Numees Nuttah Talutah ~, Pro Danielle

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view post Posted on 26/4/2016, 22:41

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Sylvya e Katherine, Luglio 1987, Broken Arrow.
Mia dolce e-ha-wee, cara amica, tempo fa mi chiedesti una foto delle gemelle, ed io oggi, nonostante non sia affatto pratica di questi aggeggi della tecnologia odierna, ti accontento con piacere. Il 4 Luglio è giorno di festa in America, ma per noi è un'altra triste ricorrenza, come diresti tu. E tuttavia, è compito di noi vecchi ricordare, non dei bambini: essi devono giocare ed essere spensierati finché è loro concesso, dunque siamo stati ben lieti di portare le nostre ni-da-wi nel bosco, per trascorrere una giornata piacevole e diversa dalle altre. Passa il tempo, mia cara amica, ma le bambine sono sempre più unite, forti, e serena; il rapporto fra loro è sempre stato così stretto...un legame del genere è difficile da spezzare, e ciò mi rincuora. Verranno tempi difficili, e avranno bisogno l'una dell'altra, dell'altra forse più che di se stesse. A volte mi chiedo, e-ha-wee, se sapranno fidarsi e contare sull'altra abbastanza a lungo da essere felici; non mi porrei il problema se fossero come tutti gli altri fratelli, ma vedo bene che il loro è un rapporto diverso. E' come se si leggessero nel pensiero; dove va una, va anche l'altra, è come se fossero un unico individuo, un'unica anima divisa in due corpi. Non ho mai visto nulla del genere, e temo che non saranno in grado di vivere la propria individualità com'è giusto che sia; ma non ho cuore di separarle, perché se lo facessi, ne morirebbero. No, verrà un tempo, un luogo, in cui io lo so, saranno costrette a distaccarsi, ma non ora. Allora sarà difficile per tutti, ma per ora...voglio che siano felici e crescano sapendo di poter contare l'una sull'altra, anche il futuro, ciò che le aspetta, mi spaventa. Diresti che sto parlando in fretta e che come al solito sto prevedendo il peggio, ma ho mai sbagliato finora? E' probabile trovino conforto, ma da separate, non saranno più le stesse. Posso soltanto augurare loro di trovare il meglio, e che la Dea le assista sempre, ad ogni passo sul loro cammino. Prega con me, amica mia, e benedetta sia, sempre. Ben trovata, ben lasciata, e ben trovata di nuovo; ti abbraccio,
Willow.


Le vacanze di Pasqua a casa, anche se la sua famiglia non festeggiava la Pasqua, non essendo cristiana, erano state una piacevole pausa dagli impegni scolastici che, a quel punto dell’anno, iniziavano a diventare piuttosto opprimenti. Aveva trascorso i primi giorni della settimana trastullandosi nell'ozio puro, contenta di essere tornata nel luogo che l'aveva vista nascere e crescere, ma senza fare nulla in particolare, se non rilassarsi; non era mai stata una persona particolarmente pigra, ma negli ultimi tempi aveva accumulato una tale quantità di stanchezza e stress da essere, semplicemente, troppo esausta per muovere un dito. Persino la Voce aveva deciso di prendersi una pausa, e se ne rimaneva buona e calma in qualche angolino della sua mente, osservando ogni suo movimento ma rimanendo in silenzio, cosa che Zoey apprezzava non poco.
L'ultimo giorno, però, mentre faceva ordine nella sua stanza, approfittando di un momento in cui tutti erano fuori casa, aveva trovato nel vecchio armadio di sua madre una scatola colorata, piena di cianfrusaglie e oggetti più o meno antichi; non ricordava di averla mai vista, ma il fatto che non fosse impolverata le aveva fatto capire che qualcuno dovesse avervi rovistato all'interno di recente, alla ricerca di chissà che cosa.
E poi, proprio in fondo a quella scatola, aveva trovato una vecchia foto, che spuntava dalle pagine di un vecchio libro in cui qualcuno aveva fatto essiccare dei fiori; la foto era vecchia e un po' rovinata, tanto che le due figurine esili delle due bambine raffigurate apparivano poco distinte. Inizialmente, aveva pensato si trattasse di qualche cugina di chissà quale grado di parentela, anche se nelle due gemelline v'era qualcosa di familiare; poi, però, voltando la foto, aveva notato che sul retro qualcuno aveva scritto una lunga didascalia. Aveva riconosciuto immediatamente la calligrafia decisa di sua nonna, e quel che aveva letto, l'aveva turbata. Varie parole in cherokee, strane elucubrazioni sul futuro di due gemelle, e poi, due nomi: Sylvya e Katherine. Ora, non si sarebbe trattato di nulla di serio...se solo Sylvya non fosse stato il nome di sua madre, e non fosse stata certa che fosse figlia unica. O almeno, questo era ciò che le era sempre stato detto. Ma quella foto sembrava mettere in discussione tutte le certezze della sua infanzia.
Non aveva avuto il coraggio di dire qualcosa a sua nonna o a sua madre, per non rovinare l'ultimo giorno di permanenza insieme, ma quel dubbio lacerante l'aveva afflitta per tutte le settimane seguenti. Ed era ciò a cui pensava anche mentre, sul far della sera, saliva le scale per tornare in Sala Comune. Camminava, lasciandosi guidare dai piedi, e fissava imperterrita quella vecchia foto, come se da un momento all'altro si aspettasse che le figure prendessero vita per spiegarle, finalmente, tutto quanto. Ma i volti infantili delle due gemelle rimanevano gli stessi, e la fissavano di rimando. Quale delle due era sua madre? Non ne era certa. E chi era l'altra ragazzina? Ma soprattutto, dov'era? Perché non ne aveva mai saputo nulla?
Quando finalmente alzò gli occhi da quell'immagine, si accorse di aver sbagliato percorso; era sì in una delle torri, ma in quella di Divinazione. La sua Sala Comune si trovava in quella di Astronomia, praticamente dalla parte opposta. Sospirò, irritata; ma non aveva voglia di tornare indietro, non subito almeno; si avvicinò ad una delle finestre della torre, osservando il sole che si accingeva a tramontare. La sua vita non avrebbe potuto diventare più intricata di così, e si ritrovò di colpo a rimpiangere i tempi in cui il suo problema più grande era costituito dalle lezioni di Trasfigurazione che lei odiava frequentare.

