Nucell', patan, tarallucci e vino, cavulfior, over- o'vir (o chiusa), Privata

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view post Posted on 3/11/2016, 01:28

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Erano ore che se ne stava lì a fissare il vuoto, non poteva credere che Alexander fosse sparito nel nulla, senza dire una parola. Quasi tre anni di relazione e lui spariva all'improvviso, di nuovo, ponendo avanti sempre la scusa dello studio e ogni volta che lei provava a parlargli, lui deviava il discorso "famiglia"; le aveva promesso che dopo il primo allontanamento dettato da cose che non andavano a casa, non l'avrebbe più fatto ed invece si ritrovava, dopo mesi, nuovamente al punto di partenza, sola. Se non avesse partecipato alla festa di Halloween non l'avrebbe visto? Come funzionava?
Si era trascinata vari pacchetti di patatine dopo cena, presi direttamente dal baule della sua stanza, sapeva che non facessero chissà quanto bene alla sua salute, ma una volta ogni tanto se le portava ad Hogwarts per poterle sgraffignare nei momenti di sconforto. Si trovava sul punto più alto della Torre, quello da dove si riusciva a scorgere il Lago Nero, i Giardini e persino la Foresta Proibita; quella sera, nonostante il freddo cane, il cielo era limpido e puntellato di stelle e per la prima volta in vita sua, Danielle non riusciva ad apprezzarne la bellezza; era seduta sul pavimento a gambe incrociate, vicino alla balconata; era una scena decisamente triste. Aprì il pacchetto ed iniziò a mangiare, con furia, era così arrabbiata che se solo ne fosse stata in grado, avrebbe lanciato incantesimi dolorosi a destra e a sinistra, ma la verità era assai diversa: nessuna cosa del genere avrebbe lenito la delusione e la frustrazione dentro di sé.
 
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view post Posted on 11/11/2016, 16:19
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Emily lesse il titolo, "macheca--" dice, corse via e dice alla roler di non postare. Non attese risposta?

Si strinse nel lungo mantello portando le esili dita al collo. Un lungo brivido le intorpidì per un momento la schiena e quasi maledisse i Fondatori per essere costretta ad uscire, in giro per il Castello dall'umide mura, con un freddo che avrebbe fatto accapponare la pelle anche a Pix che puntualmente le stava alle spalle.
Odiava quel Poltergeist tanto quanto avrebbe fatto se a seguirla fosse stata quella pazza della Lesnicky ed anche se non si azzardava a lanciarle Caccabombe, lo trovava estremamente fastidioso.
Ronda notturna, ronda notturna! Ci sono primini da punire? Posso lanciargli dietro le tubature del bagno al terzo piano. Sto accumulando cose, devo pur liberarmene!

Tirandole addosso alla gente e disseminandole per il Castello?, asserì mentre continuava, sguardo puntato nel buio dinanzi a lei, a salire le scale che l'avrebbero condotta in uno dei punti più alti della Scuola.
Ancora non capisco come mai non ti abbiano cacciato., aggiunse a bassa voce, con tono quasi rassegnato.
Guarda che ti ho sentita, sai? Sei fortunata che non le abbia qui con me o ti prenderei con tubo dritto in fronte, sì sì!
La risata sguaiata del fantasma si spense nell'eco che disturbò troppo a lungo il silenzio, l'unica cosa che la Caposcuola venerava ed apprezzava dei suoi giri notturni al chiuso.
Muovendo la sinistra, lasciando cadere il mantello lungo una spalla, strinse con decisione l'arma in Salice puntandola poi contro Pix, disegnando un piccolo cerchio. Prima ancora che l'incantesimo non verbale potesse giungere al termine, un piccolo sbuffo d'etere prese vita sulle labbra di Pix che, in un battito di ciglia, sparì via.
Con un sospiro rilassato e la punta della bacchetta ora flebilmente illuminata, Emily continuò la sua avanzata; rabbrividì nuovamente ed il Silenzio tornò ad accudirla.


Passando accanto alla scala d'argento che l'avrebbe condotta alla sommità della torre, la Serpina arrestò il suo lento camminare. Doveva risalirla? Quante possibilità c'erano che vi fosse qualcuno a quell'ora? Eppure, fissando la botola polverosa, si ammonì: c'era un motivo per cui i Caposcuola dovevano farsi un giro turistico per il Castello di notte. La sensazione che potesse succedere qualcosa di catastrofico se non vi avesse fatto capolino - la stessa sensazione che provava ogni qualvolta credeva di non aver chiuso la porta del dormitorio o non aver controllato che nulla potesse cadere nel fuoco che ardeva nella sala comune, facendo cadere l'intera stanza nelle fiamme - la invogliò, quindi, a salire fino in cima.
L'odore di incenso e fiori fu così forte che le venne la nausea; qualsiasi cosa cucinasse l'insegnante nel suo pentolame durante le lezioni , doveva essere considerata illegale.
Quando le iridi argentee misero a fuoco la stanza, non sembrava esserci nessuno. Le tende scarlatte pendevano spente dalle ampie finestre ed il Lago, la cui splendida superficie era illuminata da un riverbero lunare in grado di sfidare e vincere le pesanti nubi cariche di pioggia, era visibile persino da lì. Lasciata cadere la botola alle sue spalle ed illuminata appena la stanza con un mero Lumos, tuttavia, la vide.
Una ragazza minuta, probabilmente del primo o secondo anno, seduta sul pavimento. La prima cosa che Emily notò fu il pacchetto di patatine attaccato con furia e molto probabilmente fu proprio il rumore affatto sommesso della carta ad aver catturato la sua attenzione.
Inclinando di poco il capo vermiglio, lasciò presto sparire ogni accenno di divertimento sul viso pallido ed avanzò lentamente verso di lei.

In anticipo per la colazione, Miss?
Esordì, ripiegando il braccio dominante in modo da non sembrare in procinto di scagliarle contro un incanto.
Gli occhi chiari saettarono lungo tutto il corpo della fanciulla alla ricerca di uno stemma di riconoscimento.
Giusto per sapere a quale Casata togliere punti.



Edited by Emily Rose. - 30/1/2017, 19:33
 
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view post Posted on 11/12/2016, 00:42
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La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo.

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Era incredibile quanto il castello cambiasse aspetto di notte. I colori diventavano più lividi, i quadri dormienti più tetri, i passi silenziosi rimbombavano.. come quelli fugaci di due ragazzine ingenue che con il cuore in gola salivano le scale a chiocciola della torre. C'era Mrs Purr che le inseguiva, lo sapevano. Correva il rischio che Gazza le prendesse, non potevano rischiare l'espulsione, non proprio adesso. Anche se fossero riuscite ad evitare la gatta poi vi sarebbe stato un altro problema prima di essere al sicuro: se non fossero riuscite ad indovinare l'enigma della porta? "Uno degli inconvenienti dell'essere smistata a corvonero, Jen."
L'altra ragazzina inciampò tra i gradini, perciò si girò a tenderle la mano mentre un fascio di luce le trafisse. I loro sguardi si incrociarono in un tacito ringraziamento. Non si poteva sbagliare: avevano lo stesso sguardo, erano gli stessi occhi che si riflettevano. Afferrò la sua mano e ripresero a salire. Erano vicine, ce l'avrebbero fatta, dovevano farcela. Quasi intravedevano il battacchio. Potevano risolvere qualsiasi enigma insieme, Jen ne era sicura, ma proprio mentre bussava sentì un gemito soffocato alle sue spalle. Gazza? era altro. Intanto la ragazza arrancava, trascinata via, da cosa? non vedeva..ma chi era? un terrore muto l'attanagliava e la ragazzina cadeva e per quanto Jenifer provasse ad allungarsi e a scendere in fretta le scale non riusciva a raggiungerla, ad afferrarla.. un'altra volta i suoi stessi occhi la guardavano in una richiesta di aiuto, ma per quanto corresse non riusciva mai a raggiungerla.. semplicemente le scivolò via e sotto i suoi occhi Kristael svanì.

Il lugubre suono lontano di una risata destò la prefetta. Aveva i battiti accelerati, ansia e una strana sensazione di perdita. Guardò il soffitto scuro e aspettò di calmarsi mentre il ricordo lontano della risata si esauriva da solo. *Dannato Poltergeist* Eppure non era quello ad averla inquietata tanto. Non si sarebbe affatto stupita di trovare il cavaliere matto a civettare con la signora grassa fino a notte inoltrata, o proprio pix ad infastidire qualche sfortunato.
Era stato il sogno, sempre lo stesso che la tormentava. Più aveva provato a dimenticare più il subconscio le sbatteva in faccia la realtà. Adesso poteva solo rassegnarsi che anche per quella notte aveva dormito a sufficienza. Il dormitorio taceva e Alice era di turno nei sotterranei. Girò la testa sul cuscino e fissò un punto indistinto oltre i vetri della finestra. Le faceva rabbia non riuscire a dormire quando poteva, quasi preferiva le ronde, anche se sapeva fossero solo una buona scusa. Restò in ascolto di ogni rumore. Le sarebbe bastato anche solo l'ombra di un presagio per alzarsi, pur di occupare la mente. Un rumore attirò la sua attenzione, questa volta più vicino ed indecifrabile. Neanche un istante più tardi il pipistrello che era attaccato alla trave superiore del suo baldacchino e si staccò volando con una precisione invidiabile in uno spiffero della finestra. Conviveva con quel chirottero da troppo tempo per non riconoscere il sibilo delle sue ali, ed aveva il sentore che avesse sentito anche altro. Attese dubbiosa ma tutto restò immobile e deludente. Forse erano i pensieri a fare troppo rumore, ma non poteva permettersi di cedere a quella conclusione.
Nonostante quel silenzio sordo scivolò via dalle coperte. Rabbrividì quasi pentita. Lo sapeva, era sempre il momento peggiore quello: abbandonare il dolce tepore delle coperte per... ? non c'era una ragione valida, era alle solite.
Sgattaiolò in bagno e svegliò la faccia con l'acqua gelida. Non poteva biasimare il suo corpo che ogni volta le ricordava quanto fosse masochista. Infilò il lungo mantello e silenziosamente uscì.

