Jealousy leads me away, Concorso a Tema: Luglio

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view post Posted on 20/7/2015, 10:23
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Benvenuti nel meraviglioso mondo della gelosia. Con il prezzo del biglietto, si ottiene un mal di testa, un impulso quasi irresistibile a commettere un omicidio, e un complesso di inferiorità.
(JR Ward)





Aver passato quel pomeriggio con Alice era stato per Derek motivo di turbamento, non tanto per il semplice fatto di aver passato del tempo insieme a lei ma, piuttosto, per ciò che era acaduto durante il loro incontro.
Alice aveva infatti ricevuto un gufo e, mentre la ragazza era intenta a leggere la lettera, il prefetto aveva avuto come l’impressione che si trattasse di qualcosa di molto importante, sopratutto per il suo sorridere ad ogni rigo sempre di più. Derek le aveva anche chiesto chi fosse il mittente ma in tutta risposta ella si era alzata come se nulla fosse non dicendo nulla ed se ne era andato. Era strano per lui provare quel tipo di sentimenti, quella stretta allo stomaco, stringeva i pugni pensando solo a quella maledettissima lettera come se non ci fosse nient'altro di più importante, ad Alice, a tutto quello che poteva esserci scritto, a chi l’aveva inviata, al perché fosse tanto felice di leggere quelle parole.
Così, mentre camminava durante la sua ronda notturna, il prefetto non riusciva a pensare ad altro, vagava apparentemente senza meta e le finestre del quarto piano parevano sussguirsi senza che lui se ne accorgesse. Non capendo precisamente come, si era presto ritrovato al quinto piano eancora la sua mente, così come ogni parte di esso, si arrovellava nel cercare risposte alle sue domande: che fosse solo una lettera dei genitori? Ma perché poi scappare così quando aveva chiesto spiegazioni? Sembrava tutto troppo strano, forse per la prima volta il giovane prefetto stava provando qualcosa che mai avrebbe pensato di provare: gelosia. Non poteva credere di tenere così tanto ad una persona da esserne geloso, non era da lui provare sentimenti, figurarsi farsi travolgere da uno così intenso. In cuor suo, sapeva di non essere preparato e forse non stava nemmeno reagendo nel migliore dei modi; camminava e pensava, i corridoi rispecchiavano il labirinto della sua mente, li percorreva velocemente come se volesse trovare una soluzione al suo problema il prima possibile. Non sapeva come comportarsi in questo tipo di situazioni, anche perché non era grado di capire se ciò che stava pensandofosse giusto o sbagliato, se la sua fervida immaginazione gli stesse tutto sommato giocando un brutto scherzo o se fosse tutto un malinteso. La situazione non gli piaceva per niente e si stava esasperando per comprendere come uscirne. Certo non poteva non vedere più Alice dato che apparteneva alla sua stessa casa, ma forse avrebbe povuto trovarsi qualcun'altro esterno al suo gruppo, almeno sarebbe stato più semplice in casi come quello. Tuttavia, in quel momento poco c’era da fare, doveva affrontarla, chiederle cosa stava accadendo, convincendosi sempre più a intraprendere quella strada, la strada del confronto.
Ormai stava per albeggiare e aveva finito la sua ronda così, volendo chiarire, andò verso la sala comune; avrebbe aspettato che Alice si svegliasse, per poi parlarle. Arrivò davanti al pomello incantato, ma qualcosa pareva frenarlo, non voleva entrare, non voleva sapere: ogni dubbio tornò alla sua mente peggio di un boomerang... che fosse meglio continuare le scale fino alla torre di divinazione, la parte più alta della torre, nella speranza che il panorama gli suggerissee una via d’uscita, che lo aiutasse a decidere cosa fare? Arrivato all’ultima rampa di scale si accorse che la porta per entrare era accostata, probabilmente vi era già qualcuno. Solo il tempo avrebbe potuto darne una conferma così, sicuro di se e di ciò che stava facendo, entrò e con sua grande sorpresa scorse la figura della sua collega Jenifer chissà a far cosa. Il suo piano era stato rovinato, anche se forse la presenza della migliore amica della ragazza rendeva le cose un po' più interessati.






Colui che è geloso non è mai geloso di ciò che vede; ciò che immagina è sufficiente.
(Jacinto Benavente)