 
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view post Posted on 26/4/2016, 23:22

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Tornare dalla Biblioteca a quell'ora, era davvero sfiancante ma niente riusciva a ripagarla più di uno studio intenso sui libri di Pozioni ed Erbologia. Lo zainetto in cuoio, iniziava a pesarle sulle spalle e i passi si erano fatti decisamente più pesanti sulla pietra grigia; i raggi del sole si erano quasi affievoliti e stavano filtrando attraverso i vetri delle finestre gotiche del corridoio che portava alla Torre di Divinazione; non vedeva l'ora di salire in Sala Comune a posare lo zaino, per poi andare a mettere qualcosa sotto i denti. Salì i gradini che davano accesso alla Torre, soffermandosi poi ad osservare il panorama ed il sole calante, dopo la prima rampa di scale. Aggrappò le mani al davanzale di una delle bifore, accorgendosi poco dopo di un'ombra che si trovava infondo alla torretta, prima della seconda rampa di scale a chiocciola; vide solo i capelli lunghi fluttuanti, ma non riuscì a scorgere niente di più; oltre ad essere di spalle, Danielle aveva il sole negli occhi. Non riconosceva però la figura scura, non credeva di averla mai vista, ma non si stupì, non tutti si conoscevano in Sala Comune. Si avvicinò mesta, sperando di non disturbare, ma non le si mise al fianco, continuò a rimanere alle spalle della ragazza.
- Tutto bene?-
Chiese, portando la mano alla fronte, per poter riparare lo sguardo dagli ultimi sprazzi di luce che le battevano sul volto. Avrebbe voluto chiederle se avesse bisogno di una mano a salire in Sala Comune, ma si disse che fosse un'idea decisamente stupida.
"Magari è qui per vedere il panorama e pensare, no? Forse dovrei finirla di essere così stupida."
Danielle e l'istinto, l'istinto e Danielle.
 
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view post Posted on 27/4/2016, 10:33

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Era abituata alle grandi altezze; si era sempre arrampicata sugli alberi, sin da piccola, da quel che poteva ricordare. Non aveva mai sofferto di vertigini, a differenza di molti, lì al Castello; così, affacciarsi dalla Torre di Divinazione, non le dava affatto fastidio, ed anzi, avvertire il vento fresco del crepuscolo, le dava una naturale sensazione di benessere. La faceva star meglio, in qualche modo. Certo, non s'illudeva che quel benessere sarebbe durato, sapeva che sarebbe passato, ed anche in fretta, per lasciare nuovamente spazio a confusione e turbamento, ma era bello distrarsi almeno un po', quel tanto che bastava per svuotare in via temporanea la mente.
Le era anche caduta la vecchia foto, nel frattempo, ed ora giaceva sull'antico pavimento della Torre, vicino ai suoi piedi; pensò a quanto le sarebbe piaciuto non essere Zoey, almeno finché quella tormenta non fosse passata, riportando la calma. Era difficile porre a confronto la sua vita all'inizio, quando era appena arrivata ad Hogwarts, e la sua vita adesso: era totalmente cambiata, e quasi si sentiva un'estranea, a paragone con la se stessa undicenne, allegra e spensierata come doveva essere stata. La scoperta del dono della Divinazione, paradossalmente, era stata la cosa più normale che le era accaduta, negli ultimi anni. E poi: l'ES, la sua migliore amica era diventata un licantropo, aveva visto/sognato sprazzi di una vita passata in cui bruciava sul rogo, condivideva pensieri ed azioni con una Voce che di punto in bianco aveva iniziato a parlarle nella sua testa, Cluny e la sua quasi-completa combustione, e l'illuminazione divina che l'aveva lì colta, suggerendole che, magari, il suo ragazzo, adesso latitante chissà dove, era un'altra creatura sovrannaturale e pericolosa su cui preferiva non indagare oltre.
Un bel po' di grattacapi non indifferenti, per una sedicenne dall'equilibrio fragile e neppure tanto a posto con la testa, non c'era che dire; eppure, in qualche modo, era sempre riuscita a gestire tutto discretamente. Sì, sentiva ancora voci e aveva ancora visioni, ma tutto sommato, poteva dirsi fortunata che il suo sistema nervoso non avesse ancora ceduto completamente.
*No, o almeno, non ancora*, si disse, sorridendo fra sé, quasi rincuorata da quel pensiero; quantomeno, poteva non considerarsi una persona debole.
E poi, immancabilmente, arrivò una voce alle sue spalle; avrebbe dovuto immaginarlo, era un luogo abbastanza frequentato quello, data la vicinanza della Sala Comune Corvonero. Esattamente come la Torre di Astronomia, accanto alla loro Sala Comune. Nulla di strano.
La voce, sembrava appartenere ad una ragazzina, probabilmente più piccola di lei, dato il timbro strillante; le stava chiedendo se andasse tutto bene. Probabilmente l'aveva scambiata per una Concasata. Sorrise ancora prima di voltarsi; e poi, quando finalmente rivolse il suo sguardo alla piccola strega, il sorriso le morì sulle labbra.
- Oh. MIA. DEA. Cosa accidenti...-
L'impatto era stato tanto violento da far risvegliare persino la Voce, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, ad osservarla pigramente; Zoey, invece, era rimasta paralizzata, le braccia abbandonate lungo i fianchi, sul volto un'espressione di semi-shock.
Sì, perché la ragazzina che aveva davanti, lunghi capelli castani, occhioni scuri, carnagione non chiarissima, era praticamente uguale a lei. Una copia più giovane ed infantile della Grifondoro.
Rimase qualche secondo, forse un paio di minuti, ad osservarla, senza dire nulla, troppo turbata per dire qualcosa. Poi, più per esprimere lo shock della Voce, finalmente esclamò:

- E tu, chi diamine sei? -
V'era ben poca delicatezza in questo pensiero esplicato ad alta voce; ma questa, ovviamente, era l'ultima della sue preoccupazioni.