Era senza meta, in quei casi saliva in cima alla torre di divinazione. Tuttavia se considerava quell'ultimo periodo non è che ci andasse poi così spesso. Forse perché quel luogo era ancora reduce dagli avvenimenti. Più fingeva di dimenticare e più i ricordi le si appiccicavano addosso, umidi e fastidiosi. Per quanto le sembrava difficile accettarli era l'unico modo per lasciarli andare. Nell'incertezza guardò anche nell'opposta direzione e sentì nuovamente il vuoto allo stomaco. Provò il forte impulso di doverla salvare, come se lei fosse lì, correre giù come nel sogno ancora vivido.. ma fortunatamente dei rumori dalla cima attirarono la sua attenzione.
Erano passi, questa volta era certa. Sfilò la sua bacchetta rigida e andò a passo svelto nella direzione da cui venivano i rumori. Non ci volle molto che intravide subito due figure. La prima più distinta, era in piedi, aveva la bacchetta abbassata e si era posta con disinvoltura sulla situazione. Conosceva bene quell'atteggiamento, per quanto non aveva idea di chi fosse, aveva l'aria di chi ha tutto il diritto di essere lì e di fare quello che deve. Al minimo era una sua collega.

Buona sera

Salutò ironica abbassando pacatamente la bacchetta senza rinfoderarla. Si fece avanti di qualche passo per scrutare anche l'altra esile figura davanti, probabilmente un primino che aveva sbagliato fuso orario e che adesso si sarebbe dovuto inventare una buona scusa che comunque non sarebbe bastata per evitarsi la punizione. Era del tutto intenzionata a lasciare la collega procedere senza intromettersi.. eppure, quel visetto non così innocente la fece ricredere.

Danielle..?

Il flebile lumos illuminava i lineamenti del volto della ragazzina. Le avrebbe volentieri chiesto cosa ci facesse lì, ma in quel momento notò anche il sacchetto di patatine tra le sue mani. *Non posso crederci* La guardò scettica. Erano tante le cose che avrebbe potuto dire in un occasione del genere, ma non era il caso. Spostò lo sguardo da lei alla ragazza che l'aveva trovata. Aveva dei lineamenti familiari, ma non poteva dire di conoscerla.. frequentava il suo stesso anno forse. Tuttavia non era un suo problema, in quel momento doveva solo capire che fare con quella corvetta che aveva deciso di godere di un panorama più ampio per il suo snack.
 
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view post Posted on 26/12/2016, 19:26
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Daddy vide il titolo della role, si ricordò che più o meno 3/4 dello stesso lo aveva inventato lui e rimase in silenzio a capo chino.

Se c’era una cosa che odiava fare di più del mettere in ordine la sua stanza erano le ronde notturne.
Essenzialmente, odiava farle per due motivi molto semplici. Il primo, era che doveva punire. Come Caposcuola doveva punire gli studentelli che infrangevano quello stupido regolamento scritto da non so chi.
Era assurdo e ancora non capiva il motivo perché uno studente non potesse stare da solo in giro per il castello. Finché non faceva del male a nessuno che problema creava? Alla fine se stava sveglio dentro la Sala Comune o in una stanza che problema era?
Riteneva assurde quelle regole all’interno di Hogwarts, prima tra tutte quella del coprifuoco. A suo avviso gli studenti si dovevano imparare ad autogestire, altrimenti come si sviluppa il cosiddetto processo di crescita e responsabilità?
In secondo luogo, odiava fare le ronde notturne perché così non dormiva. Lo faceva impazzire il non dormire. Se avesse potuto avrebbe dormito ogni secondo della sua vita che non prevedeva lezioni o fare i compiti.
Con quel lavoro inutile non gli permettevano di dormire e doveva bersi sempre qualche intruglio strano per dare il meglio durante la giornata, che poi, insomma, va bene la magia e le pozioni, ma sempre cose strane si beveva.
Abbastanza imbestialito dalla faccenda, anche perché da quando era diventato Caposcuola doveva effettuare sei giorni su sette quelle ronde, incominciò a prendere a calci un’armatura al quinto piano.
Il rumore si sentiva ovunque, fragoroso e lui ne era contento perché così permetteva a chi fosse nei dintorni di sgattaiolare dritto, dritto nella sua sala comune.
Alla fine dei conti non c’era scritto da nessuna parte che non potesse fare chiasso durante le ronde, quindi che gliene fregava?
Dopo aver ispezionato quel piano con la dovuta attenzione, notando un'ombra sospetta sulla sua destra, si girò a sinistra per salire sulla Torre di Divinazione.
Ci mancava solamente che qualcuno dopo che aveva fatto quel baccano venisse scoperto, ma l’intelligenza quegli studenti dove l’avevano lasciata?
Salendo a passo svelto lungo la scala a chiocciola che portava dritto al paradiso, non appena arrivò alla soglia respirò profondamente.
Era abbastanza affaticato dopo quei 760 scalini ripidi ed era anche ovvio, ma presto avrebbe preso la sua beneamata boccata d’aria.
Aprendo la porta con soddisfazione, pronto a godersi almeno una mezz’ora di riposo in quel luogo, trovò davanti a lui una situazione sospetta.
C’erano tre studentesse, due le riconosceva, una no.
Era il momento di filarsela? Di fare finta di niente? Forse si, o forse poteva aiutare quella ragazza a scamparla da una punizione.
Osservando la ragazza vogliosa di raggiungere l’obesità con il pacchetto di patatine alla mano, effettuò dei piccoli passi nella sua direzione per notare che sulla divisa aveva appuntato lo stemma di Corvonero.


*Bene*

Pensò tra se e se, imprecando interiormente come un pazzo.
Se c’era una cosa che odiava dopo il mettere in ordine la sua stanza e le ronde notturne, era proprio vedere gli adepti di Priscilla rischiare di far perdere punti alla casata nel modo più stupido possibile.


-Che piacere rivederla, Rose. Noto con piacere che non ha perso l’amore per le ronde notturne.-

Disse sorridendo in memoria dei bei vecchi tempi andati.
Peccato che non potesse parlarle nuovamente a tu per tu come aveva fatto tempo addietro, purtroppo c'erano delle studentesse e per quanto fossero di parte erano testimoni.
Muovendo il collo nella direzione di Jen, facendole un cenno con il capo a mo’ di saluto, continuò a parlare osservando la ragazza di cui non conosceva il nome e Emily.


-Cosa è successo?-

Era una domanda più che lecita in quella situazione. Non capiva come mai una giovane Corvonero si trovasse su quella mansarda torre assieme alla Caposcuola Serpeverde e la Prefetta Corvonero, ma presto lo avrebbe scoperto.

 
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view post Posted on 7/1/2017, 21:02

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Non so cosa damn fare, aiuto, siete troppi. Perché abbiamo aperto questa role?! si dispera.


Era stata così attenta in quei mesi a non svelare il suo dolore, a non tirarlo fuori, ad ammaestrarlo e il risultato? Il risultato era stato pari a zero; era chiusa nella Torre di Divinazione, con roba da mangiare al suo fianco, a sfogare tutto quello che per mesi aveva tenuto dentro. Come aveva fatto a ridursi in quel modo, patetico? Sentì le lacrime solcarle il viso, avrebbe voluto urlare e tirare incantesimi a caso, rompendo tutto, ma non poteva permetterselo, soprattutto perché sapeva che sarebbe dovuta tornare in Dormitorio, prima che scattasse il coprifuoco. Afferrò, con la mano unta, il fazzoletto abbandonato sul parquet e si ripulì.
"Sono patetica."
Alzò lo sguardo verso la finestra: tutto taceva, tutto sembrava calmo e sereno, all'esterno; le stelle brillavano in cielo e non c'era molto movimento, mentre dentro di lei infuriava la tempesta. Spostò lo sguardo dal panorama a se stessa e rabbrividì all'immagine di fronte a sé. Aveva gli occhi gonfi e rossi, lacrime che le scorrevano su ogni punto del viso, il naso umido e briciole di patatine sulle labbra. Le venne un conato di vomito. Riprese a piangere convulsamente, non avrebbe voluto farsi vedere da nessuno in quello stato. Il motivo per il quale non era rimasta in Dormitorio era proprio quello, non avrebbe avuto privacy, non avrebbe avuto spazio e le sue compagne di stanza avrebbero iniziato a fare domande, alle quali lei non avrebbe mai voluto rispondere.
Si lasciò cadere sui cuscini, affondò il viso tra le mani e pianse. L'unico rumore, oltre ai suoi singhiozzi sommessi, era quello del pacchetto di patatine che si districava, ma, un rumore di passi ed la chiusura della botola le fecero gelare il sangue. Si alzò, nonostante non ne avesse la forza. Che avesse superato l'orario del coprifuoco?

"No. Nonono."
Non avrebbe voluto far togliere punti alla Casata e soprattutto non aveva proprio voglia di farsi trovare in quello stato, da nessuno.
«In anticipo per la colazione, Miss?»
Si sentì mancare il fiato, non aveva mai commesso simili errori prima d'ora, dopo tutta la fatica che faceva per portare punti alla casa che l'aveva accolta, quella era davvero l'ultima cosa che voleva. Non lo aveva fatto di proposito, non aveva bisogno di una cosa simile, non in quel momento. Era stata sbadata e disattenta e le sembrava giusto essere punita per quello, ma non voleva che i suoi Corvonero ci andassero di mezzo e soprattutto, non avrebbe voluto diventare lo zimbello di tutti. Si voltò ad osservare la chioma rossa di fronte a sé, notò la spilla da Caposcuola Serpeverde e avvertì una fitta di frustrazione. I Serpeverde: non aveva proprio voglia di avere a che fare con loro, non voleva vederli in giro, non voleva nemmeno sentirli nominare ed essere punita da una di loro, era ancora più imbarazzante del previsto. Il viso di Danielle si arrossò mentre le lacrime continuavano copiosamente a scivolare giù dai suoi occhi bruni. Strofinò la manica della divisa sotto il naso, cercando di rimediare, per quanto fosse possibile, a quel viso inguardabile.
- I-i-i-i-o-o...-
Boccheggiò tra i singhiozzi del pianto e la vergogna. Si morse il labbro inferiore, interno, cercando le parole adatte per spiegare come avesse perso la cognizione del tempo, ma quanto poteva importare ad una sconosciuta, il suo dolore? La Caposcuola Rose, stava facendo solo il suo dovere, niente di più, niente di meno.
Indietreggiò, avrebbe voluto raccogliere il pacchetto vuoto di patatine e quelli pieni, e andare ovunque l'avesse portata la ragazza dai colori verde-argento, ma sentiva di non riuscire a reggersi tanto bene in piedi; le tempie l'avrebbero abbandonata presto, saltando in aria da un momento all'altro.
Si appoggiò al muro di pietra. Da quanto era lì? Per quante ore aveva pianto?

