On my way

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view post Posted on 8/5/2016, 18:54     +3   +1   -1
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Intro



21 giugno
Ho lasciato Inis Mor da un paio d'ore, sono in viaggio con mio padre, ci stiamo spostando attraverso la Cornovaglia verso Saint Ives, città in cui vive il dottor Kerth. Spero possa darmi le risposte che cerco.-


- Così può andare? - disse la giovane allungando verso le gambe del padre un taccuino di pelle chiara. Erano seduti su una panchetta, sulle rive di un piccolo laghetto artificiale nel parco di St. Agnes, una cittadella a nord di Saint Ives. Il sole era alto e bruciava come carbone la loro pelle diafana, fortunatamente l'ombra di un cedro offriva loro riparo e momentaneo sollievo. Mancava ancora una tappa all'arrivo ed entrambi avevano deciso di fermarsi qualche minuto per fare mente locale.
- È il tuo massimo? - chiese sarcastico il padre dopo una fugace letta al contenuto - Non mi sorprenderebbe scoprire quanto i tuoi voti siano peggiorati negli ultimi tempi. Necessiti di più volontà - la ammonì l'uomo, chiudendo il taccuino fra le dita e suonandolo di taglio sulla testa della figlia. - Sei tiepida. Non dovresti essere la prima a credere in questa missione? -
- Ma che c'entra pà, mi chiedi di parlare a due fogli di carta, cosa vuoi che debba raccontare? Non ne capisco il senso - disse, allontanando rudemente la mano del padre e spostando lo sguardo verso il laghetto, dove due papere si litigavano un pezzo di pane. Suo padre e quel suo stupido diario di viaggio.
- Non lo stai raccontando a due fogli di carta, lo racconterai a me. Io lo leggerò, anche se dovessero esserci oceani fra noi, questo taccuino ci terrà in contatto. Hai deciso di intraprendere questo viaggio e nonostante io ne sia enormemente preoccupato, ho deciso di supportarti. Questo è l'unico prezzo che ti chiedo in cambio. Su, riprova.. -
Il padre aprì nuovamente il taccuino e lasciò la piuma a metà fra le due pagine, porgendolo a Mya affinchè lo utilizzasse. La ragazza sbuffò scontenta, ma meno restìa della volta precedente. Poggiò la piuma sulla carta ingrigita riprendendo il discorso iniziato poco prima, soffermandosi a pensare dopo qualche virgola, e riprendendo la scrittura poco dopo. Fino al punto di chiusura.
- Così va meglio? -

21 giugno - St. Agnes (Cornovaglia)
Ho lasciato Inis Mor da un paio d'ore, ho ancora viva davanti agli occhi l'espressione di mia madre. Non credo di averla mai vista tanto in apprensione. Sono in viaggio con mio padre, ci stiamo spostando attraverso la cornovaglia verso Saint Ives, città in cui vive il dottor Kerth. Non è la prima volta che lo incontriamo, diversi anni fa sono stata in cura nella sua piccola clinica, per un motivo molto simile alla problematica in cui mi ritrovo ora. Spero possa darmi le risposte che cerco. Proseguiamo il viaggio -


- Possiamo lavorarci - aggiunse l'uomo richiudendo il taccuino, e ponendolo nella sacca da viaggio della figlia.

CITAZIONE
Note alla consultazione:
• Quello descritto nel post è un diario incantato, collegato ad un secondo taccuino. Ciò che viene scritto sulle pagine di questo taccuino si trasferisce sul secondo diario, senza però svanire dal primo. [Funziona un po' come con la piuma della Umbridge, ma in maniera meno sadica 8D]
• Questo è il diario che Mya ha portato con sè, nel viaggio che ha fatto durante il tempo di assenza da Hogwarts. È per me un excursus dalla linea temporale attuale, ma necessario ad intessere tutti i fili mancanti.
 
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view post Posted on 29/7/2016, 23:25     +2   +1   -1
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22 giugno - Saint Ives (Cornovaglia)
Sono nella stanza d'albergo che papà ha prenotato tre giorni fa. Sono le due del mattino e lui sta dormendo profondamente, in quella sua solita e stramba posizione. Posizione supina con il cuscino abbracciato al petto. Chissà se se ne rende conto o lo fa involontariamente. La sua bacchetta è sempre a portata di mano, sul comodino o sul bordo del letto, persino quando dorme non sembra mai del tutto tranquillo, mi chiedo se mi renderà mai partecipe di ciò che preoccupa il suo cuore.