Edited by Ârwen - 7/4/2016, 15:22
 
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view post Posted on 21/7/2015, 01:05
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Quella notte le era toccata la ronda dei piani inferiori del castello. L'impegno non la disturbava. Fare le ronde era sempre meglio che restare svegli nel proprio letto a fissare il soffitto; tuttavia, i sotterranei erano la parte che odiava di più: non c'era aria fresca, erano terribilmente umidi, non si vedeva il cielo e persino i silenzi sembravano diversi. Fu una liberazione quando la ronda si concluse e ne uscì, ricominciando a risalire le scale che l'avrebbero portata in sala comune.
L'anno era cominciato quasi a rallentatore per Jenifer, sembrava essere fatto solo d'impegni e anche se si trovava nel castello, non sentiva il solito tepore e allegria che quel posto le dava. Mancava qualcosa. Un'altra questione di buchi a cui era abituata. La causa la conosceva, anche se per mesi aveva allontanato l'idea.
*Alice* Da quanto non passava del tempo con lei? Aveva notato subito la differenza rientrando ad Hogwarts quell'anno: nonostante il legame ci fosse ancora, la sua migliore amica sembrava impegnata, distante, con la testa altrove. Alcuni giorni non si sarebbero neanche viste se non fosse per le lezioni. Parlavano poco e la metà delle volte l'argomento finiva su Derek. Una morsa attanagliò la prefetta. Quella notte era proprio con lui che si era suddivisa il castello per organizzare la ronda e probabilmente il prefetto era in giro per quei corridoi. Jenifer li scrutò nel buio ma senza rallentare il passo. Lui era la ragione per cui la sua amicizia perfetta era diventata latente.
Lo conosceva da più tempo di Alice, per via dei loro incarichi comuni, l'aveva aiutata ad accettare il ruolo di prefetta anche se era ancora una bambina, aveva stima in lui ...eppure loro avevano stretto quel legame che Jen non aveva mai avuto con nessuno.
*Sei invidiosa?* Si chiede, quasi per provocarsi da sola. Per quanto la cosa all'inizio le piacesse, la sua migliore amica e il suo collega insieme, adesso la cosa le provocava pensieri contrastanti. Gelosa del tempo di Alice che il prefetto rubava, invidiosa di quello che l'una aveva trovato nell'altro e forse anche gelosa del rapporto che lei stessa non aveva creato con il ragazzo.
Giunta al quinto piano salì le scale che portavano alla torre di divinazione. Era stanca di aggirarsi per il castello, ma i pensieri non la lasciavano in pace e il sonno non voleva saperne di farle visita. Non pensò neanche per un secondo di entrare in sala comune. Non sarebbe servito, lo sapeva bene. Era sua abitudine non rientrare repentinamente nel dormitorio, preferiva andare in guferia o in cima alla torre di divinazione. Perdersi con lo sguardo nel panorama l'aiutava a calmare i pensieri. Come al solito si avvicinò alla finestra del punto più alto della torre e il cielo stellato invase il suo campo visivo schiacciando tutto il resto sotto di esso. Era come se in quel modo anche i suoi pensieri venissero schiacciati e diventavano insignificanti davanti a quell'immensità.
L'alba era ormai alle porte, presto il manto nero avrebbe cominciato a tingersi. Tirò un profondo respiro, amava l'aria fresca e il silenzio che quei momenti le donavano. Metaforicamente lasciava cadere giù dalla torre tutte le sue ansietà, preoccupazioni
*...gelosie* lasciando che il vuoto l'invadesse, prendendo parte di lei. Era ancora lì aggrappata ai suoi pensieri nell'attesa che la pace di quel posto facesse il suo dovere quando sentì dei passi che la distolsero. Forse qualcuno aveva violato il coprifuoco? Ebbe giusto il tempo di voltarsi verso l'ingresso che vide il collega entrare.
Il fiato sospeso a metà dalla sorpresa.
*Addio pace interiore* si disse guardandolo e ricordandosi di ricominciare a respirare in modo quasi normale.

« Derek »

Pronunciò semplicemente, in un mix tra una forma di saluto e una constatazione della persona che aveva davanti. Non sapeva che anche lui avesse l'abitudine di andarsene alla ricerca di posti tranquilli a fine turno, e allora cosa ci faceva lì? Jen era curiosa di saperlo, ma lei stessa non avrebbe voluto rispondere a domande al riguardo. I pensieri che affollavano la sua mente su lui ed Alice non l'avevano abbandonata. Ora che se lo ritrovava davanti, erano una strana fonte di attrazione e odio per il ragazzo, che la lasciavano immobile ed incapace di dire o fare altro.
Che i suoi tormenti avessero attirato il corvonero in cima a quella torre?



Il geloso è un fastidio per gli altri,
ma è un tormento a se stesso.

-William Penn


 
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view post Posted on 22/7/2015, 02:39
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La vera gelosia scatta quando qualcuno fa ridere la persona amata meglio di quanto ci riesca tu.





Derek si fermo di colpo alla vista della ragazza, era la sua collega e si conoscevano da anni, ma in quel momento avrebbe voluto incontrare chiunque tranne la migliore amica della ragazza con la quale usciva.
Non sapeva dire bene il perché ma da qualche tempo aveva iniziato a guardare la sua collega con altri occhi, occhi che non potevano permettersi di guardare, prima di tutto un’amica e poi l’amica della propria “ragazza”, in quel modo.
Rimase fermo per qualche secondo sull’uscio della porta della torre di divinazione, di certo voleva entrare ma non voleva essere indelicato, sapeva quanto importante fosse rimanere li con i propri problemi e preoccupazioni, ma sopratutto sapeva come quel luogo aiutasse a farli cadere, a renderli inermi di fonte alla grandezza della natura che circondava la torre, e di notte era ancora più bello, le stelle, il freddo pungente, certo però che non poteva lamentarsi dell’alba che stava per arrivare, “il limitar del cielo” si tingeva di colori più chiari, e da li a breve anche il sole sarebbe arrivato, forse voleva anch'esso dire qualcosa in merito alla situazione.

Jenifer

Non aveva mai salutato una persona chiamandola per nome, ma a quanto pare andava di moda, così per questo piccolo futile dettaglio di adeguò alla massa.
Iniziò a fare qualche passo avanti verso la ragazza, alla fine non aveva ancora nulla su fatto che volesse rimanere da sola, anche se c’era una piccola parte di Derek che nonostante Alice, non voleva che la ragazza di fronte a lui gli chiedesse di uscire.
Era passato dalla gelosia più grande ed incondizionata alla gelosia più grande ed incondizionata con un pizzico di attrazione fisica per la migliore amica della sua “ragazza”.

*Complimenti Hide, come sempre incasiniamo tutto*

C’era un unico sentimento che non voleva provare ed era la voglia di far pagare ad Alice in conto per ciò che aveva fatto nel pomeriggio, la ragazza che adesso si trovava di fronte a lui era indiscutibilmente bella, ed era lì, adesso la domanda che forse dobbiamo farci è:

*Derek, sei davvero tanto geloso e stronzo da fare una cosa del genere?*

Davvero, stava davvero per fare questa cosa, in mente sua Derek sapeva che Jenifer alla fine era una bella ragazza, specie dopo l’estate, stava crescendo bene, quindi non sarebbe nemmeno stato un sacrificio tanto sacrificio….
Così fece ancora qualche passo in avanti verso la ragazza, adesso i due era a distanza di un braccio, e Derek sorrideva, l’aveva fatto una volta ed era diventata una droga ormai, anche se quel sorriso non aveva lo stesso significato del primo, ma poco importava.


