Sound of Silence

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view post Posted on 11/6/2015, 23:41
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La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo.

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Nonostante l'apparente cielo sereno, durante quella giornata l'aria era stata carica di tensione, come se fin dall'inizio aspettasse questo momento.
Jenifer scese ancora una volta le svariate rampe di scale. Era sfiancante salirle e scenderle innumerevoli volte durante il corso della giornata e sprattutto a sera i passi del prefetto procedevano con placata inerzia. Non era ancora scattato il coprifuoco per quella sera, ma la maggioranza degli studenti si era già dileguata nelle proprie Sale Comuni. Jenifer a breve avrebbe cominciato il suo turno di ronda, ma prima era indirizzata verso la sala grande. Quegli ultimi giorni doveva impegnarsi per dare il meglio nello studio e tra i suoi impegni non aveva mai molto tempo da dedicarvi. Così aveva passato l'intero pomeriggio in dormitorio a studiare. Non era neanche scesa a cena e, quando Alice tornata in dormitorio aveva trovato la ragazza esattamente là doveva l'aveva lasciata, l'aveva costretta ad abbandonare i suoi libri e a scendere per recuperare qualcosa da mangiare prima di cominciare la ronda. Non che la ragazza sentisse davvero la necessità di mangiare. Civo e sonno erano cose che doveva al suo corpo, ma a detta sua, non erano poi così esistenziali.
Percorreva un lungo corridoio del terzo piano che dalle finestre si affacciava sul fronte esterno del castello. Non vi era anima viva, silenzio, pace. La testa pesante del profondo studio, i pensieri nulla si perdevano insieme al rumore sei suoi passi leggeri. Fu quello il momento. Un rumore lieve, una goccia d'acqua sul vetro. La ragazza si fermò ad osservare il disegno del suo percorso informe, ma questa non fece in tempo ad arrivare al bordo inferiore che subito fu sovrastata da tante altre gocce di pioggia. Jenifer si avvicinò alla finestra. Anche se il sole era tramontato non era ancora del tutto buio e finalmente pioveva.
Insieme alla pioggia vennero giù anche i pensieri della ragazza, quasi risvegliati da quel piacevole petricore percepibile anche oltre i vetri. Si sentiva esattamente come una gocciolina d'acqua: tanto potenziale, insignificante, sovrastato da tanti altri come lei. Forse quel gioco era insito nel fare parte di qualcosa, essere una briciola del "tutto". Il pensiero volò all'ES: grandi sfide con grandi responsabilità per un bene superiore. Con lo sguardo perso, un sorriso beffardo si dipinse sul volto chiedendosi se era davvero così che andavano le cose.
*Spesso le cose non sono come sembrano* Come sua madre. Infondo non sapeva chi fosse davvero come strega, non conosceva le sue origini e di conseguenza si sentiva come un tassello mancante nel suo passato. Un lampo illuminò per un attimo il cielo. Esattamente come la sorella che era apparsa e scomparsa. Contò i secondi che lo separarono dal tuono e ne calcolò la distanza. Il temporale in primavera serve per risvegliare la natura; in Jen invece, aveva solo lavato via un po' di polvere dalle questioni in sospeso che aveva volutamente accantonato, nella speranza che le tornassero presenti il più lontano possibile.


“ Why does it rain down on utopia?
Why does it have to kill the ideal of who we are? ”



Edited by Ârwen - 7/4/2016, 15:28
 
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view post Posted on 13/6/2015, 19:39
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Il suono leggero della prima goccia di pioggia fu una piacevole liberazione. Tirava sempre un sospiro di sollievo ogni qualvolta il cielo si oscurava e iniziava la tempesta. Non ne conosceva la ragione precisa, tuttavia quella condizione riusciva a prendere la sua mente e la trascinava in posti lontani, sconosciuti, la faceva viaggiare verso gli orizzonti della propria psiche, là dove sarebbe stato impossibile arrivare senza.
Erano quelli gli unici momenti in cui tutto le sembrava più vero, più pulito, senza ostacoli e privo di ogni dubbio. Da qualche tempo stava cercando di fare chiarezza dentro di sé, stava cercando l'origine della propria natura, stava perfino raccogliendo delle annotazioni.
E quella pioggia, quel giorno, faceva proprio al caso suo.
Con essa riusciva ad osservarsi meglio, a trovare delle risposte anche alle domande più oscure e contrastanti. In tutto questo subbuglio lo sapeva, anche se odiava ammetterlo: il punto focale erano i suoi genitori. Non stava avendo ripensamenti sul proprio credo, non metteva in dubbio la propria volontà di lottare contro la sporcizia del mondo, semplicemente avrebbe voluto che il suo passato fosse stato diverso e magari avrebbe voluto crescere con meno rapidità di quanto invece era stato.
Si perdeva sempre più nelle sue riflessioni, tanto che lentamente si scordò che stava camminando.

Era di ritorno dall'aula di incantesimi e si apprestava a raggiungere la sua Sala Comune, nei Sotterranei. Ai primi suoni dell'imminente scroscio di pioggia, il suo passo si era fatto lento e placido, in modo da poter godere in pace della vista dell'acqua mentre cadeva, all'inizio piano, poi sempre con più ferocia.
Per quanto adorasse la sua Sala Comune, prevalentemente buia e cupa, proprio come piaceva a lei, le finestre davano sul Lago, per cui era impossibile osservare il cielo da lì. Si era avvicinata lentamente alla finestra, per dare conferma alle sue impressioni. Aveva continuato poi a camminare con il fianco che sfiorava il muro e stava osservando fuori lasciando che il suo cervello iniziasse a navigare.
Prevalentemente esistevano due tipi di persone: chi amava la pioggia, e chi no. Non bisognava neppure specificare a quale categoria appartenesse. Lei era convinta che chi adorava la pioggia avesse qualcosa in più, qualcosa che andava oltre la semplicità dei fatti, qualcosa che non riusciva a trovare nella luce la verità. Chi amava la pioggia preferiva cercare nell'oscurità del proprio essere le risposte più complesse, non nella luce. Era troppo semplice così e le risposte erano spesso scontate e banali.