- I-o...-
No, non riusciva a dirle la verità, sapeva che sarebbe stata punita a maggior ragione, se avesse detto il motivo reale per il quale era lì. Tentò di racimolare qualche scusa che fosse quanto meno plausibile, avrebbe dovuto parlare di un lutto? Inventare? Stava temporeggiando, ma più stava in silenzio, più l'aria si faceva tesa...
La botola si aprì nuovamente: spuntò Jenifer McLoen, la sua prefetta.

"Di bene in meglio...cosa ci fanno qui su, due di loro!?"
Sentì il suo nome venir via dalle labbra della Corvonero e si sentì sprofondare nello sconforto. Lo stomaco di Danielle si era contratto e il battito cardiaco aumentava di secondo in secondo. Rimase immobile ad osservare le due ragazze, mentre una sensazione di calore iniziò ad affiorare dentro di sé; fu pervasa dal senso di vergogna, non immaginava di riuscire a deludersi da sola, non aveva nemmeno il coraggio di farsi guardare in faccia. Aveva commesso così tanti errori verso se stessa e sentiva di aver toccato il fondo, facendosi trovare in quella situazione imbarazzante.
Non si era fatta trovare a curiosare in giro, non era con un ragazzo a perdere tempo, non era con un'amica a scherzare: era sola, con un pacchetto di patatine tra le mani, gli occhi spenti, il volto bagnato, le briciole sparse tra i capelli, la mano destra semi-unta e la pelle bianca. Di tutti i modi in cui avrebbe potuto farsi scoprire, quello era il più vergognoso e patetico.

- ...Jen...-
La voce flebile della quattordicenne, riempì l'aria. Non se la sarebbe cavata in nessun modo, avrebbe dovuto escogitare qualcosa, prima di degenerare totalmente. Nonostante avesse voglia di continuare a piangere, non avrebbe fatto una figura pietosa davanti a tutti. Lei non era così e non avrebbe permesso ad Alexander di rovinarla fino a quel punto.
- E' morto...-
Ma chi? Cosa stava dicendo? Danielle, che di bugie non sapeva per niente vivere, si stava andando ad insinuare in una situazione che non avrebbe saputo gestire, ma cos'altro avrebbe potuto fare? Di certo le parole, "il mio ragazzo non mi calcola da mesi, perché preferisce starsene nei sotterranei, nonostante stiamo da quasi 3 anni insieme, quindi sono venuta qui e ho perso il senso del tempo piangendo." non suonavano per niente; l'avrebbero punita lo stesso e avrebbero pensato che fosse una decerebrata a farsi problemi per una cosa simile. Loro erano gradi, loro c'erano, probabilmente, già passate e non ricordavano quanto potesse far male, forse.
- ...Mio nonno...-
Tirò su con il naso, non stava dicendo propriamente una bugia, il nonno se n'era andato qualche anno prima e la cosa continuava comunque a fare male, ma non come aveva fatto per i primi tempi. Convenne a se stessa che quella era l'unica cosa che l'avrebbe salvata da quella situazione, se solo la botola non si fosse aperta nuovamente e fosse spuntata l'ennesima carica importante di Hogwarts: Daddy E. Toobl, il suo Caposcuola.
"Ma che...? Ma tutti da me stasera? Come se avessi affisso un cartello con scritto Mega party sulla Torre di Divinazione, portate da bere. Ma non hanno altri luoghi del Castello dove andare a controllare?! Non si dividono le aree...?!"
Era caduta nello sconforto più totale, ringraziava la sua faccia tosta nel saper fingere con i suoi genitori, altrimenti non avrebbe retto quella conversazione. Se qualcuno dei presenti fosse stato amico di Danielle, avrebbe ceduto subito e detto tutta la verità. La presenza del Caposcuola, comunque, non aveva fatto altro che rendere la piccola Corvonero nervosa.
- Ho perso mio nonno, stamane.-
La voce tremolante, causata dal pianto di pochi minuti prima dell'esplosione della bomba atomica sulla Torre di Divinazione (?) della ronda dei prefetti, fece sì che tutto sembrasse vero. Gli occhi si riempirono nuovamente di lacrime, si sentiva una cretina a mentire in quel modo, si odiava da sola per essere rimasta lì qualche minuto in più e si odiava a maggior ragione per aver pianto per un idiota come Alexander.
- Sono ve-e-nuuta quui...per-r...-Sospirò, cercando di calmare il respiro e farlo tornare in modo regolare, per poter riprendere una conversazione, quanto meno decente.- per sfogarmi da sola. Non avevo bisogno di doma-ande e-e- n-on v-oo-o-levo dare spiegazi-ioni a nessuno. -
Prese un attimo di respiro, per riuscire a dialogare in modo cristiano.
- Mi dispiace. Non mi sono resa conto che fosse scattato il coprifuoco, credevo di rientrare puntale come ogni sera. -
Sbatté le palpebre e due lacrime colarono giù dal viso. Si voltò di spalle ai due Caposcuola e alla Prefetta, cercando di asciugarsele il più velocemente possibile.
"Ti farò passare l'inferno, Levine, puoi giurarci, puoi giurarci."
Portò le mani infreddolite sugli occhi, stropicciandoseli e asciugandoseli per bene, prima di inspirare profondamente e voltarsi verso i ragazzi.
- Mi dispiace tanto.-
Strinse il pacchetto di patatine vuoto, avrebbe voluto disintegrarlo, si sentiva uno schifo, ma sapeva che una mezza verità, non avrebbe ucciso nessuno. Tormentò con i denti il labbro inferiore, la decisione di levarle punti, sarebbe spettata solo ed unicamente a loro.
 
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view post Posted on 30/1/2017, 22:18
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L’espressività dei giovani studenti era quanto più potesse essere utilizzato contro di loro. Disabituati ad affrontare il mondo esterno considerata la tenera età, per la maggior parte di loro era facile cadere nella trappola dell’incoerenza. Per quanto le loro parole si sforzassero, con convinzione, ad esprimere un qualsivoglia concetto, bastava un piccolo tic delle labbra, uno sguardo rivolto altrove e tutto il castello di sabbia su cui si poggiava la più astuta delle menzogne, poteva crollare. Negli anni in cui Emily aveva portato avanti l’onore della spilla da Caposcuola, si era ritrovata più volte a fare i conti con questa comoda realtà e per lei, che tanto amava studiare le persone ed i loro comportamenti, punire i primini, scovare quanto nascondessero sotto pile di ingenue frottole, era più un sano allenamento da mettere in pratica nel Mondo “Reale” che una soddisfazione.
Che Emily Rose provasse moti di tenerezza nei confronti dei più piccoli ed uno strano senso di protezione - riportato in auge nelle missioni sadiche e suicide di Peverell – inoltre, era divenuta la prova empirica di una compassione che lei stessa tardava ad accettare. Fu forse per tale motivo che, quando Danielle si voltò a guardarla, nascondendo a stento la frustrazione che le adombrò lo sguardo, la Serpina inspirò a fondo l’aria umida, alzando gli occhi al cielo. La ragazzina aveva preso a piangere – e a voler meglio notare il modo in cui era ridotto il suo innocente viso, forse non aveva mai smesso.
I-i-i-i-o-o...
Dinanzi a quel balbettio intimorito, la Caposcuola tornò con lo sguardo sulla bambina ed incrociando le braccia al petto ne assimilò in buona parte l’avvilimento. Odiava dover fare la parte della cattiva (checché altri ne dicessero) ed era molto più semplice punire studenti appartenenti alla propria Casata (proprio perché v’era del legame, del desiderio a vederli migliorare lì dove fallivano) piuttosto che dei meri sconosciuti con cui si ritrovava spesso e malvolentieri a battibeccare.
Attese che la ragazzina ritrovasse la calma ed il contegno, dandole il tempo di spiegarle la situazione perché, a vederla in quello stato, sembrava tutt’altro che una Corvonero poco ligia alle regole. La osservò mordersi le labbra mentre lasciava vagare lo sguardo ma si limitò a stringere lo sguardo, delusa: il tipico comportamento di chi non sa cosa inventarsi e cerca di aggrapparsi ad una scusa. Sarebbe stato molto più semplice raccontare la verità, perché erano in molti a non capire quest’inappellabile dato di fatto?
Quando indietreggiò, Emily rimase immobile al suo posto; avrebbe potuto dire qualsiasi cosa ma pensò che a proferir parola, avrebbe potuto innescare un ulteriore pianto e perché no, persino la fuga dell’incriminata; infondo non sarebbe stata la prima volta. Ancora ricordava dove aveva ritrovato quel monello di Grifondoro, un certo Roger: beccato a smerciare caccabombe con un adepto di Tosca davanti la Sala Professori, lo aveva rincorso fin nelle cucine, tirandolo fuori dalla gigante pentola usata per lo spezzatino in cui si era nascosto.
I-o...
*Di questo passo, finisce che ci buttiamo entrambe dalla Torre* e quel pensiero tutt’altro che divertito, sospirò nuovamente in procinto di avvicinarsi alla Corvina.

Ascolt---
Buonasera.
*Uh?*, la coscienza aveva assimilato i suoni indistinti elargiti alle sue spalle ma solo quando la Prefetta prese effettivamente parola, Emily si voltò lentamente nella sua direzione. Un leggero cenno del capo fu quanto le rivolse in virtù di un saluto fin troppo formale. Considerata la sua carica, conosceva più o meno bene i volti di tutti i Prefetti o, quanto meno, i loro nomi ma a sua discolpa poteva affermare che non le era mai capitato di intrattenersi con uno appartenente alla Casata di Priscilla. Svelato il nome della fanciulla che aveva richiamato l’attenzione della sua Superiore, Emily si mosse sul lato, in modo da riuscire ad osservarle entrambe facendosi, al contempo, rispettosamente da parte. Le braccia che teneva incrociate al petto e lo sguardo, che aveva nuovamente assunto un cipiglio severo, lasciavano tuttavia intendere che non avrebbe mollato la presa su quella stramba situazione.
E' morto...
A quella rivelazione tentennante, Emily sorrise. Non riuscì a trattenersi; aveva atteso così tanto che Danielle pronunciasse una meticolosa bugia per cavarsi fuori dal pasticcio che, a vederla al termine di quell’inutile arrancare, si sentì sollevata: almeno ora potevano andare avanti nel tentativo di trovare una soluzione a quello strambo incontro. Oltre al modo in cui la bambina si mordeva costantemente le labbra, ai suoi sguardi e al suo pianto frustrato, il fatto che avesse trovato la forza di parlare proprio alla vista della sua Concasata – la quale avrebbe potuto reggerle facilmente il gioco – segnò un punto a favore della teoria della Serpina. Aveva così tante volte avuto a che fare con Primini in cerca di piccoli escamotage che non se la sarebbe fatta fare sotto al naso ulteriormente; era impossibile, era temprata.
La curiosità di Emily, interessata a scoprire altro di quella storiella, dovette fare presto i conti con quanto avrebbe reso quella serata ancor meno piacevole del previsto. Alla vista di chi aveva fatto ulteriormente capolino su quella Torre, Emily desiderò trovarsi lì ancor meno di quanto potesse bramarlo la piccola criminale. Alzando gli occhi al cielo, attese la scontata frecciatina e mentalmente, la scacciò via come un fastidioso moscerino che attentava al suo viso.

