+Dark & Gothic Lolita+

Eternal Passion Capitolo 9

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view post Posted on 31/8/2016, 18:11
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Eternal Passion-CAPITOLO 9

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La sera seguente Lestat si vestii elegante per il debutto del suo Jean Daniel.
Era agitato ed eccitato al tempo stesso.
Si sistemò per l’ennesima volta la cravatta e la fermò con una spilla di platino e diamanti, poi si decise ad uscire dalla sua stanza.
Mentre scendeva di sotto si ritrovò dinnanzi a Louis che lo fissò curioso.
“Che eleganza! La tua vita sociale ultimamente è molto ricca di eventi…”
“Non immagini quanti…” lo superò di qualche scalino ma Louis lo seguii.
“Teatro?”
“Perché sei così interessato ai miei impegni?”
“Oh chiedo venia Vostra Maestà se vi ho tediato con le mie domande, non lo farò più, buona serata…”e senza dargli modo di ribattere lo baciò cogliendolo all’improvviso e bloccandolo sul corrimano della scala.
Lestat provò un ondata di calore nel petto che scese dritta alle sue parti intime.
Quando Louis si staccò da quel bacio gli sorrise e salii al piano di sopra fischiettando.
Lestat era sconvolto.
Non era da Louis comportarsi a quel modo…
Un leggero senso di colpa gli invase il cuore, ma poi il taxi arrivò e si precipitò fuori dal castello.
Non notò che qualcuno dietro di lui lo stava osservando….
Diede al taxista l’indirizzo del Thèatre 347 e quando arrivarono si stupii di trovare già la fila all’ingresso!
Lo spettacolo aveva fatto il tutto esaurito e fra il pubblico c’erano noti esponenti dell’industria musicale classica.
Lestat si mise in fila, stringendo in mano il suo invito.
Il manifesto della serata aveva dedicato una bellissima foto a Jean col suo amato violino.
Lestat si sentii così orgoglioso!
Quando fece il suo ingresso ne teatro ormai quasi tutto gremito , vide l’orchestra cominciare a salire sul palco e Jean gli fece cenno di avvicinarsi.
Era bellissimo coi capelli corvini legati dietro la nuca, un completo elegante ed il violino lucido.
“Sei arrivato!”
“Non potevo mancare! Sono così orgoglioso di te….”
“E’ solo grazie a te se sono giunto fino a qui! Non potrò mai ricambiare abbastanza….”
Lestat lo trascinò dietro il sipario e lo zittì con un bacio furtivo.
“Smettila di dire così, lo sai quanto conti per me…ed ora vai a riscaldarti , io ti guarderò dalla balconata di sinistra…” gli sorrise poi andò a raggiungere il suo posto riservato.
Lo spettacolo cominciò alle 21 in punto e sarebbe durato fin dopo la mezzanotte.
Lestat si appassionò alle melodie, per un attimo rivide il suo caro Nicolas suonare sul palco!
Jean riscosse molto successo, più volte il pubblico lo applaudii nel corso della serata.
Nella pausa del secondo atto Lestat si recò nel suo camerino
“Sei fantastico! Li hai stregati!”
“Mamma che emozione Lestat! Il cuore sembra che voglia scoppiarmi nel petto! E’ un sogno diventato realtà!”
“Ora sta a te mandar avanti il tuo sogno…Io devo assentarmi brevemente per un impegno imprevisto, ma…”
“Cosa? Te ne vai?”
“No!...Cioè…per poco., ma sarò di ritorno per la fine , anzi di sicuro prima!”
Il ragazzo si rabbuiò.
“Hey, Jean…ritorno…” lo baciò stringendolo forte a se e poi uscii giusto in tempo per incontrare Gèrard.
“Ah eccovi qui! Vi stavo cercando ovunque!”
“Possiamo andare?”
“Il pubblico sta riprendendo posto a sedere, andiamo ora o non avremo altre occasioni senza insospettire qualcuno…”
Lestat annuii e l’uomo gli fece strada oltre le quinte, dopo il magazzino, ed infine giunsero nel deposito scenografie.
“La botola si trova sotto un armadio in un angolo, laggiù!” indicò Gèrard.
