The Wizar∂ Voi¢e - II Lezione

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xArgenteax
view post Posted on 25/9/2015, 08:30





II lezione
Era trascorsa una settimana dall'incontro con i ragazzi ed Argetea non vedeva l'ora di rivederli tutti.
Quella sera aveva indossato una gonna blu ed una camicetta bianca mentre ai piedi delle semplici ballerine dello stesso colore. Il viso era appena truccato mentre i capelli erano raccolti in uno chignon morbido laterale.
Un rumore alla porta la portò alla realtà.
*Sono arrivati!!!*
Schiarendo la voce accolse i ragazzi e li invitò ad accomodarsi con un cenno del capo.


Buonasera a tutti e ben trovati. E' un vero piacere rivedervi qui.

Si accomodò sulla scrivania e continuò.

Dunque,la scorsa volta abbiamo parlato di Coro e di squadra. Questa sera invece faremo un viaggio attraverso le epoche. Non possiamo vivere il presente senza compiere un passo nel passato e chiederci da dove ha inizio tutto. Un noto babbano,Tasso,ha affermato che la musica è una delle vie per le quali l'anima ritorna al cielo. A me piace parlare però di Arte dei suoni e dei rumori,organizzati e collocati in uno specifico tempo secondo metodi differenti nel genere e nella tecnica.
Nell'incantevole antica Grecia si pensava alla musica come qualcosa che dovesse arricchire l'animo. Diversa invece era la musica sacra. Nel Cristianesimo ebbe grande diffusione il canto,perché lo stesso "Cristo" veniva descritto come un cantore insieme ai suoi discepoli. La musica nel Cristianesimo si sviluppò molto nelle chiese venendo eseguita durante le sante messe.
Agli inizi del VI secolo esistevano in Occidente diverse aree liturgiche europee,ognuna con un proprio rito consolidato,associato ad uno specifico cantus planus,ovvero un tipo di canto liturgico. Con Papa Gregorio I però si ebbe la spinta decisiva all'unificazione dei riti e della musica ad essi soggiacente. Ciò portò quindi alla nascita del canto gregoriano. Il repertorio del canto gregoriano è molto vasto e viene differenziato per epoca di composizione,regione di provenienza,forma e stile. Esso è costituito dai canti dell'Ufficio e dai canti della Messa.
Diverse erano l'Ars antiqua e l'Ars nova che si preoccupavano della notazione musicale e mentre l'Ars antiqua fu un fenomeno musicale che si formò a Parigi nel 1150 e che terminò nel 1320,l'Ars nova nasce nel XIV secolo.
Queste però furono praticamente rivoluzionate dagli umanisti che intendevano porre le basi per una teoria tutta nuova. La teoria dell'armonia.
Con il Seicento la musica strumentale in occidente divenne autonoma ed assunse una fisionomia delineata in generi come la sonata,la sinfonia e il concerto grosso.
La musica occidentale si sviluppò con straordinaria rapidità attraverso i secoli successivi,anche perfezionando il suo sistema tonale,raggiungendo risultati strabilianti negli anni che vanno dal 1750 al 1850. Anni che furono definiti il secolo d'oro della musica classica. Essa si esprime in forme sempre più ricche ed elaborate,sia in campo strumentale che in campo operistico,sfruttando sempre più estesamente le possibilità espressive fornite dal sistema armonico e tonale costruito nei secoli passati. Durante questo periodo,la musica acquisì una coscienza storica al pari delle altre arti grazie agli studi e le pubblicazioni che riguardarono il passato. Questo nuovo fenomeno consentì di creare una saldatura tra il presente ed il passato e di dare continuità al percorso evolutivo musicale anche grazie a due personalità di spicco: Mozart e Beethoven.


Argentea si fermò per qualche secondo.
Guardando i suoi allievi non potè che sorridere.
Aveva parlato molto e nessuno aveva ancora chiesto spiegazioni.
Mosse qualche passo e si accomodò sulla poltrona.


Sebbene lungi da me rovinare la cena ai miei studenti,che ne dite di una pausa??

Argentea indicò la superficie di legno.
Su di essa vi erano biscotti alla frutta,alle spezie e al cioccolato e varie bevande.


Potreste favorire mentre continuo la spiegazione. Non abbiate timore. Avete il mio permesso. Anzi vi obbligo.

Addolcì lo sguardo e poi bevve un sorso di acqua.

Tutti i risultati raggiunti vennero però sovvertiti durante il XX secolo in cui si esplorarono le nuove forme dell'atonalità. Con questa tecnica il singolo compositore definì autonomamente le regole per la realizzazione del brano,dando maggiore importanza all'effetto prodotto dai suoni piuttosto che alla loro appartenenza ad un assegnato sistema tonale.
Altri generi furono la Musica Folk e il canto popolare che affondavano le proprie radici nelle tradizioni di una determinata etnia,popolazione,ambito geografico o culturale.
Negli Stati Uniti nacquero e acquisirono notorietà in questo modo il ragtime,il blues urbano e il jazz,che combinava la musica bandistica e da parata,che veniva suonata soprattutto a New Orleans,con forti dosi d'improvvisazione e con particolari caratteristiche ritmiche e stilistiche. L'invenzione del fonografo e della radio,permise una diffusione senza precedenti di questi nuovi generi musicali,che erano spesso interpretati da musicisti autodidatti molto più legati ad una tradizione musicale orale che non alla letteratura musicale. Le origini non europee degli interpreti,e il citato ricorso all'improvvisazione,contribuirono a creare musiche di grande freschezza e vitalità.
Tra il 1920 e il 1980 vi fu una grande fioritura di nuovi stili e generi quali rock,soul,pop,metal,ognuno dei quali si è suddiviso in ulteriori sottogeneri e che venivano alla luce grazie alle personalità di Frank Sinatra,Elvis Presley,James Brown, Jimi Hendrix,i Beatles,Bruce Springsteen per arrivare ai recenti Michael Jackson,Bon Jovi e Oasis.
Tutt'oggi la musica è in continuo divenire e chissà che tra di voi non ci sia un nuovo Frank o una nuova Madonna.


La docente lanciò un occhiolino ai suoi studenti..

La verità ragazzi e che la vita senza musica sarebbe un grosso errore. Non credete?? Perchè escludere qualcosa di così unico?? Se avete qualche perplessità sono a vostra disposizione.

Così dicendo non potè che essere soddisfatta di essere lì con i suoi studenti e chissà..forse delle nuove stelle della Musica!

Ciao e ben ritrovati!
Questa è la II lezione e come la scorsa volta lo svolgimento si svilupperà come un'effettiva ruolata libera, unica cosa che vi chiedo è di fare almeno un post per assicurarsi la presenza.
Avete tempo fino al 25 di ottobre.
Buon divertimento a tutti.
 