Talìa era ormai fuori dal proprio corpo, si era librata nelle nuvole più scure, era quasi giunta alla risposta definitiva. Eccola lì, stava per afferrarla. Ancora pochi centimetri, ormai era nelle sue mani! Per comprendere la realtà assoluta doveva semplicemente eliminare i suoi ge...
Un tonfo.
Ci volle un po' prima di rendersi conto di essere finita addosso ad un altro essere umano. Era come se il corpo stesse in un universo distinto dalla propria anima. Quando finalmente tornò al proprio posto, vide una ragazza davanti a sé. D'istinto, dopo lo schianto la serpe aveva fatto un passo indietro.


- Dannazione, mi dispiace. -

Disse con tono basso, come se parlasse più a se stessa che alla persona che aveva appena investito. Di getto, si passò le mani addosso, come a volersi pulire la divisa, senza neppure pensare a come quel gesto potesse essere interpretato da un'estranea. Ma magari era finita addosso ad una mezzosangue, e la cosa sarebbe stata lecita. Non era una persona simpatica, questo ormai lo sapevano tutti quelli che la conoscevano, al massimo poteva apparire sarcastica, o perfida.
Quando, circa un secondo dopo, si rese conto pienamente della situazione, si sentì un po' sciocca, ma non perse la solita espressione altezzosa che la caratterizzava. Tornò in posizione eretta e si ricompose. Davanti a lei stava una ragazza che doveva avere circa la sua età e lei le era appena finita addosso.


- Scusami, io stavo... osservando la pioggia. -

Le si rivolse seria. Dentro, si sentiva un po' in imbarazzo. Chissà come avrebbe reagito lei se si fosse trovata addosso una ragazza distratta. Nella migliore delle ipotesi, quella ragazza si sarebbe trovata con un pugno stampato in piena faccia.

 
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view post Posted on 17/6/2015, 04:58
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Grazie allo sguardo perso oltre quei vetri, per la corvonero sembrava che l'unica cosa percepibile con i cinque sensi e reale fosse quella pioggia nell'oscurità. I pensieri si erano ormai estraniati, alla ricerca di risposte alle domande più complesse; domande che inconsciamente aveva nascosto anche a sé stessa. Era così proiettata al di fuori delle mura del castello che non sentì minimamente i passi di qualcuno avvicinarsi, indice che non fosse più sola in quel corridoio. Probabilmente, incantata com'era, non si sarebbe neanche accorta che una figura stesse passando di là; se non fosse che... *Ehi ma che..?!!* una ragazza le finì praticamente addosso. La mano di Jen corse istintivamente alla bacchetta stringendola a mezz'aria mentre si voltava prontamente per identificare la persona che le era andata contro. Una ragazza di serpeverde si stava pulendo i vestiti dopo aver detto a mezza voce di essere dispiaciuta. Jen la guardò con un sopracciglio alzato chiedendosi se quella specie di scuse la riguardassero minimamente, abbassò la sua bacchetta di zelkowa. Per un attimo fu persino in dubbio sul come risponderle: generalmente era una persona accomodante che non si faceva troppi problemi, ma spesso le serpi le suscitavano una vena di piccato sarcasmo ..giusto per imitarli ironicamente. Se la situazione fosse stata al contrario e, i colori della divisa di Jenifer fossero stati verde-argento, come quelli della svampita che l'aveva scontrata, probabilmente il minimo che avrebbe potuto fare in quel caso era risponderle male. *Fortuna che non sono una serpe* pensò con l'ombra fugace di un sorriso sghembo sul volto. Mentre la giovane sollevava finalmente la sua attenzione dalla divisa e puntava i suoi occhi azzurri su di lei, Jen le rispose.

« Tranquilla »

Una parola indifferente a mezza voce, senza darsi un'aria altezzosa e né tanto meno da simpaticona attacca-bottone. Probabilmente se la prefetta fosse stata una persona più normale, si sarebbe chiesta come fosse possibile scontrare l'unica persona presente, tra l'altro accosta al muro, in un corridoio sgombro.. ma Jen non l'avrebbe fatto. Nella testa le tornò il flashback di quando era stata lei a scontrare in pieno giorno ed in un corridoio deserto il suo Caposcuola. *La stessa identica dinamica* ricordò incredula. Chissà perché le situazioni imbarazzanti si ricordano sempre alla perfezione, come fossero avvenute tutte il giorno precedente, quando almeno in quel caso il flash risaliva all'anno precedente. Tuttavia quel ricordo fu interrotto dalle parole della serpeverde che si scusava. Jen non fu certa di credere di aver sentito bene; infondo era un evento sentirla pronunciata dagli amici della sala comune dei verde-argento.

« Veramente guardavo anch'io la pioggia, mi rilassa »

Rispose nuovamente ma senza pensarci. Tuttavia non appena le sue stesse parole uscirono di bocca le sembrarono strane al suo orecchio. Nessuna delle due aveva avvertito l'imminente scontro perché entrambe erano perse oltre i vetri di quelle finestre. Senza voler esagerare, Jen rifletté che effettivamente sembrava avessero qualcosa in comune. Quanta gente avrebbe giudicato l'azione dell'essere incantati dalla pioggia senza considerarla sciocca? Jen non si rispose, incuriosita dalla coetanea che aveva davanti.

« Mi aiuta a pensare. »

Confessò, come se alla ragazza che avesse difronte potesse interessare una cosa simile. Tra sé si chiese se fosse il caso di cominciare un discorso che con ogni pronostico sarebbe terminato tra frecciatine e acidità. *E se non fosse così...?* in realtà la ragazza non aveva fiducia dei pronostici, soprattutto quelli dati dai pregiudizi sulle Case per esempio. Inoltre valutando la situazione, l'ora e il distintivo le avrebbero potuto giocare a suo favore se avesse voluto, ma non le sarebbe dispiaciuto scambiare qualche parola dopo il pomeriggio trascorso sui libri e il turno di ronda che l'attendeva.

 
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view post Posted on 22/6/2015, 11:44
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Le parole della ragazza smorzarono il suo imbarazzo e le fecero rilassare le spalle. Il fatto che non le avesse lanciato qualche incantesimo con la bacchetta, che la giovane aveva comunque sfoderato, parlò da sé.