Immagino che anche tu abbia finito la ronda. Dove ti hanno inviata i nostri adorati caposcuola?

Disse guardando negli occhi la ragazza, riuscendo splendidamente a reggere il contatto visivo con lei, e nel mentre scorgeva quei delicati lineamenti dal taglio degli occhi, al grandezza del naso, ai lineamenti del mento e del volto in generale, e sì…era bella….

Che le intenzioni del prefetto fossero serie non era ancora sicuro, ma di sicuro c’è che non avrebbe mai iniziato una conversazione, che gli esami che si avvicinavano, i G.U.F.O., lo avevano portato ad un cambiamento, o era sempre colpa di quel dannato sentimento che gli stava rodendo il fegato e qualche altro organo interno?






La gelosia, quando è arrabbiata, commette più crimini rispetto all’interesse e all’ambizione


 
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view post Posted on 22/7/2015, 07:39
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Alice Lastrange







Era pomeriggio inoltrato, ormai il buio era calato sul castello e Alice era seduta sul bordo della finestra del suo dormitorio, alle prese con un foglietto e una penna. Era stato un pomeriggio come molti altri, ma anche totalmente diverso, Alice era appena uscita dalla serra di Erbologia quando una figura colpì immediatamente la sua attenzione. Appoggiato ad un albero, poco distante dalla serra numero tre, c'era una ragazzo, forse il più bel ragazzo che Alice stessa avesse mai visto. Il suo ragazzo.
Derek era così, non sai mai cosa puoi aspettarti da lui, quando poteva, cercava in tutti i modi di farle delle sorprese meravigliose, e vederlo le rese la giornata decisamente migliore. Alice però sapeva che se lui era li con lei in quel momento c'era una motivazione, sicuramente, come molte altre serate non si sarebbero potuti vedere. Purtroppo tra le lezioni e lo studio e i compiti da prefetto era difficile vedersi spesso, nonostante fossero entrambi della stessa casata, il tempo a loro disposizione era distribuito con il contagocce.
Chiacchierando i due ragazzi si allontanarono lentamente dal via vai di studenti che aveva da poco terminato le lezioni, e, appena furono lontani da occhi estranei, si scambiarono un lungo abbraccio. Camminarono ancora e, come aveva pensato, anche quella sera avrebbe passato tutta la notte fuori, a causa dei turni da prefetto. Alice sapeva a cosa andava incontro, stare con un prefetto, e per giunta così bello, comportava sempre parecchi rischi. Ma Alice era così, fondamentalmente gelosa fino al midollo. Lei era di un parere: Derek era suo e nessuno doveva provare in nessun modo a sfiorarlo. Sopportava a stento quelle insulse bambinette di primo, asine giulive che si giravano ogni qual volta che intravedevano il prefetto Corvonero. Una aveva addirittura osato mandargli una lettera d'amore, una lettera d'amore al suo fidanzato, una cosa inaccettabile, tanto che la mattina dopo l'aveva raggiunta e le aveva trasformato tutte le sue cose in piccoli topolini, dicendole:

« Su, va con i tuoi simili mia cara! E prova a scrivere un'altra lettera d'amore al mio ragazzo e i topolini saranno solo un dolce ricordo. »
Era spietata, forse anche folle, possessiva, a volte addirittura criminale, ma quando la gelosia prendeva il sopravvento su Alice, ella perdeva tutto ciò che la caratterizzava, crollava tutta la sua gentilezza e la sua bontà d'animo, e al loro posto spuntava un mostro d'ira e di cattiveria. Nessuno, doveva portarle via ciò che era suo.
Quella volta era stata davvero teatrale, ma per poco non stava per mettersi nei guai, guai da cui, fortunatamente, Jenifer l'aveva tirata subito fuori. Anche vedere Jenifer era diventato difficile, aveva mille e mille impegni e lo studio cominciava a pesare su tutti, lei compresa. Sapeva che la stava trascurando, ma non poteva fare altrimenti. Lei era l'unica di cui poteva fidarsi, l'unica che avrebbe potuta aiutare a difendere ciò che era suo. Doveva capire, non poteva lasciare che Derek se ne andasse libero per il castello, e se aveva del tempo libero doveva passarlo con lei. Ovviamente si fidava di Derek, ma non era facile vivere stretto contatto con tutte quelle ragazze.
Era per questa ragione che ogni qual volta che Derek aveva un turno, Alice gli chiedeva:
« E con chi saresti di turno stavolta? »
Era una domanda più che legittima, infondo Jenifer non era di certo l'unico prefetto donna, ce n'erano altri suo malgrado. Ma Derek non riuscì nemmeno a dire il nome della sua concasata prefetta, che un enorme gufo reale planò lentamente sulle ginocchia della ragazza, che, stanca, aveva deciso di sedersi su un tronco mozzo ai bordi del lago. Sul volto della ragazza si aprì un sorriso infinito, aspettava quella lettera da molto tempo, immediatamente la aprì e mentalmente lesse ciò che vi era scritto:

*"Ciao piccola Alice, come promesso ti ho scritto
appena uscita dalla mia ultima missione, so che
che è durata tanto e mi dispiace averti fatto
preoccupare. Io sto bene, tutto è andato come
speravamo, e siamo riusciti nel nostro intento.
Mi raccomando non dire a nessuno ciò che ti ho
appena scritto, sai quanto sono importanti e
segrete queste faccende, non posso scriverti altro.
Fai riposare mr. Mikeal ha viaggiato molto, se vorrai
risponderci usa un gufo di Hogwarts, sono sicura che
ci troverà ugualmente.
Con affetto mamma e papà."