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view post Posted on 1/10/2015, 12:39
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"Ti andrebbe una passeggiata al parco oggi pomeriggio?"
Così era iniziato tutto ed Oliver non poteva che esserne contento. Da quando il suo cuore aveva preso il sopravvento su qualsiasi altra cosa, spesso si sentiva distratto, perdeva frasi di discorso e non seguiva alla perfezione le norme più rigide del galateo che tanto lo caratterizzava. Non che fosse diventato meno gentile, figuriamoci; era soltanto più libero, come se pian piano la parte di sé solare e allegra potesse affacciarsi per davvero sulla vita che circondava il ragazzo, senza essere bloccata o fermata da qualche schema di serietà imposto da alcuni membri della sua famiglia. Da quando aveva messo piede ad Hogwarts, Oliver era cambiato e lo aveva fatto chiaramente in meglio: non chiamava più le persone a lui più vicine con i cognomi di appartenenza, non tratteneva una risata solo per una questione di gusto né avrebbe mai pensato di poter passare così tanto tempo in giardino, immerso nella Natura che adorava fin nel profondo e che sua nonna vietava categoricamente di visitare, onde evitare di sporcarsi con terreno e quant'altro. Non esisteva sensazione più incantevole, per il Grifone, di quella di calpestare l'erba elastica e umida del prato di Hogwarts, sedendosi senza pensare agli abiti o a qualsiasi conseguenza, mentre lo sguardo vagava sul limitare della Foresta Proibita e sulla bellezza di quel paesaggio. E così aveva fatto anche quel pomeriggio: subito dopo il classico abbondante pranzo nella Sala Grande, Oliver era tornato alla Torre Grifondoro per concludere in fretta un saggio di Trasfigurazione su Horus O' Clock, al seguito del quale aveva recuperato alcune cose sparse per la stanza e si era preparato per l'appuntamento che aveva con la sua Helen. Avrebbe dovuto smetterla di usare quello stupido aggettivo possessivo! Non era "sua", anche se ogni volta che lo sguardo dell'Irlandese si posava su quello della Tassorosso, qualcosa scattava all'altezza del petto e i battiti del suo cuore iniziavano ad aumentare sempre di più in maniera vertiginosa. Era così bella, aveva quei lunghi capelli color del fuoco, in perfetta unione con la tinta particolare dei suoi occhi. E poi il suo sorriso, esisteva cosa più bella? Oliver le aveva scritto anche una canzone, ma non aveva ancora avuto occasione - e forse coraggio - di dirlo o cantarla alla stessa Helen. Ci sarebbe stata l'opportunità in futuro, almeno lo sperava. I due studenti si erano messi d'accordo in Sala Grande, dopo essersi alzati dai rispettivi tavoli delle loro Casate, e prima di salutarsi al pianoterra Oliver le aveva proposto una passeggiata in giardino. Lei aveva acconsentito, rendendo il Grifone particolarmente felice. Mentre tentava di mettere a tacere le sue sensazioni, lo sguardo aveva seguito Helen scendere le scale che portavano ai Sotterranei, dove risiedeva la sua Sala Comune. Poche ore dopo, Oliver aveva concluso i suoi doveri da studente, così si era preparato in maniera repentina, sfilando via la divisa scolastica scura per sostituirla con qualcosa di più formale: un paio di jeans chiari e una felpa leggera blu notte, poiché non aveva ancora tanto freddo da dover indossare maglioni o abiti spessi. Le Converse rosse avevano concluso il tutto, senza altre aggiunte come i soliti cravattini o papillon, per quanto fossero effettivamente, come dire, "fighi", citando qualcuno. Aveva recuperato la sua amata chitarra classica dal letto e l'aveva posta nella custodia di pelle nera che poi si era legato alle spalle come uno zaino grande. All'interno di quella copertura aveva infilato anche il suo taccuino con i brani musicali che aveva scritto fino a quel giorno, unito ad una piuma per poter scrivere. Quella stessa sera sarebbe andato, sempre con Helen per fortuna, alla seconda lezione di musica del Club fondato dalla sua insegnante preferita in assoluto: Madama Hale, la docente di Astronomia, non apparteneva ad alcun suo corso, essendo Oliver ancora al secondo anno, ma si erano conosciuti ed incontrati in diverse circostanze e il ragazzo aveva subito nutrito una profonda stima verso la sua persona. Tra l'altro, il solo pensiero di concludere quella giornata piacevole nell'Ufficio di Stelle circondati dalla musica era un programma niente male, il migliore secondo lo stesso Irlandese. La passeggiata, dunque, era stata incredibilmente bella grazie ad Helen: il verde intenso del giardino sembrava accentuare il fascino della Tassorosso, almeno nella visione di Oliver, lasciandolo spesso privo di lucidità. Avevano chiacchierato di tante e diverse cose, il Grifone le aveva anche raccontato della sua strana avventura con un Kappa, una creatura magica che fino a qualche tempo prima continuava a chiamare Scimmia-Bolla, non conoscendo la sua identità. Le aveva chiesto se avesse provato già i Disco-Pops di cui le aveva fatto omaggio in passato e poi si era anche incuriosito sull'armonica acquistata dalla studentessa, domandandole le sue impressioni su quella musicalità così singolare. Il tempo era volato e così era giunta la sera. In anticipo, i due si erano avviati verso il secondo piano, dove era collocato l'Ufficio Incantato di Madama Hale. Entrati, Oliver aveva individuato due posti al centro e aveva invitato Helen a sedersi accanto a sé. Poi, aveva liberato la chitarra dalla sua custodia e l'aveva posta tra le gambe, mentre ascoltava l'insegnante illustrare la nuova lezione. Oliver ebbe l'impressione immediata che Madama Hale stesse definendo la Musica eterna e non poteva che esserne d'accordo: note e fascino si erano uniti come due tasselli di un puzzle perfettamente simmetrico, affondando le loro radici fin nell'antichità per poi crescere, crescere e crescere ancora attraverso secoli di umanità e bellezza. Era interessante sapere come altre culture, molte sconosciute dallo stesso Grifone, avessero abbracciato canzoni e testi musicali come parte integrante della loro natura. Tra l'altro, Oliver trovò piacevole ascoltare l'insegnante anche perché la considerava un'ottima oratrice: del resto, sapeva che Madama Hale avesse avuto a sua volta una base di galateo nella sua vita e lui avrebbe potuto ben dire di scorgerlo nel tono pacato e nella gestualità affabile della donna. Sorrise mentre prendeva appunti sul suo stesso taccuino, un insieme di pagine su pagine spesso riempite da brani inventati, un oggetto molto caro allo studente. Sollevò lo sguardo sulla professoressa, forse ancora più attento del normale quando si cominciò ad articolare un discorso su generi musicali vicini allo spirito di Oliver: blues, jazz, canto popolare o folk, tutto aveva il fascino del moderno e del passato uniti in un'unica armonia. Il Grifondoro non riuscì a trattenere un altro ampio sorriso, socchiudendo gli occhi come per far sì che quelle frasi entrassero nella sua stessa mente senza alcun blocco o limite. Quando la spiegazione finì, Oliver avrebbe voluto applaudire, ma si limitò a mantenere la sua espressione sorpresa. Aspettò gli altri per servirsi di quei dolci dall'aria così attraente, quindi sollevò una mano per chiamare l'attenzione.
"Madama Hale, una domanda: nel suo splendido discorso ha parlato di artisti di origini Babbane, almeno così mi è parso di capire. Quelli del Mondo Magico più conosciuti sono quasi tutti moderni, giusto? Nel senso, sono classificati come cantanti o musicisti dell'ultima fase di sviluppo musicale. Mi chiedevo se esistessero cantanti anche più antichi, autori magici di altre epoche a noi sconosciute" disse, pensando forse di essersi spinto troppo fuori i limiti previsti dall'incontro. Ma la docente delle Stelle era gentile e preparata, non si sarebbe dovuto preoccupare di certo. Le sorrise, aggiungendo: "Grazie in anticipo" mentre le sue dita sfioravano alcune corde della chitarra classica, quasi per passatempo.




