Le gambe corte della menzogna, contest Settembre

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view post Posted on 6/9/2015, 21:32
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Le gambe corte della menzogna - Bugia svelata -
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Ormai era diventato un divertente gioco dove Violet fuggiva a gambe levate ogni volta che vedeva Sophia aggirarsi per i corridoi o per la sala comune e questo la faceva in qualche modo stare male. E dire che l’anno precedente non voleva mai staccarsi mentre ora sembrava quasi le venisse l’orticaria anche al solo pensiero di averla accanto. Purtroppo molte cose erano cambiate: sua nonna, il rapporto con sé stessa, il rapporto con le sue amiche, addirittura il rapporto con i compiti. Però aveva un rospo che non riusciva a mandare giù e pretendeva che questo si attaccasse alla faccia di Sophì per deturparle il viso in maniera orrida. Questo perché lei le aveva nascosto qualcosa e, dal suo punto di vista, era uguale a mentire.
Per una volta non era in fuga, al contrario, rimase ferma, nascosta nell’ombra, all’entrata della sua sala comune in attesa che la compagna tornasse. Era da dopo cena che stava lì facendo saltare per lo spavento chiunque avesse la disgrazia di passare prima della Corvonero. Solo quando questa arrivò, con la sua solita cera, Violet sbucò fuori dal nulla con l’aria terribilmente infuriata. Le bloccò il passaggio incrociando le braccia al petto ignorando quei pochi centimetri di dislivello che decretavano la sua compagna come la più alta, e quindi la più temibile, tra le due. La ragazzina aveva i capelli disordinatamente raccolti che davano proprio l’idea della pazzia che la perseguitava da quando era tornata a scuola, una delicata camicetta avvolgeva il suo corpo e copriva appena le sue ferite ancora in via di guarigione, un paio di pantaloni bianchi erano indossati con disinvoltura e ei piedi calzava un paio di scarpe da ginnastica gialle di tela. L’aria però era arrabbiata, decisamente meno dolce rispetto al suo aspetto.

«Sophia Daver, io so tutto. Tu sei una maledetta bugiarda e io sono stanca di avere in giro gente che sa solo mentirmi. So che hai preso accordi riguardo…beh…riguardo…lo sai! Anzi lo sapevi prima che lo sapessi io…guardiana dei miei stivali.»


Era abbastanza eloquente quello che intendesse dire e la sua rabbia era abbastanza palese. Era stata tradita dalle due persone che più amava al mondo e per le quali provava affetto: sua nonna e quella che considerava la sua migliore amica…almeno fino a quel momento.

«Non credo che al mondo ci siano parole per poter definire quello che sento nei tuoi confronti ma se fosse per me cambierei addirittura scuola…anzi….sbatterei fuori te se ne avessi il potere. E con questo credo sia tutto.»


Fece quasi per voltarsi e rientrare in sala comune quando tornò davanti alla sua amica, quasi come se si fosse ricordata di qualcosa all’ultimo minuto.

«Dimmi perché non me l’hai detto, dimmi perché hai permesso che mi accadessero tante brutte cose…io mi fidavo di te.»


Il tradimento era niente in confronto del dolore che provava al pensiero che Sophia avrebbe potuto mentirle ancora, spudoratamente. In fondo, dal suo punto di vista, l’aveva già fatto. Rimase quindi in silenzio in attesa di una risposta mentre gli occhi si facevano tremendamente e pericolosamente lucidi fino a far sfuggire qualche piccola lacrima che iniziò a viaggiare per il suo viso tondo e paonazzo fino a cadere, verso terra, lanciandosi nel vuoto.


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no'one
view post Posted on 10/9/2015, 17:22




Sopprimendo a stento uno sbadiglio percorse gli ultimi metri che la separavano dall'enorme sala in cui tra poco avrebbe messo qualcosa sotto i denti. Finalmente. A dire il vero non sapeva dire se era peggio la sensazione di fame che le tormentava lo stomaco, il mal di testa che, ormai, le faceva compagnia dalla mattina oppure la sensazione di pesantezza agli occhi.
Era stata una giornata totalmente improduttiva, che aveva trascorso a letto, attenta che nemmeno un piccolo spiraglio di luce colpisse la sua faccia. Aveva saltato la colazione, il pranzo e tutte le lezioni della giornata. Solo un'oretta fa era riuscita a mettere i piedi fuori dalla stanza, spinta dalla fame più che dal reale bisogno di socializzare. Obiettivo del momento: mangiare e tornare a letto. Nella sua testa tutto si svolgeva senza alcuna difficoltà peccato che ad un certo punto, una piccola figura nascosta nell'ombra le si parò davanti bloccandole il passaggio e facendole pure fare un salto all'indietro per lo spavento.

