Could you understand the beauty of the Beast?

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Mary_Evans
view post Posted on 25/7/2016, 11:16




I giorni trascorrevano inesorabili, le stagioni si avvicendavano con cadenza regolare e di conseguenza alla primavera era seguita l’ estate ed insieme ad essa erano giunte le vacanze estive per gli studenti di Hogwarts. Mary era davvero felice di poter trascorrere i tre mesi successivi nella fattoria con la zia ed i cugini, poiché cominciava ad abituarsi alla nuova vita che si era ritrovata a condurre nel nord della Scozia. Le sembrava tutto ancora un sogno: possedere così tanti animali, avere un cane, un cavallo tutto suo e vivere in mezzo ai boschi lontana dal resto dei Babbani; aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato e riceverlo tutto assieme senza che le venissero richiesti enormi sacrifici in cambio, le facevano sempre provare una leggera inquietudine di sottofondo. Temeva che tutto ciò che aveva di bello potesse svanire con la velocità con cui si era avverato e perciò si imponeva di vivere sempre tutto al massimo, in modo tale da non avere rimpianti se e quando avrebbe dovuto abbandonare quel posto a lei tanto caro. Ma lasciamo da parte questi tristi pensieri che si affacciano nella mente della giovane Corvetta nei momenti di malinconia e concentriamoci invece sulla giornata che stava trascorrendo, piuttosto piacevolmente.
Quella mattina era stata svegliata dalle luci dell’ alba che filtravano attraverso le persiane semiaperte della sua camera, aveva fatto un abbondante colazione a base di puncakes ai mirtilli e succo di arancia. Poi aveva indossato un paio di pantaloni lunghi e neri piuttosto aderenti ma elasticizzati e una maglietta bordeaux; infine si era precipitata nella stalla. Dopo aver riordinato le selle ed aver pulito le stalle, sellò Desperado ed insieme galopparono attraverso i boschi circostanti la fattoria fino a raggiungere il piccolo lago; lasciò dissetare l’ animale mentre lei si sedette ad ammirare la superficie liscia dello specchio d’acqua.

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Di certo quel laghetto non era tanto bello ed suggestivo quanto quello che aveva dovuto abbandonare in Irlanda, ma era comunque in grado di farla rilassare e di donargli dei piacevoli momenti di pace con cui allentare il peso delle paure che le gravavano sul cuore. Percorse con lo sguardo tutta il perimetro del bacino d’ acqua alla ricerca di qualcosa, che nemmeno lei sapeva cosa fosse ma che comunque non riuscì a trovare. Da un paio di settimane accadevano strani eventi lungo le rive dell’ insignificante lago; infatti Mary vi si recava quasi ogni giorno per lasciar abbeverare Desperado ed all’ inizio aveva scorto una macchia nera emergere dalle acque. Man a mano che il tempo passava, quella macchia aveva assunto sempre più la forma di un cavallo nero, con la criniera e la coda aggrovigliata dalle alghe e dai sassolini presenti sul fondo del lago. All’ inizio la creatura si teneva a debita distanza dagli inaspettati visitatori, ma ad ogni giorno che trascorreva si avvicinava sempre di più. Era ormai da un paio di giorni che l’ essere si teneva ad una distanza di 5 metri dai due avventori, scrutandoli ed abbassando il muso per qualche secondo verso l’ acqua.
Mentre la ragazzina era ancora intenta a ripensare agli eventi dei giorni precedenti, l’ acqua cominciò ad incresparsi prima ed a ribollire poi, finché la creatura non emerse dall’ acqua rimanendo sopra al livello di essa fino alle giunture. Emerse lontano dalla riva, ma con un sinuoso movimento si fece più vicina fino a portarsi a pochi metri dal cavallo che la osservava, con le orecchie tese verso di lei. Con un movimento flessuoso e serpentino spinse il collo attraverso la superficie in direzione del purosangue; l’ acqua vi scivolava leggera e agilmente come stesse scorrendo a contatto con una sostanza impermeabile. Mary ora poteva distinguere il muso dell’ essere e si accorse che questo si presentava parzialmente decomposto e leggermente tumefatto, pregno del liquido in cui viveva, gli occhi erano di un bianco vitreo ed opalescenti, come avvolti da una membrana che impediva ai raggi solari di raggiungere direttamente il bulbo oculare. Nel complesso, presentava più un aspetto simile a quello di un cavallo affogato che aveva iniziato a decomporsi nelle profondità dello specchio d’ acqua. La corvetta sentì un brivido di disgusto e di paura scenderle lungo la schiena ma sebbene non riuscisse a spiegarsi come, trovava quell’ essere grottesco in qualche modo affascinante, se ne sentiva attratta e cominciava a percepire un improvviso impulso ad avvicinarsi alla creatura per poterla osservare più da vicino. Si alzò da terra e cominciò a muovere i primi passi verso i due animali quando Desperado, dopo aver annusato per un breve istante l’ aria, si ritrasse imbizzarrito; dopo aver scosso bruscamente la testa a destra ed a sinistra, il cavallo si girò nella direzione opposta e cominciò a galoppare rintanandosi nei boschi. Mary, destata dallo stato di ipnosi che l’ aveva momentaneamente sopraffatta, seguì con lo sguardo i movimenti del suo fidato compagno ed improvvisamente spiazzata, cominciò ad inseguirlo, chiamandolo a gran voce. Giunta sul limitare del bosco si voltò un’ ultima volta in direzione del lago, giusto in tempo per vedere le orecchie della creatura immergersi, prima di sparire completamente.