Ed io noto con altrettanto piacere che non ha perso l’amore nel seguirmi come un’ombra nelle mie passeggiate notturne.
Una semplice risposta che poteva risultare incomprensibile ai presenti ma di facile intesa se gli interlocutori erano loro due. Distogliendo lo sguardo dal viso dell’irresponsabile ragazzo, Emily tornò a Danielle piegando le iridi di granito sul suo viso da bambina.
L’ho trovata qui dopo il Coprifuoco e le stavo dando il tempo di spiegarsi per non punirla più di quanto meritasse.
E con ciò, portando il dito davanti al viso, sfiorandosi appena la punta del piccolo naso costernato da efelidi, gli fece cenno di restare in silenzio per permettere alla ragazzina il suo racconto.
Ho perso mio nonno, stamane.
Socchiudendo gli occhi, restò dunque in rispettoso silenzio ed ascolto. Se era morto quella mattina, perché non era tornata a casa? La Preside, in quei casi, era incaricata di metter su una Passaporta per consentire agli studenti di raggiungere i familiari in lutto.
A quanti punti a favore della menzogna era arrivata? Aveva perso il conto.
Al termine della lista di fandonie – o almeno era così che Emily le vedeva – seguirono le immancabili scuse a cui la giovane Rose si limitò ad annuire impercettibilmente. Cosa fare, dunque? Avanzare le sue ipotesi e spingere la fanciulla a raccontare la verità o stare al gioco?
Ovviamente scelse l’opzione più divertente; inoltre c’era sempre una piccola probabilità che stesse dicendo il vero, *Sì ed io sono un imbecille, come no*.

Possiamo andare dalla Preside. Sicuramente sarà indulgente verso un’eventuale punizione ma, la cosa più importante, è che metterà a tua disposizione un mezzo di trasporto per farti raggiungere i tuoi familiari. È previsto, in situazioni come questa. Dai, andiamo.
Asserì con rara tenerezza. Al di là delle bugie che le aveva servito in modo da considerarsi del tutto gratuito, Emily le rivolse la premura di chi, al suo posto, s’era bevuta tutta la cacofonia di scemenze. Nonostante odiasse la disonestà, dunque, le tese comunque la mano per offrirle supporto concedendole, al contempo, l’opportunità di raccontarle la verità.

 
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view post Posted on 19/3/2017, 23:58
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Le situazioni scomode avevano un odore discutibile, ma nulla poteva essere a confronto di quelle inattese. Così, mentre la piccola corvonero balbettava ansiosa e presa alla sprovvista, Jen si chiese quanto poteva esserci di peggio, considerato che almeno per una notte in cui non le spettava far la prefetta si ritrovava testimone di una scena del genere con una sua concasata coinvolta, eppure non poteva sapere che non fosse finita là. Era inutile, quella torre, la sua torre, non dava più le soddisfazioni e la pace degli anni precedenti.
In ogni caso, tornando al momento dei suo arrivo, quando si era palesata alle due giovani facendosi avanti di qualche passo, l'incriminante le fece un cenno, socievole quanto bastava per rassicurarla che nelle migliori intenzioni la sua presenza non era necessaria. La prefetta non si aspettava nulla di diverso, ma per lo meno con quella cortesia aveva riconosciuto i lineamenti della caposcuola serpeverde. Un sorriso sghembo le sarebbe comparso sul viso nell'osservare quella situazione, sempre se non avesse riconosciuto l'"ingenua" malcapitata.
Le fila corvonero contavano gli studenti più brillanti di Hogwarts, nonché eccentrici, originali e svampiti.. soprattutto, che erano gli aggettivi che la maggioranza si perdeva per strada. Al suo richiamo la ragazzina le rispose sommessamente. Si morse dall'interno il labbro inferiore notando che Danielle doveva aver navigato nelle lacrime fino ad un attimo prima. Inspirò profondamente senza darlo a vedere, pregando non ricominciasse mentre provava a spiegare. Era inutile non riusciva a soffrire le persone in lacrime. Erano un disagio. Non lo sapeva fare e probabilmente non avrebbe mai imparato, men che meno ci sarebbe riuscita in quella situazione.
Fortunatamente(?) gli imprevisti non arrivavano mai da soli. Dei rumori alle sue spalle la distolsero ed un attimo dopo una quarta figura fece capolino nella stanza in cima alla torre. Mentalmente la ragazza depennò completamente quel luogo dalla funzione di suo pensatoio, era quasi ridicolo considerando tutti gli accaduti. Scrutò la figura maschile che si avvicinava a loro ma la voce fu inconfondibile. *Mi sarei stupita se non fosse arrivato, il "celestiale corvonero" sempre in mezzo alle situazioni* si disse ironica ricambiando il cenno del suo caposcuola. Notò lo scambio di battute con la collega senza batter ciglio. Più che mai in quel momento avrebbe preferito essere ancora sotto le sue coperte, ancora accoccolata tra le braccia di Morfeo. Il sogno era svanito e non l'avrebbe rievocato in ogni caso. Stizzita contro Morfeo ascoltò le giustificazioni quasi superflue della concasata mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Distolse lo sguardo puntandolo verso il buio del cielo. La scusa sembrava così frivola che non sarebbe riuscita a convincere neanche Jen, che in fin dei conti sarebbe anche stata propensa a crederle data la casata e la tanta sfiga nel ritrovarsi davanti tre studenti muniti di spilla nel giro di qualche minuto. *A trovarla prima* Quelle comunque non sembravano lacrime di coccodrillo, se non per il nonno qualcosa l'aveva fatta piangere prima del loro arrivo. «Mi dispiace tanto» *Non basta* le suggerì mentalmente passando fugacemente per il suo sguardo prima di spostarsi sulla serpeverde che sembrava esattamente padrona della situazione. Quante volte aveva usato quella voce dolce quando si era trovata davanti a primini con una balla simile? Sorrise gettando via tutta l'aria che aveva nei polmoni. Di una cosa era certa, con l'avvento di Daddy la sua presenza là era di troppo. L'unico effetto che poteva sortire era un'eccessiva attenzione da parte della serpeverde nel proteggere i suoi propositi. Così, sollevate le sopracciglia decise che quella faccenda non le riguardava. Passò di fianco ai due caposcuola e superò anche la piccola Danielle, immaginando si sarebbe accorta da sola dell'errore che aveva fatto raccontando quella scusa poco credibile. Era quasi certa la questione non si sarebbe conclusa in quel modo, tanto valeva mettersi comodi: se non poteva godersi un po' di pace, si sarebbe goduta lo spettacolino a discapito dei punti della sua casata. L'unica punta amara della cosa. Afferrò uno dei tanti pacchetti di patatine che la ragazzina si era portata con sé e lo aprì.

«Non ti dispiace vero?»

Chiese retoricamente alla corvetta prima di sedersi a gambe incrociate vicino alla finestra. Tanto lei in quel frangente di certo non avrebbe potuto mangiarle, e poi un po' di cibo spazzatura per un risveglio del genere le sembrava più che appropriato.
 
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Quanto tempo era passato? Due minuti dalla sua comparsa o tre mesi dall’ultimo post nella role?
Sorridendo alla risposta scontata della Serpeverde, osservò la piccola Danielle balbettare.
Sapeva bene che era nei guai, che non sapeva cosa dire. Aveva il panico negli occhi e presto avrebbe errato.

Ecco fatto, la stava per dire. Se lo sentiva, lo fiutava nell’aria; la stava per dire e l’avrebbe detta.


E' morto...

Chi? Peverell? Voldemort? Un elfo per mano di Vagnard? O il classico nonno che faceva una finaccia da milioni di generazioni?
Sentendo arrivare alle sue orecchie quella bugia tanto scontata, si portò la mano sulla bocca per rimanere in silenzio giusto un istante, quello necessario per pensare su come agire.
Senza perdere tempo, cercando tra le sue facce la più triste che aveva nel repertorio, si chinò verso la ragazza per poi abbracciarla.
La sua voce rotta si fece forte nell’aria abbastanza udibile.


-Non ti preoccupare piccola, andrà tutto bene. Sono stato avvisato questa mattina dalla Bennet e per qualsiasi cosa ci sono... Come si chiamava?-

Lasciando stare la ragazza, alzandosi mentre faceva finta di asciugarsi gli occhi lucidi che non erano lucidi, osservò Jen in disparte mangiare patatine.
Mannaggia a lei! Lei si che si stava divertendo, certo però con del vino bianco si sarebbe divertita di più.
Osservando la giovane, sperando che non le facesse fallire l’escamotage che aveva rapidamente creato per farla sotto al naso a quel piccolo pezzo di bacchettona che era Emily Claire Rose, si girò verso di lei porgendole la mano e dicendole con voce sommossa:


-Grazie, era tutto il giorno che la stavo cercando.-

Dentro di sé rideva, rideva come un matto, ma all’esterno era una maschera di cera, frutto dei suoi anni di esperienza a fare burle e poi a guardare tutti con la tipica faccetta da orsetto lavatore.
Era questo quello che gli aveva insegnato Priscilla, essere geniale sempre; Salazar e la sua brama di potere potevano andarsi a fare un bel bagnetto nel lago nero.
Mentre attendeva una risposta, iniziò a pensare.
Gli avrebbe creduto? L’avrebbe incastrata in quella farsa? Era convinto di no, ma alla fine tanto valeva provare e sfruttare quella asimmetria informativa che c’era tra di loro.
In fin dei conti, lei cosa ne poteva sapere di quello che gli veniva detto dalla Bennet? Come avrebbe provato a mettere in discussione la sua parola e la sua carica da buon Caposcuola?
Quando si era portato per la prima volta la spilla al petto aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai messo in punizione nessuno studente, neanche il più invadente.
Ci sarebbe riuscito? Ne dubitava, ma almeno ci sperava.