Finalmente, mamma e papà sono al sicuro, che notizia meravigliosa*
Era felice, Alice era tremendamente felice, ma non poteva far trasparire assolutamente nulla, era anche troppo che la informassero, per questo quando notò lo sguardo curioso del ragazzo affianco a se, subito si agitò e si alzò di scatto. Strinse forte la lettera al petto, quasi fosse un peluche, e dopo avergli rubato un bacio, corse in camera sua a distruggere la lettera, come le avevano ordinato mesi prima i suoi genitori.

Pezzi di carta ormai ridotta in cenere fluttuavano al di sopra del fuoco scoppiettante, i minuti passavano e Alice era ancora fissa sui suoi genitori. Jenifer era andata via da un pò e non poteva nemmeno chiederle un parere, lei era l'unica a cui aveva raccontato tutto. Ma adesso lei non c'era e Alice ritornò a fissare il foglietto troppo piccolo per far entrare tutto ciò che aveva voglia di scrivere, ma giusto per quello che era tenuta a dire. Scrisse velocemente due righe, sperava che fossero le giuste parole, poche ma buone. Le rilesse altre due volte e dopo averle rilette per l'ennesima volta, decise di arrotolare il foglietto e spedirlo immediatamente. Scese le scale a chiocciola del dormitorio, era vietato uscire di notte, ma il suo gufo non doveva essere notato da nessun altro; *E poi questi sono i vantaggi dell'avere una migliore amica e un fidanzato prefetto, no?* pensò tra se la Corvonero che silenziosamente saliva le scale che costeggiavano la sala Comune Corvonero. Gradino dopo gradino, salì le scale che conducevano alla vicina Guferia, e una volta raggiunto la stessa vi fu subito all'interno.
Scelse il più anonimo gufo che era li, ma soprattutto quello dall'aria meno contrariata; lo chiamò a se e diligentemente esso si poggiò delicatamente sul suo braccio, che aveva posizionato a mo di trespolo. Strinse il bigliettino in un nodo e lo assicurò sulla zampa del docile pennuto, sussurrandogli:

« Trova, i miei genitori, Alexandra e Andrew Lastrange, consegnali questo e al tuo ritorno avrai tutti i topolini che vorrai, ma se sono a lezione non far baccano o verremo tutti scoperti. Va ora!» Con un incentivo in più e uno spirito più carico, il gufo partì immediatamente e quando varcò l'immensa finestra Alice vi si avvicinò allo stesso modo.


Il silenzio regnava sovrano in quella notte, ma qualcosa non quadrava, c'erano delle voci in lontananza, sembravano quasi provenire dall'alto. Un pugno allo stomaco colpì la ragazza, che subito iniziò a sudare freddo, possibile che fosse davvero la voce di Derek quella che aveva appena udito? Ed era altrettanto possibile che fosse insieme ad una ragazza? No, Alice non poteva crederci, era spaesata, ma doveva assolutamente controllare. Subito uscì dalla Guferia e proseguì le scale che portavano fin sopra la torre di Divinazione, vide che la porta non era chiusa del tutto, e silenziosamente vi si avvicinò.
*No, no non è possibile* pensò immediatamente Alice, quindi era questo che faceva mentre era di turno? Portava a spasso per il castello qualche ragazzina in cerca di morte? Il panico, l'agitazione, uno strano senso di adrenalina e energia che le portavano il cuore a battere all'impazzata. Tremava, aveva paura di scoprire cosa stava accadendo dietro quella porta, non riusciva a stare nemmeno in piedi, si appoggiò al muro e si mise le mani nei capelli mentre tentava di respirare lentamente, ma invano.

Quando la ragazza parlo di nuovo, Alice non sapeva se esserne sollevata o spaesata. Non era una voce sconosciuta, ma al contrario decisamente ben nota alle orecchie della ragazza. *Cosa diavolo ci fa Jenifer li con lui?* pensò d'un tratto infuriata Alice.
Sarebbe rimasta li, in ascolto, prima di qualsiasi azione avrebbe dovuto avere delle prove, o avrebbe perso una, se non due, delle persone che amava di più al mondo. Si diede uno slancio e si staccò da quel muro su cui sembrava essere incollata, e, ancora tremante, si avvicinò alla porta dalla quale adesso riusciva a riconoscere, e ad ascoltare, benissimo le due figure all'interno.
Con lo sguardo mortificato e il cuore in attesa, Alice fu circondata da un alone di gelosia, attendere, osservare, ascoltare, e forse soffrire, era questo quello che Alice doveva fare.



Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono
geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che
la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi
lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere
escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di
essere come tutti gli altri.
(Roland Barthes)


 
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view post Posted on 23/7/2015, 01:44
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Il ragazzo pronunciò il suo nome di rimando e si avvicinò di qualche passo. Jenifer era confusa e l'unica cosa che riusciva a pensare in ripetizione era chiedersi che diamine ci facesse lui lì.
Lo voleva fuori da quella stanza? si..
*No* Ora che era entrato non voleva andasse via, anche se era la cosa che sapeva di dover desiderare. Lui si avvicinò ancora. Avrebbe dovuto chiedergli di uscire, di lasciarla sola.. ma non lo fece; per giustificarsi pensava che non avrebbe mai dovuto varcare quella porta, che quell'incontro con l'aurora che si faceva spazio nel buio, non sarebbe mai dovuto avvenire.
Che intenzioni aveva? A cosa stava giocando? Era buffo porsi quelle domande sul prefetto, non si erano mai veramente guardati prima di allora. Spesso, in passato, Jen aveva avuto il sospetto che lui non la sopportasse, come fosse una nanerottola da istruire e guidare; però la ragazza imparava presto e non aveva mai invaso i suoi spazi, forse questo col tempo era servito per guadagnarsi la sua minima stima. Tuttavia "minima stima" non era quello che ora leggeva nel suo sguardo ..e la cosa che più la inquietava era che stava sorridendo. Da quando Derek le sorrideva? Le uniche volte che aveva visto il prefetto sorridere era quando stava con Alice. Cosa stava facendo? La morsa che le attanagliava lo stomaco non l'abbandonò.
Essenzialmente c'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò..
*Alice* ancora una volta, era il pensiero della ragazza a tormentarla. La migliore amica che era diventata assente; che per correre dietro al collega, lei era costretta a salvare puntualmente da ogni assurda situazione; la ragazza di cui più si fidava ma con cui non aveva più tempo e modo di parlare. Derek era lì, davanti a lei con quel maledetto sorriso. Sembrava che quel sorriso che per la prima volta le veniva rivolto, le avesse acceso una faida dentro, tirando fuori tutti i pensieri negativi di quegli ultimi tempi e lustrandoli alla perfezione. Si sentiva in subbuglio.
Dovette prendersi qualche secondo quando il ragazzo le rivolse una domanda.
*La ronda?* Se n'era forse dimenticata che fino a pochi minuti prima era in giro a perlustrare il castello?

