| Le vacanze estive erano giunte prima di quanto Nieve si fosse aspettata e, a onor del vero, non del tutto disdegnate. Dopo un primo momento di titubanza, che l'aveva portata a credere di non poter più vivere fuori dalle mura del castello, si era dovuta ricredere con l'approssimarsi degli esami. Tra l'impegno da garzona, le mansioni da Prefetto e - giusto per non farsi mancare nulla - gli allenamenti di Quidditch, aveva rischiato di morire per eccesso di zelo nelle ultime settimane. Così, quando l'ultimo giorno si era concluso e l'Espresso per Hogwarts l'aveva ricondotta a Londra, la giovane Grifondoro aveva accolto con sollievo e, insieme, con una certa nostalgia la caotica metropoli che aveva spesso rifuggito nei suoi pensieri. Con una flemma del tutto inedita considerata la frenesia degli ultimi tempi, quel mattino di fine Giugno, Nieve assaporò la tranquillità di casa e, vestita del solo pigiama, scese nella cucina sgombra per tostare un paio di fette di pane, con l'intento di accompagnarle a una buona tazza di té. Grimilde, come ogni mattina prima di andare a lavoro, le aveva lasciato una copia della Gazzetta del Profeta, debitamente piegata, sulla superficie del tavolo, cosicché potesse leggerla mentre faceva colazione. Sorrise di quel gesto, mentre riponeva il pane abbrustolito su un piatto, vi spalmava sopra un velo di marmellata di albicocche e, dopo aver versato l'acqua dal bollitore alla tazza munita di bustina, portava tutto in prossimità del posto che occupava solitamente al mattino. Seduta a capotavola e investita dai raggi del sole che penetravano dalle finestre in successione alla sua destra, Nieve addentò ciò che costituiva la sua colazione. Una slavina di briciole cadde sul tessuto fresco del pigiama, imbrattando anche il tavolo, sicché la piccola provò a rimuoverne i residui con l'ausilio delle dita. E, tuttavia, l'occupazione non ebbe ad impegnarla più del dovuto: con la coda dell'occhio, scorse sulla prima pagina del giornale la notizia circa il trasporto di un nuovo, rarissimo esemplare di rettile allo zoo magico di Londra e il tentativo di debellare la caduta delle briciole perse ben presto d'attrattiva. Con le labbra addolcite dal sapore della marmellata, disposta su tutto il margine superiore della bocca, Nieve sorrise. Perché non farci un salto?!
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Quando giunse all'ingresso dello zoo, il primo pensiero di Nieve fu chiedersi come avesse fatto ad ignorarne l'esistenza fino a quel momento. Era consapevole di aver reso le cose parecchio difficili a Grimilde con la sua ritrosia - quasi agorafobica - dei primi anni, ma non ne aveva mai realizzato la portata finché non fu costretta ad ammettere di non conoscere nulla della Londra magica. I suoi occhi sfiorarono i contorni della mappa, tentando di raccapezzarsi su di essa per mezzo della legenda, e il suo cuore mancò un battito prima di accelerare la sua corsa, quando scorse la parola "draghi" su di essa. Dove tenersi alla larga da quel posto, si disse, e soprattutto dalla consapevolezza che quelle creature fossero così a portata di mano. Del resto, la struttura era sì ciclopica che non avrebbe dovuto nemmeno sforzarsi più di tanto per realizzare quel proposito. Con l'intenzione di distrarsi, elaborò un piano d'attacco: sarebbe andata, prima, alla sezione dei volatili e, subito dopo, alla numero 3 per sfidare un po' il suo senso dell'avventura; e, solo quando fosse stata certa che la folla aveva dissetato la sua sete di curiosità, si sarebbe concessa il lusso di dare una sbirciatina all'esemplare menzionato sul giornale. I suoi passi diedero ben presto seguito a un proposito meramente mentale e, mentre carezzava con noncuranza il ciuffo finale della treccia con cui aveva domato i suoi capelli quel giorno, si concesse di oltrepassare la soglia della sezione.
«Oh,scusami!»
Nel pronunciare quelle parole, con espressione mortificata, lo sguardo di Nieve si posò sul ragazzo che aveva accidentalmente colpito con la spalla e gli sorrise con fare conciliante. Per un istante, la sua mente acuta vibrò, sollecitata dai lineamenti non del tutto sconosciuti dell'altro; poi, fu tacitata con una scrollata di spalle. Era più una sensazione che non una certezza e non avrebbe saputo nemmeno collocare quel viso in un luogo o in un momento preciso. Seguendo il flusso di avventori, avanzò e si accostò al primo punto di interesse.
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