Mya rilesse quelle poche righe e ne cancellò l'ultima parte. Quelle parole dopotutto lui le avrebbe sicuramente lette nei giorni a seguire e lei non voleva che fossero due gocce di inchiostro e della carta sbiadita a rivelare le sue incertezze, i suoi dubbi. Lui continuava a ripeterle che ci sarebbe stato un tempo ed un luogo per ogni cosa, e Mya non poteva far altro che assecondarlo. Dopotutto suo padre l'aveva sempre protetta, mettendola avanti ad ogni onore ed orgoglio. La ragazza spostò lo sguardo dalla figura sul letto verso la finestra, perdendosi ad osservare la cittadina che si apriva oltre i fragili vetri.


Saint Ives è una bella cittadina, l'ultima volta che vi abbiamo fatto visita era completamente avvolta dalla neve e le sue piccole strade acciottolate erano completamente ghiacciate, ma ora è completamente in fiore. Anche in piena notte riesco a vedere le pennellate di colore che adornano ogni balcone da qui a diversi isolati. Credo siano begonie o agatee, mamma saprebbe distinguerle anche senza guardare ne sono certa. Le piacerebbe questa vista. La verità è che non riesco a dormire, l'impazienza mi sta consumando. L'appuntamento col dottor Kerth è tra otto ore, ma ho troppo bisogno di capire, di sapere se c'è una cura a questo mio male. Anni fa fu l'unico a capire cosa non andasse nella mia mutazione, e ora a distanza di cinque anni sono nuovamente qui, alla sua porta in cerca di risposta.
Dovrei cercare di dormire almeno un paio di ore, ricaricare le energie.


Ma ogni volta che chiudeva gli occhi si ritrovava nel buio e avvertiva tutt'intorno a sè il rumore di catene di ferro, che stridevano fra loro e strusciavano sul suolo. E lei si risvegliava nell'affanno, ogni notte.
Il riposo assoluto ormai era divenuto utopia.
Chiuse il diario e prese posto sul marmo della finestra aperta, continuando a godersi la vista notturna della cittadella. Le illuminazioni ai lati delle strade, le insegne ormai spente, un gatto che attraversava il vicolo, due uomini che passeggiavano oscillando e tenendosi l'uno al braccio dell'altro, il profumo pungente dei fiori, il canto dei grilli, il rumore delicato dell'acqua che scorreva placida un isolato più in là.
Una lucciola si posò sul suo ginocchio e Mya la lasciò così, osservandola nel silenzio.
Si fecero compagnia per tutta la notte.
 
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view post Posted on 23/6/2019, 15:49     +1   +1   -1
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Note alla consultazione:
• Quello descritto nel post è un diario incantato, collegato ad un secondo taccuino che possiede il padre di Mya. Ciò che viene scritto sulle pagine di questo taccuino si trasferisce sul secondo diario, senza però svanire dal primo. [Funziona un po' come con la piuma della Umbridge, ma in maniera meno sadica 8D]
• Questo è il diario che Mya ha portato con sè, nel viaggio che ha fatto durante il tempo di assenza da Hogwarts. È per me un excursus dalla linea temporale attuale, ma necessario ad intessere tutti i fili mancanti.