 
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view post Posted on 27/4/2016, 15:40

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Si era avvicinata di qualche passo, non poteva sicuramente parlarle dall'altro capo del pianerottolo, oltretutto, avrebbe dovuto raggiungere le scale per poter salire in Sala Comune. Si ritrovò a pensare che alla fine dei conti, non aveva fatto niente di male a chiederle se fosse tutto apposto, le avevano insegnato sempre ad essere gentile con gli altri, nonostante, il corrispettivo interlocutore potesse mostrarsi sgarbato.
I suoi genitori... le mancavano, nonostante volesse dimostrare a se stessa di star bene lontano da casa, ad Hogwarts, con Thalia, Alexander, Keira e gli altri. Si ritrovò a fissare il vuoto per qualche secondo, sempre con la mano appostata sulla fronte, mentre la mente correva veloce alla sua famiglia: aveva smesso di scrivergli da settimane, per via degli impegni e avrebbe dovuto farlo il prima possibile. Come aveva potuto dimenticare di scrivere? Aveva promesso a Jackson che si sarebbero sentiti spesso e invece era quasi un mese che non avevano sue notizie a casa, né tanto meno lei aveva ricevuto loro notizie e, si ritrovò a pensare, se al Ministero qualcosa fosse andato storto? Cosa facevano i suoi genitori al Ministero? Perché non le avevano ancora spiegato il loro lavoro? E Jackson come se la stava cavando senza di lei? I genitori avevano deciso di mandarlo in una scuola babbana, prima dell'inizio di Hogwarts, avevano voluto la stessa istruzione che aveva avuto la piccola Corvonero: Jackson avrebbe finito le elementari a dieci anni e a undici si sarebbe ritrovato ad Hogwarts. Si destò dai suoi pensieri poco dopo, osservando sul pavimento una carta muoversi...ma sembrava riflettere la luce del sole, che cos'era? Una foto? Probabilmente, era caduta alla ragazza che ancora le stava dando le spalle, ma non si accinse a raccoglierla; forse era qualcosa di personale e Danielle non voleva invadere la vita altrui. Alzò lo sguardo verso la ragazza, la Corvonero le si era avvicinata e aveva abbassato la mano, lasciandola scendere lungo i fianchi, la vide voltarsi sorridente, ma quando i loro sguardi si incrociarono, le espressioni cambiarono completamente.
Nessuna ebbe, per qualche frazione di minuto, il coraggio di parlare; Danielle studiò il volto della ragazza, portandosi le mani sul viso: che scherzo era? Com'era possibile che qualcuno che fosse visibilmente più grande di lei, era quasi identica a lei? Mille pensieri affollarono la testa della ragazza, ma nessuno di loro venne ascoltato, erano un groviglio di pensieri confusi. Le braccia le caddero lungo i fianchi, sentiva le mani gelarsi e la confusione afferrarle la mente.
Chi era lei?
La domanda era balenata nella mente di Danielle, ma non fu la sola, poiché la Grifondoro avanti a sé la espresse ad alta voce, quasi con cattiveria.

Boccheggiò, guardandosi intorno.

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La risposta che le balenò in testa, la trattenne; avrebbe voluto chiederle chi diamine era lei, piuttosto, ma non le sembrava davvero il caso. Ci mise qualche secondo a far uscire le parole dalla bocca, prima di presentarsi alla Grifondoro.
- Danielle Gilbert.-
Tirò fuori tra stupore e cattiveria. Se quello era uno scherzo, non era affatto divertente. Sembrava di guardare se stessa allo specchio, se non fosse per dei minimi particolari che le distinguevano, a primo impatto sarebbero sembrate la stessa persona. Possibile che a scuola nessuno si fosse reso conto della somiglianza? Oliver non aveva mai accennato a quella ragazza, eppure lo aveva visto più volte durante il corso dell'anno.
- Potrei sapere chi sei tu, piuttosto?-
Deglutì, mentre cercava di fare ordine nel suo cervello, cosa che le sembrava decisamente impossibile. Una leggera folata di vento, riempì il pianerottolo, trascinando la foto tra i loro piedi. La Corvonero abbassò il capo, lanciando un breve sguardo alla fotografia che si era voltata; vide solo una calligrafia in corsivo e rialzò subito lo sguardo.
Perché erano uguali?
Si morse il labbro inferiore, cercando di calmare i battiti del suo cuore; si sentiva in ansia, lo stomaco le faceva male, che fosse uno scherzo della sua immaginazione? Che si fosse addormentata in Biblioteca e fosse tutto uno strano sogno?
 
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view post Posted on 29/4/2016, 17:10

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- Bene, bene...questo sì che è un colpo di scena coi fiocchi! -
La Voce sembrava trovare quella situazione infinitamente divertente, quando lei non riusciva neppure a mettere cinque parole di senso compiuto in fila per dire qualcosa, qualunque cosa.
Generalmente, si relazionava agli sconosciuti con cortesia, a volte persino con curiosità, ma stavolta non era la stessa cosa. O meglio, quella che aveva davanti era una sconosciuta, ma...una sconosciuta dall'aria terribilmente familiare.
- Talmente tanto che è come guardarsi in uno specchio, uh? - s'intromise la Voce, divertita.
Zoey non reagì; era troppo occupata ad osservare il volto della ragazzina che aveva davanti, alla disperata ricerca di qualcosa, quel tratto distintivo che avrebbe definitivamente fugato i suoi dubbi che quella lì davanti potesse in qualche modo essere legata a lei. Ancora si chiedeva se la Corvonero non fosse una proiezione di se stessa, un'immagine prodotta dalla sua mente - o ancora un, come si chiamava?, Doppelgänger, se ricordava bene.
Ma in quel caso, avrebbero dovuto avere la stessa statura, la stessa fisionomia...invece, lei era più alta, e il suo viso le sembrava leggermente più tondo di quello della sconosciuta. Eppure, nonostante questo, la somiglianza c'era, ed era impressionante.
Trasalì quando l'altra si presentò, una nota di indignazione nella sua voce, probabilmente dovuta all'esclamazione impulsiva e poco cortese della Grifondoro.
Si accigliò; per essere una piccoletta, ne aveva anche lei di grinta. Alzò un sopracciglio, e rispose, in tono neutro:

