☾ She's always smiling ☽ ~ - Group:
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| Non so cosa damn fare, aiuto, siete troppi. Perché abbiamo aperto questa role?! si dispera. Era stata così attenta in quei mesi a non svelare il suo dolore, a non tirarlo fuori, ad ammaestrarlo e il risultato? Il risultato era stato pari a zero; era chiusa nella Torre di Divinazione, con roba da mangiare al suo fianco, a sfogare tutto quello che per mesi aveva tenuto dentro. Come aveva fatto a ridursi in quel modo, patetico? Sentì le lacrime solcarle il viso, avrebbe voluto urlare e tirare incantesimi a caso, rompendo tutto, ma non poteva permetterselo, soprattutto perché sapeva che sarebbe dovuta tornare in Dormitorio, prima che scattasse il coprifuoco. Afferrò, con la mano unta, il fazzoletto abbandonato sul parquet e si ripulì. "Sono patetica." Alzò lo sguardo verso la finestra: tutto taceva, tutto sembrava calmo e sereno, all'esterno; le stelle brillavano in cielo e non c'era molto movimento, mentre dentro di lei infuriava la tempesta. Spostò lo sguardo dal panorama a se stessa e rabbrividì all'immagine di fronte a sé. Aveva gli occhi gonfi e rossi, lacrime che le scorrevano su ogni punto del viso, il naso umido e briciole di patatine sulle labbra. Le venne un conato di vomito. Riprese a piangere convulsamente, non avrebbe voluto farsi vedere da nessuno in quello stato. Il motivo per il quale non era rimasta in Dormitorio era proprio quello, non avrebbe avuto privacy, non avrebbe avuto spazio e le sue compagne di stanza avrebbero iniziato a fare domande, alle quali lei non avrebbe mai voluto rispondere. Si lasciò cadere sui cuscini, affondò il viso tra le mani e pianse. L'unico rumore, oltre ai suoi singhiozzi sommessi, era quello del pacchetto di patatine che si districava, ma, un rumore di passi ed la chiusura della botola le fecero gelare il sangue. Si alzò, nonostante non ne avesse la forza. Che avesse superato l'orario del coprifuoco? "No. Nonono." Non avrebbe voluto far togliere punti alla Casata e soprattutto non aveva proprio voglia di farsi trovare in quello stato, da nessuno. «In anticipo per la colazione, Miss?» Si sentì mancare il fiato, non aveva mai commesso simili errori prima d'ora, dopo tutta la fatica che faceva per portare punti alla casa che l'aveva accolta, quella era davvero l'ultima cosa che voleva. Non lo aveva fatto di proposito, non aveva bisogno di una cosa simile, non in quel momento. Era stata sbadata e disattenta e le sembrava giusto essere punita per quello, ma non voleva che i suoi Corvonero ci andassero di mezzo e soprattutto, non avrebbe voluto diventare lo zimbello di tutti. Si voltò ad osservare la chioma rossa di fronte a sé, notò la spilla da Caposcuola Serpeverde e avvertì una fitta di frustrazione. I Serpeverde: non aveva proprio voglia di avere a che fare con loro, non voleva vederli in giro, non voleva nemmeno sentirli nominare ed essere punita da una di loro, era ancora più imbarazzante del previsto. Il viso di Danielle si arrossò mentre le lacrime continuavano copiosamente a scivolare giù dai suoi occhi bruni. Strofinò la manica della divisa sotto il naso, cercando di rimediare, per quanto fosse possibile, a quel viso inguardabile. - I-i-i-i-o-o...- Boccheggiò tra i singhiozzi del pianto e la vergogna. Si morse il labbro inferiore, interno, cercando le parole adatte per spiegare come avesse perso la cognizione del tempo, ma quanto poteva importare ad una sconosciuta, il suo dolore? La Caposcuola Rose, stava facendo solo il suo dovere, niente di più, niente di meno. Indietreggiò, avrebbe voluto raccogliere il pacchetto vuoto di patatine e quelli pieni, e andare ovunque l'avesse portata la ragazza dai colori verde-argento, ma sentiva di non riuscire a reggersi tanto bene in piedi; le tempie l'avrebbero abbandonata presto, saltando in aria da un momento all'altro. Si appoggiò al muro di pietra. Da quanto era lì? Per quante ore aveva pianto? - I-o...