*Meglio così*

Pensò. Viste le situazioni avvenute di recente, che la riguardavano in prima persona, non sarebbe stato saggio mettersi a litigare o, ancor peggio, lanciarsi incantesimi offensivi nel bel mezzo di un corridoio. Avrebbe attirato un'attenzione troppo pericolosa su di sé, che sarebbe andata a sommarsi ad altri, ormai non più occasionali, eventi in cui lei veniva a trovarsi "casualmente". Ne era uscita senza consistenti conseguenze fin troppe volte.
Sembrava che quasi ogni singola volta che aveva a che fare con altre persone, che non avessero il suo temperamento, che vedessero le cose da un punto di vista differente dal suo, o che comunque si piantassero non desiderate sui suoi passi, le cose finissero in bagni di sangue, denti rotti o menti obliviate.
Quella volta, doveva andare diversamente. Non voleva certo essere espulsa. Nonostante fosse ormai convinta che quella scuola stesse attirando i mezzosangue e i nati babbani come mosche, aveva bisogno di resistere, continuando a frequentare e imparare il più possibile.
Gli obiettivi principali, fino a quel momento, erano stati pochi ma chiari. Primo fra tutti: sterminare gli impuri. Da qualche tempo a quella parte, tuttavia, un altro obiettivo si stava facendo sempre più spazio nella sua giovane, ma tormentata, mente. Non l'aveva ancora esternato neppure a se stessa, non voleva farlo. Desiderava ricacciarlo all'interno, come se non fosse mai neppure esistito. Eppure quel nuovo obiettivo era lì, iniziava a torturarla, non lasciava spazio ad alcun modo per essere dimenticato.

Osservò meglio la ragazza che aveva scontrato inavvertitamente e notò gli stemmi sulla sua divisa: uno era quello di Corvonero, l'altro era quello tipico dei prefetti.
Strano che non l'avesse mai notata. Di solito osservava e ricordava perfettamente ogni volto, come se li stampasse in una sorta di album interno, in particolare quelli delle persone, per così dire, "rilevanti" all'interno dell'istituto. Lei stessa era stata prefetta di Serpeverde, quindi tendeva a notare di più, senza volerlo, coloro che ricoprivano quello stesso ruolo rispetto ai normali studenti.
Quel volto, tuttavia, le era nuovo. Delle congetture si animarono nella sua testa. Chissà, magari era una prefetta mezzosangue, o magari... NO. Non anche stavolta. Non doveva pensarci. Doveva restare tranquilla. Ne andava della sua reputazione e della sua istruzione. Non erano permessi passi falsi.

Per distrarsi da quei pensieri, rivolse la sua attenzione sulle parole della ragazza e la guardò negli occhi, mentre la sentì pronunciare delle parole che avrebbe detto fossero uscite dalla sua stessa bocca.
Piegò leggermente la testa da un lato, con un interesse che cresceva lentamente. La cosa che le stava dando più da pensare era la reazione inaspettata che quella giovane corvonero stava avendo nei suoi confronti. Invece di girarsi dall'altro lato, senza più proferire parola, lei aveva risposto a quella che Talìa aveva usato come una sorta di scusa per il suo comportamento distratto. Non riusciva a spiegarsi come una persona provocata potesse reagire con gentilezza a chi l'aveva appena urtata. Era una cosa che non rientrava nella sua sfera di spiegazioni ai comportamenti sociali.
Probabilmente quella mancanza derivava semplicemente dal suo stesso carattere, che non sopportava intrusioni, disturbi o qualunque tipo di fastidio diretto. Lei, infatti, avrebbe reagito diversamente, molto diversamente.


- Già... -

Ribatté un po' confusa, con un tono della voce un po' strano, acuto. A quel punto girò lentamente la testa verso la finestra, e così la seguirono i suoi occhi. Lo sguardo era tornato sugli schizzi regolari della pioggia. Stava pensando a quello che la ragazza aveva detto, che la aiutava a pensare. Era proprio così in effetti.

- Chissà se serve davvero a trovare le risposte. -

Disse con naturalezza, con voce bassa, parlando più che altro a sé stessa. Non staccò gli occhi dalla finestra per un po'. Nella sua testa due binari paralleli iniziarono a farsi strada. Da un lato stava cercando di trovare le sue, di risposte. Dall'altro, stava ancora pensando alla reazione, da lei inaspettata, che aveva avuto quella giovane. Era inconcepibile, per lei, tutta quella tranquillità da parte sua dopo che lei l'aveva colpita per errore. Cosa indicava quel comportamento? Stava forse cercando di distrarla per poi vendicarsi alle sue spalle, facendo finta di niente per poi attaccarla in futuro? Oppure stava semplicemente seguendo il corso delle sue emozioni e aveva deciso di non badare a quell'oltraggio?

D'un tratto fu come se qualcosa l'avesse pizzicata e di scatto tornò con lo sguardo sulla Corvonero. Questa volta, l'atteggiamento era tornato lo stesso di sempre. Fredda e severa, con un pizzico di impercettibile superiorità, la punzecchiò:

- Questa dovrebbe essere l'ora della ronda, se non sbaglio. -

Disse lentamente, colorando l'ultima parte della frase con una vena irritante. Senza accorgersene, aveva agito con un po' di imprudenza. D'altronde quella ragazza l'aveva appena perdonata della sua distrazione e lei era già lì a versare gocce di acidità in quello che poteva essere un incontro/scontro tranquillo. Lei però non credeva alla gente, né tantomeno all'amicizia. La sua infanzia le aveva già dato modo di scoprire cosa poteva succedere a chi si fidava degli altri o a chi credeva di poter scambiare tranquillamente i propri pensieri.
Non poteva ricadere in quel vortice. I suoi comportamenti verso gli altri erano i risultati di una vita di delusioni, rabbia e tristezza. Quella era la sua consolatrice vendetta eterna, un modo per dimostrare a se stessa di non aver bisogno di nessuno.
Nonostante ciò, non se l'era sentita di voltarsi e tornare sui suoi passi, lasciando che quella conversazione morisse così come era cominciata. Quell'ultima frase era sì un modo per provocare, ma inconsciamente anche una scusa per non lasciare insoddisfatta quella curiosità che prima la giovane aveva suscitato in lei.