 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 4/10/2015, 01:07




In un modo o nell'altro ci era riuscita, ebbene era riuscita ad ammalarsi.
Era stata una settimana estenuante per via del da fare al Testa di Porco. Purtroppo aveva notato qualcosa di particolarmente spiacevole, non riusciva a dividersi come desiderava tra Locale e studio. Aveva iniziato a trascurare quest'ultimo pur di impegnarsi e far vedere al grande capo che nonostante l'apparenza non era poi un'incapace che non riusciva a sovrastare le avversità.
Purtroppo per lei doveva essersi decisamente sopravvalutata, tanto da finire per fare ritardi, non assimilare come voleva determinate lezioni, non consegnare compiti che rispettavano la sua media. Era un po troppo delusa da se stessa e questo la stava facendo logorare dentro. Per questo motivo, con le orecchie basse e la coda tra le gambe, metaforicamente parlando, si era presentata davanti il capo chiedendo di terminare il periodo di prova, e che non sarebbe riuscita ad andare avanti.
Tutto ciò le aveva comunque dato una lezione, non doveva imporsi di fare qualcosa quando ancora non conosceva bene le proprie capacità, non poteva dare per scontato di riuscire a fare qualcosa quando invece quel qualcosa era ben distante da ciò che era. Poteva dire di averci provato, poteva sentirsi in pace con se stessa per averci provato e non aver mollato sin dal primissimo giorno.
Come ovvio che fosse si sentiva ugualmente ferita nell'orgoglio, proprio lei che tentava di fare l'impossibile per eccellere in qualcosa, lei che on accettava di perdere. Alla fine della fiera si sentiva parecchio abbattuta, così per ripicca contro se stessa aveva iniziato a riprendere le redini della sua mente riprendendo uno studio folle, troppo anche per lei. E per questo aveva finito con l'ammalarsi. Aveva iniziato a saltare pasti, si dimenticava spesso il mantello in camera, e si attardava sulla scrivania in Sala Comune lontana dal camino. Insomma alla fine dei conti, quella situazione se l'era bellamente andata a cercare.
Infreddolita come non mai, avvolta nel suo mantello stretta come un involtino primavera, passetto passetto si stava avvicinando sempre di più alla scalinata che portava all'ufficio della Professoressa Hale, dove si sarebbe tenuto un incontro del gruppo di musica. Entrata all'interno dell'aula fece un cenno di saluto a tutti i presenti.

“Buonasera.”
Disse quindi loro avviandosi verso uno dei posti. Uno a caso, a differenza della volta precedente non ne scelse uno in particolare, ne adocchiò uno e prese posto.
Ascoltò attentamente ciò che la docente aveva da dire, tirando fuori da una tasca interna un block notes ed una penna iniziando a prendere appunti riguardo ciò che poteva tornarle utile. Quando poi questa li invitò a prendere qualcosa da mangiare o bere, lo sguardo della verde argento si poggiò immediatamente sulle bevande alla ricerca di qualcosa di caldo che potesse donarle sollievo alla gola. Si alzò quindi lentamente afferrando delicatamente la prima bevanda calda sotto tiro.

“La ringrazio Professoressa.”
Mormorò quindi in sua direzione tornando al proprio posto. Iniziò quindi a sorseggiare silenziosamente ascoltando le ultime cose e gli interventi dei compagni, alzando poi la mano per farsi notare dalla docente.
“Mi collego alla domanda del mio compagno. Nel nostro caso, la musica non è mai stata usata nel passato come accade per i Babbani nell'ambito religioso, magari per dei riti, degli incantesimi o celebrazioni?”
Sperava vivamente di non aver ripetuto qualcosa di già detto, o che magari era stato già spiegato dalla docente ed a cui lei non aveva fatto caso. Nel dubbio affondò nuovamente il naso dietro il bicchiere tornando a sorseggiare la bevanda con nonchalance.
Errare è umano.
 
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view post Posted on 8/10/2015, 19:45
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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The Wizar∂ Voi¢e
- Maghi muscisti -

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Era un periodo in cui si sentiva strana, in cui aveva sempre la testa fra le nuvole. Era sicura che non fossero per le cose strane che stavano accadendo tra lei e Mitchell…insomma un ragazzo, lei con un ragazzo…la trovava una cosa assurda, come se fosse improvvisamente finita nel corpo di qualcun'altra ma così non era. Aveva la sua famiglia disastrosa, Lucy che non si lasciava desiderare a lungo, i compiti che sembravano opprimerla, Mitchell che stava complicando la sua situazione dal momento che lei non sapeva mai come comportarsi. Non che non le piacesse, la incuriosiva questo era ovvio, ma da lì ad esserne innamorata ne passava di acqua sotto i ponti. Se l’amore che tanto decantavano le storie, i romanzi e le poesie con cui passava il suo tempo era quello, beh, decisamente era meglio la carta stampata della realtà. Quando pensava all’amore si immaginava sempre cuori palpitanti, due persone che non erano in grado di stare l’una senza l’altra, come i suoi genitori che avevano dato la vita, letteralmente, l’uno per l’altra. Lei non avrebbe mai sacrificato la sua per il giovane corvonero. Certo, se avesse avuto bisogno l’avrebbe aiutato con ogni mezzo ma di sicuro non avrebbe mai pensato di sposarlo a costo di affrontare una massa di mangiamorte inferociti, non come aveva fatto suo padre: l’uomo più coraggioso di cui avesse mai sentito parlare.
Pensava a tutte queste cose mentre la professoressa Hale parlava e nemmeno si accorse del cibo che aveva preparato per loro. Aveva la nausea e il solo pensiero di mandare giù qualcosa le faceva venire voglia di tirare su tutto quello che aveva stuzzicato durante la giornata. Era tesa esattamente come le corde del suo violino, in perenne tensione. Sperava che risolvere la situazione con Sophì e tutto il resto l’avrebbe calmata ma il sapere che se Lucy era con lei c’era una ragione la faceva stare male. La faceva sentire in pericolo.
Deglutì quando Madama Hale fi il suo discorso introduttivo e si guardò intorno per vedere se qualcuno era intenzionato a parlare. Forse poteva farlo lei ma sentiva la bocca completamente impastata. Violet, quel giorno, aveva deciso di indossare il suo vestito di Macramè bianco con dei motivi che ricordavano molto la sagoma delle farfalle, il tutto accompagnato da una giacca scura, collant e stivaletti con un piccolo tacco parigino, adatto ad una ragazzina della sua età che volesse sembrare ordinata cosa che, in effetti, era il suo obiettivo. Dimostrare all’esterno un ordine e una compostezza che non aveva nel suo animo, in subbuglio, in tempesta, pronto ad esplodere.
Per sua fortuna un paio di compagni ruppero il ghiaccio facendo delle domande piuttosto interessanti. Anche lei aveva studiato molti compositori babbani e sui maghi, a quell’epoca le era stato spiegato ben poco però, forse, poteva mettere in comunione quello che sapeva. Subito dopo Oliver e Audrey, alzò la mano chiedendo il permesso di poter parlare. Il suo volto era bianco come un cencio, come poteva essere quello di un malato e sotto i suoi occhi si estendevano grosse occhiaie che non rendevano però il suo aspetto troppo sgradevole.