- Zoey Lesnicky, ex Caposcuola Grifondoro. -
Probabilissimo che la giovane Corvonero non avesse mai sentito il suo nome; probabilmente, era arrivata da poco al Castello, sicuramente dopo che lei aveva passato il testimone ad Oliver.
Continuò a guardarla, incerta sul da farsi; Danielle Gilbert, aveva detto di chiamarsi, un nome che non aveva mai sentito prima, decisamente diverso dal suo, che chiaramente aveva altre origini. Eppure...
Seguì la traiettoria degli occhi della ragazzina, che si erano spostati sulla foto caduta. Velocemente, la recuperò da terra, ma non la mise via. Le gemelle nella foto erano identiche, nulla sembrava distinguerle; la fanciulla davanti a lei poteva assomigliarle, ma certo non aveva nulla a che fare con lei. Forse.

- Di certo se ti avessi vista in giro, mi sarei ricordata di te. - commentò, mentre le labbra si piegavano lievemente all'insù, in un sorriso vagamente divertito.- Ti chiederei da dove vieni, visti i tratti somatici del tuo viso così simili al mio, ma credo che il tuo accento londinese parli da sé. -
Già, non v'era dubbio che Danielle fosse inglese: la sua parlata tradiva le sue origini, come accadeva a tutti gli altri studenti del Castello. Lei era un outsider in quel senso, ma anche il suo accento, di sicuro, non tardava a farsi riconoscere, per fortuna o purtroppo.
Londinese o no, però, il dubbio rimaneva: chi era davvero quella ragazzina?

 
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view post Posted on 29/4/2016, 22:26

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Sapeva che, in realtà, quello non fosse un sogno, ma guardare quella ragazza, fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Non riusciva a calmare il disagio che sentiva dall'interno, per quanto potesse risultare calma, non lo era, per niente, anzi, aveva così tante domande per la testa e così tante risposte sconclusionate, che non sapeva davvero cosa pensare né tanto meno, cosa dire. Passarono pochi secondi prima che, la voce della Grifondoro, tornasse nuovamente a raggiungere il suo orecchio.
«Zoey Lesnicky, ex Caposcuola Grifondoro.»
Danielle non aveva mai sentito quel nome in vita sua, la sua mente corse veloce a nomi pronunciati a casa, con chiacchiere tra amici e parenti, ma non ricordava affatto di aver sentito il nome "Zoey", oltretutto, l'accento decisamente non inglese della ragazza, non lasciava spazio all'immaginazione, lei e Danielle, avevano in comune solamente l'aspetto fisico e nient'altro. O almeno, questo era quello che pensava lei...doveva essere per forza così. Danielle si stava ancora chiedendo il motivo per il quale lei non fosse finita a Grifondoro, ma forse, per una frazione di secondo, quel pensiero la sollevò, altrimenti avrebbe avuto in comune anche la casata, oltre al resto. Scosse il capo in cenno di dissenso, per farle intendere di non aver mai sentito il suo nome
Rimase immobile, spostando solamente lo sguardo al di fuori della finestra; non riusciva a guardare Zoey, fino ad allora, a parte la somiglianza con la mamma, credeva di essere unica nel suo genere e invece si era appena trovata quasi di fronte a se stessa e lo trovava...inquietante. Sentì la ragazza chinarsi a raccogliere ciò che le era caduto. La Grifondoro parlò nuovamente, catturando lo sguardo esitante di Danielle, che la vide sorridere e tenere la fotografia tra le mani.

- Beh, credo che per me sarebbe stato lo stesso, non credo che incontrare qualcuno quasi identico a te, sia cosa da tutti i giorni, no?-

Abbassò lo sguardo, concedendole un sorriso, prima di ascoltare il resto della frase.
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- Beh, sì... e tu sei americana, non è così?-
La parlata era decisamente diversa da quella inglese, sebbene le parole fossero le stesse, erano pronunciate in maniera completamente diversa. Lo sguardo cadde sulla fotografia che Zoey teneva tra le mani, socchiuse gli occhi, sebbene fosse inclinata, scorse un volto che le era tutt'altro che estraneo. I battiti del cuore di Danielle, accelerarono velocemente e la tensione che le sembrava svanita per qualche minuto, tornò a soggiornare nella mente della dodicenne. Si avvicinò di più alla ragazza della casata rosso-oro.

- P...posso vedere quella fotografia, per piacere?-
In quanto a gestione dell'ansia, Danielle stava davvero a zero.
 
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view post Posted on 1/5/2016, 19:55

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Al suo turbamento, si confondeva quasi lo stato d'eccitazione della Voce, che la influenzava tanto da confonderla. Era stata quieta per giorni, quasi settimane, ma quell'avvenimento aveva di colpo risvegliato tutto il suo entusiasmo, e Zoey sapeva bene che sarebbe stato difficile costringerla ancora una volta in uno stato di dormiveglia che avrebbe permesso a lei di vivere in condizioni di normalità.
- Non pensarci neppure, questa storia m'interessa tanto quanto te...in fondo, siamo la stessa persona. -
Tornò a controbattere, mentre contemporaneamente studiava la ragazza con gli occhi della Grifondoro e scandagliava i pensieri di quest'ultima, cosa che Zoey non aveva mai sopportato, ma che, a quel punto, non poteva in alcun modo evitare.
"Non siamo la stessa persona, noi due", avrebbe tanto voluto dire, urlare, alla Voce, ma la situazione era già abbastanza spinosa e poco chiara così, senza che ci si mettesse anche lei.
Annuì in direzione della giovane Corvonero, stavolta senza sorridere; non le veniva spontaneo, in quelle condizioni. In fondo, cosa c'era da sorridere? Non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma non aveva un buon presentimento, e su queste cose, complice il piccolo dettaglio della Divinazione, raramente sbagliava.