Lestat lo trovò subito e con l’aiuto dell’uomo, finse di sforzarsi per spostarlo.
La botola era di circa un metro quadrato e per aprirla vi era un chiavistello chiuso con un lucchetto.
Prima che potesse dire una parola Gèrard gli consegnò la chiave.
Con mani tremanti per l’eccitazione Lestat aprii il lucchetto arrugginito e tirò il chiavistello con uno strattone e poi sollevò la botola.
Una folata di aria gelida uscii dall’apertura.
Il fondo era avvolto nell’oscurità.
Gèrard gli consegnò una torcia a Led.
“Ci sono le scale, mi segua!” e con molta lentezza dovuta all’età, Gèrard si calò nel buco fino a posare i piedi sui gradini impolverati.
Lestat, ben più agile di lui, si limitò a seguirlo.
Accesero le torce e con la luce rischiararono ciò che sembrava essere un tunnel.
Lo seguirono per circa 10 metri poi si ritrovarono in una stanza immensa, che Lestat riconobbe all’istante!
La catacomba con l’alta scalinata dove un tempo viveva Armand coi suoi seguaci!!
Sull’ampia parete ancora annerita dal fumo dell’incendio vi erano i loculi vuoti.
Parte del corrimano della scalinata era stato distrutto dal fuoco, alcune rocce erano crollate.
Sul pavimento vide ancora dei brandelli sdi stoffe colorate, alcuni copioni riportanti le battute di alcune rappresentazioni, ma i mobili erano tutti andati distrutti.
“Mio Dio…non credevo fosse rimasta intatta..” sibilò sconvolto e con la mente invasa dai ricordi.
“La parte ad ovest è crollata impraticabile, ma verso sud si può accedere alle celle..” si intromise Gèrard illuminando un altro corridoio.
“si…mi dia solo un paio di minuti…” rispose aggirandosi per la stanza, spostando con lo stivale i detriti che invadevano il pavimento.
Trovò candelabri spezzati, altri fogli, libri semi bruciati e quando si spostò nell’angolo più buio sul lato destro della scalinata, vide nella parete una parte crollata che aveva creato un’apertura permettendo così di intravedere un’altra stanza.
Lestat troppo curioso si infilò nell’apertura nonostante il signor Gèrard lo stesse pregando di non farlo.
“Monsieur! Potrebbe esser pericoloso! Potrebbe crollare tutto!”
Ma il vampiro era già intento ad esplorare quella nuova stanza che si rivelò intatta!
“Morte misericordiosa, il fuoco non c’e’ arrivato in questo luogo, o sono i miei occhi che mi ingannano?” sussurrò allibito.
La stanza conservava ancora dei dipinti sulle pareti, angeli, putti, dame e folletti.
Lestat li illuminò studiandoli e riconobbe la mano che li dipinse.
“Armand…queste opere…sono sue!” sfiorò con mano tremante il viso di un giovane angelo addormentato sotto un albero.
“Mio Dio! Se solo potesse vederli!” sussurrò., poi ebbe un’idea.
Si ricordò del cellulare nuovo che suo figlio Viktor gli aveva regalato e lo tirò fuori dal cappotto.
Ricordava come usare la videocamera e l’azionò cominciando a scattare foto in sequenza mentre Gèrard lo osservava al di là de buco nella parete.
“Questo era il suo studio…”
Illuminò una libreria ormai marcia, molti volumi erano caduti in terra, altri erano immersi in pozzanghere d’acqua, infiltratasi da chissà dove.
Anche qui trovò candelieri e fogli, addirittura un vaso ancora integro!
Si avvicinò alla scrivania ricoperta di polvere e detriti e la illuminò.
Carte, disegni, persino il Registro dei proventi del teatro! Altri libri impilati l’uno sull’altro…
Poi si accorse che uno dei cassetti era semi aperto!
Spostò la torcia nella mano sinistra e con fatica aprii il cassetto oemai scardinato e così marcio che si ruppe nelle sue mani facendo cadere in terra tutto ciò che conteneva.
“Dannazione!” imprecò chinandosi per raccogliere gli oggetti: un tagliacarte, un timbro per cera lacca, con la lettera “A” incisa in stile gotico, appartenente di sicuro ad Armand.