 
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view post Posted on 17/6/2017, 15:24

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Era da sola lì, con tre cariche importanti a coglierla dopo il coprifuoco; se la sfiga avesse potuto avere un nome, sarebbe stato solo uno: Danielle. Emily non sembrava volerla punire, la Caposcuola Serpeverde era solo in attesa di una risposta migliore di quella che aveva ricevuto. Si era accorta da sola che, purtroppo, la scusa del nonno non aveva retto, nonostante lei sentisse davvero dolore per la sua perdita, erano ormai passati anni e se anche qualche notte si era ritrovata a piangere, lo aveva fatto al sicuro, nel suo Dormitorio, nel suo letto, sommersa dalle coperte. Si limitò ad osservare i movimenti della Caposcuola verde - argento, quando la vide sorridere alle sue scuse, la Corvonero capì che fin troppe persone le avevano rifilato la stessa motivazione della violazione dell'orario. Fortuna volle che Daddy interruppe quella situazione, anche se la cosa non durò a lungo. L'aria che la Gilbert respirava, era tesa; trattenne il fiato il più a lungo possibile, come se un sospiro di troppo potesse tradirla, come se spezzare quell'aria con un respiro, avrebbe trascinato altri problemi. Sapeva di essersi cacciata nei guai, involontariamente e la reazione dei tre ragazzi davanti a sé, ne fu solo una conferma. Jenifer, si limitò ad un «Mi dispiace tanto». La ragazza della Casata bronzo blu strinse i pugni; iniziava a dare segni di rabbia, rabbia verso se stessa, per quella situazione; rabbia per Levine; rabbia, perché l'unica cosa che avrebbe voluto in quel momento, era stare da sola e invece era circondata da tre persone che non sapevano niente di lei, a cui non avrebbe voluto né dovuto dare nessuna spiegazione, che erano capitate lì dopo due minuti che il coprifuoco era passato e lei non se n'era resa conto. Qualunque cosa il mondo stesse cercando di comunicarle, non l'aveva colta, aveva capito solo che quello era un periodo no. La mano di Emily la colse di sorpresa, tanto quanto le sue parole. Spalancò gli occhi, quasi stupita dal gesto della ragazza, ma nella frazione di un secondo tornò sulla difensiva. Le espressioni facciali di Danielle lasciavano poco spazio all'immaginazione, aveva l'incapacità di nascondere quello che provava e le bugie le riuscivano solo con i genitori, perché loro le davano sempre un motivo per costruire bugie ad opera d'arte, ma con altre persone no; la Gilbert e la faccia di bronzo, erano due mondi distinti e separati. Tentennò, ma non ebbe il tempo di rispondere; mentre Jenifer si apprestava a mangiare le sue patatine, come se la situazione non la riguardasse affatto, la piccola Corvonero si ritrovò in un abbraccio del Caposcuola. Un senso di sgomento la colpì in pieno. Cosa stava facendo? Cosa aveva fatto per arrivare a far sì che un Caposcuola la coprisse in quel modo? Che l'appoggiasse in quella assurdità? Il senso di vergogna si acuì, era imbarazzata all'idea di aver messo in ridicolo la sua persona, di aver deluso i discepoli di Cosetta Corvonero. Le parole di Daddy la ferirono più del dovuto. Non avrebbe retto a lungo. Sentì il cuore riempirsi di rabbia, stava per esplodere e lo sentiva.
-Grazie, era tutto il giorno che la stavo cercando.-
Con gli occhi ancora gonfi e lucidi, Danielle li osservò tutti e tre e qualcosa dentro di lei si mosse.
- Adesso basta.-
Era mortificata, sapeva che il suo Caposcuola si era impegnato pur di non far prendere una punizione a lei e di non far perdere punti ai Corvonero, ma la situazione era diventata davvero esilarante e patetica. Rifiutò la mano di Emily e guardò i due ragazzi negli occhi, mentre alle sue spalle, l'altra prefetta, sgranocchiava nella sua beatitudine le patatine, quasi a godersi quello spettacolo infinito.
- Tutto questo è patetico.-
Il tono della Gilbert si fece più intenso, più serio. Aveva preso il controllo di sé, era stanca, voleva solo che tutta quella storia si concludesse.
- Ho mentito. Mio nonno è morto due anni fa, quindi smettiamola con tutte queste bugie. -
Le dispiaceva immensamente per Daddy, per l'impegno che ci aveva messo, ma lei non poteva proprio continuare una cosa del genere, non quando avrebbe coinvolto tutta la famiglia.
- La verità è che ero qui a piangere per un altro motivo. - Deglutì. - Una persona alla quale tengo, mi ha fatto del male. Ora, a me non interessa se voi siete più grandi di me e pensate che i miei problemi sono quelli di una stupida quattordicenne, le cose stanno così. Sono mesi che sono ferita dall'assenza di una persona a cui tengo particolarmente, che non ha dato spiegazioni. Ero qui a prendermi il mio tempo, volevo privacy, volevo stare lontana dalla mia Sala Comune, dalle domande scomode e dal dare spiegazioni, che poi alla fine mi sono ritrovata a dover dare, adesso.-
Teneva lo sguardo alto, verso i due Caposcuola, non le interessava più nulla, non le interessava del loro giudizio, non le interessava se avessero iniziato a ridere; era solo carica di frustrazione, dolore e rabbia e se loro non potevano comprenderla, non le sarebbe importato. Erano persone più grandi, che in teoria avrebbero dovuto capire fin dal principio che qualcosa davvero non andava. Era libera dal peso delle bugie, libera, in minima parte, dal dolore che Alexander le aveva procurato, anche se questo non sarebbe bastato a farla star bene.
- Quelli che adesso sono quindici minuti, prima ne erano cinque, quindi mi dispiace. Non mi sono resa conto di aver passato l'orario del Coprifuoco, ero convinta di star rispettando i tempi. Ho commesso un errore e mi dispiace.-
Il motivo per il quale non versò nemmeno una lacrima mentre parlava, era semplice: Danielle era stanca, sfiduciata e scocciata. Aveva trovato la forza di reagire, solamente perché delle persone avevano invaso il suo essere.
- Volete punirmi? Fatelo pure. Io non mi sento di aver violato delle regole con intenzione, ma, purtroppo è quello che è successo, quindi me ne assumo le conseguenze.-
Si morse il labbro inferiore, consapevole di star parlando con persone alle quali doveva rispetto, consapevole del fatto che sarebbe passata come lo zimbello della scuola, come quella "beccata sulla Torre a mangiare patatine" ma non poteva fare altrimenti. Non avrebbe taciuto un minuto di più. Dentro di sé la mortificazione aveva preso il sopravvento, ma tentò di tenerla a bada. Non sarebbe mai riuscita a spiegare l'onda di emozioni che la stavano travolgendo in quel preciso istante. Non sapeva neanche lei cosa stesse provando, aveva solo un atroce dolore allo stomaco, quel nervosismo che la caratterizzava nelle situazioni difficili, faceva capolino attraverso un dolore fisico, ma lei teneva duro. Con i pugni ancora stretti, rimase in silenzio, a labbra serrate, ad osservare la reazione dei presenti nella stanza.


Edited by Danielle Gilbert - 18/7/2017, 10:48
 
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view post Posted on 18/6/2017, 12:05
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L'amo era stato lanciato, ad Emily non toccava far altro che attendere, con la pazienza di cui raramente disponeva, che la piccola Danielle abboccasse.
Non v'era solo un semplice successo personale ad animare la sua decisione nel regalarle una tale possibilità; tutt'al più era una sorte, comune, empatia a guidare i suoi gesti. Quante volte era stata lei a voler la pace di un luogo solitario? Quante volte avrebbe voluto piangere lontano dalle mura di quel Castello così brulicante di superficiali, inutili orde di studentelli?
Se Danielle Gilbert era tutta sola a piangere sulla Torre di Divinazione, la Caposcuola lo sapeva bene, c'era qualcosa che non andava.
Non importava quanto grave o serio fosse il suo problema, ognuno soffriva del proprio dolore come se fosse imparagonabile ed era una cosa verso cui portare rispetto.
Al di là, dunque, del proprio tornaconto e dell'affezione che stranamente la legava ai bambini che vagavano pel Castello, Emily credeva davvero di poter comprendere l'animo della fanciulla e, in cuor suo, non poteva biasimarla.
Per un attimo, il sogno del successo sembrò esser ostacolato dal sbruffone per eccellenza: Toobl si era messo in mezzo, salendo sul palco della farsa e dando un ridicolo spettacolo della sua sfacciataggine.
Alzando gli occhi al cielo e portandosi una mano a premere sulle tempie, Danielle avrebbe sicuramente accettato l'aiuto - se di aiuto si poteva parlare - del suo Caposcuola ed Emily sapeva che, per dimostrare l'assurdità di quella faccenda, avrebbe dovuto portare l'avvenimento altrove e, a quel punto, a pagarne le conseguenze maggiori sarebbe stata solo la Primina e nessun altro.
Contro ogni aspettativa, tuttavia, la piccola corva la stupì, comportandosi molto più di colui che, invece, doveva farle da Esempio.
Tutto questo è patetico., ed Emily non poté che ritrovarsi d'accordo. Rifiutata la stretta della sua mano, la Caposcuola lasciò cadere ambo le braccia lungo i fianchi, limitandosi ad ascoltarla ed ignorando lo sconfitto Caposcuola che, sicuramente,
avrebbe avuto da ridire.
Con lo sguardo alto, la giovane Adepta di Corvonero parlò e mai per un momento Emily distolse le cineree iridi dal suo volto.
Quando la ragazzina terminò spiegazioni e scuse, la Serpina si limitò a sospirare e socchiudere gli occhi. Ignara di qualsiasi cosa potesse solcare le labbra dei suoi colleghi, si tenne in silenzio per interminabili secondi. Una volta raggiunto il verdetto, incrociò le braccia al petto; sul suo volto non v'era serietà bensì un piccolo sorriso ad addolcirne gli zigomi.