"Violet ma sei impazz-" non riuscì nemmeno a finire la frase perchè quella iniziò a parlare senza sosta, sparando accuse a destra e a manca *E' impazzita* pensò. Non stava capendo la metà di quello che le usciva dalla bocca a parte un'unica sola cosa: lei mentiva. Non sapeva in che modo e quando lo avesse fatto ma l'accusa era innegabile.
Lo sfogo continuò per qualche altro secondo.
Poi terminò.
Poi riprese.
Poi sembrò terminare definitivamente. Al contrario del suo mal di testa che invece pensò bene di risvegliarsi approfittando di tutta la confusione che iniziava a prendere vita nella sua testa. Ma che coda diavolo stava succedendo?! Da dove nascevano tutte quelle accuse? Perché non poteva essere lasciata in pace? E poi che diavolo le aveva raccontato la cara nonnina?

"Ascolta Violet.." iniziò "io non capisco di cosa diavolo tu stia parlando. Seriamente." il mal di testa non faceva che pulsare sempre più forte e fastidioso. Sembrava ci fosse un party in corso "Ne deduco che la cara nonnina ti abbia informato di ciò che mi disse al mio compleanno. Ma deve averti detto qualche idiozia visto le cretinate che ti stanno uscendo dalla bocca."
"Di quali brutte cose stiamo parlando? Ti hanno segregata ancora nella tua stanza giocattolo? Di questa storia della guardiana ne so meno di quanto possa sembrare a parte che dovrò farti da balia per tutta la vita..."
Infermeria, se il dolore peggiorava ci avrebbe fatto un salto o si sarebbe data una botta finale tanto per finire tramortita e non pensare più a niente fino al suo risveglio "Stai criticando tanto me ma alla fine tu non fai niente per smuovere la faccenda. Ah no aspetta, tu qualcosa lo fai: scappi. Scappi come una maledetta mocciosa e ti nascondi. Stai sempre li a piagnucolare o a scappare... sei diventata noiosa!"
Si bloccò accorgendosi del suo tono di voce. Lo aveva alzato verso la fine della tirata senza rendersene conto e rischiando di fare una scenata in mezzo al corridoio ma forse per quello era ormai troppo tardi.
"Basta me ne vado, ho fame, ho sonno e se continuiamo su questa strada finiremo per dirci cose che non pensiamo" con un sospiro e un leggero movimento delle mani lasciò cadere il discorso.
Era stanca.

 
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view post Posted on 11/9/2015, 20:28
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Le gambe corte della menzogna - La vera bugiarda: Helen o Sophia? -
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Era arrabbiata e se la voleva mangiare. Non aveva notato il tono sofferente della sua compagna e me che meno si era preoccupata di notare la sua assenza. Probabilmente si era chiesta come mai quel giorno era stata lasciata in pace e non seguita da nessuno e forse in qualche maniera avrebbe potuto capirlo però, in quel momento, non le importava. Le sue ragioni le sembrarono davvero troppo forti per poter rimanere ferma a pensare al malessere di Sophia.
Quando la giovane Corvonero le rispose per le rime alzando la voce, Violet alzò il sopracciglio destro lasciando scivolare le braccia lungo la sua esile figura. Non poteva crederci…dopo tutto quello che le aveva raccontando le stava osando dire che era fuggita fino a quel momento? Davvero era stata tanto sciocca da dire una cosa del genere? Dentro di lei, sempre vigile, Lucy ridacchiò appena con cattiveria.

”…stai scappando…”


”Davvero le permetti di dirti una cosa del genere? Dopo tutto quello che le hai raccontato?”


No, non glielo permetteva perché fuggire sarebbe significato non tornare nemmeno a scuola mentre lei era lì proprio per diventare forte, avere potere, imparare a dominare Lucy e alla fine risolvere tutto.
Diventò paonazza mentre guardava Sophia continuare a ciondolare la testa per il male che l’affliggeva e alla fine sbottò di nuovo.

