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    Dio non è abruzzese
    Dopo il terremoto e la tragedia all'hotel Rigopiano, lo schianto dell'elisoccorso. Dio, perché tante piaghe sull'Abruzzo?


    Tony Damascelli - Mer, 25/01/2017 - 13:50
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    Dal libro del profeta Isaia: «Ricordatevi i fatti del tempo antico, perché io sono Dio e non ce n'è altri.


    Sono Dio, nulla è uguale a me. Io dal principio annunzio la fine e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto; io che dico: Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà!. Io chiamo dall'oriente l'uccello da preda, da una terra lontana l'uomo dei miei progetti. Così ho parlato e così avverrà; l'ho progettato, così farò».

    Il progetto, dunque. Ma quale progetto? Dove è Dio in Abruzzo? Non si hanno notizie da quelle parti della presenza del Creatore perché ormai tutto è distrutto, esistenze e dimore, natura e oggetti, il Creato formato dal nulla nulla è tornato a essere. Il terremoto di Montereale, la valanga di Rigopiano, l'elicottero precipitato nella nebbia di Campo Felice, il tempo malvagio, il buio del lutto e dell'assenza di elettricità, il freddo, il gelo, il silenzio della morte e quello del mattino disperato, quando la luce fa capire che non è stato un incubo ma è vero tutto, maledettamente vero, tragicamente effettivo come il passare dei secondi, dei minuti, di ore che sembrano ormai inutili da vivere.

    Non nominare il nome di Dio invano, secondo comandamento. Ma non è invano che oso nominarlo, è proprio perché il pontefice di Roma ha detto che Dio è vicino all'Abruzzo. In che senso è vicino? A chi è vicino? Quando lo è stato? Durante il tempo imprevisto e terribile dei terremoti, che sono stati e sono ancora mille e più di mille? Quando la montagna di neve si è staccata per correre giù, sconvolgendo e travolgendo tutto quello che avrebbe incontrato lungo il pendio? Quando l'aria umida si è fatta nebbia fitta così ingannando l'elicotterista, precipitando nel vuoto. Nelle preghiere di chi chiede a che ora tutto questo sarà finito? Nelle candele accese, presenze di calore e di fede, fragile memoria per chi è scomparso? Nei volti dei disgraziati, sfigurati dallo strazio, dal dolore eterno? Uomini e donne che hanno perduto figli, madri, mogli, mariti e, insieme, la grazia, la benevolenza di Dio, perché questa è davvero la dis-grazia, l'assenza di quell'atto di amore divino.

    La colpa è degli uomini, d'accordo, la responsabilità è degli atti delinquenziali, di chi costruisce abusivamente sulle macerie, di chi sfrutta la miseria altrui, di chi commette reati e, maledetto lui, trova la via d'uscita a differenza di quelle povere vite sotto la slavina dell'albergo o ancora altrove, sepolte prigioniere della neve mortale. Dove era, ancora, Dio, sull'autostrada verso Verona, sopra, di fianco, dentro quell'autobus magiaro che ha bruciato i corpi dei ragazzi in gita? Prevedo la risposta, la ascolterò ma è la stessa che viene ripetuta quando un fatto luttuoso colpisce e cancella in modo feroce, ingiusto anche, un'esistenza. Poi rileggo la Bibbia e il passo di Isaia (46:9) e chiedo perché «io compirò ogni mia volontà». La volontà di cancellare la vita di un infante o quella di un uomo di grandi speranze? No, non credo, non penso, lo escludo. Allora diventa un esercizio impossibile, un muro da scalare ogni minuto, con il vento cattivo che soffia contro. È il destino, è un Dio anonimo, che nessuno conosce, l'alibi per proseguire.



    gentile Signor Tony Damascelli.Ho letto con molto interesse questo suo articolo ma non sono per niente d'accordo su cio' che dite.
    Allora rispondo pezzo per pezzo per vedere se posso essere utile a qualcuno...

    Edited by Letizia Schmit - 25/1/2017, 18:18
     
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    Dal libro del profeta Isaia: «Ricordatevi i fatti del tempo antico, perché io sono Dio e non ce n'è altri.