La ragazzina corse e corse attraverso i boschi, chiamando a gran voce il nome del cavallo che era sparito ormai da parecchio tempo dalla sua visuale. Era esasperata ed arrabbiata con Desperado; a causa del suo gesto non aveva potuto avvicinarsi alla creatura che ormai l’ ossessionava da settimane, proprio ora che l’ aveva in pugno! Niente, l’ animale non accennava a tornare da lei ed ormai cominciava ad essere tardi; se la zia non l’ avesse vista ricomparire in pochi minuti, si sarebbe preoccupata e di sicuro non le avrebbe più permesso di avventurarsi per i boschi da sola. Rassegnata, tornò alla fattoria dove trovò Desperado all’ interno del proprio box: come una scema non aveva pensato al fatto che un cavallo spaventato torna nella sua stalla! In fretta e furia gli tolse sella e redini e dopo avergli spazzolato il pelo per eliminare le foglie ed i rametti secchi rimasti impigliati nel suo manto, riempì d’ acqua l’ abbeveratoio e mise del fieno fresco nella mangiatoia. Poi si diede una veloce ripulita e tornò in casa. Si fece una doccia veloce ed indossò un paio di jeans blu scuro, una felpa nera ed il suo inseparabile giubbotto chiodo. Poi corse in cucina dove la zia la salutò cordialmente : “Oh Mary finalmente sei tornata! Su sbrigati che dobbiamo andare allo zoo a portare il pranzo a Justin!”, concluse ficcandole in mano una busta color marrone in cui erano presenti due sandwich ai gamberetti e rucola ed una succosa mela rossa.
Poi la donna la prese gentilmente per mano ed insieme andarono in mezzo al giardino, dove si fermarono. La zia chiuse gli occhi ed abbassò il capo, per concentrarsi al meglio sulla loro meta senza essere distratta da alcuna interferenza esterna. Ormai possedeva una certa esperienza in fatto di Smaterializzazione ma ogni volta che doveva partire assieme alla nipote, aveva sempre paura di sbagliare qualcosa e di farle del male; cosa di cui avrebbe sofferto enormemente per il resto della sua vita. Mary strinse con più forza la mano della tutrice e qualche istante dopo, Ashley compì un girò su se stessa ed entrambe sparirono dalla radura. Sentì la sensazione di vuoto e di compressione farsi viva attorno a lei, una sensazione che ormai aveva imparato a non temere ed a sopportare senza dare di stomaco una volta giunta a destinazione.