 
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view post Posted on 27/6/2015, 16:50
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La corvonero osservò con discrezione la sua interlocutrice nei modi e nelle parole, prestando attenzione ai dettagli. Quella ragazza sembrava avere l'indole di un animale selvaggio, un predatore, come una pantera, che in quel momento sembrava stranamente calmo, quasi disarmato. Tuttavia, chi si avvicinerebbe a un leone con la sola sicurezza che questo avesse già mangiato? Allo stesso modo la ragazza valutava il potenziale che captava nelle persone, e non quello che si mostravano al momento, e si comportava di conseguenza.
Seguì lo sguardo di lei oltre i vetri. La pioggia continuava a cadere imperterrita, ed era incredibile come ogni qualvolta Jenifer le rivolgesse lo sguardo, si perdeva in quell'oscurità. « Chissà se serve davvero a trovare le risposte. » Le parole pronunciate a voce bassa interruppero ancora una volta i suoi pensieri, trovando in esse un suo stesso dubbio. abbassò lievemente il capo, quasi a voler condividere la domanda che era caduta nel vuoto senza risposta. Serviva davvero a qualcosa? Jen non lo sapeva, comunque non avrebbe rinunciato alla sensazione ipnotica che quei momenti le davano. Perdersi tra le riflessioni non era mai un male a parer suo, e forse qualche volta la risposta poteva anche venir fuori. Scrutò nuovamente la sua coetanea, sempre più incuriosita. Era ancora lì. Non era scappata via con l'aria altezzosa di chi non vuol affrontare i propri errori o, in quel caso, scontri; e per di più aveva espresso pensieri che Jenifer stessa aveva pensato. Piacevolmente colpita si voltò verso la finestra giusto in tempo per sentirsi gli occhi di lei puntati addosso. Un'affermazione sottile uscì dalle labbra della ragazza e ascoltandole si dipinse un sorriso beffardo sul volto di Jen.
*Perspicace* si disse divertita e compiaciuta. Già il fatto che le avesse fatto notare che ore fossero, le fece intuire che ella sapeva chi fosse, o per lo meno quale incarico ricoprisse. La spilla che indicava il suo ruolo di prefetto era presente appuntata a quella divisa e Jenifer ne era più che consapevole sentendone il peso. Alle volte si riscopriva felice di volerla togliere, ma fortunatamente quei pensieri erano più simili a una nuvola passeggera che al temporale di quella sera. Responsabilità e impegni non la preoccupavano, ma c'erano momenti in cui avrebbe preferito essere da sola con le proprie debolezze e paure, e con quella spilla puntata al petto non si sentiva libera di farlo. Era un altro punto a favore per il muro di eccessivi sorrisi, gentilezza e cordialità che aveva deciso di costruirsi intorno.

« Tra dieci minuti »

Confermò la prefetta ancora rivolta verso la finestra. Un lampo divertito passò attraverso i suoi occhi mentre si voltò curiosa per vedere la reazione della serpeverde a quella constatazione. Le avrebbe forse inveito contro? o se ne sarebbe scappata stizzita ed intimorita di un'eventuale sottrazione di punti? Infondo aveva giusto il tempo di percorrere tutte le scalinate necessarie per raggiungere la sua sala comune in tempo. *....e se avesse il coraggio di restare?* si chiese curiosa, non era un opzione che avrebbe scartato. La risposta sarebbe arrivata in quell'istante ma la situazione era affascinante. Non capitava spesso che un predatore si sentisse preda, ma lo era davvero?

 
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Ricordava bene come il ruolo di Prefetta potesse essere soddisfacente. Occupare quella posizione significava essere una figura d'autorità della scuola, un punto di riferimento, un esempio cui ispirarsi. E lei aveva rappresentato al meglio anche i colori della sua casata, era stata una sorta di modello, un'immagine della buona Serpeverde.
Essere in contatto con tutti quegli individui, tuttavia, era stata una novità per lei, e un motivo di profondo fastidio: ronde stressanti, richiami ai primini più indisciplinati, indicazioni e aiuti a concasati e non.
Era stata costretta, in quel periodo, a scontrarsi con gli esseri che odiava di più: le persone. Odiava la loro scia nauseante di buoni propositi, la loro felicità appiccicosa, la loro voglia di stare a contatto gli uni con gli altri. Era il risvolto negativo della medaglia.

Purtroppo, e per fortuna, tutto ciò era giunto ad un termine. Era stata una piacevole liberazione cedere il posto ad un'altro concasato, tuttavia sentiva un po' la mancanza di quelle ronde che si risolvevano in pianti disperati di ragazzini che avevano oltrepassato il limite orario, o le facce incredule e confuse di quegli studentelli rimproverati per una colpa inventata sul momento. D'altronde doveva pur divertirsi un po', altrimenti chissà che noia sarebbe stata.

Quando la Corvonero che aveva di fronte rispose alla sua domanda, che lei aveva posto quasi come una sfida, Talìa replicò con un sorrisino distorto.
A sfida aveva risposto con sfida. Quell'affermazione, infatti, nascondeva una verità implicita. In dieci minuti, Talìa avrebbe potuto raggiungere il suo dormitorio, con un'andatura normale. Oppure avrebbe potuto scegliere di rimanere lì ancora per un po', per poi mettersi a rischio ed uscire fuori orario proprio davanti ad una Prefetta.
In una situazione normale, la Serpe avrebbe alzato i tacchi, sarebbe tornata in dormitorio e non avrebbe più pensato al piccolo incidente appena avvenuto.
Non quella sera, però. Da qualche tempo, era alla ricerca di qualcosa che stuzzicasse il suo animo, qualcosa che le facesse provare un brivido. Certo scorrazzare per le scale cercando di rientrare in tempo non era proprio il genere di brivido che aveva pensato, ma restare lì qualche altro minuto, sfiorando il limite di fronte ad una Prefetta Corvonero era qualcosa che poteva rivelarsi... divertente, o magari stupido. Chissà che non l'avesse mandata via, senza sottrarle punti, a un minuto prima dello scadere del tempo. Era una piccola prova, un divertimento momentaneo, un passatempo.
Appoggiò la mano sul vetro, iniziando di nuovo a guardare la pioggia.


- Dev'essere stressante sapere che tutti tornano tranquilli al proprio dormitorio dopo una giornata di lezioni e studio... -

E fece una piccola pausa, per poi alzare leggermente il tono della voce. Non voleva lasciare indizi del fatto che anche lei era stata Prefetta, era superfluo in quel momento.

- ...mentre tu sei costretta a girovagare per la scuola, magari invano, in cerca di probabili infrazioni al regolamento.-

A quel punto si fermò, lasciando qualche secondo perché la Prefetta potesse entrare in quello che lei aveva appena detto, ritrovandosi nelle sue parole. Dopodiché, tornò con gli occhi su di lei, dopo aver riflettuto sulla situazione che, col suo scontro improvviso, doveva aver interrotto.
Di solito, le persone che si fermavano e guardavano la pioggia avevano sempre qualcosa che dava dei pensieri, cose su cui serviva riflettere. Una sorta di conferma indiretta l'aveva lasciata la ragazza stessa, quando aveva detto che quella particolare condizione atmosferica, in effetti non così rara in quella zona, l'aiutava a pensare.
La guardò negli occhi, stringendo molto leggermente le palpebre.