- No, quel che mi stupisce, è che nessuno vi abbia mai fatto caso. A rigor di logica, prima o poi qualcuno sarebbe dovuto accorgersene. -, commentò, tentando di darsi una spiegazione razionale da sé. Ma, inutile dirlo, non vi riuscì, probabilmente perché in tutta quella storia, di razionale c'era ben poco.
Le sembrava di essere finita sul remake di un vecchio film che ogni americano che si rispetti deve conoscere, in cui due improbabili gemelle separate alla nascita si incontrano per caso in un campeggio. Beh, quantomeno, loro due non erano gemelle; era escluso che lo fossero, data l'evidente differenza d'età. Ma questo gettava nuovi dubbi sull'effettiva identità della fanciulla, e di certo non l'aiutava a capire qualcosa in più.

- Hai detto bene. Sono nata a Tulsa, Oklahoma. -, rispose; non era raro che qualcuno riuscisse a distinguere il suo accento, eppure, dopo aver trascorso anni ad Hogwarts, una scuola britannica, piena zeppa di studenti britannici, oramai aveva acquisito una certa esperienza nel camuffare il suo inconfondibile accento, che puntualmente tornava alla luce ogni volta che ritornava a casa per le vacanze. Ma stavolta, era convinta di averlo nascosto piuttosto bene...
Evidentemente, si era sbagliata; ma c'era ancora qualcosa che non riusciva a convincerla in Danielle. Neppure il suo nome le diceva molto: era uno di quei nomi poco diffusi, specialmente nelle sue zone, dalla pronuncia vagamente francofona, ed era abbastanza certa di non aver nessun parente con quel nome. Se lo sarebbe ricordato, altrimenti.
Poi, vide la fanciulla sussultare, quando scorse la foto che Zoey teneva in mano; qualcosa non andava? La fissò, con sguardo interrogativo, sollevando un sopracciglio. Continuava a non capire, sensazione che ultimamente stava diventando fastidiosamente familiare.
Con voce esitante e turbata, la Corvonero le chiese se potesse vedere la vecchia fotografia; ancora più stupita e piena di dubbi, Zoey assentì, acconsentendo a quella apparentemente strana richiesta. Le passò la foto, lentamente, posandola direttamente sui palmi delle mani dell'altra, delicatamente, per evitare si rovinasse.

- Q-qualcosa non va? - , chiese, a sua volta esitante e quasi timorosa di ricevere una qualunque risposta; c'era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato in quella storia. Non sapeva neppure cosa, ma l'avrebbe scoperto presto; e dubitava sarebbe stato qualcosa di buono.
- Dea, siamo alle solite. -, commentò la voce, sbuffando esasperata; lei non poté fare altro che annuire impercettibilmente, dandole silenziosamente ragione, senza staccare gli occhi dal viso di quella che sembrava essere un suo doppione poco più giovane.

 
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view post Posted on 2/5/2016, 23:53

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Zoey espresse, nuovamente, il suo stesso pensiero. Com'era possibile che nessuno a scuola, si fosse accorto della loro somiglianza? Com'era possibile che Oliver non ci avesse fatto caso? Chi altri conosceva Zoey e Danielle? Neanche i professori si erano accorti della somiglianza? Rimase ad osservarla, con occhi dubbiosi, ma non seppe darsi una sola risposta. Sospirò, mentre la Grifondoro le confermava di venire dall'America, precisamente da Tulsa, in Oklahoma; sebbene la ragazza sapesse parlare molto bene in inglese, Danielle, che abitava proprio al centro di Londra, sapeva distinguere anche le minime differenze, se riusciva a sentire la differenza tra gli accenti di Londra, New Castle, Oxford, riusciva a distinguere anche quella tra gli abitanti non inglesi, anche con Thalia si era accorta dell'accento, non che fosse fondamentale, ma in quel caso...
Lei e Zoey erano quasi identiche, come poteva non importarle del suo accento? Se lei fosse stata inglese o ancora peggio, londinese, allora avrebbero dovuto preoccuparsi...anche se, l'ansia era ferma lì, in attesa che la ragazza le porgesse la fotografia; quasi sicuramente non aveva visto bene, era una sua paranoia, doveva esserlo. Quando la sedicenne le posò la foto sui palmi, Danielle ebbe un sussulto e un'espressione di vero shock misto a paura le attraversò il volto.

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Fissò la fotografia, percorrendo le linee del volto delle due ragazze, i capelli bruni, gli occhi scuri, la pelle olivastra, il nasino all'insù, una copia precisa di Danielle da bambina. Riconobbe quel luogo, quella foto...ma nella sua foto, in casa sua, l'altra bambina non c'era, nella sua foto, Katherine era da sola ed era certa che la foto non fosse tagliata ma...
- L'ha modificata...-
I suoi pensieri si generarono ad alta voce, ma erano rivolti a se stessa e quando la voce titubante di Zoey le giunse alle orecchie, la fece sussultare. Si era dimenticata, per una frazione di secondo, la presenza della Grifondoro; aveva la pelle d'oca e le mani avevano ripreso a gelarsi.
Alzò lo sguardo sulla sua copia più grande.