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Ricomparirono davanti agli enormi cancelli in ferro battuto su cui troneggiava la scritta a lettere cubitali “The First National Magical Zoopark of London”. Sui due pilastri che affiancavano il cancello, si ergevano due meravigliosi grifoni rampanti scolpiti egregiamente nel marmo ed incantati affinché si muovessero proprio come i loro corrispettivi reali. : “Allora, che te ne pare? Di statue come quelle non ne trovi molte in giro. Sono state donate allo zoo da tuo zio in persona. Sai, nel nostro viaggio alla ricerca di manufatti magici delle popolazioni antiche del Sud America siamo stati attaccati da un gigantesco giaguaro scavato nella pietra, posto a difesa di una piramide in cui erano custoditi un gran numero di tesori Maya. Fortunatamente siamo riusciti a scamparla e tra i vari oggetti rinvenuti abbiamo trovato anche una pergamena che consentiva di tramutare una statua in un animale in grado di muoversi. Non ti dico che faticaccia tradurre quelle poche righe! ”, sospirò mentre i suoi occhi ancora brillavano al ricordo di quelle meravigliose avventure in terre inesplorate. : “Certo che i Maya erano una popolazione davvero affascinante, ti rendi conto di cosa sono stati in grado di fare? Chi ha bisogno di armi per difendersi quando hai a tua disposizione un giaguaro in pietra di due metri e mezzo?! Sfortunatamente gli indigeni non si aspettavano il tentativo di invasione da parte dell’ uomo bianco e perciò quei bestioni venivano utilizzati esclusivamente per difendere i templi dediti al culto della dea Ixchel, la dea giaguaro dell'ostetricia e della medicina. È per tale motivo che questi sono uno dei pochi esempi di luogo di culto che sono giunti a noi pressoché intonsi e sono uno dei posti più pericolosi in cui ci si possa avventurare.”. Mentre la zia raccontava quei vecchi aneddoti di gioventù, le due donne si avventurarono all’ interno dello zoo, dirette verso la radura dei quadrupedi, zona in cui Justin era stato da poco assunto come stagista.



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Edited by Mary_Evans - 25/7/2016, 13:09
 
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MaAryanne
view post Posted on 27/7/2016, 21:09




