Ore 00.25
Era una serata come le altre, ad Hogwarts. A volte la scuola poteva sembrare così banale, noiosa a certe ore del dì, e della notte. Soprattutto quando il Sole calava, la scuola, come tutto il resto dell'umanità, calava con lui, perdendo forze, ritirandosi nelle proprie case e camere. Il dì era notoriamente la parte della giornata più viva e vitale, nella quale si svolgevano tutte le attività degne di nota. Ma spesso e volentieri gli uomini scordavano quanto la notte fosse ben più particolare, misteriosa. Certo, non che le strade di Diagon Alley fossero piene di gente, o le lezioni dei Professori del Castello fossero particolarmente frequentate. Ma la notte era quella parte della giornata in cui si agiva sotto copertura, in cui si compivano le azioni più meschine e subdole. Di notte le forze magiche si aggiravano fra i mortali senza che questi se ne accorgessero, sovvertendo l'ordine artificiale precostituito, mera illusione di coloro che pensavano di poterla aver vinta su tutto ciò che avevano intorno. Si attuavano strategie, si cambiavano anche le sorti d'una guerra.
In quella situazione, non si parlava d'una guerra ma qualcosa di più individuale, personale. Un giovane Corvonero non avrebbe dormito quella sera: doveva compiere il suo destino. Gli era stata affidata una missione, decisa dal suo mentore e dal suo Signore, e non avrebbe potuto in alcun modo fallire. La punizione sarebbe stata decisamente non augurabile. Per le forze del Male era un periodo di fermento, quello. Il nero che si trovava nel mondo aveva deciso di spedire Mitchell ad abbattere delle metaforiche colonne, certezze che ormai la comunità aveva dato per scontate. Lo studente era lì per ricordare che nessuno era salvo, se non sotto l'ala protettrice ed illuminata dell'Oscuro, che non v'era luogo sicuro nel Mondo Magico dove potersi rifugiare. Lui, infiltrato nella roccaforte della sicurezza, almeno così veniva vista ancora la scuola, avrebbe destabilizzato la calma a cui più d'uno, fra quelle mura, s'affidava incondizionatamente.
Il ragazzo avrebbe dovuto chiaramente agire senza farsi scoprire, o per lui sarebbe stata l'espulsione. Non un rumore, sarebbe dovuto essere invisibile. Ogni precauzione sarebbe stata d'obbligo per la buona riuscita della missione. Era chiaro, lo scopo. Appiccare un incendio all'Ufficio dei Caposcuola. Avrebbe permesso alla forza distruttrice del rosso elemento di liberarsi e di compiere la sua azione purificatrice, eliminando un simbolo di quella marcescente società che aveva uno dei suoi rami proprio lì, in quel locale. I rischi erano alti, ma il ragazzo non poteva esimersi dal volere dell'Oscuro. Da degno allievo di Priscilla, avrebbe dovuto render fiera la fondatrice della sua Casa, mostrando ingegno ad ogni passo. Non avrebbe avuto pochi ostacoli. Le ronde pattugliavano, come ogni sera, il Castello. Si sarebbe dovuto difendere dallo sguardo attento di Prefetti, Caposcuola e Docenti, facendo attenzione alla loro presenza, ma senza perdere di vista il suo obiettivo: giungere al Quarto Piano e... fuoco. La sua avventura iniziava quindi nella Sala Comune, nella Torre di Divinazione, dalla quale sarebbe dovuto uscire con cautela. Di lì, si sarebbe dovuto muovere rapidamente ed in silenzio qualche piano più in giù, e da lì il lavoro sarebbe già stato a metà.
Il Fato non era certo estraneo a tutto ciò. Occhio che vigilava sul mondo, sapeva cos'avrebbe fatto Mitchell quella sera. E allora stava a guardare, impaziente di vedere come si sarebbe svolta la questione, impaziente di valutare quanto effettivamente il ragazzo fosse degno della Casa cui era stato assegnato. Era davvero un figlio di Priscilla? Era davvero degno di appartenere ai neri ranghi? Avrebbe dovuto dimostrare tutto in quel momento, da allora in poi. Era la sua prima prova sul campo. I raggi lunari filtravano flebilmente dalle vetrate, con il satellite nascosto da alcune nuvole che stazionavano lente nella stessa posizione a lungo.
Via alle danze.