- M-mia mamma...quella con la salopette lunga...è...è... è mia madre...abbiamo la stessa foto a casa, ma...-
Deglutì, il coraggio di continuare e di dover realizzare quello che aveva visto, era svanito. Stava male, sentiva lo stomaco attorcigliarsi, ma non poteva non continuare a parlare alla Grifondoro.
...ma senza l'altra...-
Sua madre aveva una gemella, Danielle aveva una zia di cui non era a conoscenza. Voltò la foto, ricordandosi della grafia che aveva visto quando era per terra e scorse velocemente le righe dietro quella foto e allora capì. Sentì il cuore batterle e saltarle in gola, poggiò la fotografia tra le mani della ragazza di fronte a sé, senza emettere un suono. Si sedette per terra, le gambe le tremavano e non reggevano più, anche se avrebbe voluto scappare, urlare e pensare che tutto fosse un sogno.
- Lei...l..lei...è...tua madre?-
Non trovava un'altra spiegazione, aveva bisogno di una conferma, mentre abbandonava le spalle all'ingiù, segno che lo sconforto avesse avvolto la Corvonero. Perché la mamma le aveva mentito? Perché diceva di essere figlia unica? Di avere origini bulgare? Di essere nata a Londra?
- PERCHE'?!-
Urlò, nel silenzio del pianerottolo della Torre di Divinazione, probabilmente Zoey avrebbe pensato che fosse pazza, ma non le interessava.
 
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view post Posted on 4/5/2016, 21:04

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- Cavolo, noi saremo anche fuori come un balcone, ma questa ci fa concorrenza, eh -
Commentò la Voce, riferendosi al comportamento apparentemente fuori luogo della piccola Corvonero: era sbiancata di colpo, si guardava attorno con aria smarrita, sembrava...terrorizzata?, no, non terrorizzata: sconvolta. Sconvolta da qualcosa, dopo aver visto la foto.
- Magari è scandalizzata dalla qualità della foto e dal fatto che non si muova come le bizzarre diapositive dei maghi inglesi. -
*Sì, ed io sono Jacqueline Kennedy.*
Sarebbe stato bello credere alle affermazioni tragicomiche della Voce; ma sapeva bene v'era qualcosa di più serio, persino il suo istinto glielo suggeriva. Come una bomba pronta a scoppiare, e la foto ne era stata la miccia.
Anche se, a pensarci bene, cosa mai poteva esserci di così strano? Era una vecchia immagine che era appartenuta a sua madre, era personale, riguardava la sua famiglia. Quella ragazzina, dall'accento così chiaramente inglese, non c'entrava nulla. Non aveva niente a che fare con lei, tentò di rassicurarsi.
Forse, se lo avesse ripetuto a se stessa ancora un po', si sarebbe potuto avverare, avrebbe potuto persino crederci; ma dal momento stesso in cui l'espressione di Danielle era cambiata, aveva capito che c'era ben più in ballo di una semplice coincidenza e di una mera somiglianza a livello fisico.
*Modificata? Cosa, dove...?*, pensò, smarrita; ma la risposta arrivò, diretta e temibile, poco dopo, a turbarla ancora di più.
*Ah. AH. Okay. Bene. Buono a sapersi.*
- Accidenti, hai reagito meglio di quanto pensassi. Dov'è finita la parte in cui dai di matto? Perché, sinceramente, sono sconvolta anche io. -
Lei che dava di matto? Giammai. Piuttosto che esternare qualcosa, sarebbe volentieri implosa, come faceva sempre. Non era particolarmente salutare, ma tanto ci era abituata.
Soprattutto, la reazione non era giunta, perché la sua mente stava negando con forza brutale ciò che la giovane studentessa andava affermando. Sicuramente si stava sbagliando, o magari la stava prendendo in giro.

- Divertente. Ti ho quasi creduta. - disse, nervosamente, mentre mille spiegazioni poco credibili le passavano per la testa. - Davvero esilarante, ma il gioco è bello quando dura poco. Dai, ridammi la foto...- aggiunse, poco convinta; ma la mano rimase a metà, sospesa a mezz'aria, in un debole tentativo di riprendere quel cimelio dalle mani della ragazza.
In effetti, guardandola meglio, osservando i tratti di entrambe le bambine ritratte, sua madre proprio non poteva essere la bambina con la salopette lunga. La riconosceva in quella dall'espressione più seria, quasi imbronciata; per non parlare di com'era messa, una gambina piegata, e la mano poggiata sul ginocchio, annoiata. E le gambe infantili, così sottili, erano identiche alle sue da bambina.

- Sì. Quella con i pantaloncini corti è senza dubbio mia madre, Sylvya. - riuscì infine a commentare, quasi a fatica; perché, d'un tratto, le parole non le venivano più così facilmente? Sentiva un nodo in gola, e lo stomaco attorcigliato improvvisamente. Poi, colta di punto in bianco da un dubbio, alla ricerca di conferme, le chiese:
- Tua madre...qual è il suo nome? -
Tentò di darsi un tono, ma le parole uscirono in un sussurro, difficilmente; l'ansia, quella si poteva tastare benissimo, e non solo nella sua voce. La avvertiva proprio nell'aria.
Sussultò quando la Corvonero si lasciò andare ad un urlo soffocato; indietreggiò, non sapendo come reagire. Spalancò gli occhi scuri e rimase ferma dov'era, non sapendo cosa fare; non era abituata a simili scene. Come avrebbe dovuto reagire?
Così, a disagio, visibilmente in imbarazzo, si limitò a darle delle piccole pacche consolatorie su una spalla, delicatamente, come se il solo tocco l'avrebbe fatta smettere. Anche lei era sconvolta, ma era più il tipo che si chiudeva in se stessa, a contemplare silenziosamente i propri problemi.

