The Wizar∂ Voi¢e - I Lezione

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xArgenteax
view post Posted on 6/6/2015, 14:58





I lezione
L'orologio segnava le ore diciannove di uno splendido e primaverile venerdì. Quello era il giorno e l'ora adatta per stare insieme e fare arte. Argentea aveva indossato un lungo vestito nero con strisce bianche, senza maniche e a collo alto. Le scarpe erano semplici décolleté, nere mentre i capelli erano stati raccolti in uno chignon. Quella era l'ultima lezione della giornata. Avrebbe dovuto essere stanca ma non lo era. Seduta sulla comoda poltrona color ghiaccio, posta dietro la scrivania, diede uno sguardo alle poltroncine dello stesso colore disposte a semicerchio intorno al tavolo. Ad un tratto gli studenti fecero il loro ingresso dalla porta lasciata aperta, puntuali e silenziosi. Con loro arrivò anche Karen Moss. Argentea adorava quella studentessa, era lei il cuore del corso. Vedendo gli studenti, la docente si alzò sorridendo.

Buonasera a tutti e benvenuti. Prego, accomodatevi.

Con voce cordiale continuò.

Noto con piacere che siete in molti. Alcuni di voi mi hanno già conosciuta ma per chi non lo sapesse, sono la professoressa Argentea Hale e insegno Astronomia. Vorrei ringraziare ognuno di voi per aver trovato un po' di tempo da dedicare all'arte. Ve ne sono profondamente grata.

Poi indicando la studentessa Tassorosso dai capelli rossi proseguì.

Quando la signorina Moss mi ha illustrato la sua idea di dare vita ad un coro, ad un vero e proprio club musicale ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Per Merlino, avervi qui... sapere che ragazzi della vostra età apprezzano ancora la musica mi ha reso molto felice. Durante questo percorso supervisionerò tutti voi e vi sarò accanto, aiutandovi a migliorare o magari a rendervi conto di essere portati per qualcosa che non avevate mai provato. Sarò disponibile sempre ma se mai aveste necessità o bisogno di qualcosa in cui non posso esservi utile... la mia collaboratrice, la vostra compagna sarà pronta a rispondere ai vostri quesiti, a sostenervi e ad aiutarvi. Non abbiate timore di chiedere o di parlare qui. Adesso... siamo una squadra. Vedere studenti di tutte le Casate è il primo passo per una serena e sana collaborazione. Questo è uno dei motivi per cui ho appoggiato la nascita di questo corso. Ammettere di avere bisogno di un compagno, imparare a lavorare insieme è il primo passo per essere parte integrante del mondo. E poi... la musica è vita. Non potevo permettere che venisse abbandonata, messa da parte o peggio ancora... dimenticata. La musica salva la nostra esistenza perché la musica aiuta a prescindere da tutto ciò che sta succedendo. Quindi se venite bocciati ad un esame o vi sentite soli... aprite il vostro cuore e lasciatela entrare.

Alla fine sedendosi sulla poltrona e schiarendosi la voce disse:

Bene... che ne dite di iniziare? Dunque... ho parlato di gruppo e di lavoro di squadra... sapete che cosa è un Coro? La parola coro deriva dal latino chorus ed indica un complesso di persone che cantano insieme. Il canto corale è un'espressione artistica presente pressoché ovunque, dalle origini della storia e con continuità. Presso alcuni popoli, come i Pigmei, rappresenta ancora oggi la massima manifestazione culturale. I primi esempi di musica corale scritta e decifrata provengono proprio dall'antichità classica: il frammento dell'Oreste di Euripide, quelli degli Inni Delfici e l'Epitaffio di Sicilo. Nell'Europa occidentale la più antica musica corale scritta è il canto gregoriano, espressione del culto cristiano. L'organico corale moderno è formato solitamente da voci maschili e voci femminili che cantano insieme ma a volte anche interamente da sole voci virili o, più raramente, da voci femminili. Altro esempio di gruppo è l'orchestra. Un'orchestra è un gruppo musicale tipico della musica classica. Il significato della parola viene dal teatro dell'antica Grecia, dove il termine indicava la zona riservata al coro, agli strumentisti e ai danzatori. Vi sono orchestre barocche, classiche e romantiche e a seconda degli strumenti può essere definita da camera, sinfonica e filarmonica.