«Dopo quello che ho subito nelle segrete della villa….dopo quello che ti ho raccontato nella speranza che tu mi dicessi la verità…dopo che sono tornata tu hai il coraggio di dirmi che so solo fuggire e piagnucolare? Beh, allora non hai capito proprio niente e sei una povera cretina. Mi dispiace solo essermi fidata tanto di te al punto di permettere che mia nonna ti permettesse di avere un potere grande su quella cosa. E comunque si, me ne vado, non voglio più stare in tua presenza.»


Con gli occhi gonfi e lucidi si voltò su sé stessa per imboccare il corridoio ignorando gli studenti che avevano notato la discussione davanti alla sala comune e che avevano deciso di rimanere ad origliare fingendo indifferenza. Lasciò Sophì dove l’aveva trovata e non si pentì nemmeno un secondo di quello che aveva detto, in quel momento pensava solo a trovare un posto dove potersi nascondere e crollare, smetterla di fingere che tutto ciò non la toccasse e, con la destra, teneva stretto lo specchio che si trovava all’interno della sua borsetta a tracolla.

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Finalmente aveva trovato rifugio in un anfratto nell’enorme giardino, proprio al limitare della foresta proibita e sapeva con sicurezza che nessuno studente avrebbe avuto il coraggio di addentrarsi così tanto fino a toccare i limitare di quel luogo tanto oscuro. Lei pensava di non correre rischi, in fondo i demoni non attaccano i loro simili e sentiva la sua anima così nera e corrotta da sentirsi simili ai demoni. Era accucciata a terra, con il volto nascosto fra le ginocchia e le braccia che avvolgevano le gambe piegate al petto. Non era riuscita a trattenersi ed era scoppiata a piangere. In qualche modo era contenta di tornare a scuola per le sue amiche ma quell’anno le stava facendo schifo. Non aveva voglia di studiare, non aveva voglia di stare con le sue amiche e l’unica compagnia che agognava era solo quella con sé stessa. Rimase a piagnucolare per qualche minuto prima di tirare fuori lo specchio dalla borsetta e fissare il suo riflesso per un lungo istante, giusto il tempo di vederlo cambiare e non osservare più il suo sguardo bagnato ma il riflesso di Lucy, un riflesso incavolato e adirato.

«Insomma, che diavolo stai combinando? Ti sembra il modo? Adesso tutti si staranno chiedendo cosa è successo, io pensavo che la mia esistenza dovesse rimanere un segreto.»


Ormai non sentiva dire altro. Bugie, segreti, menzogne…stava lentamente scoprendo che la sua vita si basava solo su quello ma lei non voleva, non voleva che tutto ciò che era stata fino a quel momento fosse una falsità, una bugia inventata.

«Lucy tu non puoi capire. Io mi fidavo di Sophia, lei è stata la prima persona con cui ho fatto amicizia varcate le soglie di questa scuola, abbiamo passato un anno insieme sostenendoci e prendendoci in giro. Pensavo di conoscerla in qualche modo, di sapere che non mi avrebbe mai tradita ma adesso…lei ha confabulato con mia nonna senza dirmi niente. Io ho una pozione da farle bere perché abbia un qualche potere su di te e io non voglio…perché dovrei darglielo? Non posso pensarci io a te…?»


Chiese di botto stringendo lo specchio con furia e lasciando che le lacrime si impossessassero di nuovo del suo volto innondandolo nuovamente. Lucy la fissava piuttosto accigliata ma il sorriso sadico che le era spuntato mentre Violet litigava con Sophia davanti alla sala comune si era spento. Forse non riusciva a gioire di quello che stava accadendo perché questo faceva male alla sua protetta e poteva solo significare che stava facendo male il suo lavoro, il compito per il quale era stata creata. Il riflesso dentro lo specchio sospirò appena, piuttosto paziente, prima di cercare le parole giuste da rivolgere alla sua piccola beniamina.

«Mi spieghi cosa ti fa tanto incazzare? Perché sei così sconvolta? Non mi pare che la tua amichetta abbia fatto qualcosa di sconvolgente anzi, ha accettato di prendersi cura di una come te. Hai idea di quante attenzioni richiedi? Forse dovresti smetterla di pensare che il mondo giri intorno a te. Io trovo che Sophia sia stata anzi gentile ad accettare di tenerci d’occhio.»