Hai violato il coprifuoco e hai mentito ad un Rappresentante della Scuola. Cosa più grave, tuttavia, è che il tuo sciocco Caposcuola ha avuto la brillante quanto idiota idea di darti man forte.
Nel pronunciare le ultime parole, Emily voltò il capo in direzione di Daddy, tentando di incrociarne lo sguardo. Il sorriso, che aveva dapprima rivolto a Danielle, si spense, lasciando il posto ad un'espressione divertita.
... Che tuttavia, non è lontano da quel che farei io in una situazione simile. Non siamo poi tanto diversi, vero Toobl?
Asserì con tono basso, socchiudendo solo un attimo gli occhi di granito prima di tornare a Danielle.
Ragion per cui, ti toglierò solo 5 punti. Dovrebbe trattarsi almeno del triplo considerate le circostanze ma... Va bene anche così. Se il tuo Caposcuola è d'accordo, dirò che ti stavi affrettando per tornare in Sala Comune. Ma puoi comprendere che questo è il massimo che posso fare.
Voltandosi, ripose nuovamente l'attenzione sul viso del collega ed alzando lo sguardo, di concentrò sul suo volto.
Mi devi un favore, Allocco.
Mormorò, mordendosi appena le labbra inferiori come quasi a pentirsi di quella decisione ormai presa. La fermezza, tuttavia, non abbandonò le sue azioni ed incamminandosi verso la Corvonero in disparte, l'affiancò.
Non aveva mai avuto modo di parlare con lei ma la sua reazione all'intera faccenda l'aveva divertita; per tanto, allungando la mano, tentò di rubarle qualche patatina dal sacchetto prima di poggiare la schiena contro la fredda pietra e attendere l'evolversi degli ultimi eventi.

Puoi restare qui fin tanto che ci sarò io e, se vuoi, scommetto che il tuo Caposcuola sarà sicuramente lieto di ascoltare chi è stato a farti del male.
Una mossa ardita e addirittura stupida fu chiedere del malcapitato che aveva spinto la ragazzina sulla torre di Divinazione, ma questo Emily non poteva saperlo, non ancora.

 
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view post Posted on 15/7/2017, 16:18
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Nella personalità della prefetta corvonero spesso si ritrovavano sfaccettature contrastanti: difficilmente si sarebbe presentata come una persona cinica, altezzosa o menefreghista, eppure se si trovava in determinate situazioni tutta la sua forza di volontà e lo spirito intraprendente vacillava scadendo nel disinteresse più puro.
Mettendo in bocca la prima patatina notò che aveva beccato il sapore a lei più sconosciuto. *Quando le hanno inventate al lardo piccante?* si disse contrariata assaporandole. Si maledì per non aver guardato il pacchetto prima di prenderlo, mentre il buio fortunatamente aveva celato l'espressione buffa che in quel momento il suo viso aveva assunto. In un certo qual modo le ricordavano l'odore della zuppa che preparava per il Paiolo Magico. *Quanto male devi volerti Danielle?* Mise in bocca un'altra patatina. Per quanto le sembrassero già al palato qualcosa di decisamente insalubre, dopo la prima manciata il piccante bruciava il resto e lasciava un retrogusto decisamente più piacevole. *La proporrò come variante della solita zuppa...*
Senza farsi distrarre troppo da quei pensieri alternativi assistette alla scena. Daddy era un attore egregio. Non tanto per l'interpretazione della parte quanto per la ferrea capacità di scoppiare a ridere. Non avrebbe mai detto che un pagliaccio come lui la possedesse, dal canto suo si morse il labbro come per mangiarsi quel risolino che le stava affiorando sulle labbra. Allo stesso modo cercò di non distruggere l'alternanza ritmica tra i rumori della sua mano che afferravano una patatina dal sacchetto e il metterla in bocca. Lardo o no, avere la bocca impegnata in quel momento era la cosa migliore, soprattutto quando la piccola corvetta decise di mandare a monte tutto l'impegno del caposcuola. Era una scena grottesca: stavano per farsi togliere i punti eppure sarebbe tranquillamente morta dal ridere, e mentre voleva tanto strozzare Danielle le sarebbe piaciuto entrarle nella testa per capire cosa le passava in mente. Tuttavia, almeno su quel punto non sembrò dover faticare perché la ragazzina si decise a parlare. Le spiegazioni semplici e palesi erano abbastanza patetiche da sembrare vere, e se ci fosse stata più luce l'avrebbero letto anche negli occhi di Danielle come conferma. La pacchia era finita, anche Jen era rimasta in silenzio, come se quella confessione avesse messo da parte in stand-by quel suo cinismo, il tutto agevolato dal disgusto del sapore pastoso e adesso insopportabile delle patatine. Avevano raggiunto il limite: Danielle della situazione e la prefetta del pacchetto.
A stupirla invece fu la reazione della caposcuola verde-argento. Seguì le sue parole e le sue espressioni; non avrebbe avuto dubbi che in una situazione opposta avrebbe imitato Toobl, eppure non era tenuta ad ammetterlo e concluderla così. Rimase quasi interdetta nel sentirlo, come se si aspettasse la falla, il trucco, altri punti bonus sottratti, eppure il tutto si concluse con «Mi devi un favore, Allocco.» appena reperibile alle orecchie della ragazza.
Un sorriso sghembo si disegnò sul volto della corvonero mentre vede la serpeverde avvicinarsi a lei. Quell'esito le aveva fatto guadagnare un po' di stima agli occhi di Jen perciò, quando inaspettatamente allungò la mano per rubarle una manciata di patatine, si sentì quasi a disagio per quello che avrebbe buttato giù. Nel momento stesso che doveva aver acciuffato la manciata Jen strattonò il pacchetto sottraendolo dalla sua vicinanza, doveva esserle sembrata abbastanza impertinente, ma le sarebbe bastato metterle in bocca per capire. Divertita Jen si alzò, notando le scorte di cibo spazzatura che la corvetta aveva portato lassù. Afferrò un pacchetto di qualcosa più gradevole e lo lanciò alla serpeverde, per poi proseguire verso i concasati.
Diede una pacca sulla spalla al suo caposcuola e con un sorriso comprensivo e lo sguardo canzonatorio gli porse il pacchetto di patatine.

«La verità paga»

Affermò guardando Danielle con un sorriso. Era fiera che avesse fatto la cosa giusta e averlo detto mentre Daddy aveva mentito doveva avere all'incirca lo stesso sapore di quelle patatine che gli aveva offerto. Avrebbe atteso lì giusto qualche attimo, per sentire la reazione del celestiale corvonero. Era certa che se avesse incrociato il volto del caposcuola anche solo per un attimo sarebbe scoppiata a ridere, perciò si concentrò sulla ragazzina.

«Adesso raccontaci il resto se ti va.. i problemi di una quattordicenne potrebbero interessarci»

Affermò un po' più seria cercando gli occhi di Danielle. Con un cenno del capo l'avrebbe invitata verso la finestra dove la serpeverde aspettava. Quelle insolite patatine le avevano lasciato la bocca in fiamme. In un secondo momento la domanda per Danielle sarebbe stata rigurado il suo spacciatore di schifezze, ma adesso aveva un'incredibile sete.

«Capo, prendi da bere..?»

Concluse divertita mentre tornava ad accomodarsi vicino alla caposcuola serpeverde che ormai doveva aver capito il laccio. Si aspettava che i concasati le raggiungessero vicino alla finestra. Ormai giustizia era fatta, la tensione era stata ammazzata, la rovba da ingurgitare c'era e altre soluzioni non sarebbero mai potute essere altrettanto epiche. Quando era salita lì sembrava dovesse cominciare una faida e invece adesso si prospettava più come una seduta di stuzzicchini in cima alla torre al chiaro di luna; se un divinatore glielo avesse anticipato non ci avrebbe mai creduto.


Edited by Arklys - 25/7/2017, 13:33
 
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view post Posted on 24/7/2017, 20:52
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Quando sei sulla vetta, l’amara convinzione di poterla avere sempre vinta, ti offusca la mente.
Placida e insensibile, l’arroganza, ti si avvolge lentamente sul corpo, non permettendoti di vedere quanto si sta vicini al dirupo e quanto è alto il rischio di cadere.
Dopo aver abbracciato la giovane, rimanendo assolutamente convinto di aver abbattuto la Caposcuola dei Serpeverde, si aspettò con tranquillità il supporto della sua concasata.
Aveva vinto, trionfato in quella duratura rivalità tra due casate per alcuni versi simili a loro, quando sentì una parola che mai si sarebbe aspettato di sentire.

Tutto questo è patetico. T-U-T-T-O Q-U-E-S-T-O E’ P-A-T-E-T-I-C-O

Il volto si irrigidì, il sorriso si spense come una candela e la certezza di essere il numero uno si congelò all’istante.
Nel primo secondo che passò dalla grande figura di merda, iniziò a farsi le domande tipiche di chi si sente il migliore di tutti.
Chi era Danielle Gilbert? Come aveva osato contraddire il suo splendido e generoso Caposcuola? Come si era permessa di tirare fuori dal suo essere quella nobiltà d’animo di cui loro si pulivano il beneamato di dietro? Dove erano i cavul a fior' e i purpetiell?
Osservando il volto beffardo della Caposcuola Serpeverde che aveva vinto quella battaglia, passandosi la mano lasciata senza saluto tra i folti capelli, si girò verso il nano da giardino della sua casata.
Ancora non poteva crederci che qualcheduno facente parte della sua stessa squadra lo avesse tradito per la verità. Che se ne facevano loro di quella grande capacità? Non lo capiva che l’essere sinceri era costato punti alla loro casata?
Guardando l’artefice della loro disfatta per un solo secondo con uno sguardo di puro rancore, si rilassò non appena la giovane rossa enunciò la sua “sanzione”.
Cinque punti e doveva anche dirgli “grazie”.
La studentessa capiva che effetto domino aveva generato? Capiva che tracollo aveva generato nella loro sfida al gestire il potere nell’ufficio dei caposcuola? Probabilmente no, dopotutto era ancora un'ingenua primina.
Alzando in maniera sghemba l’estremità del labbro destro a mo’ di sorriso, prima di girarsi disse:


-Boh, io c’ho provato. Peccato per la troppa sincerità, altrimenti avrei vinto io.-

Prendendo il pacchetto offertogli dalla sua collega celestiale, dicendogli a bassa voce “grazie”, si sedette per terra, quindi disse ad alta voce:

-Insomma, cara, cosa ti affligge così tanto? Ah, prima di rispondermi, sappi che entro fine serata, il tuo caro Caposcuola, ti infliggerà una punizione. Dopotutto hai infranto una delle regole portanti del castello e anche se ti avessi salvato dalla gentile Rose, lo avrei fatto.-

In quel preciso momento, i suoi occhi brillarono e, con soddisfazione, aprì il pacchetto di patatine.
Pensava veramente che l’avrebbe fatta franca per quell’affronto? Lui, quell’atteggiamento da Grifondoro non lo tollerava di certo, c’era bisogno di indirizzare la ragazza sulla retta via.
Senza aggiungere altro, mangiando un paio di patane, tirò fuori il pacchetto di sigarette al gusto belladonna comprato da zio Zonko.
Prendendone una e accendendola, lo sollevò in aria per farlo vedere ai presenti, in particolar modo alle due ragazze più grandi. Se ne volevano una la potevano tranquillamente prendere, dopotutto le punizioni quel giorno erano state date.
Dando due rapide boccate alla cicca, per allentare un po’ la tensione, domandò:


-Ma dove lo recupero da bere?-

Oramai la strana serata era partita, perché non continuarla?

