Di certo i passi altrui non potevano passare inosservati, l'eco dello scalpiccio femminile rimbombava nel nulla sbattendo sulle pareti cave della guferia dentro il quale aveva invano cercato riparo il rosso.
Non era di certo un freddoloso, ma, diavolo, quel vento avrebbe fatto raggelare persino uno dei fantasmi di Hogwarts, cosa che non sembrava scalfire minimamente la serpe che si infilò nello stesso spazio vitale di Ragnar costretto a condividerlo con la sua presenza.
Nonostante tutto non si gira, immerso nella scrittura di una riga e mezzo, per essere generosi, di lettera rivolta ai parenti, nessuno in particolare, giusto per non sciogliere il cuore di ghiaccio che si muta in pietra ogni giorno che passa dentro quella scuola.
Il micio pensa a scoprire i capelli del ragazzo, arancio come le fiamme del crepuscolo curioso come solo un gatto sa essere, gira il visetto baffuto e gli occhi ghiaccio intensi come quelli del padrone, se non fosse per la pupilla, certamente diversa da quella di Ragnar.
Cerca di ignorare brutalmente la ragazzina che è entrata nella guferia finché non parla, ancora, sospira nasalmente quasi senza rumore, eccetto un leggero sibilo quasi rappresentasse al 100% il simbolo della casata che condividono, oltre a quel pavimento, la torre, la sala comune e molti più luoghi di quanto gli piaccia ammettere, non perché non gli andasse a genio la coetanea, semplicemente per mantenere la faccia ed auto-convincersi che nessuno può e deve andargli a genio.
"lo definirei infausto destino"puntualizza con un tono piatto tentando di risultare più fastidioso possibile.