- Dai, uhm...vediamo di far luce su questa faccenda. - aggiunse, imbarazzata, tirando fuori il suo lato pragmatico; la Dea sola sapeva quanto ne avessero bisogno, in quel momento.
- Rettifico: questa forse sta pure peggio di noi. -

 
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view post Posted on 9/5/2016, 22:23

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Danielle era davvero sconvolta e arrabbiata, come poteva, sua madre, nasconderle un segreto simile? E soprattutto, perché? Suo padre era a conoscenza di Sylvya? Domande su domande, su domande, che non avrebbero avuto alcuna risposta, non finché lei non avesse mandato una lettera alla mamma, che sicuramente avrebbe negato. Se Katherine avesse negato tutto, sapeva che una volta tornata a casa, le avrebbe nascosto qualsiasi cosa. Mentre pensava a come cercare per casa tutto quello che poteva, qualsiasi indizio, la voce della Grifondoro piombò nuovamente alle sue orecchie.
«Divertente. Ti ho quasi creduta.Davvero esilarante, ma il gioco è bello quando dura poco.»
Alzò lo sguardo verso la ragazza, con gli occhi che le fiammeggiavano. Nonostante Zoey avesse un tono titubante, Danielle pensò che non fosse tanto sana a pensare che quello che lei stesse dicendo, fosse uno scherzo; come poteva davvero credere che avrebbe scherzato su una cosa tanto complicata e assurda? Strinse i pugni, mordendosi convulsamente il labbro inferiore, riflettendo, prima di rispondere alla sua sosia maggiore o meglio, sua cugina.Rimase seduta a terra, mentre la ragazza di fronte a lei, continuava a guardare la foto, riconoscendo sua madre, per poi chiederle il nome della zia. L'ansia nella voce di entrambe era palpabile, di certo nessuna delle due si sarebbe mai immaginata di trovare ad Hogwarts la propria cugina, che per chissà quale motivo, era stata loro nascosta. Cercò di tranquillizzarsi, inutilmente.
- Si chiama Katherine, Zoey... si chiama Katherine Morgan Gilbert.-
Ma del "Morgan" non era più sicura, si chiese quale fosse il cognome vero della madre ed era sicura che ben presto, almeno a quello, avrebbe trovato una risposta. Dopo la sua sfogata, dopo quell'urlo perplesso nella toretta, si sentì dare delle pacche sulle spalle e si sentì trattare come una bambina; percepiva l'imbarazzo di Zoey. La ragazza non la conosceva, non sapeva niente sulla sua famiglia e di certo non poteva immaginare la storia che Katherine raccontava loro, di certo non poteva immaginare tutti i dettagli di un'infanzia falsa che la mamma le aveva raccontato, di come era cresciuta da figlia unica, di come avesse desiderato una sorella, della sua crescita a Londra; no, Zoey non poteva saperlo e non avrebbe potuto biasimarla se avesse pensato che fosse pazza a reagire in quel modo. Né si sarebbe immaginata che la mamma dicesse di avere origini bulgare...qual era la verità? Sospirò pesantemente, mentre cercava di evitare le pacche della Grifondoro; non le piaceva essere trattata come una ragazzina, né tanto meno si sentiva in confidenza a tal punto, da farsi consolare da qualcuno che non conosceva, nonostante il legame di sangue.
- Scusami se ho urlato, ma davvero, per quanto tu possa essere gentile, non ho bisogno di essere trattata come una ragazzina.-
Prese una pausa, prima di spiegarle, brevemente, la situazione.
- Mia madre ha mentito su tutto, sulle sue origini, sulla sua crescita, sulla sua infanzia, insomma, su tutto. Ecco spiegato il motivo della mia reazione, mi dispiace.-
In realtà si sentiva tormentata e triste, avrebbe voluto urlare e piangere ed era certa che quella sera non avrebbe cenato, anzi, il solo pensiero le provocava i conati di vomito. Dentro, Danielle, stava soffrendo, soffrendo perché non aveva delle risposte su cui basarsi e soprattutto, la madre le aveva mentito da sempre e la cosa la destabilizzava emotivamente, ma cercava di rimanere il più ferma possibile, almeno in apparenza. Si ricordò infine di avere nello zaino, una foto della sua famiglia, una foto che li ritraeva tutti quanti insieme; si voltò velocemente, tirandosi giù le cinghie dalle spalle e rovistò all'interno alla velocità della luce, per poi tirare fuori il portafogli e sfilare la foto ben tenuta in una custodia rigida trasparente. La mostrò con mano tremante a Zoey, forse le avrebbe creduto, forse le due donne erano cresciute con l'aspetto davvero identico, proprio come quando erano bambine. Attese in silenzio, non muovendo lo sguardo dalla ragazza, qualsiasi espressione, le avrebbe fatto comprendere se tutti i suoi pensieri fossero reali.
 
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view post Posted on 4/1/2018, 17:17

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Si era subito pentita di essersi comportata in modo così brusco con Danielle; in fin dei conti, la reazione della piccola Corvonero era più che giustificata, date le circostanze.
Era la sua reazione ad essere troppo debole; non si meravigliava più di nulla, ormai. Chissà quali altri segreti celava ancora la sua famiglia, e quante altre cose le tenevano nascoste. Certo, non aveva mai immaginato che la sua vita prendesse un risvolto in stile Beautiful, ma una cugina ritrovata non era un cadavere occultato, no? Ecco, quello sarebbe stato un segreto forse troppo sconvolgente da mandar giù. Una cugina ed una zia comparse dal nulla, però, poteva tentare di capirle. Forse.
- Dea, il tuo tentativo di rimanere razionale in circostanze che non lo sono affatto è così ammirevole. Sei sempre così pacata e calma, o è una tattica per non far trasparire la tua mente danneggiata - Odiava quando si insinuava così nella sua testa, e assumeva quel tono sarcastico di chi sa di avere ragione. - Perché io lo so e tu lo sai, c'è qualcosa che non va in te. -
Voce, però, per quanto odiosa, non aveva tutti i torti; lei non stava bene, e non riusciva a fare chiarezza a riguardo. Non aveva mai conosciuto nessun cugino più piccolo, ma era abbastanza certa che non sarebbe stata mai neanche lontanamente un buon modello a cui ispirarsi.
- Perché non ne parli alla tua nuova cuginetta, Zoey? Potresti indire una bella riunione di famiglia, stavolta al completo, senza parenti nascosti che compaiono all'improvviso, e fare un annuncio ufficiale. -
Zoey sospirò socchiudendo gli occhi e tentando di mantenere la calma, ma stava davvero perdendo la pazienza. Aveva l'impressione che, se avesse continuato a trovare una giustificazione per le stranezze sue e della sua stessa famiglia, il suo cervello sarebbe presto imploso. Sentiva, però, che in quel momento, per tranquillizzare Danielle e cercare di comprendere del tutto la situazione, era importante assumere il ruolo della ragazza matura che sa sempre esattamente cosa fare e come agire, anche se, ovviamente, non aveva la più pallida idea di come comportarsi.