« Ah si.. i piani inferiori e i Sotterranei »

Rispose sbadata. Mentalmente riaffiorò l'odio per quel postaccio e rabbrividì; anche se in quel momento si trovava nel punto del castello che adorava di più, la presenza del ragazzo sembrava rovinare tutto. La torre era la stessa, il panorama il solito e il cielo era ancora quello di tutte le notti.. forse era lei ad essere diversa, troppo inquieta per poterseli godere; e in tutto ciò sembrava che le parole fossero la cosa più insignificante al momento. Gesti, espressioni e sentimenti repressi sembravano guidare il momento.
Solo reggere lo sguardo del ragazzo sembrava un problema. I suoi occhi verdi e penetranti sembravano nascondere parecchi incubi al loro interno e Jenifer non era certa di volerli conoscere, eppure l'ammaliavano. Avrebbe voluto che fosse una situazione normale, o meglio che lei fosse normale in quella situazione. Non aveva mai avuto problemi con Derek.. forse con il caposcuola tempo addietro, ma adesso cercava di avere la mente libera e sgombra da qualsiasi problema e ragazzo. Pensava di esserci riuscita, credeva persino di aver affievolito il suo interesse per Patrick, era senza dubbio una vittoria... ma allora perché quel contatto visivo la disturbava?
Le sue gelosie e le sue invidie si materializzavano in quello sguardo che ora la scrutava. In una situazione normale, gli avrebbe ricambiato la domanda, avrebbe parlato senza peli sulla lingua e quella vicinanza non l'avrebbe messa a disagio... ma lui sorrideva e Jen si sorprese a pensare che non le dispiaceva. Era diverso da qualsiasi altro incontro avesse avuto con lui. Non era freddo, non aveva l'aria di un prefetto, non era pretenzioso, né sarcastico o acido.. era solo un ragazzo, un bel regazzo. Quel nuovo modo di vederlo lo rendeva attraente, era come fosse un'altra persona ancora da scoprire, e non il prefetto che conosceva da un paio di anni.
Era la persona che stava con Alice. Si morse un labbro massacrandoselo impercettibilmente. Per quanto male le cose andassero in quel periodo, lei era sempre la sua migliore amica. Avrebbe voluto fare un passo indietro, fare spazio tra sé e lui, i problemi e i pensieri ..ma avrebbe urtato al muro e alla finestra. Sembrava già abbastanza impacciata, non era il caso di dare a vedere quanti casini erano nella sua testa inciampando da qualche parte. L'orgoglio glielo avrebbe impedito. Senza un motivo, senza una scusa; rimase ferma, in balia della presenza del ragazzo che incombeva vicino a sé. Forse era sbagliato l'essere gelosi quanto era sbagliato restare lì senza cacciare Derek, ma infondo cosa c'era di male? Stava solo chiacchierando con il suo collega. Infondo era stato lui a trovarla. Non avrebbe fatto male a nessuno se gli avesse rubato un po' di tempo.. o no?




L’amicizia ha i suoi gelosi,
come l’amore.

-George Sand


 
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La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre.
(William Shakespeare)