    Sono Dio, nulla è uguale a me. Io dal principio annunzio la fine e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto; io che dico: Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà!. Io chiamo dall'oriente l'uccello da preda, da una terra lontana l'uomo dei miei progetti. Così ho parlato e così avverrà; l'ho progettato, così farò».

    Il progetto, dunque. Ma quale progetto? Dove è Dio in Abruzzo? Non si hanno notizie da quelle parti della presenza del Creatore perché ormai tutto è distrutto, esistenze e dimore, natura e oggetti, il Creato formato dal nulla nulla è tornato a essere. Il terremoto di Montereale, la valanga di Rigopiano, l'elicottero precipitato nella nebbia di Campo Felice, il tempo malvagio, il buio del lutto e dell'assenza di elettricità, il freddo, il gelo, il silenzio della morte e quello del mattino disperato, quando la luce fa capire che non è stato un incubo ma è vero tutto, maledettamente vero, tragicamente effettivo come il passare dei secondi, dei minuti, di ore che sembrano ormai inutili da vivere.

    Non nominare il nome di Dio invano, secondo comandamento. Ma non è invano che oso nominarlo, è proprio perché il pontefice di Roma ha detto che Dio è vicino all'Abruzzo. In che senso è vicino? A chi è vicino? Quando lo è stato? Durante il tempo imprevisto e terribile dei terremoti, che sono stati e sono ancora mille e più di mille? Quando la montagna di neve si è staccata per correre giù, sconvolgendo e travolgendo tutto quello che avrebbe incontrato lungo il pendio? Quando l'aria umida si è fatta nebbia fitta così ingannando l'elicotterista, precipitando nel vuoto. Nelle preghiere di chi chiede a che ora tutto questo sarà finito? Nelle candele accese, presenze di calore e di fede, fragile memoria per chi è scomparso? Nei volti dei disgraziati, sfigurati dallo strazio, dal dolore eterno? Uomini e donne che hanno perduto figli, madri, mogli, mariti e, insieme, la grazia, la benevolenza di Dio, perché questa è davvero la dis-grazia, l'assenza di quell'atto di amore divino.

    le rispondo:Vede molti uomini giudicano ed osano giudicare anche Dio...non le viene il dubbio che non si puo' giudicare chi non si conosce?
    Lei conosce il Figlio? chi conosce il Figlio conosce il Padre. Non le basta questo per saperLo riconoscere attraverso il Figlio Gesu'?

    Edited by Letizia Schmit - 25/1/2017, 18:36
     
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    lei prosegue:
    La colpa è degli uomini, d'accordo, la responsabilità è degli atti delinquenziali, di chi costruisce abusivamente sulle macerie, di chi sfrutta la miseria altrui, di chi commette reati e, maledetto lui, trova la via d'uscita a differenza di quelle povere vite sotto la slavina dell'albergo o ancora altrove, sepolte prigioniere della neve mortale. Dove era, ancora, Dio, sull'autostrada verso Verona, sopra, di fianco, dentro quell'autobus magiaro che ha bruciato i corpi dei ragazzi in gita? Prevedo la risposta, la ascolterò ma è la stessa che viene ripetuta quando un fatto luttuoso colpisce e cancella in modo feroce, ingiusto anche, un'esistenza. Poi rileggo la Bibbia e il passo di Isaia (46:9) e chiedo perché «io compirò ogni mia volontà». La volontà di cancellare la vita di un infante o quella di un uomo di grandi speranze? No, non credo, non penso, lo escludo. Allora diventa un esercizio impossibile, un muro da scalare ogni minuto, con il vento cattivo che soffia contro. È il destino, è un Dio anonimo, che nessuno conosce, l'alibi per proseguire.

    rispondo:
    Dove era Dio? era con tutti loro anche con i peccatori per la sua Grande Misericordia che non arriva a chi non la vuole su questa terra, ma lei sa' se negli ultimi atti della vita terrena qualcuno non si penta?
    Ecco, è a quel punto che Dio entra con la Sua Grande Misericordia e Bonta'!!!
     
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