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Una fresca mattinata estiva, che quasi le mise voglia di iniziare a sorridere, che si spense lentamente con il passaggio delle ore successive. Si alzò al sorgere del sole e decise di rimettere a posto il disastro della sera prima, casa sua aveva tutta l'aria di una stalla; era decisamente il momento di dare una risistemata. Decise prima di tutto di farsi una doccia, con acqua gelata, per riuscire a mantenere un minimo di freschezza addosso a quel corpo, che per via delle temperature, ormai non si capiva se fosse sudato o semplicemente iniziasse a sciogliersi. Finita la sua doccia mattutina si avvio nella cucina, fermandosi per qualche istante davanti alla finestra, osservando con orgoglio il proprio giardino, ormai libero da erbacce e dai brutti gnomi che avevano deciso di prendere pianta stabile nel suo giardino. Aveva passato intere giornate ad usare quelle orride bestie come fosse ad una gara di "lancio del martello". Con il braccio sinistro aveva fatto roteare in aria gli gnomi e poi li aveva lasciati nel giardino vicino, in fondo era circondata da case babbane che nemmeno curavano il proprio spazio verde, perchè avrebbe dovuto importarle?
Alla fine puntò il frigo, per andare a cercare qualcosa che avesse almeno una qualche parvenza di cibo, afferrò un pacco di latte, richiudendo quell'ammasso di lamiera e ferro che conteneva una sola bottiglia d'acqua e un pacchetto Roast beef, già cotto. Si spostò nel lato destro della cucina, dove, tanti piccoli scaffali erano appesi nella parte più alta del muro, tanto che per riuscire ad aprilo e ad afferrare una semplice scatola di cereali, dovette mettersi in punta di piedi. Afferrata la sua modesta colazione nemmeno si sedette al tavolo, prese una ciotola trovata sopra al lavandino e ci versò entrambi gli ingredienti e cominciò a mangiare.
Finita la colazione decise di mettersi dei vestiti addosso, togliendosi quei due asciugamani da dosso. Entrambi finirono su una delle sedie libere in cucina, dopotutto non aveva ospiti da parecchio tempo e di certo non sarebbe stato quel giorno a cambiare qualcosa. Arrivata nella sua camera, decise di mettersi un corpetto nero e blu, la parte davanti, partendo dal seno, era ornata da un sottile nastrino che percorreva buona parte del busto, intrecciandosi tra se, lasciando esposta la pelle chiara del collo e le spalle, subito sotto un paio di pantaloncini corti neri, dove, ogni bordo, era ornato da piccole ornature in pizzo e qualche strappo qui e la. Ai piedi non portava altro che i suoi soliti anfibi neri, che le arrivavano fin sopra la caviglia. Diede ancora un'occhiata allo specchio, giusto per vedere se quell'abbigliamento, alla fine le piacesse. Si spostò poi nel bagno, per mettere giusto un velo di trucco, gli occhi erano quelli maggiormente truccati, una striscia di eye liner percorreva tutta la palpebra e le ciglia erano scurite e allungate dal mascara. I capelli invece, li lasciò asciugare da soli, e le lunghe ciocche di grano ricaddero delicatamente lungo tutta la spina dorsale. Quando infine riuscì a uscire di casa, afferrò una borsa a tracolla dello stesso colore dei pantaloni e salutò l'antipaticissima vicina di casa babbana. Un pensiero piuttosto acido le attraversò la mentre dopo che la vecchia iniziò a urlarle che in lei c'era qualcosa di strano e che una ragazza così giovane non poteva vestirsi completamente di nero. Fu un altro pensiero a farla muovere percorrendo il vialetto, il più velocemente possibile, non poteva uccidere un babbano, almeno non ancora. Ma lei sarebbe decisamente stata la prima.

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Salutò la donna con un sorriso , mostrando tutti i denti e sventolando la mancina. Lo zoo le avrebbe dato la pace che cercava, o almeno quella era la sua speranza. Percorse buona parte di Londra a piedi, godendosi il sole che ancora non rendeva quella giornata troppo calda, superato il centro della città si diresse verso est, arrivando a quelle che per i babbani erano sconfinate radune verdi. Si fermò solo qualche attimo ad osservare l'imponente entrata, sorridendo appena, le piaceva visitare lo zoo, era il modo migliore per osservare le creature che tanto amava fin da quando era piccola. Sistemò meglio la borsa ed entrò , non aveva una meta precisa, quella mattina, in realtà doveva incontrare Rob, quello era bastato per farla vestire in maniera decente e farla truccare. Superata l'entrata continuò il suo cammino sempre davanti a se, oltrepassando il tendone dove si esibivano i vari animali, camminò ancora per qualche minuto, fermandosi davanti al grosso lago dove vi erano i vari esemplari marini, fermandosi esattamente li davanti, osservando le sirene.
Il viso lo voltò dopo pochi minuti, e gli occhi incontrarono la chioma rossa di Rob, un sorriso spontaneo solcò il volto minuto, e gli occhi passarono in rassegna la fisionomia del ragazzo. La mancina venne alzata, sbracciandosi con enfasi prima di corrergli praticamente in contro. Un leggero bacio sulle gote, che le diede colore al viso.

Da davvero troppo tempo non venivo allo zoo, mi sembra di essere tornata bambina. Ci eravamo venuti una volta insieme se non erro, vero? Sono passata per spiegarti quelle cose sui maridi, metti che ne avessi bisogno almeno sai tutto.