La situazione era parecchio strana, Derek temeva che Alice lo tradisse il qualche modo, e lui di era trasformato in una specie di mostro pronto a tutto per fargliela pagare, avrebbe davvero fatto quel che stava pensando di fare? La gelosia era talmente tanta da offuscare il suo senso critico?
Ciò che era sicuro è che il ragazzo non riusciva a controllare i suoi nervi ne i suoi ragionamenti, adesso parlando di un individuo che nella sua vita ha sempre e solo pensato si potrebbe dire che quel sentimento che provava per Alice era così forte che ciò che accadde riuscì a compromettere la capacità di ragionare di una persona ragionevole, un paradosso dal quale era impossibile non capire l’ironia della situazione.
Sapeva bene che Jenifer era la sua migliore amiche, e sapeva che se avesse fatto questa cosa con lei avrebbe avuto un significato diverso, anche perché nel profondo Derek lo voleva.
E’ difficile spiegare la situazione, Derek stava con Alice e stavano bene insieme nonostante il poco tempo a disposizione anche perché usavano bene quei brevi incontri, Derek non poteva negare una certa attrazione fisica verso la ragazza che aveva innanzi, non c’era sentimento, ma era innegabile che fosse cresciuta bene.
In quel momento, continuava a sorridere mellifluo e non provava rimorso per ciò che stava per fare, aveva solo una gran voglia di….forse era il sonno o forse la cecità provocata dalla gelosia, ma Derek non era più lui in quel momento, era una specie di robot sadico che stava per rovinare il rapporto con Alice e quello della perfetta con la sua migliore amica.
Camminava verso di lei, che invece rimaneva immobile, sembrava pietrificata come se la sola vista del ragazzo l’avesse paralizzata, non poteva sapere cosa stesse pensando la ragazza, e forse non voleva saperlo, sapeva che da quella situazione si poteva uscire in due, forse tre, modi.
Il primo fare ciò che ancora non è stato rivelato, e subirne le conseguenze, secondo farlo ed ricevere un rifiuto, il terzo era forse il più semplice girare i tacchi ed andarsene, ma lui non avrebbe scelto la terza, per cui rimaneva solo agire.
Era poi davvero così ingiusto ciò che stava facendo? Era davvero così sbagliato? Domande inutili le quali risposte non interessano ad un animo che ormai non ha più i piedi piantati a terra che ormai aleggia nel surreale come se fosse reale, che ormai a perso l’ancora e va alla deriva in una tempesta senza timone ne timoniere.
Aveva quel sorriso dipinto in faccia come di colui che non aveva nulla da perdere, ma aveva molto da perdere solo che ancora non lo sapeva, o forse, non voleva saperlo ne voleva pensarci, e poi nell’illusione che nessuno li vedesse, non vedeva nulla di male nel fare ciò che stava per fare sempre che anche la ragazza avesse ricambiato, forse ormai ho scoperto troppe della mie carte per non farvi capire ciò che accadrà, tanto vale passare al sodo senza indugiare ancora, senza recriminare, senza rimorsi, senza pensare….
Nello spirito instintivo che sembrava aver preso possesso del corpo del ragazzo continuò a camminare finché non si trovò davanti alla ragazza, meno della distanza di mezzo braccio li separava. Ormai poteva vedere gli occhi azzurri della ragazza, poteva vedere come una persona timida come lui, riuscisse in qualche modo a reggere lo sguardo di cotanta bellezza, senza considerare il fattore esterno, il sole stava sorgendo e lui volto verso la finestra riusciva a vedere quel raggio di luce che prima colpiva il suo stomaco ed adesso rifletteva nei suoi occhi, verdi e pieni di rabbia e volontà di agire, che brillarono alla luce del sole.
D’un tratto ricoprì lo spazio che ancora lasciava ai due corpi la possibilità di non toccarsi, quasi come un gesto involontario portò la mano sul viso della ragazza, e lo accarezzo con delicatezza, poi avvicino le sue labbra al collo della ragazza e lo sfiorò leggermente con esse nella speranza che come la l'imbarazzo del giovane scomparve facendo spazio alla libidine ben presto anche quella della ragazza potesse comparire per dar luogo a ciò che più desiderava in quel momento, così alzò la testa guardò nuovamente la giovane negli occhi e iniziò ad avvicinare le labbra al suo viso sempre più vicino alle labbra, ormai sembrava che il giovane avesse chiaro in mente cosa fare e cosa volesse in quel momento, ma non si accorgeva che il tutto era nato dal quel sentimento, molto possessivo, che vien chiamato gelosia, lui era lì e stava per fare forse l’errore più grande della sua vita perché non aveva saputo o non aveva voluto parlare con Alice di quella stramaledettissima lettera, solo che ormai quella gelosia era mista all’attrazione fisica che il giovane provava per la sua collega e nulla avrebbe potuto fermarlo.
Adesso le labbra dei due si sfiorano e Derek non desiderò altro che la ragazza risponde a quell’istinto primordiale nato per via della cieca ed incondizionata voglia di rivalsa per ciò che era accaduto poche ore prima….ma forse c’era anche di più.







A volte ci sono parole che non dicono niente, ma sguardi che dicono tutto.
(Anonimo)


 
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La gelosia è ancora istinto.
E sa di pelle.



Fu fulmineo come un attimo. Un attimo di straordinaria follia, e tutti i dubbi, le paure e i presentimenti della ragazza si realizzarono.
La sua risposta inutile era caduta nel vuoto, non era neanche certa che Derek l'avesse ascoltata. Continuava a sorridere e reggere il contatto visivo, ma veloce come il morso di un serpente, il prefetto eliminò le distanze tra loro, emotive e fisiche. Una mano le accarezzò dolcemente il volto. Jen non era affatto abituata a tanta dolcezza esternata da Derek. Quel contatto fisico la colse di sorpresa, ma non ebbe neanche il tempo di interrogarsi su quel che stava accadendo, che le labbra di lui le sfiorarono il collo, accarezzandolo con il suo respiro. Chiuse involontariamente gli occhi, godendo di quel contatto che le regalava piccoli brividi lungo il collo che lei avrebbe scambiato per solletico. Era strano eppure piacevole. Quando il contatto s'interruppe per un attimo, gli occhi di Jen si aprirono incontrando quelli di Derek esattamente davanti ai suoi ed estremamente vicini. Fu in quel momento che nel suo inconscio s'insinuò la consapevolezza che fosse tutto completamente errato, tuttavia era ancora troppo labile perché la ragazza potesse affermarla. Le labbra del corvonero seguirono il percorso naturale che le ricondusse alle sue fino a sfiorarle. Quel nuovo contatto sembrò distruggere ogni minimo pensiero, come occultato da quello che l'istinto la stava guidando a fare.
Il bacio arrivò dolce e ossessivo allo stesso tempo. Le labbra si giunsero come se aspettassero quel momento da quando il prefetto era arrivato in cima alla torre quella mattina. Le une bravano quelle dell'altro, come a colmare qualcosa che mancava a portare un finto equilibrio su un dirupo. Fu intenso e in esso erano racchiusi tutti i sentimenti inespressi e celati. Rabbia e gelosia di uno trovavano sfogo nella gelosia e frustrazione dell'altra.
Quel turbine di emozioni violente la travolse inebriando i sensi. Strinse il ragazzo a sé mentre le bocche ancora si reclamavano. Gli occhi chiusi, tutti i sensi erano concentrati sulle sensazioni che il loro bacio gli trasmetteva.
Forse durò un attimo, forse qualcosa in più, ma la mente di Jen si svuotò completamente in quel frangente; tutto iniziava e finiva lì tra lingua e labbra, e i respiri mozzati e ansimanti.
Forse fu la premonizione di un rumore, o forse era che la foga del momento era stata placata, ma la ragazza sembrò tornare in sé. Le labbra in procinto di disgiungersi, gli occhi sbarrati.
*Alice.* Allontanò il volto da quello del ragazzo *Cosa sto facendo?* Una fitta la colse alla bocca dello stomaco, era stato così dannatamente stupendo.. tanto perfetto quanto sbagliato. Jenifer scrutò negli occhi di Derek alla ricerca di risposte *perché lo ha fatto?* di sostegno e sicurezze *e Alice?* di indizi *e adesso?* ...ma quegli occhi chiari che conosceva da ormai troppo tempo erano restii a darle risposte. Si limitavano a penetrarle nell'animo, e a crear confusione con il loro sguardo beffardo.