«Non so bene come rispondere alla domanda di Audrey, quello in effetti non lo so, ma per quanto riguarda quello che ha detto Oliver io so che alcuni maghi che avevano deciso di studiare musica e diventare compositori, l’avevano fatto proponendo anche alla comunità magica come poter sfruttare la musica per poter alleviare le sofferenze dei malati, oppure dei maghinò che non erano in grado di prepararsi pozioni e cose del genere. La mia insegnante di violino mi aveva spiegato che, per esempio, sia Bach che Debussy erano entrambi due maghi che purtroppo avevano fallito nel loro intento. Mi ha anche spiegato che non avendo trovato braccia aperte pronte ad accogliere le loro innovazioni avevano puntato molto sul mondo babbano dando spunto alla creazione di arti come per esempio la musicoterapia.»


Improvvisamente arrossì per essersi accorta che non solo stava divagando ma che si era anche espressa più di quello che voleva.

«Ecco si…io…io volevo solo dire questo, scusatemi.»


Affondò un po’ nella sedia nella speranza di non aver attirato troppa attenzione su di sé e abbassò lo sguardo fissando la custodia con il violino che giaceva di traverso ai suoi piedi. Rimase però in ascolto con quella sua aria malata e terribilmente deperita.


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view post Posted on 16/10/2015, 19:10
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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La contessa Brighton-Myers, dal salotto riccamente arredato nel suo quadro, si muoveva lesta e agitata come era solita fare, lasciando svolazzare il suo pomposo abito color verde smeraldo. Aveva udito i passi di qualcuno che scendeva le scale, ed era partita in quarta pensando che quel qualcuno dovesse aver bisogno di andare in Infermeria. Supposizione che si trasformò praticamente in certezza, non appena vide la persona i cui passi leggeri e cadenzati riecheggiavano lungo il corridoio del secondo piano.
«Miss Goodheaaaaaaart?!? Per la santa barba di Merlino, che cosa le è successoooooo?! Cosa le ha fatto stavolta quello screanzato, è ancora colpa suaaa?! Oh, no, non mi dica niente. Lo so che è colpa sua. Cosa le è----»
«Merlino ballerino, Contessa, si calmi» la acquietò la ragazza, fermandosi qualche secondo davanti a quel tripudio di panico in verde. «Sono fresca come una giunchiglia, e Peverell non ha in programma altri incontri, per ora. Non sto andando in Infermeria, si tranquillizzi». Sorrise educatamente, prima di procedere lasciandola cuocere nel suo brodo. Il sorriso sulle sue labbra si spense, lasciando il posto ad un'espressione meditabonda.
Quindici minuti prima, la ragazza usciva dall'ufficio della Preside Bennet, dopo una chiacchierata che lei aveva supposto dovesse essere di routine. Non era strano che la Preside mandasse a chiamare i professori con l'intenzione di discutere dell'andamento scolastico degli studenti - e dopotutto lei era lì da meno tempo rispetto ai colleghi, motivo in più per rendere legittima una conversazione del genere - quindi, sulle prime, non si era per niente allarmata. Stavolta, però, la chiamata aveva avuto anche un secondo scopo.
La ragazza oltrepassò la porta dell'Infermeria giungendo davanti ad un uscio di legno scuro. Lesse la targhetta, vergata a caratteri eleganti. "Ufficio della Professoressa Argentea Hale, Docente di Astronomia". Il suo sguardo chiaroscuro cadde sulla pergamena che teneva tra le mani, indirizzata alla Presidenza, ma da quel che aveva potuto capire rivolta anche alla collega. Leia ignorava il contenuto esatto del messaggio, ma aveva intuito che non fosse qualcosa di piacevole dalle istruzioni che la Preside le aveva fornito, chiedendole di recapitarlo ad Argentea con la massima priorità.
Tese l'orecchio per un attimo oltre l'uscio, percependo le voci della collega e degli studenti nel suo ufficio. A quell'ora si teneva la lezione di Musica, per il neonato Coro della Scuola. Leia stessa era rimasta affascinata dalla novità del progetto, e sinceramente colpita dagli sforzi di Argentea per farlo decollare, cosa in cui era riuscita con molti consensi. Le dispiaceva da morire interrompere la lezione, ma gli ordini dall'alto non si dovevano discutere, soprattutto se urgenti come in quel caso.
Bussò gentilmente tre volte, e quando ricevette il permesso di entrare, spalancò l'uscio rendendosi visibile agli studenti e alla Docente.

«Buonasera ragazzi, buonasera Miss Hale. Mi dispiace disturbare la sua lezione, ma avrei bisogno di parlarle. Urgentemente». Pronunciò l'ultima parola guardando la donna in volto e colmando immediatamente la distanza che le separava. Quando le fu vicina, Leia le porse la pergamena ricevuta dalla Preside. «E' arrivato questo in Presidenza, Miss Hale. Si tratta dei suoi familiari». Si fermò per un attimo, lasciando che la collega prendesse tra le mani la pergamena. «Richiedono la sua immediata presenza presso di loro».
Leia non si permise di sbirciare il contenuto del messaggio, ma trovò conferma negli occhi della collega del fatto che sembrava non essere nulla di buono. Non si dilungò, limitandosi a riferire ciò che la Bennet le aveva dettato: «Non si deve preoccupare di niente. La Preside è al corrente della situazione, e le ha accordato il permesso di partire anche immediatamente. Perciò, se non può, non attenda».
La giovane collega , senza nascondere uno sguardo di gratitudine, raccolse in fretta e furia alcuni suoi effetti personali, e fu lì che le lanciò tra le mani una gran bella patata bollente, a voce ben alta. «Il coro... occupatene tu, per favore. Il programma è appeso sulla mia bacheca». Detto questo, uscì di corsa, biascicando un saluto generale, e lasciando Leia lì con espressione basita.
La giovane Docente di Erbologia si voltò verso gli studenti.
«Ehm... beh, buonasera a tutti» iniziò timidamente. «Come... come forse avrete capito, è stato necessario per la professoressa Hale partire immediatamente, per motivi personali. Non è dato sapere quanto ci vorrà prima del suo ritorno, purtroppo». Si portò una mano alla testa, un po’ impacciata, osservando le espressioni degli studenti. «E... sembra che fino a quel momento, su sua richiesta, guiderò io l'attività del coro». *O almeno ci provo, Merlino ballerino*. Le Erbe e le Pozioni - per non parlare delle Creature Magiche - non avevano segreti per lei, ma la musica? Lei sapeva giusto quello che poteva sapere un appassionato, anche un po' grazie alle nozioni apprese quando studiava violino. Ma portare avanti un coro... quello no, non ci aveva mai neppure pensato. Era, invero, non poco disorientata, ma come al solito, si risolse nel pensare che poteva almeno provare ad arrivare alla fine di quella lezione, giusto per non mandare gli studenti nei dormitori di punto in bianco. *Ok... ma non sai nemmeno di cosa stavano parlando*. Si voltò velocemente verso la bacheca dell'ufficio, individuando il programma del giorno. *Storia della Musica. Beh dai, qualcosa ti ricordi, ragazzina, no?*. Almeno così sperava.
«Ok, dunque... vedo dal programma che... ehm... parlavate di Storia della Musica» iniziò, raccogliendo mentalmente tutte le nozioni di cui si ricordava in quel momento, su tutti i generi elencati nel programma stesso. «Non so a che punto del discorso eravate rimasti... se qualcuno di voi aveva domande, potremmo partire con il rispondervi, così anche io posso iniziare a seguire il filo, mentre mi riassumete un po' le considerazioni che avete tirato fuori finora» propose, osservando gli sguardi degli studenti mentre si accomodava di fianco a loro. Lasciò perdere la scrivania. Una chiacchierata, ecco ciò che cercava: una semplice chiacchierata sull'argomento della giornata. Dopotutto, lei stessa doveva ancora capacitarsi di essere lì, perciò l'ultima cosa che voleva era una lezione impostata accademicamente. *Già schiatto di paura così*.