Lestat lo infilò in tasca, poi altri fogli, bozzetti, riviste.. e sotto tutto ciò, un’agenda rilegata in pelle!
La prese ripulendola dalla polvere e con molta attenzione la aprii, e le prime parole che lesse lo sconvolsero!
“…Il diario di Armand....”
Lo fissò con reverenza, sfogliandolo piano, riconoscendo in quella scrittura minuta ed elegante i nomi di Marius, Louis, Claudia…ed il Suo!
Infilò anche quello nella tasca interna del cappotto, e poi in un angolo vide una nicchia.
Si avvicinò piano e la illuminò trovandovi infilata una bara!
Ancora intatta seppur coperta di ragnatele e polvere.
Scattò altre foto e solo quando fece per tornare da Gèrard notò una porta in un angolo.
“Monsieur la prego stia attento!”
Non gli diede retta.
Si diresse con passo deciso alla porta ed afferrò la maniglia per aprirla….
E ci riuscii ritrovandosi in un corridoio semi crollato ma a lui fù subito famigliare.
Ricordò di averlo percorso quella notte, due secoli prima quando chiese ad Armand di aiutarlo a punire Louis e Claudia!
Lo stesso corridoio dal quale udii provenire le urla della bambina e di Madleine mentre le facevano prigioniere…Lo stesso corridoio in cui Santiago e gli altri vampiri trascinarono la bara in cui venne rinchiuso Louis…
E mentre accadeva tutto ciò, lui era chiuso con Armand nel suo studio..e non fece nulla per impedirlo.
Una lacrima gli rigò il volto e l’asciugò prima che Gèrard potesse notarla.
Illuminò il fondo del corridoio ed oltrepassò la porta.
“Monsieur non proseguite vi prego! Può essere pericoloso!”
“Gèrard state pure lì se vi sentite al sicuro, ma devo proseguire…”lo zittì.
L’uomo sbuffò e con non poca fatica lo raggiunse aiutandolo a far più luce.
“E’ tutto crollato da quella parte!” si lagnò.
Ma Lestat stava già percorrendo il corridoio in pietra.
A Gèrard parve di udire un rumore. Si fermò per controllare e Lestat si voltò anch’esso.
“Cosa c’e’?”
“Mi sembra di aver udito qualcosa….”
“Saranno i topi …” concluse proseguendo sino a quando ritrovò dinnanzi a se una parete con un grosso buco aperto.
Gli si bloccò il respiro .
Li’ era dove avevano seppellito Louis in una bara per poi murarlo vivo!
Le sue urla gli tornarono alla mente risuonando acute come quella maledetta notte.
Sfiorò con una mano alcune pietre che si sgretolarono , poi si voltò ritrovando mezzo soffitto crollato, lo scheletro rimanente di una scalinata che conduceva al palco…e poi, nell’angolo più buio , quasi nascosta dai ruderi caduti, una piccola porta di legno scardinata a metà.
Lestat la illuminò e si coprii la bocca per non mettersi ad urlare, riconoscendo anche quella stanza…così diversa dalle pareti del teatro , di forma rotonda….la torre in cui rinchiusero Claudia condannandola a morte!
Lestat ebbe un giramento di testa e si addossò alla parete mentre Gèrard lo sostenne.
“Monsieur vi sentite male? Forse è meglio uscire da questo luogo.!”
“No!!” urlò il vampiro liberandosi da lui con una scatto “…non ancora…”
Tirò un lungo sospiro e poi tolse di peso ciò che restava di quella porticina facendola fracassare sul pavimento.
Varcò la soglia di quel luogo che non aveva mai osato guardare.
La parte finale di un’antica torretta/prigione senza alcuna finestra, alta 15 metri ed al posto del soffitto…una grata dal quale si vedeva il cielo stellato e parte della luna.
La stessa grata dal quale Claudia però vide anche sorgere il sole che la arse viva…
Lestat si accasciò in ginocchio sul pavimento.
Gli parve persino di vedere le due statue di cenere descritte da louis…
E sul pavimento, tra polvere, foglie, uccelli morti, vi erano ancora un po’ di quelle ceneri…
Si sentii rabbrividire.