◤23 giugno
Il dottor Kerth ci ha ricevuto in mattinata, il suo ufficio non è cambiato di una sola virgola. È sempre troppo bianco, troppo pieno di luce e accompagnato da quelle composizioni al piano in sottofondo, senza le quali troverei davvero difficile sopportare più di 5 minuti in quella stanza. Probabilmente ricordava questo particolare, e la sua è stata una gentilezza nei miei confronti. La visita si è protratta per diverse ore, inizialmente c'è stato un semplice colloquio fra noi, aveva i toni di una conversazione informale, su come fosse proseguita la mia vita dopo gli incidenti della metamorfosi accaduti anni fa. Ho raccontato lui tutto in completa sincerità, sto affidando il mio futuro nelle sue mani, non posso sorvolare su nulla. Gli ho detto di aver proseguito con gli esercizi che mi aveva affidato, di aver tenuto in maggiore considerazione la meditazione quotidiana e di non aver fatto sforzi non necessari. Ho raccontato dell'attacco al castello, e l'ho fatto con fatica. Credevo di aver metabolizzato la faccenda, di averla superata, ma lasciarla uscire dalle mie labbra è stato come riviverla, attimo dopo attimo. Ho rivisto i caduti, i corpi martoriati, le macerie. Ho sentito nuovamente sul mio corpo il contraccolpo delle esplosioni, la pressione che mi spingeva indietro e poi in basso, e quel sibilo insopportabile che riempiva le orecchie annullando ogni altro suono. Mi sembrava di risentire fra le dita la consistenza viscida del sangue di cui le mie mani erano impregnate. Ho cercato di non farmi travolgere nuovamente da quel mare di stimoli sensoriali, ma credo di non essere riuscita a trattenere gli spasmi alle mani, né le dita che si torturavano fra loro o le lacrime che mi inumidivano gli occhi. Ho descritto gli ultimi attimi che ricordo dalla mutazione, di quando ho ripreso la mia forma per l'ultima volta, per raggiungere il giardino per raggiungere lui. Poi della caduta rovinosa, del dolore lancinante alla spalla che doveva essersi distrutta nell'impatto, dei sensi che piano piano mi abbandonavano, della morte che pensavo stesse venendo a prendermi. Infine gli ho parlato del risveglio in ospedale, della lenta e graduale ripresa fisica del mio corpo, ma non della mia anima. Ha ascoltato per tutto il tempo senza interrompermi, senza sentire il bisogno di commentare o di focalizzarsi su una determinata fase. Ha ascoltato l'intera storia e solo in ultimo ho trovato la forza di incontrare nuovamente il suo sguardo. Un velo di lacrime rendeva liquidi i suoi occhi, anche se le sue labbra restavano serene, e tese verso l'alto quasi a volermi dare conforto. Ho in seguito saputo da papà che suo nipote era presente al castello quel giorno, come supporto inviato dal Ministero e che è rimasto tragicamente ucciso cercando di proteggere un punto di fuga. Immagino che ascoltare la storia da un punto di vista più introspettivo debba avergli procurato un dolore enorme e un po' me ne dispiaccio. Dopo ciò ha voluto sottopormi a diversi esami il cui esito saprò domani, per cui posso smetterla di torturarmi per quest'oggi. Papà è sotto la doccia, più tardi andremo a mangiare.


23 Giugno [un quarto a mezzanotte]
Ho lasciato papà in camera a dormire e mi sembra sciocco scriverlo, poichè comunque in un modo o nell'altro leggerà queste righe. Non riuscivo a dormire così sono uscita. Il nostro alloggio si trova a pochi passi dal porto così ne ho approfittato per fare quattro passi. Mi sono seduta sul bordo di un pontile e ho cercato di ritagliarmi alcuni attimi per pensare. Il rumore delle barche che sbattevano delicatamente le une sul fianco delle altre a causa dell'ondeggiare del mare non mi ha aiutato granchè, così mi sono spostata più avanti lungo la riva. Ho sfilato le scarpe e ho passeggiato per ore, lasciando l'oceano sempre sulla mia sinistra. Il mare non mi è mai piaciuto, ma questo suo lento incedere avanti e indietro, incurante di qualsiasi accadimento mi affascina. Al pari del vento esso è inafferrabile, e senza forma, si adatta, si adegua, sopravvive. La luna era talmente bassa sull'orizzonte da disegnare un sentiero sulle acque scure, tanto bianco da risplendere nella notte. Ho messo un piede nell'acqua, guidata da un richiamo che forse sentivo solo dentro alla mia mente, ma il mio cuore spaventato si è ritratto. E così sono tornata alla stanza, con i piedi umidi e i calzini pieni di sabbia.


Edited by mmmmmh - 25/6/2019, 16:41
 
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view post Posted on 25/6/2019, 15:37     +2   +1   -1
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• Quello descritto nel post è un diario incantato, collegato ad un secondo taccuino che possiede il padre di Mya. Ciò che viene scritto sulle pagine di questo taccuino si trasferisce sul secondo diario, senza però svanire dal primo. [Funziona un po' come con la piuma della Umbridge, ma in maniera meno sadica 8D]
• Questo è il diario che Mya ha portato con sè, nel viaggio che ha fatto durante il tempo di assenza da Hogwarts. È per me un excursus dalla linea temporale attuale, ma necessario ad intessere tutti i fili mancanti.