Le sue parole non sembrarono tirare su di morale Violet che, al contrario, tirò su con il naso e poi sbuffò, quasi come se fosse infastidita da quelle parole. In fondo dal suo punto di vista quello era un tradimento. Qualsiasi cosa fosse successo Sophia avrebbe dovuto dirle cosa la nonna le aveva chiesto, cosa lei aveva accettato di fare e magari sapendo tutto ciò sarebbe riuscita ad evitare il peggio.

«Forse se lei me lo avesse detto prima della fine della scuola io non avrei passato un’estate così terribile, forse avrei potuto immaginare tutto e trovare un modo per difendermi…»


Violet era convinta che quella verità nascosta, quella mezza bugia, era stato un danno per lei, che l’aveva portata a soffrire e a patire tutte le pene di quell’estate. Questo fece scoppiare a ridere Lucy e la ragazzina poteva vedere quel riflesso sbellicarsi letteralmente e asciugarsi gli occhi con il dorso della mano sinistra.

«Beh in fondo ogni nipote immagina che la nonna la possa torturare e, soprattutto, Helen non ti poteva toccare, in fondo sei una strega più potente di lei…»


Dal tono di Lucy trapelò tanto, troppo sarcasmo perché Violet non si offendesse serrando le labbra e gonfiando le guance. In effetti sua nonna era una strega decisamente più potente di lei, studentessa del secondo anno, quindi avrebbe potuto usare la forza come voleva. Improvvisamente quel riflesso smise di ridere tornando serio.

«Sei una povera ingenua se davvero pensi che le informazioni di Sophia avrebbero cambiato qualcosa. Io al tuo posto sai cosa farei? Lascerei perdere questa storia della bugia in fondo…tu ti fidi della tua amica vero?»


Le avessero rivolto quella domanda prima dell’inizio dell’estate Violet avrebbe risposto di sì senza nemmeno pensarci ma adesso, dopo aver saputo di quelle bugie, lei non lo sapeva più. Abbassò il capo con aria contrita e rimase zitta senza sapere cosa rispondere. Non poteva nemmeno dire di no con sincerità perché, in cuor suo, sapeva che l’amica non aveva dato grande peso all’informazione, forse aspettava ulteriore istruzioni prima di dirglielo. Mentre la giovane Corvonero dormiva sugli allori cercando di dare una risposta sincera a quella domanda, Lucy si spazientì, sbuffò e alla fine parlò al posto della ragazzina.

«Senti Violet, parliamoci chiaramente perché a me, evidentemente, non mi puoi mentire. Io sento che ti fidi ancora di lei, sei rimasta delusa dal suo comportamento ma in fondo che motivo aveva per dirtelo? Tua nonna è la prima guardiana, evidentemente non si sarebbe mai immaginata che ti avrebbe torturata altrimenti avrebbe detto o fatto qualcosa, io ne sono sicura e anche tu, lo sento. Quindi secondo me dovresti lasciar perdere questa storia della bugia, tornare indietro e chiederle scusa per il tuo comportamento sconsiderato. In fondo lei è un’alleata. Abbiamo capito tutti che tua nonna non si fa scrupoli ad usare certi mezzi quindi, proprio perché non ti puoi fidare di lei, devi aggrapparti a Sophia. Probabilmente potrebbe essere l’unica guardiana di cui fidarsi davvero.»


Ci fu ancora un lungo attimo di silenzio durante il quale la Corvonero pensò attentamente alla cosa. Effettivamente aveva ragione. Sua nonna non le aveva detto la verità nemmeno una volta. Non le aveva detto che era una mangiamorte, non le aveva detto che in generazioni Violet era stata l’unica a non finire nella casa di serpeverde, non le aveva detto molte cose. La vera bugiarda era Helen Blacklight, non la sua amica. Sospirò alla fine, ritrovando un po’ di sanità mentale e annuendo verso lo specchio fissando per un attimo gli occhi marrone intenso di Lucy.

«Forse hai ragione…dici che mi perdonerà?»


Il suo riflesso sbuffò appena con un mezzo sorriso.