E poi, percepii qualcosa di strano nell’aria, uno spostamento veloce alle sue spalle ed una voce che pronunciò una frase:
“Perché sei venuto a cercare questo luogo proprio ora??”
Lestat si sentii raggelare.
Si alzò lentamente e quando si voltò Louis era in piedi dinnanzi a lui, con gli occhi colmi di lacrime e brucianti di odio.
“Louis….ma come….”
“Ti ho seguito mio caro Creatore, volevo vedere cosa ti stesse tenendo così lontano dal castello e da tutti gli eventi che vi si stanno tenendo…ero sicuro tu avessi un amante, e stanotte ne ho avuto la conferma…ma la tua ossessione, che ti ha spinto a cercare questo luogo maledetto! Perché sei venuto qui Lestat? Che senso ha ora tutto questo?”
Lestat lo fissò sconvolto.
“Non ho risposte per le tue domande…non credevo che esistesse ancora così tanto di questo luogo, e non so nemmeno dirti perché era così importante per me rivederlo…però ha risvegliato molti ricordi, ne sono turbato, ma ho anche capito molte cose….”
Uscii dalla torretta e vide Gèrard tremante in un angolo.
“Perché lo hai spaventato? Lui non centra nulla…”
“Lui sa tutto Lestat! Conosce ciò che accadde quella notte, non possiamo lasciarlo andare!” Concluse con tono infuriato il vampiro
Lestat stentò a riconoscere il suo adorato , timido , mite Louis.
“Pagherò per il suo silenzio,posso ipnotizzarlo e fargli dimenticare tutto lo sai! Ma ora, dimmi..perchè [ mi hai seguito? Perché proprio questa notte?”
Louis distolse lo sguardo.
“Non lo so….”
“Ma che vuoi dire scusa?”
“Lestat ero curioso…io…volevo sapere che aveva rubato il cuore del nostro Principe…ero preoccupato…”sibilò.
“Preoccupato? E di cosa?”
“Per te! Per noi…insomma…è UMANO Lestat!”
“Hai incontrato Jean?” si allarmò.
“No, tranquillo, ho solo assistito al suo debutto in teatro…”
“Dobbiamo andarcene da questo posto…”
Si voltò e si diresse verso Gèrard che tremava ancora e trasalii quando avvertii le braccia di Lestat sollevarlo.
“Tranquillo Gèrard, torniamo di sopra…”
Detto ciò ripercorsero la strada a ritroso fino a ritrovare le scale e la botola.
Risalirono tutti e tre poi Lestat richiuse il chiavistello.
“Gèrard la ringrazio del suo prezioso aiuto sono certo che non dirà mai a nessuno ciò che ha visto questa notte vero?”
L’uomo annuii ancora sconvolto.
Lestat estrasse un libretto degli assegni e ne compilò uno, poi lo staccò e lo posò davanti a Gèrard che, seppure tremante, lo afferrò spalancando gli occhi nel leggere la cifra riportata.
Uscirono poi dal deposito, in silenzio, mentre Gèrard li riconduceva al teatro 347.
Si udii il suono della musica e Lestat fu lieto che il concerto non fosse già terminato.
Riprese il suo posto nella balconata e Louis gli si sedette accanto.
Ora i suoi occhi erano tornati del loro colore naturale, ma sul viso aveva l’espressione del dolore riacceso.
Lestat intravide Jean dietro il sipario mentre si riscaldava in attesa di uscire sul palco per il pezzo finale.
Gli parve di rivedere Nicolas alle sue prime esibizioni, agitato ed impacciato, ma una volta che metteva mano all’archetto usciva il genio che c’era in lui.
Jean si inchinò e vide Lestat, gli sorrise ma poi notò un altro giovane accanto a lui.
Iniziò la sua sinfonia “Il trillo del diavolo” e chiuse gli occhi per concentrarsi sulle note.
Lesta lo fissava estasiato.
“…E’ bravo quanto lo era Nicolas?” domandò Louis cogliendolo di sorpresa.
In tutti gli anni vissuti assieme non gli aveva mai parlato di Nicolas se non in brevi cenni.
“…Si, lo è, ma più sano di mente..” sorrise
“Conservi ancora il suo Stradivari?”
Lesta lo guardò diffidente.