« Non possiamo. »

Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare. Ora i pensieri si affollavano su Alice e di colpo le sue braccia sul corpo del ragazzo e quella vicinanza le sembravano terribilmente sbagliate. Si staccò da lui e mosse un passo di lato per non trovarsi di spalle al muro ma per mettere comunque spazio tra i due. Era stato il suo primo bacio, ed era completamente sbagliato: sbagliata la persona, sbagliati i sentimenti e sbagliati i pensieri; eppure avrebbe mentito a se stessa dicendosi che non era stato altrettanto splendido ed intenso. Ora guardava Derek perché non riusciva a farne a meno.
Un dolore lancinante la travolse dall'interno. Aveva tradito la fiducia della sua migliore amica, e quella cosa stupenda che aveva provato un minuto prima non poteva esistere. Poteva sentirsi peggio di così?



La gelosia, quando è arrabbiata,
commette più crimini rispetto all’interesse e all’ambizione.

-Voltaire



 
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view post Posted on 29/7/2015, 08:03
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Alice Lastrange







La gelosia che si concretizza, ogni sospetto che diventa reale, quale ferita può mai essere più dolorosa se non questa per una donna gelosa. La pazzia, le mille domande, l'essere stalker, tutto porta alla verità, alla dura verità del tradimento. Davanti ad esso la gelosia si annulla, poichè il dolore e la straziante verità non lasciano insinuare nessun dubbio, nemmeno nell'essere umano più incerto. Si dice che la gelosia uccide le persone, io sono di tutt'altro parere. La gelosia è solo un sentimento, esattamente come l'amore, forse più vero e più vivido. Da quanto va avanti questa storia?* mi chiedevo, avevo appena visto due persone che amavo più della mia stessa vita, tradirmi, come hanno potuto? Ero distrutta, ormai mi appoggiavo al muro che fiancheggiava quella dannata porta socchiusa con entrambe le mani, sentivo le forze andare e venire, e sentivo di non avere più niente dentro me. Un dolore devastante aveva accompagnato tutta la scena, lo schifo di vedere la mia migliore amica essere toccata e baciata dalla persona che fino a qualche ora prima sfiorava il mio collo e le mie labbra. Quale orrendo spettacolo.
Niente, non sentivo più assolutamente nulla, ero diventata vuota, priva di qualsiasi sentimento. Ma avrebbero pagato, entrambi avrebbero pagato per ciò che avevano fatto. Perché nessuno meritava un tale trattamento, non dopo tutto quello che io stessa avevo fatto per ognuno di loro.
Jen soprattutto, lei era sola, chiusa in se stessa e priva di qualsiasi gioia di vivere. Mortificata di se stessa, conoscerci aveva reso entrambe forti e sicure di noi stesse. *Forse lei è diventata troppo sicura di se stessa*. Aveva tutto nella vita, aveva una famiglia che aveva cominciato a capirla, tanti amici che le volevano bene, una migliore amiche che avrebbe dato la vita perché non le succedesse mai nulla, ed era prefetta, tutto ciò che io volevo avere lei lo aveva, tranne una cosa. Ma adesso si era presa anche quella.
Non capiva, cosa poteva ricevere Derek da Jenifer, cosa poteva darle che io non potevo? *Cosa ha in più quell'insulsa ragazza che io non ho?*
Mille pensieri attanagliavano la mia mente, l'orrenda scena era finita, ora entrambi si guardavano pentiti. Il perdono, chissà forse è questo che che pensano, che pentendosi tutto sarà cancellato, tutto sarà spazzato via, come se nulla fosse accaduto. Ma non è possibile! Gli eventi si susseguono uno dopo l'altro inevitabilmente e indelebilmente.
Ma adesso la domanda da farsi era: *Come finirà questa situazione?*
Avrei potuto silenziosamente scendere le scale e tornare in Sala Comune, aspettare l'arrivo di Jenifer e far finta di nulla. Vedere i loro atteggiamenti, sarebbero stati così falsi da tenere tutto nascosto? Sicuramente! Ma sicuramente nessuno avrebbe placato la mia rabbia una volta elaborata la situazione. No, io non sono una falsa, e non merito di essere presa in giro da loro. Così decisi di muovermi in quell'istante, il "bello" della gelosia folle è che quando si concretizza fa male, ma sotto un certo punto di vista sei preparata, fa male, fa malissimo, ma la gelosia è rabbia, è vendetta, e queste sensazioni ti danno la forza di resistere, fino a quando crollare è inevitabile.
Alice si scostò da quel muro e lentamente aprì la porta che era aperta abbastanza per vedere ciò che era successo, benché fosse tremendamente vecchia non fece rumore. Tutto era silenzioso al momento, e l'unico suono che riecheggiava nell'aria era quello dei miei passi e quello del lento battere delle miei mani. Un applauso sarcastico, un applauso lento ed inesorabile. Ora i due ragazzi non si fissavano più con gli occhi pieni di sensi di colpa, ora fissavano colpevoli la mia figura, che lentamente si avvicinava verso il balcone della torre di Divinazione.
« No, vi prego, non badate a me! Mi stavo annoiando sugli spalti » feci indicando con la testa la porta ore del tutto spalancata « volevo godermi lo spettacolo dalla platea » Se l'odio fosse quantificabile, potrei tranquillamente dire che in una sola frase avevo inserito tutto l'odio del mondo. Tutto ciò che meritavano era questo, dolore, tale e tanto quanto a quello che loro avevano procurato a me. « Non sapevo che i compiti da prefetto comprendessero anche ... ehm... cos'è che sarebbe? Un ludico intrattenimento? No, forse un allegra rappresentazione delle nefandezze umane » quale mostro avevano lasciato uscire, sciocchi detentori di passione, cosa mai avete fatto? « Mi chiedevo, miei cari, oh, ho detto cari? Scusatemi volevo dire schifosi traditori... Comunque mi chiedevo: quanto pensavate di andare avanti con questa situazione? Mi spiego meglio, capisco che dopo un culmine di passione del genere il cervello, a te sia sceso direttamente in basso » dissi indicando il ragazzo dalla testa fino a poco più in basso del basso ventre « ...mentre a te... » dissi titubante ora rivolta alla ragazza mentre mi affacciavo leggermente dal balcone della torre « il tuo è volato giù dalla torre, dico bene? » chiesi riprendendo fiato. Ora guardavo entrambi, forse troppo schifata, era decisamente ora di andar via. Così facendo mi avvicinai lentamente a Derek, lenta ed inesorabile, passo dopo passo, con un sorriso sghembo sul volto, e con in mente solo il desiderio di vendetta. Quando li fui abbastanza vicina lo guardai, e dolcemente dissi lui:

