| CITAZIONE Note alla consultazione: • Quello descritto nel post è un diario incantato, collegato ad un secondo taccuino che possiede il padre di Mya. Ciò che viene scritto sulle pagine di questo taccuino si trasferisce sul secondo diario, senza però svanire dal primo. [Funziona un po' come con la piuma della Umbridge, ma in maniera meno sadica 8D] • Questo è il diario che Mya ha portato con sè, nel viaggio che ha fatto durante il tempo di assenza da Hogwarts. È per me un excursus dalla linea temporale attuale, ma necessario ad intessere tutti i fili mancanti.
◤24 giugno [St Ives] Sono quasi le 10 di sera e sono da poco tornata all'alloggio, mio padre mi ha riempito di domande e ancor più di rimproveri per la mia sparizione di diverse ore. Non volevo essere trovata e così è stato, se avessi avuto bisogno di una spalla sulla quale piangere probabilmente sarei rimasta in albergo con lui, ma non era ciò di cui avevo bisogno. La visita col dottor Kerth è andata male, o peggio non mi ha portata da nessuna parte. A quanto pare tutti i miei valori sono stabili, e il mio flusso magico sembra abbastanza in equilibrio col corpo, il controllo degli stimoli è ottimale. Dai dati emersi dai vari esperimenti non è apparso nulla di preoccupante, è come...come...trovo anche difficile scriverlo...come se non fosse mai esistito dentro di me. Quella scintilla che mesi fa brillava all'interno del mio flusso magico, è svanita. O almeno è quello che sostiene il dottore. Io non lo accetto, non posso accettarlo. Non senza una risposta concreta, una spiegazione valida, una motivazione a questa ingiusta punizione che non sento di meritare. È ancora con me, lo so, lo sento. Non posso abbandonarlo, non ora che ho rinunciato a tutto il resto. Il dottore mi ha consigliato una visita specialistica con uno psicanalista, asserendo che forse il problema risiede in un luogo diverso da quello che penso. Quello che penso invece è che mi stiano silenziosamente etichettando come una persona instabile che ha bisogno di supporto medico. Ma proprio qui risiede il problema, si parla solamente di scienza magica. Mi sembra di camminare in un mondo di gente che osserva il mondo dalla fessura di una serratura. Nessuno di loro può capirmi, nessuno, e forse neppure voi. Buonanotte.
◢ ◤ 25 giugno È l'alba e sono già in piedi, in realtà non ho dormito molto. Vorrei andarmene da questa cittadina e continuare le ricerche per conto mio, senza più fare affidamente su nessuno, ma papà insiste perchè io veda comunque lo psicanalista. Dice che un secondo o terzo parere non farà male, sono comunque informazioni che si aggiungono e ipotesi che si scartano. Credo di aver dormito vestita, ho la pelle delle braccia tutta irritata dal tessuto della camicia. Devo farmi una doccia.
p.s Mi dispiace per quello che ho scritto a chiusura della precedente notte, so che non è colpa vostra, ero (e sono tuttora) solo delusa.
25 giugno [2.30 p.m] Mio padre è nel bagno di un vecchio Diner che abbiamo incontrato lungo la strada di ritorno verso Inis Mor, la passaporta ci attende in un'insenatura lungo la costa a nord di St. Ives. Ho ordinato dei pancakes più per riguardo verso la vecchia cameriera che per vero appettito. L'ho sentita preoccuparsi per il mio aspetto emaciato, e prima che potesse allungare quelle dita ossute per tirarmi la guancia e tastare la mia reale consistenza, ho frapposto fra noi il menù e ho ordinato la prima cosa che non trasudasse olio. Mi guardo nel riflesso del vetro che affaccia sulla strada provinciale e noto che forse ha ragione. Ho perso peso, ma non è qualcosa che posso controllare, l'appetito. La fame che mi divora da mesi è un'altra, ho bisogno di risposte, ho bisogno di una soluzione a questo disagio a forma di esistenza nel quale ormai vivo. Vorrei che fosse più facile, ma non lo è, e non può esserlo. Non di certo accontentandomi. Solo poche ore fa eravamo dal professore indicatoci dal dottor Kerth, devo ammettere che è stato più utile di quel che immaginassi, non tanto per la quantità di stronzate che gli ho sentito propinarmi e verso le quali mi sono dovuta mostrare interessata e presente. Ho risposto alle sue domande, inizialmente con riluttanza, ma quando ho intuito dove volesse arrivare con il suo ragionamento ho iniziato a deviare i suoi discorsi. Mezze verità, mezze risposte, un cocktail di frasi di circostanza ed ecco che il quadro clinico si faceva più banale e scontato. Ho notato confusione sul suo viso, seguito da fastidio e delusione, segno che il suo lavoro almeno in parte sapeva farlo. Non gli ho posto davanti un muro in calcestruzzo, ma una parete d'acqua, e la cosa deve averlo messo in una posizione scomoda. Una volta compreso che la seduta non stava portando stimoli né segnali in nessuna delle due direzioni, è stato chiaro che fosse meglio chiuderla. Così mi sono alzata e, mentre mio padre compilava delle scartoffie burocratiche, ho preso a passeggiare per la stanza, attratta come mio solito dalla libreria. Non credevo davvero di trovare qualcosa di affascinante da leggere fra le pagine di un trattato sulla psiche umana, ma il dorso di un volume ha attirato la mia attenzione così mi sono avvicinata e sfilandolo dal mucchio ne ho scorto velocemente l'indice interno. Oh, sono arrivati i pancakes. E papà ancora no. Credo invierò una squadra di soccorso.
◢
|