 
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view post Posted on 25/7/2017, 16:10

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Passarono minuti interminabili, cercando di capire che destino le spettasse, quanti punti sarebbero stati tolti alla Casata e quale strigliata avrebbe ricevuto. Spostò lo sguardo da Daddy ad Emily e da Emily a Daddy, stando ben attenta ai loro gesti, mentre Jen mangiava in beata solitudine le sue patatine. Osservò la Caposcuola verde-argento socchiudere gli occhi, finché un sorriso non solcò il volto, addolcendone i lineamenti, più di quanto già non lo fossero.
La Corvonero raddrizzò le spalle, senza staccare gli occhi bruni dalla Serpeverde di fronte a sé; serrò le labbra, mordendo dall'interno il lato inferiore destro ed incrociò le braccia al petto, in attesa del verdetto finale. Che gioia sarebbe stata sorbirsi una ramanzina da tre persone? Non vedeva l'ora. La prima frase della ragazza, andò ad acuire il senso di rabbia verso Alexander e la sua ansia, che cosa avrebbe dovuto aspettarsi? Rimase in attesa, battendo leggermente il piede per terra; quelle pause tra una frase e l'altra non facevano altro che metterle angoscia. Ma veloce ed indolore non piaceva ai Caposcuola? C'era dello strano sadismo nel far venire un infarto agli studenti o che altro? L'unica cosa che le dava un briciolo di speranza e di positività, era il sorriso di Emily che non sembrava affatto un sorriso sadico, di chi ci godesse nel punire qualcuno, al contrario, le trasmetteva tenerezza.

"Fa che lei sia clemente."
Non spostò lo sguardo dalla ragazza con la pelle diafana, anche perché non aveva voglia di fronteggiare il suo Caposcuola, nonostante stesse contando i minuti che la separavano dall'esplosione di rabbia del ragazzo. Lasciò che le parole scivolassero dalle labbra della ragazza più grande: il cuore non smetteva di pulsare convulsamente, il viso di Danielle era sicuramente di una tonalità rossiccia e tutto quello solo per l'ansia della sanzione che sarebbe arrivata di lì a breve.
Si sorprese nel sentire le braccia mollare la presa e scivolarle lungo i fianchi, una volta che la Rose decretò la sua decisione.
Si sforzò nel non sorridere e si concentrò nel rimanere seria, cinque punti erano poca cosa, considerando che aveva mentito all'inizio e aveva comunque violato il coprifuoco. Asserì a quella decisione e serrò le labbra alla frase che la Caposcuola rivolse al Corvonero, ma si poteva notare dagli occhi e dagli zigomi alti, che Danielle si stesse a stento trattenendo dal ridere. Quella situazione era così comica che non sapeva nemmeno lei come sentirsi: i suoi cambi di umore erano così frequenti che avrebbe voluto parlare a se stessa e chiedersi che cosa stesse combinando. Se quella frase l'aveva portata, in qualche modo a dimenticare un po' l'accaduto, d'altro canto Emily la riportò alla realtà chiedendole chi le avesse fatto del male. Le difese di Danielle si alzarono in pochi secondi; aveva espressamente detto loro di non voler parlare di cosa l'avesse spinta ad isolarsi, a rifugiarsi sulla Torre di Divinazione e in tutta risposta, invece, aveva ricevuto una domanda, seppur indiretta, proprio sulle sue questioni personali? Sospirò, sentendo la rabbia impossessarsi del suo corpo: perché non capivano che era un tormento parlarne? Si arrese, era inutile arrabbiarsi, nonostante tutto il corpo fosse più in tensione del suo cervello, sapeva di non potersi tirare indietro di fronte a quella situazione. Era stata messa con le spalle al muro, aveva già combinato un pasticcio ed era stata graziata, se avesse risposto male a tutti e tre, non avrebbe nemmeno osato immaginarne le conseguenze. Quando Emily si spostò dal suo campo visivo, al suo posto figurò Jen, che con un sorriso sincero, le fece capire che, in parte, fosse fiera del fatto che avesse deciso di rivelare la verità, nonostante i punti persi. Era grata alle due ragazze, se in un primo tempo aveva vissuto davvero attimi di panico nel non sapere come dare una spiegazione a tutto quello, il loro comportamento, in secondo luogo l'aveva decisamente tranquillizzata. Sorrise alla Corvonero di fronte a sé, il suo cenno le fece intendere che avrebbe dovuto unirsi a loro nel mangiare patatine; se avessero saputo che oltre alle patatine avesse con sé anche le arachidi tostate e salate e i pop corn, probabilmente li avrebbero divorati. Li aveva nascosti per bene sotto i cuscini, riteneva che fossero le cose che le avrebbero fatto più male e le aveva conservate per ultime; la madre di Danielle aveva deciso di spedirglieli nel caso in cui lei avesse avuto fame al di fuori degli orari prestabiliti. Quando la Prefetta decise di raggiungere nuovamente Emily, il volto della Corvetta cambiò, assumendo un'espressione seria. Sapeva quello che aveva fatto, sapeva di aver fatto saltare in aria la copertura del suo Caposcuola e che l'ego smisurato del ragazzo era crollato. Quelle poche volte che aveva visto Daddy, aveva compreso bene che fosse una persona orgogliosa e che adorava piacere a tutti; l'espressione sul volto del ragazzo la diceva lunga su come si fosse sentito dopo le parole della brunetta. Ne era dispiaciuta, ma non avrebbe portato avanti quella farsa in quella maniera, decisamente no e per quanto fosse mortificata per il suo Caposcuola, sapeva di aver fatto la cosa più giusta. Le parole del Corvonero non tardarono ad arrivare insieme ad un sorriso amareggiato; lo vide spostarsi verso le sue colleghe ed afferrare il pacchetto di patatine, prima di rivolgersi a lei con un tono carico di ironia e di soddisfazione. Rimase in silenzio, lontana da loro, cercando di elaborare una frase che non tradisse il modo in cui si sentiva in quel momento; se avesse risposto come avrebbe voluto, avrebbe litigato con il suo Caposcuola e la punizione sarebbe stata triplicata, ma doveva star certo che quell'aria soddisfatta gli si sarebbe presto ritorta contro. Quell'ironia spicciola avrebbe dovuto risparmiarsela, se pensava di essere importante solo perché aveva il potere di farlo, non aveva capito davvero un bel niente. Si morse il labbro inferiore, insipirando a lungo.

" Invece tu sappi, caro Caposcuola, che non sai quanto posso essere una spina del fianco. Col cavolo che ti permetto di parlarmi in questo modo. "
Non portò a galla i suoi pensieri, ma se Toobl non fosse appartenuto al gruppo di Prefetti e Caposcuola, Danielle non si sarebbe stata zitta, proprio no.
- Va bene. -
Non avrebbe ottenuto altra risposta da lei. Avanzò con passo cadenzato verso il trio, osservandoli da lontano: erano buffi, sembravano tre persone piazzate là con nulla in comune, se non con la loro spilla al petto e... la causa scatenante di quella riunione era stata lei.
« Ma dove lo recupero da bere? »
Scosse il capo, quasi divertita, nonostante l'ansia che aveva nel pensare di doversi confidare con loro. Che tipi che erano. Si fermò di fronte ai tre, con le braccia incrociate al petto.
- Magari, chiamare con un Accio qualcosa dalle cucine, potrebbe essere utile, no?-
"Dai, dacci prova di quanto tu sia bravo, pallone gonfiato."
Sorrise sorniona, chiedendosi da quale mondo arrivasse Daddy; una cosa era certa, la quattordicenne non l'aveva preso affatto di buon occhio, ma si disse di dovergli lasciare un'altra possibilità, magari poteva risultare simpatico in circostanze diverse. Con un'agilità non appartenente alla sua persona, incrociò le gambe e si sedette tra i cuscini, cercando di raccogliere il coraggio per esporre una situazione sentimentale, di cui avrebbe fatto volentieri a meno di parlare.

- Lui si chiama Alexander Levine, Serpeverde.-
Avrebbe voluto controllare il tremore nella voce, ma non riusciva, la ferita era troppo aperta per non far male. Nello sguardo di Danielle poteva leggersi tutto il dolore del mondo, ma non avrebbe pianto, non davanti a loro, non per quello. Si chiese che cosa ne avrebbe pensato Emily, a quel punto, sapendo che la causa scatenante fosse uno dei suoi, ma non rimase ad osservare le loro espressioni, decisamente era una cosa imbarazzante. Voltò le iridi brune verso la finestra, lanciando uno sguardo alle stelle.
- Stiamo insieme da quasi tre anni ed è sparito da quasi un mese e, per sparito, intendo che non si è fatto più vedere né tanto meno si è degnato di scrivermi.-
Non avevano litigato, le cose andavano super bene tra loro, prima che lui si dileguasse senza nemmeno una spiegazione.
Abbassò lo sguardo verso il pavimento, non avrebbe retto le facce cariche di pena, verso di lei; quello era uno dei motivi che l'avevano spinta a rifugiarsi da sola lì. Se avesse dovuto esprimere se stessa in quel momento, ne sarebbe scaturito un urlo di rabbia in mezzo ad un fiume di lacrime e di dolore; ma tutto rimase così com'era, celato dietro una calma apparente.



