione di secondo, i lampi della battaglia furono l'unica cosa in grado di spezzare l'oblio, ma durò poco, perché anche quelli si spensero. Nessuno fermò la sua caduta, il suolo accolse il suo corpo stremato, privato subdolamente di ogni energia.



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Non aprì subito gli occhi, perché il silenzio che la colpì le fece temere il peggio. Poteva aver lasciato quella vita in modo così assurdo? Avvelenata da chissà chi? «No... no» Una mano le afferrò la spalla ed in quel momento Amber capì di essere sdraiata su qualcosa di morbido. Ma non era sul porticato? Quanto tempo era passato? Cosa era accaduto? Da quanto lei era lì? E poi.. lì, dove? Infermeria? San Mungo? «Calmati, adesso.. andrà tutto bene» Una voce gentile l'accolse, animando un nuovo flusso di pensieri. «E' finita.» disse la sconosciuta con voce quasi spezzata dalla gioia, ma la Tassa scosse il capo, ancora.«N-no..» «Si, Harry Potter ha vinto, Colui-che-non-deve-essere-nominato.. è morto, per sempre stavolta!» Niente, Amber non provò niente, se non dolore per la morte di quella bambina che non era riuscita a salvare, una notizia così immensa e così profonda non poteva essere interiorizzata tanto presto, e non da lei che mai avrebbe creduto di vedere quel giorno. Ed, in parte, le sue previsioni si realizzarono, purtroppo. Fu in quel momento, quando decise di aprire gli occhi e togliere quel velo nero che la teneva avvolta nell'ignoranza, che si accorse con orrore di averli già aperti. Tremò.



On the right side of Hell


Edited by ˜Serenitÿ - 19/5/2017, 11:06
 
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