« Der, ti preferivo quando non spiccicavi parola, l'aria da latin lover non ti dona affatto. Sei ridicolo, te ne rendi conto? Ma fa nulla, spero ti sia divertito questa notte » poi fece per girarsi in direzione della ragazza, ma si fermò dicendo « Accidenti, quasi dimenticavo... » con la mano tesa e con tutta la forza che avevo, il mio schiaffo ruppe quel silenzio che io stessa avevo creato. Una violenza nulla in confronto a ciò che loro mi avevano fatto, ma una violenza fin troppo necessaria. Ora il ragazzo non la guardava più, la forza con cui lo avevo schiaffeggiato era tale da fargli girare la testa « Comica come situazione non credi? Ora io ho fatto girare la testa a te mentre prima tu hai fatto girare a me le... ma non mi sembra il caso di cadere nella volgarità »
Non sapevo se fosse il caso di girarmi in direzione della ragazza, di tutte le persone che esistenti al mondo, non mi sarei mai aspettata un tale gesto da lei. Poteva avere qualsiasi ragazzo del castello, con la sua bellezza poteva mettere ai suoi piedi qualunque studente del castello, non riesco a capire perchè hai dovuto mettere le mani sul mio. La gelosia ha molte sfaccettature, la gelosia non è prettamente collegata alla passione e all'amore, la gelosia è anche, ma soprattutto la folle paura di essere derubati di una cosa a noi cara.
« Tu, tu hai rubato i successi che potevo ottenere, hai rubato la persona con cui avevo una relazione, e, per la tua stessa colpa, mi hai rubato la capacità di volerti bene, mi hai rubato la mia migliore amica. Non ti schiaffeggio per il semplice fatto che già mi sono sporcata le mani a causa sua, non vorrei imbrattarle ancora di più» e così dicendo la ragazza si volto, e diede le spalle a quello che sperava fosse tutto solo un brutto sogno.


Una volta sicura di essere lontana da occhi indiscreti, smisi di muovermi lentamente, e cominciai a correre per le scale, entrai velocemente in sala comune e tutto cominciò a sembrare sempre più reale, lontana da tutti le lacrime iniziarono a scendere inesorabili, senza che nessuno potesse riuscire a fermarle. La rabbia, il dolore, quella sensazione di vuoto allo stomaco, quel senso di possesso di cui ora non si poteva più parlare, ma che comunque lacerava il cuore. Non potevo lasciarmi prendere dal dolore, o non sarei mai riuscita ad andare avanti. Decisi allora di mettere da parte il dolore o il sarcasmo e far posto alla rabbia. Salii velocemente le scale a chiocciola che portavano al dormitorio femminile, mi diressi vicino al mio letto, ma mi fermai a quello affianco: il suo.
Presa dalla disperazione e dalla rabbia, incurante di tutto iniziai a gridare come una forsennata, come una pazza isterica, gridavo mossa da un solo istinto di vendetta, mi avvicinai al letto e con tutte le forze che avevo strappai le tende che circondavano il suo letto, non ancora utilizzato, tolsi le lenzuola, rivoltai il materasso, strappai ogni singolo brandello di stoffa che lo componeva. Poi mi girai in direzione del comodino che divideva i nostri letti, e le due cornici che entrambe ci portavamo sempre insieme, due cornici con le nostre foto. Presi entrambe e le scaraventai per terra. I pezzi di vetro ora riempivano tutto il pavimento, le lacrime scendevano comunque, inevitabilmente, ma adesso stanca, e circondata dal disastro, mi poggiai sul letto, e mi misi a dormire. Sperando che tutto fosse solo un brutto sogno...




La Gelosia è infida, si insinua nelle menti umane,
le manipola e le induce a non porre fiducia in nessun
essere umano, nemmeno in se stessi.
La Gelosia è il "te lo avevo detto" che tutti odiamo.
La Gelosia è solo il preludio di un tradimento, poichè
se pensi che può essere possibile, vuol dire che primo
a poi accadrà.
(I.S.)


 
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7 replies since 20/7/2015, 10:23   256 views
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