Si sedette subito accanto al lago, estraendo dalla piccola borsa , quello che sembrò essere un quaderno rovinato, con fogli ingialliti dal tempo e stropicciati da tutte le volte che è stato aperto. Gli occhi finirono in quelli del rosso, facendogli segno di sedersi accanto a lei cosicchè potesse iniziare quella sua piccola lezione tra amici.
 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 27/7/2016, 21:53




Era in piedi davanti ad uno degli strapiombi delle isole Fær Øer che si affacciava sul mare, scalzo, addosso un completo da viaggiatore sporco e strappato. Barba e capelli erano lasciati liberi di crescere. Stava allargando le braccia, accogliendo ondate di vento fresco misto salsedine.
Una risata sadica gli arrivò alle orecchie, era la sua, il mare era Londra in fiamme, il vento era carico di fuliggine e scintille, il cielo era nero e carcasse di babbani venivano sorvolate o smembrate da diverse creature, tra cui Lady Macbeth, che faceva riecheggiare il suo verso sovrastando tutto.
In effetti era davvero troppo forte quel verso. Troppo. Seriamente doveva abbassare il volume.

“MannaggiaalcammellocontregobbediAlíBabà!”
Si era svegliato di colpo e un solo pensiero era rimasto: doveva muoversi e correre allo Zoo Nazionale di Londra ma, prima di tutto, doveva sfamare la maestosa aquila di Steller che lo guardava con impazienza.

In Ufficio aveva chili di documenti sullo Zoo, durante la settimana lavorava per sistemare quello Zoo, e nei giorni liberi… finiva allo Zoo. Sospirò leggermente, sul volto un mezzo sorriso ebete. Si accigliò improvvisamente, portando la mano destra all’angolo delle labbra. Aveva bisogno di caffè e muffin. Dov'erano i muffin non era dato saperlo e il caffè era freddo.
Per sua fortuna barba e baffi erano stati sistemati con cura, doveva solo mettere la testa sotto l'acqua fredda.
Stava per correre al classico completo rosso quando si fermò di colpo, ricordandosi che, per i dipendenti dello Zoo, doveva sembrare un mago qualunque alla buona.
Così scelse un semplice e comodo pantalone beige, con una cintura in stoffa chiara e fibbia in acciaio, una camicia bianca coi primi due bottoni aperti, sormontata da una giacca rossa, con una doppia fila di bottoni ai lati dell’apertura e un taglio più moderno del solito. Ai piedi i soliti stivali neri lucidati e la bacchetta nella tasca destra della giacca.

Arrivò di slancio nella sezione delle creature marine, una zona che non aveva mai approfondito, così come i suoi ospiti. Non sapeva perché nei suoi viaggi fosse finito sempre in balia di quelle terrestri. Non poteva essere onnisciente dopotutto.
Le iridi nere scandagliarono i presenti e si ritrovò a inspirare ed ispirare con decisione nel inquadrare Aryanne.
Sarebbe stata lei a colmare quelle lacune e ne era contento, era sempre stata la ex Serpeverde a spiegargli le cose durante gli anni ad Hogwarts e si fidava delle sue lezioni.
Sorrise sinceramente di rimando a quello sbracciarsi della bionda, fermando le braccia a mezz'aria, prima che si chiudessero attorno ai suoi fianchi. Richiamò gli arti ai lati del proprio corpo, annuendo lievemente per risponderle.

“Non finirai mai di spiegarmi come va il mondo. Prima quello degli incantesimi, ora quello marino…”
Parlò in modo leggero e scherzoso, mentre raggiungeva la donna su una panchina. Prese posto poggiando gli avambracci alle gambe, chinando leggermente il busto in avanti. Lo sguardo finì sul quadernetto vissuto. Alzò la mano destra, indicandolo.
“Fai sul serio eh, come ad Hogwarts. Sono pronto, rendimi meno ignorante.”
Assunse un cipiglio concentrato, mettendosi in una posizione più composta, mentre l'attenzione correva ai lineamenti della maga.
“Stai benissimo anche così.”
Il tono era assorto e basso ma udibile da chi gli stava accanto. Indirizzò velocemente il viso verso la vasca delle creature.
Echediaminestavadicendomeglioandareadannegarsi.
 