 
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view post Posted on 20/8/2017, 16:09
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*E su, almeno del cibo spazzatura me lo merito*; si sarebbe volentieri lamentata dinanzi all'apparentemente scortese gesto della Corvonero che, nel sottrarle il sacchetto da una ferrea presa, le aveva lasciato anche l'ombra di un broncio sul viso diafano. Non servì, tuttavia, esporre un'arringa circa quanto meritasse quel premio; non servì spiegarle quanto pesasse sulla sua coscienza di Serpeverde aver tolto soltanto cinque punti - sofferenza alleviata dal fatto di avere un favore in conto da parte del Caposcuola - poiché, fortunatamente, per voler della Prefetta, le spettava una ricompensa dal sapore sicuramente più soddisfacente.
Sorrise, più di una volta, in modo impercettibile eppur divertito quando la Corvetta non solo parlò al suo collega con astuzia ma persino quando l'amaro sapore della sconfitta, dalla forma di sgradevoli patatine, gli venne offerto con una frase che lasciava intendere tutto tranne che puro orgoglio per come il ragazzo s'era comportato.
Le parole di Daddy non fecero altro che accrescere quel desiderio impellente di scoppiare in una sonora risata: appellandosi a "se" e "ma" dalla dubbia maturità, avanzava pretese circa una possibile vittoria qualora le cose si fossero svolte in modo diverso.
*E grazia al c--espuglio farfallino. Anche se fossi stato meno superbo ed idiota le cose sarebbero andate diversamente ma di certo non si può sperare nell'impossibile*, inutile dire che si stava trattenendo - con estrema difficoltà - dal formulare i propri pensieri ma qualcosa, fin dal momento in cui aveva dato una rapida occhiata a Jenifer cogliendo un celere quanto appagante sorriso sghembo, le diceva che se lo avesse fatto, se avesse parlato, probabilmente sarebbero state in due a ridere.
Quella strana consapevolezza, vera o falsa che fosse, rese ancor più surreale l'esperienza che stava vivendo, d'altronde mai e poi mai avrebbe potuto prevedere una riunione tanto pacifica - o quasi - con tre Adepti di Corvonero.
Altrettanto impossibile poteva dirsi il suo voler restare - di sua spontanea volontà! - su quella torre mentre la sinistra andava alla ricerca di patatine meno salate sulle superficie di un sacchetto che proprio il Prefetto di Priscilla le aveva gentilmente offerto .
A dirla tutta, avrebbe preferito la dolcezza di muffin ai mirtilli appena sfornati dalle cucine, gli stessi che teneva nascosti nel mobiletto accanto a letto - qualora Arya non ne avesse fiutato la presenza - ma nel suo Dormitorio non v'era alcun spettacolino a cui assistere e, tutto sommato, quella piccola coalizione contro lo spavaldo Corvo le piaceva. Le donava una certa soddisfazione osservare il suo volto contrito dal tradimento appena subito e nonostante le ultime parole da lui pronunciate, Emily era certa che altre velenose frecciatine sarebbero seguite - o, almeno, ci sperava.
Dopo lunghi attimi tornò a guardare la piccola Corvonero, motore primo del loro incontro, ed osservò, con curiosità, il suo ennesimo cambio d'umore.
Udire il nome di uno dei suoi Serpini non fu una sorpresa: aveva a che fare con le diatribe di quei bambini ogni giorno, era altamente improbabile che uno di loro non fosse invischiato anche in quella situazione.
Provò a trattenere un sorriso, più per rispetto nei confronti della Primina che per mostrarsi seria in una situazione che ormai era al limite della comicità, seppur adombrata da affatto spiacevoli venature tragiche.

A quanto pare la signorina...

*Com'è che si chiama?*
... E' più loquace del suo Caposcuola. Ad ogni modo, suppongo che basti chiamare un Elfo, Toobl. O anche Lei è a favore di una di quelle associazioni che si fanno pagare per gettarci dietro cuscini e cianfrusaglie in modo da "acquistare il rispetto per le creature di questo mondo"?
Per un attimo, ebbe come l'impressione che lo sguardo di Brior fosse puntato su di Lei, magari risvegliatosi all'improvviso dal suo sonno mentre l'eco della blasfemia lo ridestava fastidiosamente.
Scuotendo appena il capo, tornò a riflettere sul punto della questione: Alexander Levine era sparito e a quanto pare, non era stata l'unica a rendersi conto delle sue rare apparizioni in Sala Comune.
Con la schiena poggiata contro l'umida pietra, mentre porgeva a Danielle il pacchetto di patatine che aveva in mano e senza volgerle lo sguardo, portò la sinistra al mento riflettendo seriamente su quel che, all'apparenza, poteva sembrare un semplice problema di una coppietta adolescenziale.
C'era di più, tuttavia, e le parole della Corvonero stavano dando credibilità ad una qualche teoria che, fino a quel momento, era semplicemente rimasta in balia degli eventi.

Avrà avuto molto da fare. Dopotutto si allena come nuovo membro della squadra di Quidditich e siamo nel bel mezzo del primo Semestre, il che vuol dire preparazione per gli esami di metà anno.
Parlò distrattamente fissando un punto flebilmente illuminato dalle torce, come se, nel mentre, stesse ripercorrendo un qualche cammino logico volto a ritrovare le motivazioni di una sparizione che si rivelava più importante di quanto potesse apparire agli occhi dei suoi due colleghi.
Mi sembri abbastanza intelligente da non far perdere punti alla tua Casata per colpa di uno studente appartenente ad un'altra. Levine è un ragazzo riflessivo e giudizioso, sono certa che avrà una spiegazione da darti.
*O magari non ti sopporta più*, ma questo non lo disse; dopotutto, chi era lei per giudicare delle relazioni? Chi era per parlare in nome dell'Amore adolescenziale?
Ma, soprattutto, quanto poteva realmente importarle?
Al posto di Danielle avrebbe dormito sonni tranquilli dopo aver mangiato Muffins per cena.

 
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view post Posted on 20/7/2018, 22:48
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La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo.

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Il suo sorriso si allargò quando il caposcuola, dopo aver ingurgitato le gustose e croccanti patatine, tirò fuori il pacchetto di sigarette. Sicuramente sperava che il fumo riuscisse a migliorare il retrogusto che aveva in bocca. Con un'occhiata più attenta notò un pacchetto diverso, non erano sigarette babbane, o almeno non quelle che conosceva lei, ma le ricordava qualcosa che doveva aver visto ad Hogsmeade. Ultimamente le cose nuove e mai provate avevano un fascino che l'attraeva più che mai prima. Anno dopo anno Hogwarts le stava cambiando la vita e ogni volta che affrontava un baratro si ritrovava non solo diverse carte in tavola ma anche diverse regole del gioco, e a tutta questa incertezza ci si stava abituando. D'altra parte fino a quel momento anche se con difficoltà aveva sempre giocato bene e i risultati non le dispiacevano. Inclinò il capo ignorando la vocetta "nel castello non si fuma" e sfilò una sigaretta dal pacchetto. Che la scritta belladonna non fosse visibile? *Che disagio Toobl che non sa dove recuperare l'acool..* Il suo entusiasmo si spense con quella risposta. Mentre accendeva la sigaretta lo paragonò al suo predecessore, al quale non si sarebbe sognata di chiedere alcool, ma considerando il bicchiere di vulcanomenta che le aveva rovesciato addosso il natale prima sicuramente lo avrebbe trovato. Fortunatamente le fanciulle là presenti avevano più creatività e lungimiranza, la capacità di problem solving che in genere apprezzava. Sorrise all'allusione sugli elfi sapendo quanto il caposcuola li amasse (era stata una festa natalizia decisamente istruttiva la precedente - avrebbe quasi richiesto al ragazzo una dimostrazione delle sue doti canore ma se lo risparmiò). Aspirò lentamente i primi due tiri per assimilare il gusto di quella roba e capire cosa stesse fumando. Difatti già dopo il primo tiro dall'odore aveva avuto un sentore che le dicesse velenoso allucinogeno ma non se ne preoccupò: il suo caposcuola non poteva fumare nulla di mortale, la pena peggiore poteva essere perdere qualche neurone effettivamente, ma ormai preferì ignorare l'idea. Piuttosto il suo sguardo si posò sulla giovane concasata mentre esprimeva finalmente quello che era veramente successo. Cercò nel suo database mentale un volto da associare a quel nome quasi anonimo con la cravatta verde-argente, che tuttavia le prudeva, come qualcosa già sentita. *Quidditch!* realizzò finalmente con la risposta della sua caposcuola, continuando però a brancolare nel buio sulla forma del viso, forse ci sarebbe arrivata per esclusione. Era un castello troppo grande per conoscere tutti, fortunatamente.
I suoi occhi non si spostarono dal viso turbato di Danielle. Era così "piccola", come potesse essere in una situazione simile, per lei che a quattordici anni si limitava ad arrossire, era quasi un mistero. D'altra parte anche adesso che era più grande quali consigli avrebbe mai potuto darle Jenifer?
*Sigaretta alla belladonna?* Con coscienza la ragazza si limitò ad un cenno di assenso alle parole della serpeverde. Con quella storia l'aria si era fatta troppo pesante ma paradossalmente quella situazione era esilarante. Non avrebbe creduto di trovarsi su quella torre a fumare belladonna con due caposcuola e una primina quasi impunita. Sarebbe stato l'ennesimo ricordo legato a quel posto, come se il karma volesse riscattarsi dell'ultima volta. Fece un altro tiro e si riavvicinò alla montagna di provviste di dubbia salute. Con gli occhi indagava tra le scorte della concasata alla ricerca di qualcosa di sfizioso che accompagnasse il sapore della belladonna, alla fine piuttosto gradevole tanto che se fossero rimasti abbastanza ne avrebbe rubata un'altra al caposcuola; cibo cibo cibo..

«Vi posso allungare qualcosa?»

chiese alle ragazze crucciata: mancava da bere, e bere ssembrava abbastanza indispensabile per il culmine di quella serata.

«Sembra che in presenza di un Tale galantuomo dovremo procurarci da sole da bere»

Affermò finta sconsolata. L'ironia sul "tale galantuomo" la fece suonare con lo stesso tono de "il celestiale corvonero"; niente, per quanto si potessero impegnare quel rapido incontro nel dormitorio aveva segnato l'una la reputazione dell'altro. La ragazza fischiò, nulla di assordante e penetrante, un semplice fischio monotono non più lungo di un paio di secondi, si sarebbe perso nei rumori notturni del castello. Non per Taivas che stava per andare a caccia: avrebbe solo dovuto fare una virata iniziale verso la torre e recuperare da bere dalle cucine prima di andare dalle sue succulenti prede.
 
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14 replies since 3/11/2016, 01:28   447 views
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