- Soprattutto se si hanno dei pensieri che non vogliono saperne di lasciarci in pace. -

Azzardò, tornando ad usare un tono basso della voce. Quell'ultima frase era diretta precisamente alla Corvonero, anche se l'aveva mantenuta sul piano generico. Forse era un modo implicito per saperne di più, anche se in effetti non c'era un perché. Per quale motivo, infatti, doveva interessarsi ai problemi di quella ragazzina? In fondo, aveva ben altro a cui pensare, lei.
Riflettendoci bene, però, forse quella frase era diretta anche a se stessa. Anche Talìa, in quel periodo, aveva dei pensieri che non l'abbandonavano mai, e che iniziavano quasi a darle il tormento. Sapeva bene che non esistevano frasi, o addirittura consigli, che gli altri potessero darle, e oltretutto non era certo lei a chiederne. Talìa era già impenetrabile, per quanto riguardava le sue emozioni, figurarsi se avrebbe lasciato che altri conoscessero i suoi problemi e le indicassero la via per risolverli.
Considerò allora quella frase come un modo per portare avanti la conversazione, un modo per arrivare al limite dell'orario consentito, nulla di più. Forse era la sfera inconscia della sua anima a cercare un appiglio, un riflesso dei propri sentimenti nell'anima di qualcun altro, chiunque fosse, giusto per sentirsi meno speciale, meno unica.



Scusa il ritardo.
 
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Il sorriso della prefetta fu subito riflesso, anche se in modo distorto, sul volto della sua interlocutrice. A Jen quella reazione non dispiacque. Era come se si fossero invitate ad una partita: un gioco delle parti, e sarebbe stato deludente se la serpeverde avesse battuto in ritirata proprio in quel momento. C'erano delle qualità che appartenevano soprattutto ai membri dei verde-argento che Jenifer apprezzava perché con esse sapeva di poter giocare. Forse qualcuno le avrebbe dato della stolta e le avrebbe detto che era come giocare col fuoco; ma nonostante la corvonero ne fosse consapevole, la cosa non sembrava turbarla, anzi alimentava la sfida.
Tranquilla, solo come una sicura di sé può essere, la ragazza indugiò poggiando una mano al vetro. Nel profondo una parte della prefetta esultò, come se quel gesto quasi insignificante le dava la certezza che la serpeverde non sarebbe scappata via precipitandosi giù per le scale. Ovviamente non era da tutti indugiare se fossero stati in quella situazione al posto della ragazza: intrepidezza, voglia di osare e una certa noncuranza delle regole erano fondamentali.
Mentre parlava lo sguardo era perso nella pioggia come con finta indifferenza, e Jenifer lo lesse come un'ammaliante provocazione. La prefetta la fissava attenta e compiaciuta dalla sua tempra. Pause e parole sembravano studiate per un fine. Il sorriso di Jenifer si allargò quando l'interlocutrice si voltò verso di lei fissandola negli occhi. Lo sguardo affilato sembrava volerle penetrare dentro l'anima, e come al solito Jen usò il sorriso come un'arma di difesa.


« Oh.. ma non pensare sarebbe impossibile ...nonché estremamente noioso presumo »

Affermò sicura di sé. Il suo sorriso non accennava ad andarsene. La sua interlocutrice credeva forse che le avrebbe concesso di entrare nella sua testa con quelle semplici insinuazioni? Lo sguardo tagliente non le sembrava più così penetrante, eppure c'era qualcosa negli occhi di quella ragazza che la lasciavano inquieta, qualcosa che non le permetteva di abbassare le difese seppur reggesse il suo sguardo.
*I pensieri..* Anche se non l'avrebbe mai ammesso in quel frangente, spesso aveva desiderato che la lasciassero in pace, e le notti insonni di certo non l'aiutavano. Quelle voci senza suono né timbro affollavano costantemente la sua testa, sovrastandosi l'una sull'altra e facendole da compagnia anche durante le ronde. La stanchezza di quella giornata di studio le aveva affievolite, ma era bastata la pioggia *qualche goccia di pioggia* perché questi ritornassero a turbinarle nella mente. In condizioni normali, senza di essi si sarebbe sentita quasi sola, troppo leggera, innaturale. Aveva con essi un rapporto di odio-amore che non avrebbe saputo spiegare: forse erano gravosi, ma la verità era che non ne poteva fare a meno.

« Tuttavia, a volte può sembrare quasi un peso ...succede quando si ha un inferno nella testa. »

Riprese, con lo stesso tono basso e allusivo che la coetanea aveva utilizzato poco prima. Quelle parole la colsero di sorpresa, era forse la descrizione della condizione della sua testa quella? Perché si stava esponendo? Certo, le insinuazioni erano ben chiare che non facessero riferimento a sé, ma non poteva negare di essere estranea a quella condizione. Però talvolta bisogna esporsi per penetrare. In quei pochi minuti da quando era avvenuto lo scontro, reazioni a parte, le due ragazze erano sembrate molto simili: dalla pioggia alle affermazioni che le accomunava, e se era davvero così Jen sapeva che le sue parole avrebbero sortito il loro effetto.
La serpreverde aveva ben sfruttato il legame tra lo sguardo perso nella pioggia e i pensieri tormentati; ma Jenifer non aveva dimenticato che se in quel momento erano lì a metter su quella piacevole conversazione, era solo perché lei stessa era persa in quell'oscurità, tanto da non vederla e andarle contro.


« Cercavi forse di spegnere l'incendio perdendoti nella pioggia? »

Era la prima domanda diretta da quando le due giovani si erano incontrate, ed arrivò in un sussurro profondo, intenso nei significati ma flebile all'orecchio. La pioggia cadeva imperterrita a coprire il silenzio. Era stata davvero pronunciata o Jen aveva soltanto immaginato il suono di quella domanda pensata ardentemente? Non ne era certa; ma come in uno specchio riflesso, adesso anche lo sguardo della corvonero era diventato sottile e penetrante. Era uno scontro di occhi, e forse di anime.
Un lampo arrivò repentino illuminando le giovani nel corridoio in penombra. Per una frazione di secondo luce e ombra si deformarono sui loro volti, mettendo in risalto il contrasto tra essi.
 