- No, scusami tu - le disse, con dolcezza, accennando un sorriso. - Mi sento anch'io sconvolta e confusa. Sì, tua madre ha mentito...ma è evidente lo abbia fatto anche la mia. Credo sia il momento di scambiare quattro chiacchiere con entrambe, il prima possibile. -
- Che carina...mi chiedo quando calerai la maschera. -
Avrebbe voluto affrontare sua madre e sua nonna subito, senza lasciar trascorrere i giorni; ma non sapeva come introdurre l'argomento senza scatenare una tempesta scatenando altri guai di cui non avevano assolutamente bisogno. Voleva soltanto conoscere la verità, una volta tanto. Riunire finalmente la famiglia sembrava un'utopia, in quel momento, ma non poteva negare che sarebbe stato bello.

- Contatterò il prima possibile la mia famiglia, in Oklahoma. Voglio dire, mia mamma e mia nonna. Non ho un papà. - disse semplicemente, come se sentisse di doverle spiegare e descrivere la sua vita. Comunque, se fosse venuto fuori che Danielle faceva davvero parte della famiglia, avrebbe dovuto farlo prima o poi. Meglio cominciare subito, dunque. - E sì,
se te lo stai chiedendo...abbiamo una nonna. E sono certa che sarebbe davvero felice di conoscerti, finalmente. -
le sorrise, sincera; sì, senza dubbio nonna Willow sarebbe stata al settimo cielo e l'avrebbe amata da subito, come solo una nonna sa fare.
- Ovviamente, se lei vorrà conoscerla. Stai correndo un po' troppo, Dorothy, ti pare? Non sei ne "Il Mago di Oz".-
Come sempre, Voce aveva ragione.

- Senti, io...ti cercherò. Appena avrò chiarito questa storia. Ti prego, cerca di parlare con tua madre. - Aveva bisogno di andare, di correre nel suo dormitorio e smaltire tutto quello che aveva vissuto in quelle ore, e di certo ne aveva bisogno anche Danielle.
Aveva iniziato a voltarsi per andarsene, quando si fermò; non poteva lasciarla così, non senza confortarla, non senza assicurarle la sua presenza se ne avesse avuta la necessità.

- Cercami. Per qualsiasi cosa, anche solo per parlare se ti senti sola o...confusa. - Prese aria. - Non lasciare che questo ti consumi dall'interno, o rischierai di implodere, credimi. In due, a volte anche le situazioni più complesse possono trovare una soluzione. -
Un ultimo sorriso, e lasciò la Torre di Divinazione.
Aveva detto a Danielle di non farsi consumare, ma era stata ipocrita: Danielle non correva alcun rischio. Lei sì.
I suoi demoni la stavano divorando dall'interno già da tempo.




No, non è un'allucinazione. Ho risposto DAVVERO.
 
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view post Posted on 6/3/2018, 20:10

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Fino ai suoi dodici anni, Danielle non aveva fatto altro che vivere nella spensieratezza, quella di una ragazzina fortunata, la cui unica preoccupazione era stata un ginocchio sbucciato all'età di cinque anni o dover accettare il suo ruolo di sorella maggiore. Si stava affacciando solo in quel momento alla finestra della realtà: l'adolescenza sarebbe stato il periodo più turbolento, il periodo dove si sarebbe dovuta prendere di petto la crescita, il cambiamento fisico, emotivo e mentale, dove si sarebbero persi i punti di riferimento infantili e si sarebbero costruiti nuovi modi di pensare e di vivere, facendo tesoro del passato. Quello shock avrebbe provocato nella piccola Corvonero, la prima mancanza di fiducia nel genere umano, ma avrebbe dovuto scalare una montagna prima di smettere di fidarsi completamente. Con Zoey la situazione era davvero strana, si sentì trattare come una bambina ma si disse che, in fondo, lo era e la Grifondoro non avrebbe potuto far altro che dedicarle quelle parole. La sua reazione, in effetti, non aveva dato modo di far pensare alla cugina che sarebbe stata così matura da affrontare diversamente quella notizia. Annuì alla sedicenne, lasciandole terminare il discorso: avrebbero dovuto parlare entrambe alle proprie mamme, cercando di capire il perché di tutte quelle menzogne inutili, ai loro occhi.
Si chiese se sarebbe mai riuscita ad affrontare i propri genitori con un argomento tanto delicato; non si era mai sentita così adulta prima di allora e non sapeva quanto questo avrebbe cambiato la sua persona.

«Cercami. Per qualsiasi cosa, anche solo per parlare se ti senti sola o...confusa.»
Annuì per l'ennesima volta, nonostante la dolcezza che la ragazza le stava dimostrando, la piccola Gilbert non si sentiva affatto legata alla sua consanguinea. Sapeva solo che guardare lei era quasi come osservare se stessa, ma a parte quello e le madri gemelle, non sapeva nulla di lei, di come era fatta. E se non si fossero piaciute? Se si fossero limitate solo al legame di sangue, senza avere una giusta dose di conoscenza? Se fossero state incompatibili? Come poteva la Lesnicky essere così sicura di volerla portare ad una famiglia, che magari avrebbe preferito non conoscerla?
Osservò la Grifondoro voltarle le spalle dopo un ultimo sorriso e sparire oltre la porta della Torre di Divinazione. Rimase per qualche minuto ad osservare la soglia vuota e buia, avvertendo il peso della testa, carica di pensieri ed un corpo teso e distrutto emotivamente. Avanzò di qualche passo, lasciandosi alle spalle un luogo che, sperava, non le avrebbe arrecato altro dolore e confusione.
 
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11 replies since 26/4/2016, 22:41   229 views
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