| 11 - 11 - 7 - 7 - 11 Che tu sia maledetto, o Lettore avventato! Era una mattina molto soleggiata quando Oliver Brior decise di abbandonare l'aula di Pozioni in cui si trovava da almeno un'ora, in procinto di replicare un Doxicida secondo le istruzioni apprese durante una delle belle lezioni dell'anno scolastico. Tuttavia, era stanco di quei vapori e la testa gli scoppiava per quel silenzio interrotto solo dai rumori degli strumenti e dallo scoppiettio del calderone sul fuoco. Spense le fiamme, ripulì tutto e posò gli attrezzi nei vari scaffali, riportando alcune cose di sua proprietà fin su alla Torre d'Astronomia. Arrivato nella sua Sala Comune, di preciso nella sua stanza da letto, decise di spogliarsi della divisa nera scolastica e di indossare qualcosa di meno ingombrante e meno serio, quindi optò per una camicia leggera di una strana tonalità di azzurro, quasi indaco, seguita da un paio di jeans chiari e le sue immancabili Converse rosse, ricevute in regalo dai suoi genitori. Ben presto si sarebbero consumate, dato l'uso quotidiano fatto da Oliver. Recuperò un libro da lettura qualsiasi dal suo comodino, senza vedere bene se si trattasse di un testo di studio o di un romanzo qualsiasi, quindi uscì dal dormitorio e poi dalla Sala Comune. Libro sottobraccio, bacchetta magica nella tasca interna, Oliver si fermò esattamente al centro di una rampa di scale. Dove sarebbe andato? In giardino? Certo, la giornata era bella, ma forse poteva approfittarne per esplorare meglio il castello; del resto, non aveva limiti dovuti al coprifuoco, questa volta. Scelse di proseguire verso sinistra, imboccando un corridoio laterale che, secondo i suoi calcoli, lo avrebbe portato alla Torre di Divinazione, esattamente l'altra di fronte quella d'Astronomia che conosceva tanto bene. In effetti, passarono solo pochi minuti prima che il Grifondoro si ritrovasse di fronte l'aula di Divinazione. Quanto avrebbe dato per seguire una lezione di quella disciplina! Molti la consideravano strana, superficiale e anche per niente veritiera, ma Oliver si sentiva attratto da quelle nozioni ancora lontane dalla sua mente: in famiglia, tra l'altro, aveva avuto un parente Veggente, la sua bisnonna defunta. Chissà, forse anche lui avrebbe ereditato l'Occhio Interiore, come sua madre spesso gli ripeteva. Non lo avrebbe scoperto se non tra qualche anno, quindi per il momento meglio non pensarci. Oliver superò l'aula e notò una scala a chiocciola: salì alcuni gradini, quindi si sedette proprio su quel punto, convinto che nessuno lo avrebbe trovato; le lezioni, in effetti, erano concluse, perché era quasi mezzogiorno. Si passò una mano tra i capelli ancora crespi e ricci per i vapori dovuti al suo strano allenamento di Pozioni, senza accorgersi che la sua faccia sembrasse pallida, coperta solo da due cerchi rossi sulle fossette del suo viso. Aprì la borsa a tracolla, estrasse il libro e, senza guardare il titolo, lesse la prima pagina, occupata da un'unica poesia di un intenso color giallo ocra.Occhietti neri e zampe a galla mi chiamano Cioppi penna gialla, sguazzo in un fosso correndo dietro un rospo, urlando a distesa "ridammi la palla Si fermò di botto, rileggendo nuovamente la poesia mentalmente, convinto di essersi sbagliato. Forse aveva recuperato un libro di qualche suo compagno di stanza amante delle poesie? Perché non aveva senso, non aveva alcun filo logico. Sbuffò, dicendo ad alta voce:"Ma che diamine...?In un istante qualcosa prese vita sul libro. Le strofe della pagina letta cambiarono colore, illuminandosi di un forte dorato che ricordava le tinte delle tende della Sala Comune di Grifondoro, cui Oliver apparteneva. Il ragazzo alzò il testo per vedere se l'effetto visivo fosse dovuto ad un riflesso di luce, ma intorno a sé c'erano solo le mura del castello e un filo di vento che arrivava da una finestra spalancata poco distante dalla scala a chiocciola dov'era seduto. Il dodicenne chiuse la pagina e ritornò alla copertina del libro. Un secondo dopo, lesse il titolo: Sonetti di uno StregoneNon c'era altro: nessuna indicazione, nessun autore, nessun'immagine se non uno sfondo viola con la scritta blu appena citata. Oliver ebbe un brivido di freddo e il respiro gli si mozzò in gola per un attimo. Era stato così stupido? Così inconsapevolmente stupido? Aveva paura di aprire bocca, onde scoprire quello che già sapeva; ricordava ancora la spiegazione su un volume della Biblioteca di Hogwarts, prima che acquistasse i Sonetti: Chiunque legga questo libro, parlerà per sempre in versi Limerick. 11 - 11 - 7 - 7 - 11 sarà la vendetta dello Stregone. Primo verso indicherà il luogo di azione, secondo verso sarà la sua conclusione, terzo e quarto, ambedue settenari, raccontano un fatto, mentre l'ultimo, di rima con il primo, sarà privo di senso adatto. Parla, Oliver Brior. Parla e scopri se anche tu sia stato maledetto da questo poeta sconosciuto. Deglutendo, il Grifondoro aprì le labbra e disse:Perso sono alla Torre Divina vittima di distrazione mattutina leggere ho deciso così or son deriso, meglio i vapori di fascina! Perfetto, Oliver Brior. Assolutamente perfetto. Forse era vero: la fascina che aveva posato dalla sua scatola di ingredienti di Pozioni avrebbe avuto un odore pungente, ma almeno non lo avrebbe reso un Poeta Maledetto.
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