Ciao a tutti voi, ragazzi ^_^
Riprende l'attività del The Wizard Voice. L'impostazione rimane invariata, una ruolata libera con almeno un post ciascuno per assicurare la presenza. Ma spero davvero che la conversazione diventi appassionante e che si snodi in più di un solo intervento :lol: La chiusura della lezione rimane fissata per il 25 Ottobre.
Farò del mio meglio per essere una buona Referente ^_^
 
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versus zero
view post Posted on 16/10/2015, 22:59






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit.

[Hogsmeade]

Era la terza volta che il capo le diceva che poteva tornare al castello, il locale era vuoto e persino l’elfo delle cucine stava giocando.
Lanciava i coltelli dal fondo della cucina, facendoli passare al centro di uno stampo mai usato per ciambelle che levitava a mezz’aria, per poi farli sparire prima che colpissero il muro, facendoli ricomparire nella mano ossuta.
Faceva parte di un circo prima? Meglio non chiedere.
I minuti passavano, il vecchio brontolone si era messo a borbottare da solo cose incomprensibili.

“Puoi andare al castello.”
“Non ne ho voglia.”
“Non hai qualcosa da fare? Non so radere le capre, che fate a scuola?”
“A proposito di capre, mi chiedevo una cosa.”


[Hogwarts]

Prima di finir la frase si era ritrovata al castello, con tanto di nausea e capogiri.
Lo “chef” l’aveva riportata all’Ingresso principale con una Smaterializzazione non molto legale.

“Vuoi morire?”
“Non stasera.”
“Mi domando se sei tocca o solo umana.”

E così era sparito, lasciandola con più domande di prima. Era vera la storia del Boss e della capra?
Cercò di non pensarci. Dato che solo gli elfi potevano far certe cose e non era sicura che fosse ben visto come mezzo di trasporto, decise di levarsi in fretta di torno.
Come poteva passare la serata? Aveva deciso di rimanere fino alla chiusura a fissare il gioco dei coltelli, con la speranza che entrasse qualche matto o strambo individuo, invece niente, grandi progetti saltati.
Non si era potuta concedere nemmeno la passeggiata notturna. Sbuffò, dirigendosi al dormitorio.
Doveva esserci quella roba del coro, stava per iniziare ma… non ne aveva molta voglia.
Ormai sapeva suonare, sapeva qualcosa. Però lo aveva promesso a quel concasato. Doveva anche imparare a suonare uno strumento nuovo...
Si morse un lato del labbro. Un giuramento sulla musica, era diventata tanto pessima da fregarsene di certe cose?

*Ok ok, solo oggi.*
Così pensando si cambiò, perdendo fin troppo tempo sotto la doccia. Che ore erano? Era in ritardo?
Mentre percorreva tranquilla il corridoio, la risposta le fu data da una figura che sfrecciava verso l’ufficio della Donna Argentata. Non aveva capito chi fosse, ma le diede un suggerimento: alza il sedere e datti una mossa.
Il suo fondoschiena lanciò un lamento: “Nemmeno ci volevo andare! Non mettermi fretta!” Ma il cervello, fortunatamente, non lo ascoltò.
Così arrivò a destinazione, leggermente ansante, i capelli spettinati e ancora bagnati le cascavano sulla fronte, coprendo parte della visuale; il basso di traverso, un anfibio ancora slacciato: non certo come la sua prima apparizione di qualche tempo prima. Aveva messo persino la prima felpa trovata nel baule, qualcosa da nerd qual'era suo padre.

*Beh nella Mitologia Norrena Loki è un gran figo.*
Perle di saggezza che nessuno ebbe l’onore di sentire. Non le importava molto di arrivare dopo, forse perché la docente non la conosceva molto, probabilmente nemmeno avrebbe seguito i suoi corsi, e poi c’era sempre qualcuno che arrivava più tardi di altri…
Le cose sarebbero andate molto, ma molto diversamente se avesse anche solo immaginato chi fosse la nuova insegnante di musica. Si paralizzò all’ingresso, rossa in volto, lo sguardo confuso, era arrivata nel momento in cui la sua conoscente aveva preso a parlare.

*NO.*
"Buonasera Signora Auror, cioè Professoressa, Capo…"
*E poi? Diamine.*
"Ehm… scusi il ritardo e… vero! Mi son dimenticata di darle il benvenuto tra i Grifondoro… E’ UN ONORE AVERLA TRA I GRIFONDORO SIGNORA! Se vuole venire a festeggiare... E va beh la cosa della cattedra è grande anche quella."
*Obliviatemi…*

Così si diresse a testa bassa verso il primo posto libero. Poteva perlomeno evitare di urlare il benvenuto, darglielo dopo… buttò uno sbuffo silenzioso passandosi una mano tra i capelli. Perlomeno ripetevano quello che era stato detto.
A pensarci, dov’era la docente? Perché c’era qualcuno che chiedeva un riassunto? Che era successo mentre era sotto la doccia? Non avrebbe osato aprire più bocca dopo la figuraccia, però era curiosa, come al solito.



❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

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no'one
view post Posted on 19/10/2015, 11:21




Era uscita dalla torre camminando con apparente calma. Aveva sceso le scale un gradino alla volta prima, due arrivata a quasi alla fine. Un'occhiatina in giro per assicurarsi che non c fosse nessuno e poi, via, di corsa, lungo i corridoi che l'avrebbero portata all'ufficio della Hale, per la seconda lezione del coro. Più veloce della luce, come se avesse attaccato al fondo-schiena del fuoco rovente.
Era in ritardissimo, come minimo la lezione era già cominciata da un po' e se c'era una cosa che odiava era arrivare in ritardo, piuttosto si presentava con mezz'ora d'anticipo ma mai con qualche minuto di troppo. Sperava solo che la professoressa non le chiedesse il motivo, perché oltre al danno c'era pure la beffa: non c'era un motivo! Prima se ne stava tranquilla nella sala comune a controllare l'ora e poi.. chi lo sa, era ritornata nel mondo reale e si era accorta che mancava poco meno di mezz'ora, tempo nel quale lei avrebbe dovuto prepararsi con doccia compresa.
Si bloccò poco prima di sorpassare la soglia della stanza per riprendere fiato, tanto per non sembrare una che aveva appena perso un polmone per strada e poi entrò iniziando subito a parlare.

“Scusi professoressa Hale sono in... lei non è la professoressa solita...?” un tono interrogativo a completare la sua entrata. Aveva sbagliato aula forse? Fece qualche passo indietro e controllò la targhetta all'esterno *no è quella giusta.. c'è qualquadra che non cosa*
“Mmmm.. mi scusi lo stesso per il ritardo” momento di silenzioso imbarazzo “Beeeeh io direi che mi siedo al mio posto, lei proceda pure senza badare a me” così dicendo se la filò alla svelta dove la portava il cuore, cioè seduta esattamente dietro a Violet. Ehi, un momento, perché non l'aveva chiamata visto che andavano nello stesso posto? Di che si parlava a lezione? Chi era questa professoressa? Dov'era finita quella vecchia? Stava per richiamare l'attenzione dell'amica quando qualcuno entrò con ancora più fretta di lei e direttamente dalla doccia a quanto pareva; i capelli fradici erano un ottimo indizio.

"Buonasera Signora Auror, cioè Professoressa, Capo… Ehm… scusi il ritardo e… vero! Mi son dimenticata di darle il benvenuto tra i Grifondoro… E’ UN ONORE AVERLA TRA I GRIFONDORO SIGNORA! Se vuole venire a festeggiare... E va beh la cosa della cattedra è grande anche quella."

*Per fortuna c'è qualcuno più in ritardo di me* pensò mascherando con scarsi risultati una risatina per la scena a cui aveva appena assistito. Che bisogno c'era di alzare la voce così all'improvviso? Ci mancava solo un “si signora” e poi sarebbe sembrata in tutto e per tutto una soldatessa. E strani casi della vita, questa, andò proprio a sedersi vicino a lei. * Beh poco male *
“Psst V!” niente.
“V mi senti?” nada.
“Ehi Violet!?” nisba.
“Insomma VioleT sei sorda!!” esclamò tirando uno colpo deciso con il piede alla gamba della sedia. *per la miseria * “Di cosa si parlava? Chi è la nuova prof? E che fine ha fatto quella vecchia? E poi perché diavolo non mi hai chiamata prima di venire qua?!” le chiede portando a galla tutti i dubbi che fino a poco prima aveva pensato.

 
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view post Posted on 23/10/2015, 13:58
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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The Wizar∂ Voi¢e - Il punto della situazione -
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Sperava che le sue parole non la facessero passare come la professoressina di turno che stava antipatica a tutti, voleva solo dare il suo contributo nel miglior modo possibile, in fondo non servivano proprio a quello quelle lezioni? Molti di loro avevano già studiato musica, conoscevano le basi e alcune, come lei, ne avevano anche studiato la storia quindi pensare che si potesse limitare solo a qualche nozione così sarebbe stato brutto, mettere invece insieme tutte le informazioni era più bello, più divertente.
La sua attenzione era tutta per Madama Hale e….Karen?!? In effetti non l’aveva più vista in giro da quando aveva saputo che c’erano stati problemi a casa sua, che fosse andata via? Qualcuno bussò alla porta: una donna. Aveva i capelli color del grano e un bel sorriso stampato in faccia. La vide uscire con la professoressa i Astronomia e, dopo un breve colloquio, non entrarono nella stanza insieme, soltanto quella donna che non conosceva prese posto alla sedia dell’insegnante precedente chiedendo il punto della situazione.
Quasi subito dopo entrò anche un’altra ragazza, quella l’aveva vista più volte, sapeva che era dei Grofondoro ma non aveva mai avuto occasione di parlarle, in effetti da quando era iniziato tutto non si era data granchè da fare per poter conoscere persone nuove e stringere legami, scopo che aveva quel club comunque. Rimase con lo sguardo perso nel vuoto per un lungo istante, forse in attesa di qualcuno che potesse parlare al posto suo, quando sentì qualcuno, dietro di lei, fece di tutto per attirare la sua attenzione. Quasi con fare distratto la ragazzina si voltò, imbambolata, fissando la sua amica come se la vedesse per la prima volta.

«Ma potevi anche dirmelo che dovevo venirti a chiamare, sono stata in biblioteca a studiare e sono corsa qui per non fare tardi. Se lo sapevo ti trascinavo in biblioteca con me!»


Sussurrò con un mezzo sorriso e il suo fare da so-tutto-io che lei stessa odiava e, Lucy, sopportava ancor meno del resto del mondo. Per sua fortuna però rimase in silenzio dandole l’opportunità di guardarsi in giro per un attimo prima di schiarirsi la voce e alzarsi in piedi. La sua pelle cadaverica, le occhiaie che cerchiavano gli occhi, forse non era esattamente un bel vedere però ce l’aveva messa tutta per rendersi presentabile.
Con voce chiara e sicura cercò di riassumere al meglio quello che aveva detto la professoressa Hale, quello che avevano chiesto Oliver e Audrey e poi anche il suo piccolo intervento con il quale aveva tentato di poter rispondere alla domanda del Grifondoro.

«Per ora questo è tutto quello che è emerso.»


Si guardò per un attimo in giro, spaesata, prima di tornare ad appoggiare il suo sguardo smeraldino sulla professoressa che aveva preso il posto della Hale. Non l’aveva davvero mai vista eppure qualcuno sembrava conoscerla. Si risedette subito dopo quella figura da polla prima di attirare l’attenzione di Sophia che stava dietro di lei.

«Hey Sophì ma questa professoressa chi è? Io non l’ho mai vista.»


Le chiese in un sussurro per cercare di farsi sentire solo da lei e non fare l’ennesima brutta figuraccia.