◤24 giugno [St Ives]
Sono quasi le 10 di sera e sono da poco tornata all'alloggio, mio padre mi ha riempito di domande e ancor più di rimproveri per la mia sparizione di diverse ore. Non volevo essere trovata e così è stato, se avessi avuto bisogno di una spalla sulla quale piangere probabilmente sarei rimasta in albergo con lui, ma non era ciò di cui avevo bisogno.
La visita col dottor Kerth è andata male, o peggio non mi ha portata da nessuna parte. A quanto pare tutti i miei valori sono stabili, e il mio flusso magico sembra abbastanza in equilibrio col corpo, il controllo degli stimoli è ottimale. Dai dati emersi dai vari esperimenti non è apparso nulla di preoccupante, è come...come...trovo anche difficile scriverlo...come se non fosse mai esistito dentro di me. Quella scintilla che mesi fa brillava all'interno del mio flusso magico, è svanita. O almeno è quello che sostiene il dottore. Io non lo accetto, non posso accettarlo. Non senza una risposta concreta, una spiegazione valida, una motivazione a questa ingiusta punizione che non sento di meritare. È ancora con me, lo so, lo sento. Non posso abbandonarlo, non ora che ho rinunciato a tutto il resto.
Il dottore mi ha consigliato una visita specialistica con uno psicanalista, asserendo che forse il problema risiede in un luogo diverso da quello che penso. Quello che penso invece è che mi stiano silenziosamente etichettando come una persona instabile che ha bisogno di supporto medico.
Ma proprio qui risiede il problema, si parla solamente di scienza magica. Mi sembra di camminare in un mondo di gente che osserva il mondo dalla fessura di una serratura. Nessuno di loro può capirmi, nessuno, e forse neppure voi.
Buonanotte.


25 giugno
È l'alba e sono già in piedi, in realtà non ho dormito molto. Vorrei andarmene da questa cittadina e continuare le ricerche per conto mio, senza più fare affidamente su nessuno, ma papà insiste perchè io veda comunque lo psicanalista. Dice che un secondo o terzo parere non farà male, sono comunque informazioni che si aggiungono e ipotesi che si scartano. Credo di aver dormito vestita, ho la pelle delle braccia tutta irritata dal tessuto della camicia. Devo farmi una doccia.

p.s Mi dispiace per quello che ho scritto a chiusura della precedente notte, so che non è colpa vostra, ero (e sono tuttora) solo delusa.

25 giugno [2.30 p.m]
Mio padre è nel bagno di un vecchio Diner che abbiamo incontrato lungo la strada di ritorno verso Inis Mor, la passaporta ci attende in un'insenatura lungo la costa a nord di St. Ives. Ho ordinato dei pancakes più per riguardo verso la vecchia cameriera che per vero appettito. L'ho sentita preoccuparsi per il mio aspetto emaciato, e prima che potesse allungare quelle dita ossute per tirarmi la guancia e tastare la mia reale consistenza, ho frapposto fra noi il menù e ho ordinato la prima cosa che non trasudasse olio. Mi guardo nel riflesso del vetro che affaccia sulla strada provinciale e noto che forse ha ragione. Ho perso peso, ma non è qualcosa che posso controllare, l'appetito. La fame che mi divora da mesi è un'altra, ho bisogno di risposte, ho bisogno di una soluzione a questo disagio a forma di esistenza nel quale ormai vivo. Vorrei che fosse più facile, ma non lo è, e non può esserlo. Non di certo accontentandomi.
Solo poche ore fa eravamo dal professore indicatoci dal dottor Kerth, devo ammettere che è stato più utile di quel che immaginassi, non tanto per la quantità di stronzate che gli ho sentito propinarmi e verso le quali mi sono dovuta mostrare interessata e presente. Ho risposto alle sue domande, inizialmente con riluttanza, ma quando ho intuito dove volesse arrivare con il suo ragionamento ho iniziato a deviare i suoi discorsi. Mezze verità, mezze risposte, un cocktail di frasi di circostanza ed ecco che il quadro clinico si faceva più banale e scontato. Ho notato confusione sul suo viso, seguito da fastidio e delusione, segno che il suo lavoro almeno in parte sapeva farlo. Non gli ho posto davanti un muro in calcestruzzo, ma una parete d'acqua, e la cosa deve averlo messo in una posizione scomoda. Una volta compreso che la seduta non stava portando stimoli né segnali in nessuna delle due direzioni, è stato chiaro che fosse meglio chiuderla. Così mi sono alzata e, mentre mio padre compilava delle scartoffie burocratiche, ho preso a passeggiare per la stanza, attratta come mio solito dalla libreria. Non credevo davvero di trovare qualcosa di affascinante da leggere fra le pagine di un trattato sulla psiche umana, ma il dorso di un volume ha attirato la mia attenzione così mi sono avvicinata e sfilandolo dal mucchio ne ho scorto velocemente l'indice interno.
Oh, sono arrivati i pancakes. E papà ancora no.
Credo invierò una squadra di soccorso.
 
