Arche'

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    laureata
    letizia schmit

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    'Arché': Arché significa propriamente "principio", "origine". Viene chiamato arché ciò che vi è di identico nelle cose diverse. Di fronte al mutare delle cose sensibili (il divenire, ovvero il cambiare, il generarsi e il distruggersi, la molteplicità e la diversità delle cose), l'arché è ciò che accuma le cose diverse, e insieme ne è la forza stessa che le produce (si parla di identità del diverso).

    'Stoichéion': Similmente all'arché, lo stoichéion è l'elemento materiale identico che si può riscontrare in ogni cosa, ma mentre l'arché si riferisce ad una uguaglianza "di concetto", lo stoichéion si riferisce all'uguaglianza materiale e fisica.

    Per i Milesi l'arché è quel principio eterno dal quale le cose si generano e in cui si corrompono. Tenendo presente che ogni cosa si differenzia, si genera e si distrugge (il mondo è composto da molteplici e diverse sostanze che si creano e mutano, distruggendosi a vicenda), la filosofia greca delle origini già si domanda quale sia quel principio che determina la diversità delle cose pur rimanendo sempre identico a se stesso.
    Per Talete, il quale gode degli onori di essere considerato il primo filosofo occidentale, questo arché è l'acqua. Tutto è composto d'acqua, le molteplici forme della materia (fuoco, terra, aria, e la stessa acqua, ad esempio) sono composte di acqua. Tuttavia quest'acqua non è da intendersi come il solo e semplice elemento che genera e compone il mare, i fiumi e la pioggia, l'acqua di Talete è un principio superiore ai semplici elementi sensibili: l'acqua di Talete è appunto il principio, l'arché, la forza sempre identica a se stessa che genera la molteplicità delle sostanze e lo stesso continuo mutare di tali sostanze (il divenire).
    Probabilmente Talete ricava l'indicazione dell'acqua come arché dall'osservazione diretta della physis (la natura materiale), dove tutto ciò che è vivo sembra abbisognare d'acqua per generarsi o semplicemente per continuare a vivere: il nutrimento dei viventi è umido, i semi che generano le piante sono umidi (come anche gli ovuli degli animali o il liquido amniotico dei mammiferi), l'acqua poi assume diversi stati, quello liquido, quello gassoso e quello solido. L'acqua è inoltre presente nei miti già come entità generatrice (ad esempio, Oceano dal quale tutto si genera, citato da Omero).
    Anassimandro, forse discepolo di Talete, riflette sempre sulla medesima tematica, ovvero la ricerca dell'arché, ed amplia di molto l'orizzonte e la complessità della risposta: per Anassimandro l'archè è l'àpeiron (=ciò che non ha forma, l'indefinito, il non particolare).
    Se Talete individua il principio che genera le diversità in qualcosa che comunque è definito (l'acqua di Talete è un per sempre una qualcosa di definito e preciso), Anassimandro replica affermando che il principio e la forza che genera il molteplice e le diversità tra le cose non può essere qualcosa di definito, ma in realtà è il 'tutto indefinito', il 'tutto molteplice', ovvero il 'brodo primordiale' in cui tutti gli elementi esistenti non hanno ancora trovato la loro forma: appunto, l'àpeiron.
    Nell'àpeiron il Tutto esistente si trova in una situazione eterna, nell'àpeiron ogni cosa si trova nella condizione della coincidenza degli opposti: ovvero, Il Tutto racchiude in se anche le cose contrarie tra loro, come, ad esempio, il giorno e la notte. Mentre nel mondo sensibile il giorno, subentrando alla notte, dissolve e distrugge la notte stessa, e così, in un eterno gioco di distruzioni conseguenti, la notte subentrando al giorno dissolve il giorno, l'àpeiron è la dimensione eterna entro la quale tutti i contrari sono custoditi in attesa di essere richiamati nel mondo degli uomini, soggetti alla legge del tempo (solo dove c'è tempo c'è mutamento, e quindi diversità e molteplicità). Ecco come l'àpeiron è il principio di tutte le cose, secondo Anassimandro.
    Da notare che per Anassimandro, l'àpeiron non genera le cose casualmente, egli parla infatti di governo dell'àpeiron, esso non è un qualcosa di cieco e insensibile, ma conoscente e vivo, intenzionale.
    Tuttavia, Anassimandro lascia in sospeso (necessariamente) la domanda attorno alla vera natura dell'àpeiron: che cos'è che permette all'àpeiron di generare e mettere in moto le diversità del molteplice? Per Anassimene, amico di Anassimandro, ciò che permette all'àpeiron di mettere in moto la diversità è la 'condensazione e la rarefazione dell'aria'.