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La giovane Corvonero le sorrise ancora di rimando, dopo che lei aveva provato a spingersi un po' oltre, quasi tentando a occhi chiusi di correre in un terreno ostile, sconosciuto. Il sorriso della ragazza poteva avere un duplice significato: o Talìa aveva toccato un punto dolente, oppure quella tipa non aveva proprio capito la sua implicazione.
La risposta che le diede la giovane non chiarì proprio del tutto questo dubbio, tanto che Talìa aggrottò leggermente la fronte e si concentrò su quello che aveva detto.
Spostò di poco lo sguardo da un lato.
Noioso, diceva? Magari sarebbe stato più facile, avere un po' di pensieri in meno, un po' meno preoccupazioni. Sarebbe stata stupida, magari, priva di intelligenza o senza tanto carattere, un corpo vuoto con pochi pensieri e poche agitazioni interiori. Noioso, già, doveva essere così. Eppure ne vedeva tante di persone di quel genere: gente con menti libere da problemi, menti felici e convinte di essere complete e soddisfatte, oppure, in alcuni casi, condite di stupide ansie da bambini. Non affermava che i suoi problemi fossero peggiori degli altri, semplicemente trovava quelli altrui più... stupidi. Doveva essere egoistico da parte sua, e anche decisamente superbo, ma lei era fatta così, si considerava superiore e questo era un fatto che non poteva cambiare. Era convinta che il pessimismo, i pensieri e anche i problemi esistenziali di una persona non potevano che dimostrare una certa profondità interiore. E questo non dipendeva dalla propria infanzia, dal modo in cui una persona cresceva. Era una qualità innata. Anche derivando da una famiglia "normale" si poteva finire per avere problemi esistenziali. Ne era convinta. Che poi in più si aggiungessero i problemi "reali", quelli dipendenti dalla vita in sé, era un altro discorso.
Quella risposta aveva dato il via ad un nuovo flusso di pensieri, ma che non erano affatto sgraditi.

A quel punto ritornò con gli occhi su quelli della prefetta, che le disse ancora qualcosa. Questa volta fu lei a giocare con le parole e a conferirle un senso di implicazione velato, che poteva riguardare se stessa o la Serpeverde. Quel gioco di parti le stava dando da riflettere e in un certo senso la divertiva. Chi era ad avere un inferno nella testa? La scelta di mantenere il tono impersonale, la stessa cosa che Talìa aveva fatto poco prima, non dava modo di capire il referente di quelle frasi. Per quanto poteva saperne, riguardavano entrambe.

Mantenne uno sguardo privo di emozioni, tuttavia dentro di lei qualcosa si stava agitando sempre di più, anche se non riusciva bene a capire cosa fosse e dove si trovasse. Era forse vicina ad una rivelazione? Quella ragazza sembrava aver capito ciò che lei diceva, chissà, forse ritrovandosi nelle sue parole. Magari quell'inferno lo aveva anche lei, nella sua testa.
Si chiese a cosa potesse portare quella conversazione. Non poteva uscire troppo allo scoperto, qualcosa dentro di lei glielo impediva, per il momento, ma almeno lasciar passare l'aspetto esteriore di quei pensieri, senza rivelarne la sostanza esplicitamente, sì, forse quello avrebbe potuto farlo. E la domanda posta dalla Corvonero successivamente le offrì lo spazio adeguato.
La domanda non era più impersonale. Era rivolta a lei direttamente. In altri casi, forse, questo l'avrebbe infastidita. Stavolta, però, sentiva che forse, con i dovuti limiti, poteva spingersi leggermente più in là del solito.
Senza sviare lo sguardo altrove, Talìa lasciò gli occhi su quelli della prefetta, che erano diventati intensi e pungenti. La Serpe, in questo caso, non rispose a sua volta con tono graffiante. Considerò la domanda come una buona occasione su cui soffermarsi un attimo a ragionare. Alzò di poco le spalle, come a voler dimostrare un pensiero elaborato sul momento.


- A volte c'è bisogno che l'incendio passi da solo, senza che nulla lo fermi. -

I pensieri dovevano fare il loro corso e dovevano risolversi in un modo o nell'altro, senza essere bloccati o limitati da qualcosa all'esterno. Dovevano essere liberi di esplodere, divorare ogni cosa e infine giungere ad una soluzione. Quella convinzione le era venuta proprio in quel momento e... forse poteva essere la chiave per quello che stava cercando da qualche mese. Abbassò di nuovo lo sguardo, questa volta però in preda ad una sorta di ispirazione. Gli occhi si restrinsero e il volto questa volta dimostrava che qualcosa stava per rivelarsi.

- La cenere... rende fertile... il terreno. -

Affermò, quasi meditando su ogni parola, poco distante dal parlare sottovoce. Solo dopo aver valutato tutte le possibilità, considerato le conseguenze e dopo aver agito, si poteva giungere ad una conclusione del problema e finalmente porre un punto fermo alla questione. E il suo problema era chiaro: scoprire chi era davvero, senza impedimenti, senza di loro.
Ma certo, reprimere i pensieri era sbagliato. Era quella la risposta che stava cercando. Doveva soltanto agire, liberarsi di sua madre e suo padre per liberarsi così di quei pensieri.
Alzò gli occhi e guardò la ragazza. Sorrise in un modo un po' distorto, con occhi strani. In contrasto con la frase lenta appena pronunciata, parlò velocemente in una sequenza di parole:


- E tu? Pensi di sapere chi sei davvero? -

Sì, questa volta doveva essersi spinta decisamente troppo in là. Non solo aveva rivolto una domanda particolarmente personale ad una ragazza che neppure conosceva, ma stava praticamente ammettendo che lei stessa aveva avuto dubbi su chi fosse realmente e questo significava che stava mostrando qualcosa di sé che veniva dal profondo e che nessun altro, eccetto lei, poteva conoscere. Quella domanda faceva crollare parte delle sue coperture per quanto riguardava la sicurezza di sé e inoltre non seguiva affatto il filo logico delle precedenti e stava su un piano totalmente diverso di intimità.
Perché rivolgerle una domanda così? Perché cercare di capire se una sconosciuta sapeva chi era davvero oppure no?
Aveva lanciato quel sasso, e non poteva più tirarsi indietro. Doveva star lì e tenersi l'eventuale risposta velenosa della ragazza. Probabilemte avrebbe dato l'impressione di essere mentalmente instabile, adottando comportamenti differenti un istante da quello subito dopo, e la ragazza sarebbe rimasta confusa. Ma questo non sembrava essere un problema per lei, in quel momento. Era solo estremamente curiosa di scoprire come avrebbe reagito la sua interlocutrice. Forse erano state le soluzioni appena trovate a conferirle tutta quell'eccitazione.
Tanto valeva gustarsi il momento.