«Beh, se ti fossi comportata così con me ti avrei ammazzata ma in fondo io sono un’entità aggressiva, cattiva se vogliamo. Sophia non è me quindi…non lo so. Penso che provarci sia l’unico modo. Forza piagnucolona vai e smettila di fare la scema.»


Se lo meritava, se lo meritava proprio. Le ombre si stavano ormai impossessando della scuola e di quell’immenso giardino quando la ragazzina mise via lo specchio e si alzò per andare a cercare Sophia.


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no'one
view post Posted on 22/9/2015, 13:14




In tutta quella situazione c'era decisamente qualcosa che non le quadrava e mancava un unico piccolo tassello per completare il puzzle. Non si riteneva un genio ma non ci voleva nemmeno una mente superiore per capire che Violet avesse scoperto la storia del suo strano "potere" e del ruolo che lei giocava nella faccenda ma non era quello ad averla fatta infuriare, era qualcosa successo durante le vacanze, che andava oltre e che allo stesso tempo era strettamente collegato... ma cosa?
C'era lo zampino di sua nonna, poco ma sicuro.
Rigirando la forchetta nel piatto guardò svogliata il cibo che solo qualche istante prima l'aveva guidata fuori dal letto e che adesso se ne stava nel piatto, sparpagliato in modo disordinato, ad indicare come ci avesse giocato per tutto il tempo. Per fortuna in pochi avevano assistito alla scenata e soprattutto si trattava di ragazzi che non conosceva, rispondere a domande insistenti era l'ultima cosa che voleva. Forse aveva usato parole e tono sbagliati per esprimere a voce ciò che sentiva ma non si pentiva d'aver detto ciò che pensava, ormai già da troppo tempo lei e l'amica si rincorrevano in un gioco che le ricordava tanto il gatto con il topo: lei cercava di prenderla e l'altra scappava a nascondersi. Allo stesso tempo sapeva di non aver detto alcuna bugia, omesso forse ma non mentito. Non credeva fosse suo compito raccontare l'intera storia a Violet, si trattava di affari di famiglia e lei non ne faceva parte anzi non erano proprio affari suoi.
Ergo non avrebbe chiesto scusa. Nemmeno morta.
Decisa riprese a mangiare di gusto, senza che se ne fosse accorta il tempo era passato e pian piano la sala aveva iniziato a svuotarsi. Per fortuna anche il suo mal di testa si era un poco affievolito.

 
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view post Posted on 22/9/2015, 22:18
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Le gambe corte della menzogna - Riconciliazione -
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Prese a camminare cercando di raggiungere la sua sala comune ma, proprio quando varcò il portone d’entrata del castello, le venne incontro la gatta che iniziò a strusciarsi contro le sue gambe cercando poi di camminare in direzione della sala grande. Se solo Violet non fosse stata poi di umore così pessimo avrebbe sorriso davanti al modo di fare buffo dell’animale ma, al contrario, si limitò solo a sospirare e seguirla.

«Avanti…cosa c’è?»


Chiese alla fine andando dietro alla gatta ed entrando nella sala grande. Alzando lo sguardo sul tavolo della sua casata vide Sophia che stava giocando con il cibo, evidentemente poco in vena di mangiare ma non era quella la cosa a cui iniziò a pensare Violet.

”Devo scusarmi.”


Pensò ignorando del tutto la gatta che adesso stava giocherellando con i piedi del tavolo più vicino e stringendo i pugni. Aveva un terribile nodo alla gola e la paura che lei non la perdonasse per la sfuriata e, dandosi un po’ di coraggio, si incamminò verso la sua amica fermandosi solo quando fu abbastanza vicino per potersi sedere accanto a lei senza alcun permesso o senza fare alcuna domanda.

«Ciao Sophì. Io…credo di doverti le mie scuse. Non ti dovevo attaccare in quella maniera ma la nonna mi aveva detto che eri in combutta con lei, che entrambe avevate mantenuto deliberatamente questo segreto senza farmi sapere niente. Mia nonna è cattiva, è crudele e il pensiero che anche tu mi avessi abbandonato proprio come aveva fatto lei mi stava logorando. Io però ho bisogno di te, lo so che in tutta questa storia ho bisogno di te inoltre…sei l’unica vera amica che ho. Io ti chiedo solo una cosa: se mia nonna dovesse dirti altro non mi nascondere più nulla per favore, io ho bisogno di sapere.»


