Il giorno successivo ad aver ottenuto il posto come Medimago al San Mungo, grazie alla concessione di colei che si era definita il "sole" di quella struttura, Tristan si recò subito nella stanza indicatagli, preposta a diventare il suo ufficio personale.
Non era particolarmente eccitato, in quanto aveva sempre posseduto una stanza tutta per se, dunque non c'era aria di novità; arredare un ufficio gli era sempre piaciuto comunque, anzitutto perché stare in luoghi dove non vi erano segni distintivi della sua persona, non lo avrebbero fatto lavorare bene. Poi perché per quelle che erano le sue..."pratiche" private, necessitava di oggetti e spazio, secondo i suoi personalissimi criteri d'estetica e funzionalità.
Innanzitutto chi entrava lì doveva sentirsi a disagio: quella non era casa sua e dunque, essere trattato come un ospite già soltanto dall'impronta della stanza, era il primo passo per un ottimo arredo.
Grazie ai fondi economici della sua famiglia, poté cominciare dal pavimento scegliendo ovviamente il meglio: un parquet con legnami lavorati sapientemente per renderli più lucenti e distinguibili; frassino scuro, il più costoso che c'era.
Quello avrebbe reso l'ambiente più caldo, ma sicuramente più scuro. Secondo degli studi effettuati in prima persona da Tristan, la luce non era salubre ai fini di una buona conversazione o di una visita ad un corpo malato.
Al centro della stanza, come ornamento essenziale per evitare il fastidioso "toc toc" dei tacchi sul parquet, era stato posto un tappeto persiano d'importazione, grande 1/3 della stanza, che lasciava ben intravedere il resto del pavimento.
Perfettamente di fronte all'entrata della porta in legno di frassino scuro come il pavimento, un'enorme scaffalatura in legno, lavorato ed intarsiato a mano in Francia; ai due lati scaffali pieni di libri riguardanti l'anatomia umana ed animale; tomi di medicina e chirurgia, enciclopedie mediche e tutto ciò che potesse riguardare i metodi di cura del passato e del presente babbano e magico.
Al centro, in alto, il ritratto di Mungo Bonham, fondatore dell'ospedale dove Tristan si ritrovava finalmente ad..."operare" ed uno dei primi grandi guaritori nella storia magica.
Il ritratto era posizionato in una cornice molto importante in legno massello, con velli e decorazioni in oro massiccio; ai lati due candelabri in ottone con delle candele accese che mettevano in evidenza -nell'oscurità della stanza- il quadro inquietante che dava gli occhi proprio verso chi entrava.
Al di sotto, sul piano quasi del pavimento, un camino con cornice esterna in marmo color smeraldo, italiano ovviamente; l'interno in pietra scura, per non permettere una dispersione di calore.
Le pareti erano verde scuro, in abbinamento con lo stile dei legnami presenti nella stanza.
Ecco come appare indicativamente:
Tavole anatomiche disegnate da Tristan in persona erano appese alle pareti, in cornici altrettanto vistose ed importanti, tutt'intorno alla stanza:
Appena entrati sulla destra, vi era una finestra che dava su un esterno non meglio precisato, in quanto le enormi tende opache, chiuse, permettevano un minimo passaggio di luce.
Sulla sinistra invece, un lettino da ospedale, dover Tristan poteva dare un primo sguardo ai pazienti che si affidavano alle sue cure.
Le candele veleggiavano per la stanza, regalando una flebile luce su tutta l'area.
La scrivania, invece, posta davanti al caminetto era in stile barocco spagnolo, più chiaro rispetto all'ambiente circostante, ma sicuramente più elegante e di maggior risalto.
Di fianco alla scrivania (entrando e trovandosela di fronte, lo si può trovare sulla sinistra) vi è un mappamondo sorretto da Atlantide, artigianale e risalente al primo Novecento. All'interno, solo le migliori bottiglie di Ogden stravecchio.
Atlantide, punta verso la porta d'ingresso, con espressione tra il sofferente ed il rabbioso.
Edited by Laughing Mantis - 28/7/2015, 16:49