 
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view post Posted on 28/7/2015, 16:59
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Quello scambio di battute reciproche sembrava quasi voler nascondere delle rivelazioni. La ragazza era uscita per cenare e cominciare la ronda e invece l'unica cosa che stava mangiando era una serpeverde. *Mangiando?* Non era mica certa di chi stesse divorando chi. Certamente le domande erano più profonde di quanto ci si possa aspettare da un incontro così fugace con una sconosciuta. A rendere tutto ancor più raro era proprio che quella ragazza indossasse una divisa verde argento, e non era per nulla usuale trovare una serpina disposta a chiacchierare, tanto più con uno scambio di idee del genere.
La ragazza scrollò le spalle e le fece capire con semplicità che secondo lei ogni cosa doveva fare il suo corso e così anche i pensieri.
*Forse..* Forse era davvero così.. bisognava solo aspettare che il proprio cervello arrivasse da solo alle risposte che cerca, per la maggiore con un lavoro d'introspezione che, per quanto ne sapeva Jenifer era doloroso esattamente come farsi bruciare dal fuoco. Ma la vera domanda era: avevano una valida alternativa? anche perdersi nella pioggia in realtà non faceva che facilitare quella discesa dei pensieri nel profondo e istigare quell'incendio. L'unica alternativa per evitare tutto ciò era ignorare i dubbi, ignorare i propri pensieri.. ma andiamo, una corvonero non avrebbe mai accantonato il suo cervello. Era nella sua indole arrivare infondo alle cose, cercare di capire e risolvere i dubbi, e non si sarebbe fermata per paura.
La ragazza sembrò meditare sul momento parola per parole della frase successiva. Anche quella era una verità che Jen avrebbe condiviso, dopo essersi afflitti mentalmente
*Anche se a volte è meglio non sapere..* Ora il pensiero volava a sua madre e l'unico aggettivo che le veniva in mente era "bugiarda". Ancora non riusciva a dissolvere la nebbia sul suo passato, ma qualcosa le diceva che se lo avesse fatto, quell'aggettivo non sarebbe stato smentito ma bensì associato a qualcosa di peggio. La cosa le dava tormento, era sua madre, le voleva bene.. e alla morte ne aveva sofferto come mai prima e mai dopo avrebbe potuto fare, eppure l'aveva delusa. Si era riscoperta una maga, e ad Hogwarts aveva ritrovato una gemella data per morta..quante menzogne? quante cose erano ancora nascoste nel suo passato? Erano domande alle quali ancora non poteva rispondere.
Persa tra i suoi mille pensieri, mentre ancora reggeva il suo sguardo, la ragazza le pose una domanda curiosa che la fece rinsavire. Non aveva un esatto nesso logico con le precedenti, ma aveva una stretta connessione con i suoi pensieri. Che la serpe sapesse leggerle la mente? Quell'eventualità la scosse. Se era così non stavano giocando ad armi pari, ma quale altra ragione poteva spingere a porre quella domanda? Che lei stessa si stava ponendo dei dubbi sul suo passato? Infondo sono le origini a fare di un individuo quello che è. Jen si prese qualche secondo per riflettere. Per quanto ne sapeva, quella ragazza poteva praticare la legilimanzia ..o forse era una domanda casuale.. di certo non si sarebbe sbilanciata nella risposta per non cadere in fallo.


« Oh si, sono Jenifer McLoen, prefetto corvonero »

Disse scioccamente con un sorriso deciso. *Complimenti per la risposta idiota* si disse secca. Probabilmente se lei si fosse risposta così, si sarebbe presa a schiaffi per la stupidaggine di quelle parole in un discorso del genere. Però da un certo punto di vista era pura verità: sapeva chi era, in quel momento, in quel frangente, perché il passato non è tutto e le scelte che aveva fatto fino a quel momento portavano un nome, il suo. Il passato e le origini dovevano essere importanti, ma non compromettevano la sua integrità. Si era riscoperta strega e aveva scelto di frequentare Hogwarts; era stata smistata tra corvonero ma aveva deciso d'impegnarsi per raggiungere l'incarico che ricopriva; ogni piccola scelta era stata sua e soltanto sua. L'Es, quello che era stato il suo primo pensiero di quella passeggiata.. be' aveva scelto di entrare a farne parte e aveva avuto le sue ragioni. Non poteva controllare tutto, ma poteva decidere di sé stessa a discapito di tutto.

« e adesso ti converrà raggiungere il tuo dormitorio »

Continuò impassibile. Non lo disse con aria minacciosa ma sicuramente ferma; sembrava più un consiglio che era saggio seguire. Una parte di lei era dispiaciuta di doverla mandare via, chiacchierare con quella ragazza era stato.. illuminante; forse più di quante altre stupide chiacchiere si possono dire o ascoltare in un intera giornata da stupidotti, finti colti o docenti pomposi. Tuttavia non era l'unica ad essere di turno quella sera e la ragazza avrebbe potuto trovare altre sorprese se rimandava ancora, inoltre lei stessa era tenuta a far rispettare il regolamento.. anche se per quella volta sembra quasi voler fare un'eccezione, ma se si fosse trattenuta ancora, l'avrebbe sicuramente fatto a suo rischio e pericolo.
Gli occhi erano ancora saldi in quelli della ragazza e la mente di Jenifer era ancora rimasta turbata da quella domanda, che la stesse mandando via per evitare di proseguire la conversazione? Certamente non l'avrebbe ammesso. Il sorriso era ancora lì a mascherare i suoi pensieri, e con il dubbio sulle sue capacità psichiche, Jen sperò che bastasse.

 
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view post Posted on 3/8/2015, 13:21
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A quella risposta così semplice, così scarna, così giusta e reale, Talìa non potè che rispondere con una sarcastica risatina. Socchiuse gli occhi e impercettibilmente scosse la testa.