Piagnucolò addirittura verso la fine, facendo tornare a galla la vecchia Violet che aveva attraversato la porta della sala grande al primo anno, che aveva travolto Sophia con le sue chiacchiere e il suo modo di fare. Per un attimo tornò a galla insieme alle lacrime che cominciarono a rigare il suo volto in una muta richiesta di aiuto.

«Tu sei la mia migliore amica e io mi fido solo di te.»


Si sentiva terribilmente debole e, probabilmente, in futuro, avrebbe anche creduto in qualsiasi altra bugia Sohpia le avesse detto. Purtroppo Violet lo sapeva che aveva bisogno di lei e non solo perché era l’unica guardiana degna di tale nome ma anche perché era sua amica e, fino quel momento, le aveva sempre dimostrato di essere degna di tale ruolo. Ora aspettava solo che lei la perdonasse, che le dicesse qualcosa e che non le nascondesse più nulla. Celare a verità, per lei, era esattamente come mentire.


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no'one
view post Posted on 30/9/2015, 21:26




Finì di mangiare ciò che aveva nel piatto fino all'ultima briciola, in qualche modo l'essersi calmata un po' le aveva riaperto la voragine che sentiva nello stomaco. Stava pensando se chiudere in bellezza con un bel dolce o meno quando, poco lontano sentì la ormai nota vocina di Violet farsi strada tra il chiacchiericcio delle poche persone rimaste nella sala.
Perché ancora si stupiva quando questa iniziava i suoi discorsi tutto d'un tratto e senza per di più fermarsi un attimo, non lo capiva. Ma respirava tra una parola e l'altra? O aveva un terzo polmone che iniziava a funzionare in caso di parlantina acuta?
Imbarazzata per la piega che aveva preso la situazione si alzò in tutta fretta dalla lunga tavolata
*Ci manca solo che si metta a frignare in mezzo alla gente*. Le passò accanto e con un gesto secco della mano la invitò a seguirla.
Non sapeva nemmeno lei come sentirsi: qualcuno degli altri si sarebbe impietosito davanti al tono piagnucolante dell'amica, tutti si intenerivano sempre quando faceva così, probabilmente perchè Violet ricordava un coniglietto bisognoso d'affetto. E cosa fai quando davanti hai un animaletto coccoloso in cerca di affetto o perdono come in questo caso? Partono un coro di "ohhhh" da rincitrulluliti, ti piange il cuoricino, finisci per pensare "ma si, per questa volta..." e si conclude tutto cosi. Lei invece più guardava la sua faccia e più si sentiva salire il magone dal nervoso.
Si fermò all'improvviso, in un punto del corridoio, poco prima delle lunghe scalinate, in cui non c'era nessuno.

"Allora... adesso tu mi lasci parlare se no te la strappo quella linguaccia!" *naaa troppo d'effetto come frase anche se, ehi, ci sarebbe stata benissimo*
"Allora... il mantenere un segreto non vuol dire che ti ho mentito, almeno dal mio punto di vista. Il mio compito era solo quello di aspettare il momento giusto, momento che avresti scelto tu, non io. Tu hai parlato tutto il tempo di bugie ma io non sono d'accordo, non ti ho mai mentito" *che situazione del cavolo!* "la prossima volta invece di nasconderti nemmeno fossi un serial killer, mi dici subito se hai un problema con me, ho 12 anni è vero e sono piccola ma penso che nonostante tutto si possa parlare delle cose con calma, invece di ricorrere a patetiche sceneggiate da soap opera di terza categoria."
Oh wow! Perché aveva aspettato così tanto per sbatterle in faccia quello che pensava? Le sembrava di essersi tolta un peso grosso come una casa dalla coscienza "Non ho molte qualità ma se c'è una cosa positiva che i miei genitori mi hanno lascito è la sincerità. Non dico che in futuro non ti mentirò mai, magari lo farò a fin di bene, magari semplicemente perchè commetterò un errore, non sono perfetta, ma non oggi."
Bugie, menzogne, sotterfugi. Con quelle tre parole che le gironzolavano per la testa voltò le spalle alla compagna e se ne andò.
Quando aveva permesso che le cose si riducessero a quello?

 
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5 replies since 6/9/2015, 21:32   126 views
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