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view post Posted on 2/7/2019, 16:44     +1   -1
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• Quello descritto nel post è un diario incantato, collegato ad un secondo taccuino che possiede il padre di Mya. Ciò che viene scritto sulle pagine di questo taccuino si trasferisce sul secondo diario, senza però svanire dal primo. [Funziona un po' come con la piuma della Umbridge, ma in maniera meno sadica 8D]
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◤28 giugno [Inis Mor]
Mio padre ha scoperto del mio piccolo furto. Ho ingenuamente creduto di essere stata scaltra a nascondere le prove, ma è bastata una disattenzione e la sua disapprovazione era già su di me. Ho iniziato a leggerlo da subito appena rientrati a casa, per cercare di trovarvi risposte e poi successivamente riconosegnarlo. Questo era il piano, e nella mia testa funzionava egregiamente. Ma i capitoli si sono dimostrati estremamente complessi da interpretare, resi ancor più ostici dalle traduzioni errate di qualche inetto. Il libro è tratto da un antico canto Celtico, e sembra contenere (a detta del traduttore) solamente memorie di culto, ma sono convinta sia un manuale di rituali di ascensione. Sulla copertina riportava un doppio titolo, quello in lingua originale ed un secondo titolo tradotto erroneamente, è questo che mi aveva catturata nello studio del professore. Ma non ho avuto il tempo di completare gli studi. Mio padre mi ha sequestrato il libro e la bacchetta, nemmeno avessi dodici anni. Abbiamo discusso per ore e l'ho implorato di provare a leggerlo, di capire perchè fosse tanto importante per me. Sono sicura che quel libro contenga la chiave per sbloccare questo handicap con il quale convivo da troppo tempo. Ho bisogno di risposte e lui non può negarmelo, non in questo modo. Spero ci rifletta e mi lasci tenere il libro.


28 giugno [ 8.15 p.m]
Ho approfittato dell'enorme quantitativo di tempo libero a disposizione per uscire a prendere dell'aria, e per pensare a quel poco che sul libro ho trovato. Mia madre mi ha preparato un cestino con la cena, intuendo che non sarei tornata a breve. Ho visto sul suo viso quella nota di delusione che temevo, ma per la quale non posso scusarmi. È stata una mossa istintiva, nemmeno premeditata, non sento vergogna.
Ho camminato lungo la costa, fino all'apertura della grotta che si apre sotto la scogliera a nord ovest. Da piccola trascorrevo qui dentro gran parte delle mie giornate, allenandomi in solitaria alla magia o rincorrendo strani animali con i quali volevo socializzare, o che volevo studiare. Non è cambiata di una sola pietra, immutabile e maestosa con la sua bocca arcuata larga circa quindici braccia, neppure un granello è venuto giù. Come tutto in quest'isola, tanto impeccabile da sembrare finta. Nata da uno sperone spoglio che sorgeva dal mare Inis Mor è stata modellata dai maghi per i maghi, anche se per quelli un po' meno chic. Dalla vegetazione, alle pianure e ai clivi che scendono fino al porto, ogni cosa è nata dalla magia. Ma sono pochi i purosangue qui, mio padre è uno di questi. Famiglie problematiche, amori contrastati, figli illegittimi, chiunque nel mondo magico abbia perduto la propria bussola, in qualche modo ha ritrovato una casa su quest'isola. Non per me che ci sono nata, ovviamente, non l'ho mai amata particolarmente.
Per molti anni l'ho percepita come una prigione, circondata dal mare su ogni fronte, era soffocante.
Ora mi appare solo per quello che è, uno dei tanti porti in cui trovo ad approdare, veleggiando su una rotta misteriosa.

Mi sono lasciata trasportare dai ricordi, la grotta ancora mi osserva come una persona in attesa sull'uscio di casa con le braccia strette al corpo, mentre attende l'entrata del suo ospite. Il sole è già sulla linea dell'orizzone e sembra disegnare un tappeto di liquida ambra fin dentro alla caverna, tagliando l'oscurità. Ci scivolerò dentro ancora una volta, con meno ingenuità di quando avevo otto anni. Devo provare una cosa che ho letto sul Libro, ne ho letto vaghi stralci e probabilmente finirò per sentirmi solo molto stupida. Ma tranne lo sguardo di qualche pipistrello che mi osserva, dubito in un caloroso applauso.
 
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4 replies since 8/5/2016, 18:54   291 views
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