    L'aria è quella sostanza infinita che costituisce tutte le cose. Le sostanze diferiscono tra loro per il diverso grado di condensazione dell'aria: l'aria, attenuandosi, diventava fuoco, condensandosi, diventava vento, nuvola, acqua, terra e così via, verso una 'durezza' sempre maggiore.
    Il mondo, secondo Anassimene, "è come un animale gigantesco che respira e il respiro è la sua vita e la sua anima." L'aria appare come elemento incorporeo, priva di materia, l'aria, per Anassimene, è 'il respiro del mondo', ciò che muove le cose senza essere nessuna cosa.
    Per Eraclito . Il divenire è il continuo mutare di tutte le cose da uno stato all'altro. Tutta la natura è un continuo mutare, niente permane nella stessa forma. Lo stesso vivere è un continuo mutare da una condizione all'altra, sia fisica che psichica. Pànta Rhei, tutto scorre e tutto va, incessantemente, ed è questo continuo mutare che costituisce il senso stesso del cosmo, il suo principio fondamentale, il suo significato ultimo. Per dirla come Eraclito "non ci si bagna mai nello stesso fiume e non si può toccare due volte una sostanza sensibile nello stesso stato".
    In sostanza, anche di fronte alla realtà delle cose che ci sembrano immutabili (ad esempio le roccie) dobbiamo sempre tener presente l'azione mutante del tempo e dei suoi agenti (tutte le cose invecchiano, o anche solo il fatto che tutta la materia, come diremmo oggi seguendo i principi della meccanica quantistica, è in continuo e imperscrutabile movimento).
    Il divenire, per Eraclito, costituisce il principio sul quale poggia il mondo, è l'arché. Ciò che vi è di identico e non muta, nell'ambito del mutare di tutte le cose, è lo stesso mutamento. Ogni cosa, infatti, si trova, ad un certo punto della sua esistenza, in una situazione per la quale essa è opposta a tutte le altre, ogni cosa è tutto quello che non è altro (ovvero, è tutto cìò che è). Per essere qualcosa ogni cosa ha quindi bisogno del molteplice per ricavare la sua specificità dal confronto con le altre cose.
    L'opposizione tra i contrari. Dunque, ogni cosa è ciò che è proprio perché ha delle altre cose che ne delimitano l'essenza (sappiamo che è giorno perché conosciamo la notte: quindi definiamo il giorno come ciò che si oppone alla notte, se non ci fosse la notte, non potremmo sapere cosa è il giorno). Eraclito afferma che non esisterebbe luce senza buio, salute senza malattia, sazietà senza fame, ogni cosa raggiunge la sua definizione dal confronto con le altre.
    La definizione di lògos è un elemento fondamentale nello sviluppo della filosofia occidentale: assieme al concetto di divenire costituisce il filo conduttore di tutto il pensiero successivo ad Eraclito.
    L'idea che sta dietro alla definizione di lògos è la credenza tipicamente filosofica che debba esistere una legge capace di definire e prevedere il caos apparente nel quale fluttuano le cose in divenire. Questa legge è il fine verso cui tende ogni sistema filosofico in quanto ricerca della verità: la filosofia indaga il mondo per portare alla luce la legge eterna e incontrovertibile del lògos.
    Secondo Eraclito, tutti, in sé, hanno il lògos, ma non tutti lo sanno, ovvero tutti sono intrinsecamente portatori della logica dell'universo, essendo gli uomini il prodotto di tale logica, ma non a tutti è dato di conoscere questa logica. Al mondo vi sono due tipi d'uomini: i dormienti, che non percepiscono il lògos perché si fermano alle apparenze, e gli svegli, i filosofi, che chiedendosi il perché delle cose, diventano partecipi del senso nascosto delle cose. Il numero dei dormienti supera di gran lunga quello degli svegli, da ciò si può capire che la filosofia si pone, per Eraclito, contro la mentalità comune in senso prevalentemente elitario.

    Un compendio della filosofia occidentale sulla quale si basa il nostro pensiero

    letizia schmit






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    Nell'àpeiron il Tutto esistente si trova in una situazione eterna, nell'àpeiron ogni cosa si trova nella condizione della coincidenza degli opposti: ovvero, Il Tutto racchiude in se anche le cose contrarie tra loro, come, ad esempio, il giorno e la notte. Mentre nel mondo sensibile il giorno, subentrando alla notte, dissolve e distrugge la notte stessa, e così, in un eterno gioco di distruzioni conseguenti, la notte subentrando al giorno dissolve il giorno, l'àpeiron è la dimensione eterna entro la quale tutti i contrari sono custoditi in attesa di essere richiamati nel mondo degli uomini, soggetti alla legge del tempo (solo dove c'è tempo c'è mutamento, e quindi diversità e molteplicità). Ecco come l'àpeiron è il principio di tutte le cose, secondo Anassimandro.
    L'APEIRON=DIO,La VERITA' assoluta.
     
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