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view post Posted on 25/10/2015, 19:11
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Helen Willow Mckay X

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Finalmente ci sarebbe stata la seconda lezione del club di musica. Helen ne aveva bisogno, la musica l’aveva aiutata in un momento particolarmente difficile. Cercare di imparare nuovi brani da suonare col suo flauto l’aveva distratta dalla brutta avventura che aveva vissuto. E si era esercitata molto anche per il Club di Musica. Se fosse riuscita a trovare il coraggio, magari avrebbe suonato uno di quei brani davanti ai suoi compagni quella sera.
La mattina quindi si era svegliata tutta pimpante per quello la aspettava di sera. Non si era però aspettata l’invito di Oliver di fare una passeggiata prima di andare, insieme, alla nuova lezione.
Il pomeriggio non riuscì a studiare come si deve, il pensiero andava sempre alla passeggiata che avrebbe fatto di lì a poco. Si mise a suonare il suo flauto – fortunatamente era sola in stanza –in attesa dell’ora dell’appuntamento.
Arrivata l’ora, si tolse la divisa e indossò dei semplici jeans neri e una maglietta con l’immagine di Pisolo. Prese dal cassetto del suo comodino il flauto dolce e la sua armonica rallegrante e li mise nella sua borsa, insieme ad un quaderno per gli appunti. In pochi minuti era pronta ad uscire. Afferrò una felpa e la borsa e si piombò fuori dal dormitorio.
Raggiuse Oliver ed insieme uscirono in giardino per la loro passeggiata. Chiacchierarono molto, Helen ascoltata con attenzione le parole del ragazzo e rispondeva alle domande che lui le faceva. Gli disse che i Disco-pops erano davvero buoni e che le era piaciuta la musica che le avevano trasmesso in testa; quando chiese dell’armonica la tirò fuori dalla borsa dicendo che stava cercando di imparare ad usarla, ma che era ancora lontana dal sapere mettere in fila due note.
Parlando parlando si fece l’ora della lezione ed insieme raggiunsero l’ufficio della prof di Astronomia.
Buonasera! disse entrando. Si sedette accanto al ragazzo e tirò fuori dalla borsa il quaderno e si apprestò a prendere appunti.
Ascoltava con attenzione la spiegazione della professoressa, Helen era davvero affascinata da quella donna, sapeva molte cose e le spiegava in un modo superbo.
A fine lezione, come era successo per la prima, era partita la sessione di domande su approfondimenti e curiosità.
Helen non aveva particolari domande da fare ma la sua testa continuava a ripetere la stessa frase.
*Dai, alzati in piedi e dì che vuoi suonare qualcosa* Ma il suo corpo sembrava di tutt’altro avviso. *Magari più tardi. O meglio la prossima volta* Continuava a ripetersi per far star zitta l’altra voce.
Rimase in silenzio ad osservare e ascoltare gli altri suoi compagni.

