La piuma di fagiano, la preferita in assoluto di Oliver nella sua collezione personale, era stata appena intinta nella boccetta d'inchiostro presente sulla scrivania dell'Ufficio dei Caposcuola. Ricarica del tutto, adesso sfiorava quasi leggermente un'altra delle numerose pergamena che il giovane studente aveva preso in considerazione quella serata, portandosi avanti con i compiti che tanto contraddistinguevano il suo ruolo all'interno del castello. Mai come in quei momenti, mentre tutti gli abitanti di Hogwarts si erano volatilizzati in Sala Grande per assalire la cena gustosa preparata dagli Elfi Domestici, il silenzio diveniva la cosa più bella dell'intera Scuola. Gli unici rumori, quasi solitari tra di loro, erano lo scribacchiare della piuma e i versi striduli di Mos, la Puffola Pigmea che si girava e rigirava nel sonno, rotolando su se stessa, come se fosse preda di un incubo vero e proprio. Oliver non aveva ancora svegliato la creaturina, altrimenti avrebbe rischiato di perdere altro prezioso tempo per lo svolgimento dei suoi doveri da Caposcuola; inoltre, ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce, adorava osservare di sfuggita quell'esserino peloso e di un colore tendente al rosso acceso, come se fosse un'autentica Pluffa nel famoso gioco del Quidditch. Dormendo, Mos assumeva l'etichetta di un angelo; sveglio, al contrario, somigliava ad un piccolo poltergeist indemoniato. Era di sicuro preferibile la prima soluzione. Fu un colpo secco alla porta, ripetuto poche volte, ad attirare l'attenzione sia della creatura magica sia di Oliver, entrambi infatti rivolsero gli occhi verso quella direzione come se da un momento all'altro potesse apparire qualcosa di inaspettato. Tuttavia, se la fantasia di Mos immaginava un super sacchetto svolazzante colmo di patatine fritte di cui andava ghiotto, Oliver non avrebbe seguito quella strada, conscio della presenza di una persona importante, molto importante, che aveva atteso fin da quando si era rinchiuso in quella stanza da poche ore. «Avanti» disse, una sola parola gentile ad accogliere Helen in tutto il suo splendore. Poggiò la piuma di lato alla pergamena che stava scrivendo, alzandosi in piedi dopo aver scostato la sedia dietro la scrivania. «Helen, sono contento di vederti!» aggiunse, facendo il giro del mobile in legno per porsi davanti la fanciulla. Le sorrise, l'espressione del volto che da stanca per le due occhiaie scure a causa del suo disturbo del sonno diveniva luminosa. Stampò un bacio al volo sulla guancia destra della ragazza, un fugace scatto d'amore rubato al tempo, senza essere invadente, senza mai esserlo davvero. «Non ero sicuro di aver Incantato bene il bigliettino, ero indeciso fra libellula e rondine, poi pensando a te ho immaginato la rondine. Non so perché.» E invece lo sapeva, ma la simbologia era troppo riflessiva per poter essere liquidata in poche parole. Fece segno alla Tassorosso di sedersi sulla comoda poltrona di fronte la scrivania, lui si affrettò a richiamare al volo con un colpo della bacchetta, castando l'Incantesimo d'Appello ad alta voce, una confezione di dolci direttamente da Mielandia. «Vorrei offrirti qualcosa di più, ma ho solo Ciocconocciole, Mosche al caramello, Lumache Gelatinose, Calderotti e... oh sì, le mie preferite, le Api Frizzole!» Quel contenitore bianco con ricamato in primo piano lo stemma di Hogwarts volteggiò sulla scrivania, mentre Oliver prendeva posto di fronte la ragazza, emozionato come se fosse un incontro di gala. E probabilmente lo era, con Helen tutto diventava speciale. Attorno a loro, l'Ufficio si presentava abbastanza semplice: un armadio sul lato destro, diversi scaffali attaccati alle pareti con libri, soprattutto, e qualche ampolla di cristallo con strani liquidi all'interno; una finestra dietro le spalle del ragazzo, chiusa per evitare che il freddo giungesse allo scoperto, che affacciava sul cielo stellato di quella sera; altri scaffali sul lato sinistro, sui quali volumi di diverse materie spiccavano in bella mostra, oltre ad una piantina di girasoli e a qualche scatto fotografico dei Caposcuola, che Oliver stesso si era premurato di aggiungere; due per ogni lato per un totale di quattro quadri concludevano la descrizione, mostrando vive immagini di Godric Grifondoro, Salazar Serpeverte, Priscilla Corvonero e Tosca Tassorosso, che ammiccò gentilmente ad Helen. Ancora, un lampadario pendeva, senza fili né collegamenti vari, dal soffitto, come sospeso con la sua luce chiara e soffusa. Tutto sommato era un ambiente accogliente, la scrivania era ampia ed era al centro della stanza, dietro aveva una poltrona imbottita e davanti, per gli ospiti e gli studenti fuorilegge di tanto in tanto, altre due poltrone comode. Plichi di pergamene, di libri, di piume e boccette d'inchiostro regnavano in ordine sulla stessa, aggiungendo una Ricordella e la Puffola Pigmea di Oliver, che ormai sveglia si diresse verso il bordo della scrivania per poi saltare direttamente tra le braccia di Helen. «Mos si è affezionato a te, come Lady del resto. Sebastian non mi sopporta, però... gatto geloso!» scherzò Oliver, poggiando la schiena all'indietro. Indossava un paio di pantaloni scuri, stivaletti della stessa tinta, un maglione nero a V sotto il quale si intravedeva il colletto della camicia bianca con annodata attorno al collo la classica cravatta rosso ed oro a richiamare la sua orgogliosa appartenenza a Grifondoro. Vestiva la divisa scolastica, ma la spilla dei Caposcuola era attaccata al suo petto nella parte laterale ed alta. Sorrise ad Helen, allontanando pergamene e altro davanti a sé.
«Miss McKay, ti piace questo Ufficio?»