- Ma certo, era così ovvio. -

Disse semplicemente con sguardo sorridente, ma concluse la frase nella sua testa:

*Sei solo una Corvonero*.

Per poco non lo aveva detto ad alta voce, ma per fortuna il buonsenso aveva avuto la meglio e l'aveva costretta a tenere per sé quell'affermazione. Non era il caso di mettersi a fare la spiritosa con una prefetta. In ogni caso, infatti, era lei ad avere il coltello dalla parte del manico.
Giusto per non perdere del tutto la speranza, si costrinse anche a pensare a quello che l'aveva spinta a quella risposta. Le possibilità erano due: o la ragazza era davvero vuota, cioè stupida, priva di una vera profondità interiore e capace di dare soltanto le risposte che suggeriva la razionalità, oppure non aveva voluto semplicemente rivelare a lei quello che stava provando o pensando. Ragionandoci bene, in effetti, forse lei stessa si sarebbe chiusa allo stesso modo. D'altronde era soltanto un'estranea e non poteva sperare di ottenere una risposta più intima. Chissà in effetti cosa stava cercando, Talìa, con quella domanda. Non lo sapeva neppure lei, era stato il corso dei pensieri a portarla a quel punto, ma il freno imposto della corvonero con la sua risposta la fece tornare sulla sua solita strada. Non valeva più la pena fare eccezioni, a quel punto. Una parte di sé pensò che era un peccato quella conclusione, ma la parte dominante le ricordò che forse era stato meglio così. In caso contrario forse avrebbe dovuto scoprirsi troppo anche lei, e non era il caso.

La prefetta, allora, le fece notare che il tempo stava per scadere ed era giunto il momento per lei di ritirarsi nel suo dormitorio. Non aveva obiezioni a riguardo.
Guardando la prefetta negli occhi, anche se con il pensiero che tornava verso i suoi iniziali tormenti, iniziò a congedarsi.


- Sì, in effetti credo sia giunto il momento, per me, di verificare la mia esistenza. -

Si stava chiaramente riferendo ai suoi genitori e alla direzione della sua vita, ma la corvonero questo non poteva certo saperlo.

- Forse ci rincontreremo, McLoen. Ti auguro buon lavoro. -

Così disse e si voltò verso le scale, lanciando un ultimo sguardo fugace verso il vetro e così verso la pioggia. Era ora che Talìa trovasse la sua identità, era ora che eliminasse ogni traccia del passato e che operasse la sua vendetta nei confronti di quelli che avevano plagiato la sua anima fin da bambina. Liberandosi di loro, avrebbe finalmente capito chi era.
Allontanandosi ormai dal luogo dello scontro, le venne in mente un ultima cosa. Senza ormai voltarsi, con le spalle rivolte verso la prefetta, disse:


- A proposito, io mi chiamo Talìa Blackstorm. -

 
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view post Posted on 13/8/2015, 17:05
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La risatina dell'interlocutrice alla sua risposta banale non poté che far sorridere anche la ragazza. Era una risposta tanto stupida quanto inevitabile se non voleva scoprirsi con una perfetta sconosciuta.
Come Jen aveva intuito, la serpeverde aveva occhio e seppe ben valutare la situazione. Senza contraddirla accettò di buon grado il suo invito a raggiungere il dormitorio. Il buon senso era un'altra qualità rara per chi indossava i suoi colori, pertanto la prefetta non potette che stimarla. Eppure la perifrasi che utilizzò per congedarsi fu singolare e la colpì. Pochi istanti prima lei stessa aveva tergiversato la domanda su chi fosse e adesso, la serpeverde si metteva in discussione. "Verificare la propria esistenza" non era esattamente un sinonimo di "andare via", eppure Jen non aveva fatto o detto nulla perché la ragazza le confessasse una cosa simile. Non che si capisse esattamente a cosa si riferiva, certo, ma aveva ammesso con leggerezza di avere dubbi su se stessa e non era datutti. Jen increspò le labbra senza dir nulla, sempre più colpita da quella sconosciuta. La corvonero riflettendo immaginò che un'espressione così l'avrebbe usata solo con Alice, non si sarebbe mai sognata di farsi sembrare debole o insicura agli occhi di altri.
*Ognuno ha i propri dubbi esistenziali, solo che si ha troppa paura degli altri per ammetterlo* e con quel pensiero osservò quell'espressione con rispetto: o si era guadagnata una fiducia inaspettata da perfetta sconosciuta, o quella ragazza non temeva che gli altri sondassero se stessa.. *oppure mi crede abbastanza scema da non cogliere le sue parole* un sorrisetto divertito si dipinse sul suo volto a quell'ultimo pensiero. Era una corvonero, e la gente in genere partiva prevenuta con loro e difficilmente li sottovalutava, ma se era questo che la serpe stava facendo.. Jen si sarebbe divertita e sfilarle frasi e domande involontarie che dicono molto più di quello che vogliono sembrare. *Peccato che il tempo sia scaduto* si disse quando la ragazza si congedò dandole le spalle.
"Forse ci rincontreremo" le aveva detto. Non aveva l'aria di essere una manaccia, al massimo una sfida, ma Jen volle credere che era stato lo scambio di quelle poche battute a rendere quell'incontro ..interessante. Non sapeva come avrebbe definito quella conversazione, ma l'idea di rincontrare la ragazza non le dispiaceva affatto. Un sorriso sghembo si presentò sul volto, nonostante la ragazza si stesse già allontanando.

La osservò sparire lungo il corridoio. *Talia Blackstorm* aveva detto. Probabilmente la serpe riteneva importante che lei sapesse il suo nome, nonostante lei non glielo avesse richiesto. Jen sorrise, forse l'aveva fatto per orgoglio, ma se l'avesse ritenuta insignificante di certo non si sarebbe presentata. Diede un ultimo sguardo alla pioggia che cadeva oltre la finestra e notò il suo riflesso fioco nel vetro. Era soddisfatta. Un respiro profondo. Non aveva più tempo per cenare, ma non le importava. Dopo qualche secondo, che i passi della ragazza non si sentivano già più, riprese la sua strada e percorse lo stesso corridoio lungo il quale poco prima aveva visto sparire la ragazza. Aveva una ronda da fare.

OT. Perdona il ritardo
È stato un piacere ruolare con te e mi spiace concluderla già, stava diventando interessante.. spero si ripresentino altre occasioni (:
 
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10 replies since 11/6/2015, 23:41   183 views
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