- No, non riusciva a dirle la verità, sapeva che sarebbe stata punita a maggior ragione, se avesse detto il motivo reale per il quale era lì. Tentò di racimolare qualche scusa che fosse quanto meno plausibile, avrebbe dovuto parlare di un lutto? Inventare? Stava temporeggiando, ma più stava in silenzio, più l'aria si faceva tesa... La botola si aprì nuovamente: spuntò Jenifer McLoen, la sua prefetta. "Di bene in meglio...cosa ci fanno qui su, due di loro!?" Sentì il suo nome venir via dalle labbra della Corvonero e si sentì sprofondare nello sconforto. Lo stomaco di Danielle si era contratto e il battito cardiaco aumentava di secondo in secondo. Rimase immobile ad osservare le due ragazze, mentre una sensazione di calore iniziò ad affiorare dentro di sé; fu pervasa dal senso di vergogna, non immaginava di riuscire a deludersi da sola, non aveva nemmeno il coraggio di farsi guardare in faccia. Aveva commesso così tanti errori verso se stessa e sentiva di aver toccato il fondo, facendosi trovare in quella situazione imbarazzante. Non si era fatta trovare a curiosare in giro, non era con un ragazzo a perdere tempo, non era con un'amica a scherzare: era sola, con un pacchetto di patatine tra le mani, gli occhi spenti, il volto bagnato, le briciole sparse tra i capelli, la mano destra semi-unta e la pelle bianca. Di tutti i modi in cui avrebbe potuto farsi scoprire, quello era il più vergognoso e patetico. - ...Jen...- La voce flebile della quattordicenne, riempì l'aria. Non se la sarebbe cavata in nessun modo, avrebbe dovuto escogitare qualcosa, prima di degenerare totalmente. Nonostante avesse voglia di continuare a piangere, non avrebbe fatto una figura pietosa davanti a tutti. Lei non era così e non avrebbe permesso ad Alexander di rovinarla fino a quel punto. - E' morto...- Ma chi? Cosa stava dicendo? Danielle, che di bugie non sapeva per niente vivere, si stava andando ad insinuare in una situazione che non avrebbe saputo gestire, ma cos'altro avrebbe potuto fare? Di certo le parole, "il mio ragazzo non mi calcola da mesi, perché preferisce starsene nei sotterranei, nonostante stiamo da quasi 3 anni insieme, quindi sono venuta qui e ho perso il senso del tempo piangendo." non suonavano per niente; l'avrebbero punita lo stesso e avrebbero pensato che fosse una decerebrata a farsi problemi per una cosa simile. Loro erano gradi, loro c'erano, probabilmente, già passate e non ricordavano quanto potesse far male, forse. - ...Mio nonno...- Tirò su con il naso, non stava dicendo propriamente una bugia, il nonno se n'era andato qualche anno prima e la cosa continuava comunque a fare male, ma non come aveva fatto per i primi tempi. Convenne a se stessa che quella era l'unica cosa che l'avrebbe salvata da quella situazione, se solo la botola non si fosse aperta nuovamente e fosse spuntata l'ennesima carica importante di Hogwarts: Daddy E. Toobl, il suo Caposcuola. "Ma che...? Ma tutti da me stasera? Come se avessi affisso un cartello con scritto Mega party sulla Torre di Divinazione, portate da bere. Ma non hanno altri luoghi del Castello dove andare a controllare?! Non si dividono le aree...?!" Era caduta nello sconforto più totale, ringraziava la sua faccia tosta nel saper fingere con i suoi genitori, altrimenti non avrebbe retto quella conversazione. Se qualcuno dei presenti fosse stato amico di Danielle, avrebbe ceduto subito e detto tutta la verità. La presenza del Caposcuola, comunque, non aveva fatto altro che rendere la piccola Corvonero nervosa. - Ho perso mio nonno, stamane.- La voce tremolante, causata dal pianto di pochi minuti prima dell'esplosione della bomba atomica sulla Torre di Divinazione (?) della ronda dei prefetti, fece sì che tutto sembrasse vero. Gli occhi si riempirono nuovamente di lacrime, si sentiva una cretina a mentire in quel modo, si odiava da sola per essere rimasta lì qualche minuto in più e si odiava a maggior ragione per aver pianto per un idiota come Alexander. - Sono ve-e-nuuta quui...per-r...-Sospirò, cercando di calmare il respiro e farlo tornare in modo regolare, per poter riprendere una conversazione, quanto meno decente.- per sfogarmi da sola. Non avevo bisogno di doma-ande e-e- n-on v-oo-o-levo dare spiegazi-ioni a nessuno. - Prese un attimo di respiro, per riuscire a dialogare in modo cristiano. - Mi dispiace. Non mi sono resa conto che fosse scattato il coprifuoco, credevo di rientrare puntale come ogni sera. - Sbatté le palpebre e due lacrime colarono giù dal viso. Si voltò di spalle ai due Caposcuola e alla Prefetta, cercando di asciugarsele il più velocemente possibile. "Ti farò passare l'inferno, Levine, puoi giurarci, puoi giurarci." Portò le mani infreddolite sugli occhi, stropicciandoseli e asciugandoseli per bene, prima di inspirare profondamente e voltarsi verso i ragazzi. - Mi dispiace tanto.- Strinse il pacchetto di patatine vuoto, avrebbe voluto disintegrarlo, si sentiva uno schifo, ma sapeva che una mezza verità, non avrebbe ucciso nessuno. Tormentò con i denti il labbro inferiore, la decisione di levarle punti, sarebbe spettata solo ed unicamente a loro.
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