Parlato - *Pensieri* - Azioni


 
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view post Posted on 9/11/2015, 17:03
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Le cose che capitavano fra capo e collo potevano essere le cose migliori, almeno stando a quella vecchia spericolata di sua nonna, che ora si era tolta il peso di sopportare l'umanità, mettiamola così. Le aveva lasciato in eredità questa perla di saggezza, e ora le veniva da ripensarci, mentre era lì seduta accanto agli studenti del Coro, impegnata nel raccogliere affannosamente tutte le nozioni che si ricordava riguardo al programma del giorno.
La prospettiva di tornare davanti al quadro della Contessa Brighton-Myers, per un momento, le parve incredibilmente allettante; la paura doveva proprio giocare dei brutti scherzi, se le veniva da preferire gli sgraziati gorgheggi di quella carampana in verde agli interessanti discorsi con i suoi studenti. Ma si era fatta coraggio, e dopo che Argentea era uscita di corsa senza quasi voltarsi, l'aveva preso a quattro mani (che manco due pianisti sulla fantasia in Fa Minore di Schubert ci sarebbero riusciti) e si era rivolta alla ciurma. Aveva riconosciuto Oliver, il suo SuperPrefetto (ma faceva anche Musica? E come diamine trovava il tempo?! Mistero imperscrutabile), ma i volti degli altri studenti non le erano parsi familiari, di primo acchito.
*Beh, se non altro non sono in tant----*
Esattamente in quel momento la porta si spalancò azzerando completamente quel pensiero, mentre una bella voce iniziava a scusarsi rivolgendosi alla professoressa Hale. Aquileia inquadrò la nuova arrivata, una ragazzina, nascondendo la sua agitazione dietro un largo sorriso e un cenno negativo e gentile della testa. No, non era la professoressa Hale, *e mannaggia vorrei proprio esserlo, in questo momento*. «La professoressa Hale ha dovuto lasciare l'incarico, purtroppo, signorina...» come si chiamava quella ragazzina? Mannaggia a lei, non se lo ricordava, o proprio non le sovveniva. *E ora che ci penso, nemmeno io mi sono presentata. Bella mossa, Goodheart, forse è il caso di farlo, no?*.
Ma non era finita lì, mica ci si poteva far mancare il pezzo forte del gruppo. Proprio mentre la giovane ragazzina dai capelli corvini prendeva timidamente posto, un'altra voce, stavolta molto più sorpresa della prima, le fece di nuovo voltare lo sguardo fermo e apparentemente tranquillo (molto apparentemente) verso la porta.
Capelli neri corti e spettinati, anfibi e l'inconfondibile randello appeso alla cintola.
*Come la tua fondina, ragazza*. Non sapeva se era possibile, ma a sentire tutti quei titoli il volto della ragazza prese un colore che molto aveva a che fare che il rosso della Casata che dirigeva. Ma sorrise, sinceramente e di gratitudine. «Grazie, Versus». Non fu un problema mettere da parte le formalità: lei per prima le odiava. «Non preoccupatevi per il ritardo... anche io lo sono!» le scappò, tra un sorriso e l'altro. Beh, che altro poteva dire? Era stata catapultata lì di botto, tantovaleva sdrammatizzare e viversela serenamente, no? «A proposito, ragazzi, soprattutto per quelli del primo anno, il mio nome è Aquileia Goodheart e sono la professoressa di Erbologia». Oddio, di sicuro l'avevano vista tutti - Erbologia del resto era una materia obbligatoria per tutti e sette gli anni - ma il suo nome non era proprio un esempio di semplicità. Perciò, via il dente via il dolore.
Quello che veramente in quel momento importava, ora, però, era raccontare qualcosa a quegli studenti. Da ciò che aveva letto sul programma, la lezione durava un'oretta; erano già a mezz'ora piena, quindi non mancava molto, ma di certo non poteva mandarli via senza prima esaurire almeno i loro dubbi. Una piccola ragazzina dai lunghi capelli castani, seduta proprio di fianco a lei, si fece avanti, offrendosi di fare il resoconto degli argomenti trattati. Leia ascoltò con attenzione la piccola, seguendo il suo minuzioso riassunto con concentrato interesse. Non c'era che dire, avevano sviluppato ampiamente l'argomento Storia della Musica, coprendo tutte le epoche, in modo sufficientemente approfondito, per quanto permetteva un'ora di corso. Evidentemente Argentea era un'esperta,
*beata lei. E speriamo di essere all'altezza*.
Si accomodò meglio sulla sedia, incrociando una gamba sotto di sé, nella tipica posizione che assumeva per pensare - bando a tutte le formalità, insomma. «Grazie, piccola» disse, rivolgendosi alla ragazzina. «Vedo che avete spaziato lungo un arco temporale molto ampio, mi fa piacere» iniziò, con voce calma e tranquilla. «Mi ricollego un momento alla prima domanda che è stata fatta, a cui la vostra compagna ha saputo fornire una risposta sufficientemente esauriente. Naturalmente, eistono musicisti anche non moderni, che hanno saputo contribuire attivamente nella comunità magica. La vostra compagna ha citato Bach e Debussy come esempi di maghi dotati di grande talento per la Musica. Purtroppo, appunto, non sempre questi talenti hanno ricevuto l'attenzione che meritavano da parte della comunità magica, ma comunque la loro presenza ha fatto una grossa differenza, che fosse in ambito magico o semplicemente babbano. Un altro esempio che mi viene in mente, che appartiene a un'epoca più recente, è B.B. King. Quest'uomo è stato il compositore più rappresentativo della musica Blues».
Rizzò la schiena. E le si accese lo sguardo, di passione sincera. Si stava immergendo nel suo discorso, e stava per perdercisi dentro. King la faceva sempre partire per la tangente.
«Sapete, King era nella fattispecie un chitarrista. Suonava una chitarra elettrica, una Gibson per la precisione, dal suono caldo e corposo. E tra l'altro, fornì un grosso contributo proprio nella tecnica chitarristica. E' stato l'inventore di quella che ad oggi viene chiamata "tecnica del colibrì". E' una maniera particolare di pizzicare le corde della chitarra, in modo da produrre un suono vibrato molto caratteristico». Portò la mano sinistra a mezz'aria, facendo vedere il movimento veloce con l'indice e il medio. «Il modo in cui scoprì, per così dire, questa tecnica, è alquanto singolare. Era ad una sessione di prove con la sua band, in cui lui e l'allora suo batterista si erano divertiti a tirare qualche incanto ai loro strumenti, giusto per ridere un po'. Beh, tra gli scherzi, per dispetto, il batterista decise di lanciare addosso a King un bel Rictusempra».
«King, combinazione, aveva al collo la propria chitarra, e pur senza suonarla, la stava impugnando lungo il manico con la sinistra. La reazione nervosa alle risate del Rictusempra produsse uno strano spasmo sulle sue dita, che andarono così a picchiettare velocemente le corde per pochi secondi. King si accorse di quel movimento così insolito, e si mise all'opera per riprodurre la tecnica, naturalmente senza l'ausilio di alcun incanto. E ora, ogni chitarrista blues, jazz e rock che usi il vibrato può ringraziare lui»
.
Il suo sguardo indugiò per pochi istanti sulla chitarra di Oliver, per poi passare a guardare Versus. «E naturalmente, la stessa tecnica può essere usata dai bassisti. A proposito, un musicista moderno che ha fatto la storia è proprio un bassista, tale Jaco Pastorius. Un elemento parecchio strano, indubbiamente. Girava voce che fosse un magonò, addirittura, per via di tutte le sue incommensurabili manie di precisione, al limite del compulsivo. Ma, che fosse o no un po' svitato, ha rivoluzionato completamente il modo di suonare quelle quattro corde».
Si risistemò meglio sulla sedia, ravviandosi i capelli dietro le spalle. «Andando più indietro - molto più indietro, a dire la verità, un esempio che mi viene in mente è Vivaldi. Musicista italiano, violinista per la precisione, contribuì in maniera determinante nello sviluppo dell'orchestrazione come la conosciamo oggi...» diede un rapido sguardo al programma «e come vedremo la prossima volta, da quel che leggo qui».
«Vivaldi era un tipo molto particolare. Nato babbano, ma indubbiamente dotato di grande talento sia nella magia che nella musica. Si dice che la viola pensante sia una sua invenzione, sapete?»
. Sorrise, mentre ripensava al suo violino, chiuso forse da troppo tempo nella sua custodia dentro l'armadio. «E qui, mi ricollego alla seconda domanda, sulla musica sacra. Vivaldi stesso si dedicò ad un buon numero di composizioni di musica sacra, come diversi altri maghi musicisti del suo tempo e di altre epoche. La sacralità fa parte dell'uomo in generale, non solo dell'universo prettamente babbano, perciò sì: anche i musicisti appartenenti alla comunità magica, o almeno alcuni di essi, hanno sentito la tensione e la necessità di comporre musiche dedicate al divino. Per esempio Bruckner: la sua sinfonia numero 9 è dedicata nientemeno che a Dio in persona. E naturalmente sì, ci sono casi in cui la musica è stata usata anche per celebrazioni o per riti legati alla religione. Forse l'esempio più semplice è proprio la musica gregoriana, in questo senso, in particolare quelle che venivano chiamate "sequenze", nella tradizione cristiana. Le sequenze erano musiche gregoriane create appositamente per le messe, diverse a seconda del momento della liturgia a cui corrispondevano. Ad oggi, solo cinque di queste sequenze sono "sopravvissute"; le altre, purtroppo, sono andate tutte perdute. La più famosa è il Victimae paschali laudes, utilizzata per la Pasqua cattolica».
Si fermò, finalmente (?) e guardò l'orologio. Sgranò gli occhi: aveva parlato praticamente ininterrottamente per mezz'ora quasi piena. Forse aveva esagerato; sperava vivamente di no, ma soprattutto sperava di non aver tirato cavolate basandosi su quel suo "addestramento" da semplice appassionata.
«Beh, ragazzi... se non avete altre domande, o se non avete curiosità, credo che per oggi possa bastare... visto che non sappiamo quado Miss Hale farà ritorno, se per voi va bene per le prossime lezioni potremmo vederci nel mio ufficio. E' al terzo piano, sul lato destro del corridoio. E... beh, visto che parleremo degli strumenti musicali nel dettaglio, portate ognuno il proprio. Potremmo improvvisare una suonata in compagnia, se vi va!» rise sincera. Tutta la tensione iniziale era sparita, con suo immenso sollievo. Non se lo sarebbe aspettata, ma ora non vedeva l'ora di iniziare la prossima lezione.
Avrebbe atteso che gli studenti uscissero con calma dall'ufficio, fermandosi per qualche minuto a riordinarlo, pensierosa per la sua collega. Dopodiché avrebbe preso con sé tutti i fogli riguardanti il programma, prima di uscire a richiudersi la porta alle spalle.

*Dovrei avere ancora i vecchi libri di musica della mamma, da qualche parte*. Quella giornata sarebbe finita in modo alquanto accademico: lei, il divano della sala comune, il caminetto acceso, un libro di Armonia in mano e Fire che le avrebbe fatto la guardia come suo solito. *Yeah, baby*.



Allora fanciulli, perdonatemi per l'immenso ritardo. La lezione è ufficialmente conclusa.
Non è necessario che facciate un post di chiusura; possiamo assumere che, se non avete altre domande, usciate tranquillamente dall'ufficio. Naturalmente se avete domande o se volete semplicemente scriverlo, sentitevi liberi di farlo senza problemi.
Come anticipato in ON, la/e prossima/e lezione/i si svolgeranno nel mio Ufficio, al Terzo piano. Sarà mia premura avvisarvi per tempo sulla data di inizio e sulla durata della lezione.
Alla prossima, cari, e grazie a tutti ^_^
 
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9 replies since 25/9/2015, 08:30   251 views
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