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| Quando udì la voce della figura che si stagliava contro il cielo oscuro apprese che si trattava di un ragazzo, poteva forse essere un corvonero? Dubitò che potesse realmente essere un suo concasato, ma allo stesso tempo aveva molte difficoltà ad immaginarsi qualcuno di una qualsiasi altra casata, lì, su quella torre, a quell'ora. Un sorrisino le nacque sul viso mentre allungava la mano verso la bacchetta, stringendola con forza: dubitava che qualcuno potesse essere così sprovveduto da mettersi a duellare nell'ora del coprifuoco, ma tenere in mano la sua fidata compagna la faceva sentire a suo agio. Certo, non la vedi la spilla? Domandò sarcastica tentando di trattenere una risata arcigna. Con tutta sé stessa sperò che quel ragazzo la lasciasse in pace, potevano parlare, certo, ma la voglia di scagliare incantesimi era men che nulla. Perché, effettivamente, avesse dato quella risposta, non lo sapeva nemmeno lei, eppure l'aveva fatto con una naturalezza tale da sembrarle eccessivamente insolito. Si avvicinò lentamente a lui, tenendosi vicina alla parete. Che ci fai qui a quest'ora? Domandò con un tono che le si appropriava decisamente più rispetto al precedente. Cominciò a maledirsi per essere uscita dal dormitorio a quell'ora e quasi quasi, in quel momento, il sonno l'avrebbe ritrovato senza troppi problemi, pur di non ritrovarsi in situazioni spiacevoli. Si sentiva agitata ma allo stesso tempo sicura di sé, un pensiero la portò dalla sua casata, ai volti delusi delle prefette e a quello infuriato del caposcuola. Un senso di colpa la invase senza che avesse ancora fatto nulla e, costretta dal suo buon senso e dall'amore che privava nei confronti della sua casata, riprese a parlare. Non so tu, ma non cerco guai, inoltre non sono né una prefetta né una caposcuola. Forse aveva appena peggiorato la situazione, ma confidò, fino all'ultimo momento, nel contrario.
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