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Mary_Evans
view post Posted on 30/7/2016, 23:54




Non dovettero compiere un lungo cammino per raggiungere la riserva dei quadrupedi siccome questa era ubicata a pochi metri dall’ entrata. Mary non aveva ascoltato le ultime parole della zia, poiché la sua attenzione era stata catturata dalle migliaia di colori che le vorticavano attorno. Alla sua destra si stagliavano due enormi tendoni, il primo era di un rosso cardinale mentre il secondo era di un intenso verde smeraldo; dal loro interno provenivano degli strani rumori che non sapeva ricondurre a nessun animale a lei noto. Alcuni assomigliavano a dei ruggiti, altri a dei gorgoglii ed in mezzo a loro risuonava chiara la voce dell’ addestratore : “Ed ora cammina su due zampe Saphire!”. Sperava vivamente che la zia la lasciasse vagabondare in giro nel tempo in cui si sarebbe intrattenuta con il figlio, cosicché la giovane potesse pensare ad un piano per poter svicolare all’ interno del tendone n.1 e scoprire così che razza di animale fosse questo “Saphire”.
: “Su Mary sbrigati, altrimenti faremo tardi.” le disse in tono concitato la zia mentre con la mano destra afferrava la sua sinistra : “Se vuoi dopo possiamo fare un giretto veloce, ma prima dobbiamo trovare Justin. Gli lasciano solo un’ ora di pausa pranzo.”; continuò a borbottare mentre si dirigeva verso la piccola capanna in legno in fondo alla riserva adibita per l’ uso da parte dei dipendenti. Una volta arrivatevi, la tutrice bussò con delicatezza sull’ uscio e qualche secondo dopo ricevette una risposta dall’ interno. : “Buongiorno caro, sono la madre di Justin. Mi chiedevo se mio figlio fosse già arrivato.”, rispose la zia alla domanda su chi fosse ed a quel punto il dipendente si affacciò dalla finestra. Era un uomo sulla cinquantina ed aveva un’ altissima stempiatura parzialmente nascosta da un parrucchino ben mimetizzato da un riporto creato con i lisci capelli bruni che scendevano lungo le tempie. : “No signora, non è ancora arrivato. Penso stia finendo di dare da mangiare ai Grifoni. Se desidera posso accompagnarvi da lui.”, si offrì l’ uomo; : “Grazie caro, gliene sarei infinitamente grata!” rispose la tutrice accogliendo di buon grado l’ ausilio propostole. A quel punto l’ uomo tornò all’ interno della casetta e qualche istante dopo sbucò dalla porta, Mary poté vedere che l’ uomo era di bassa statura (in altezza misurava non più che una decina di centimetri rispetto a lei) e possedeva una notevole pancia, che ballonzolava a destra e a manca ad ogni suo passo. Nel complesso trovava l’ uomo estremamente buffò, ma trattene le risate che quella sua andatura goffa ed impacciata le suscitava: di certo non poteva permettersi di deridere una persona che si era così cortesemente offerta di aiutarle!