Perché tutte quelle domande su Nicolas? E perché proprio in quel momento?
“Se ti riferisci al violino col quale destai la Regina Akasha..si ce l’ho ancora…in un luogo sicuro…”sussurrò tornando a seguire la sinfonia.
“Lo sai vero che quel ragazzo non è il tuo compianto Nicolas de Lenfent?”
Lestat si voltò di scatto verso Louis ed in un impeto d’ira lo afferrò per il collo e lo sbatté contro una colonna della balconata.
“Cosa stai cercando di dirmi Louis?” sibilò a denti stretti.
Il vampiro dai capelli scuri sorrise e si liberò dalla morsa del suo Principe.
“Forse hai già capito perfettamente cosa voglio dirti monsieur de Lioncourt..ti sei fissato con Jean perché somiglia moltissimo al tuo povero perduto violinista, ma quel ragazzo è umano! Ha un futuro dinnanzi a se, e tu sai bene cosa succede quando un umano entra a far parte della nostra esistenza….o impazzisce e si suicida, oppure ci implora di dargli il Dono Tenebroso…sei davvero sicuro che per lui sia tutto diverso?”
Lestat gli tolse le mani di dosso.
Louis diceva il vero.
Tutti gli umani che avevano incrociato la loro strada…erano morti od erano stati tramutati in vampiri.
Ricordò Bianca Solderini, la cortigiana di Venezia trasformata da Marius, Daniel Malloy, il giornalista che aveva intervistato Louis trasformato in seguito da Armand, o Jesse Reeves, discendente dei Maharet, trasformata da sua zia , o il suo amico David Talbot Generale Superiore del Talamasca, reso immortale proprio da Lestat, ed i due protetti di Armand, Benji e Sybelle, trasformati da Marius…Infine il suo stesso figlio biologico, Viktor e la sua amata Rose…Immortali anche loro grazie a lui.
Lestat si accasciò sulla poltrona.
“Vedo che ci siete arrivato Vostra Altezza.” Continuò Louis inginocchiandoglisi dinnanzi” Vale davvero la pena di rovinargli la vita, solo per un tuo ennesimo capriccio di lussuria? Lestat, ti prego, lascialo andare finchè sei ancora in tempo…”
Gli applausi della folla li colsero di sorpresa facendoli entrambi trasalire.
Louis si rialzò e porse una mano verso di lui:
“Torniamo a casa….”
“Ma..non posso sparire così….gli ho fatto delle promesse.”
Louis sospirò ritraendo la mano e dirigendosi all’uscita.
“Fa come meglio ritieni.. ma fallo in fretta…” uscii lasciandolo solo mentre tutto il teatro era in visibilio per Jean Daniel.
Attese che la folla si complimentasse con lui, che gli facessero foto ed interviste, e poi lo vide arrivare radioso.
“Oh Lestat! E’ stato un successo! Un’emozione mai provata!”
Gli sorrise mentre si avviavano verso l’uscita del teatro.
“Ti sei dovuto assentare a lungo prima…” disse cogliendolo di sorpresa mentre Lestat stava fermando un taxì.
“Non…capisco…”
“Ma si…prima quando mi hai detto che ad un certo punto della serata saresti dovuto andar via per un impegno , ricordi?”
“Ohh..si, è vero..bhe sono mancato poco piu’ di un’ora…”
Salirono sul taxi e Lestat gli diede l’indirizzo di Jean.
“Quel ragazzo….” Sibilò con timidezza.
“UUHM?”
“Si…quel bel ragazzo moro che era con te sulla balconata…lo conosci?”
Lestat sospirò non sapendo cosa fosse meglio rispondergli.
“E’ un amico di vecchia data…”
“Ah, capisco…mi è sembrato un po’…alterato mentre ti parlava…”
Lestat lo guardò spalancando gli occhi.
“Anche se suonavo, nelle pause ho rivolto spesso lo sguardo verso di te, ho visto molta….tensione fra di voi…è forse…per colpa mia?”
“Non dire sciocchezze Jean! Abbiamo solo avuto una piccola divergenza di opinioni…gli passerà.”
Jean annuii poi posò il capo sulla sua spalla e crollò esausto.



Edited by Valene - 13/11/2018, 16:04
 
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