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La radura dei grifoni distava non più di 500 metri dalla casupola, perciò la raggiunsero in un battibaleno. Non appena arrivate videro Justin lanciare dei tranci di carne alle voluminose creature metà rapaci e metà leoni, che si contendevano a colpì di beccate i pezzi più succulenti. Ad un certo punto due dei più grossi esemplari cominciarono a volteggiare in aria, iniziando una battaglia al cui vincitore sarebbe andato un cosciotto di vitello. Si graffiavano violentemente e si mordevano senza pietà, ma con prontezza il cugino intervenne a separare le due belve prima che si provocassero gravi danni a vicenda.
Una volta svuotato il grosso sacco di tela dalle carcasse, Justin uscì dalla gabbia e dopo essersi dato una veloce lavata alle mani si avvicinò alle due donne salutandole affettuosamente : “Mamma, ma che bella sorpresa e ciao anche a te piccola Clabbert” disse rivolto a Mary mentre le scompigliava i capelli. La ragazzina fece una linguaccia al ragazzo; non sopportava quel nomignolo che le aveva affibbiato solo perché adorava arrampicarsi sugli alberi, soprattutto dopo aver visto come un Clabbert (X) era fatto: okay che lei non era proprio il paradigma di ragazzina carina e dolce, ma un paragone con quel mostriciattolo non pensava di meritarlo! Senza proferire parola gli allungò il sacchetto, che dopo averlo aperto esclamò : “Tramezzini con rucola e gamberetti?! I miei preferiti! Vedo che te ne sei ricordata!” . Immediatamente tuffò la mano destra nel sacchetto, ne prese uno e vi diede un famelico morso. : “Mmm, ci voleva proprio, stavo morendo di fame! Se non foste arrivate presto, avrei dato un morso ad una di quelle belle bisteccone!” disse scherzosamente. : “Bob grazie mille per aver condotto qui mia madre e mia cugina, sentiti pure libero di tornare al tuo pranzo.” : “Va bene Justin, ti aspetto alla capanna tra mezz’ ora che dobbiamo andare a controllare gli ippogrifi. Signora, è stato un piacere conoscerla.”, disse il collega prodigandosi in un inchino prima di ripercorrere in senso opposto la strada. : “Arrivederci Bob il piacere è stato tutto mio. Allora Justin, come te la passi? Ti fanno sgobbare molto?”, chiese la zia in tono apprensivo : “Tranquilla Ma’, mi fanno lavorare il giusto. Ancora non riesco a crederci che mi abbiano assunto, sembra tutto così irreale, un sogno che si avvera! Ci credi che posso finalmente lavorare a contatto con tutti questi animali, prendermi cura di loro, studiarne il comportamento e persino instaurare un minimo di rapporto? E tutto senza incorrere in punizioni, anzi qui persino mi fanno i complimenti quando mi propongo per un lavoro o mi metto in gioco in prima persona!” le rispose con un’ aria sognante ed euforica sul volto, facendo evidente riferimento agli anni trascorsi ad Hogwarts. Infatti Justin era solito sgattaiolare fuori dalla sala comune per andare ad imboscarsi nella Foresta Proibita per poter studiare sul campo le creature riportate nei testi scolastici e che più lo affascinavano. Così facendo aveva fatto perdere un’ infinità di punti ai Tassorosso, a tal punto che il Capocasa dell’ epoca decise di designare un concasato il cui unico compito fosse quello di tenere sempre d’ occhio il giovane. Fortunatamente per loro, Justin oltre ad essere un ragazzo molto curioso era anche un ottimo studente e perciò con le lezioni riusciva a recuperare completamente i punti persi.
Tuttavia Mary rimaneva rapita da tutti gli aneddoti inerenti alle punizioni subite nel corso del periodo scolastico da Justin. Ogni volta che li ricordava, il cugino iniziava con la stessa medesima frase : “Ti ho mai raccontato di quella volta in cui…” ed ogni storia si concludeva inevitabilmente con un castigo, più o meno severo. Per il momento i suoi due racconti preferiti erano : “Ti ho mai raccontato di quello volta in cui mi hanno utilizzato come bersaglio mobile per gli allenamenti dei battitori, perché mi sono avventurato nella Foresta Proibita alla ricerca di Billywig?” e “Ti ho mai raccontato di quello volta in cui ho dovuto sturare tutti i bagni manomessi da Pix con delle caccabombe, perché avevo cercato di catturare un Avvincino sulle sponde del Lago Nero?”.



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