Incrociando le mani sotto al mento continuò.

Avete domande? Risponderò a tutti i vostri quesiti anche se sono molto curiosa di conoscervi e di sapere cosa vi ha spinti ad essere qui con noi quest'oggi...

Così dicendo aspettò la reazione degli studenti con gli occhi che brillavano e con il cuore colmo di gioia.

Benvenuti al primo incontro dei “The Wizard Voice”. Anche se all'apparenza sembra una vera e propria lezione, sappiate che non ci sono regole. Lo svolgimento si svilupperà come un'effettiva ruolata libera, unica cosa che vi chiediamo è di fare almeno un post per assicurarsi la presenza, anche se confido in qualcosa di più. Non ci saranno turni, potrete interagire con chi vorrete nell'aula e di tanto in tanto io e Karen metteremo un po' di pepe nel caso l'andatura si adagi troppo. Chiedete qualsiasi cosa, fate vagare la fantasia e vedrete che insieme creeremo qualcosa di magico. Il tempo che vi viene dato a disposizione è fino al 6 di luglio, quindi diamo il via alle danze.

N.B. Tutti gli studenti che hanno inviato il modulo di adesione potranno partecipare al corso. Buon divertimento!



Edited by .Melo - 6/6/2015, 18:15
 
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view post Posted on 6/6/2015, 21:48
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Oliver Brior

Just Choose Life




Finalmente era giunto il momento.
Finalmente stava per avere luogo la prima lezione del neo Club di Musica di Hogwarts: ci sarebbero stati alcuni studenti di diverse Case, alcuni musicisti, altri cantanti, altri ancora semplici stimatori di quel campo artistico così vario. Tra questi, ovviamente, non poteva assolutamente mancare Oliver Brior. La mattina di quel giorno non aveva fatto colazione né aveva pranzato verso l'una e mezza in Sala Grande con tutti gli altri. Quasi intimorita dal fatto che il suo padrone stesse facendo il digiuno, la sua civetta delle nevi Lady gli aveva portato un pacchettino con qualche fetta di pane tostato e basta: come avesse fatto e dove avesse preso quel cibo per lo studente era stato un mistero. Forse il volatile pensava che lo sciopero della fame riguardasse anche lei, ma Oliver aveva riso alla vista di Lady con un piattino coperto tra le zampe e, mandando giù con calma le fette di pane, le aveva dato qualche biscotto gufico di cui tanto andava matta, nonostante fosse una civetta. In seguito, nel pomeriggio, aveva scoperto che quel pensiero gentile fosse stato inviato da una compagna a sua volta Grifondoro, cosa che Oliver aveva apprezzato molto. Si era ripromesso di regalare qualcosa di carino alla sua amica, ma non quella giornata: la sua mente era popolata soltanto da un pensiero fisso e ormai non poteva neanche finire di studiare o di scrivere il suo saggio di Pozioni. Niente contava più dell'orologio appeso alla testiera del suo letto a baldacchino, accanto il caro acchiappasogni azzurro e di cuoio che aveva ricevuto in regalo da Zoey per il suo trascorso compleanno. Quando le lancette si spostarono sulle sei e mezza, Oliver iniziò letteralmente a dare di matto. La sua voce raggiunse tutta la stanza numero due del suo dormitorio, mentre canticchiava ripetutamente ed esclusivamente il ritornello di
You Stole My Cauldron But You Can’t Have My Heart della sua cantante preferita in assoluto, la grande ed ineguagliabile Celestina Warbeck. Il dodicenne sapeva a memoria tutti i brani della Strega Cantante, ma quel pomeriggio si era concentrato solo su una strofa, facendo saltare i nervi di molti altri membri della stanza. Durante quel motivetto allegro, Oliver aveva preso con cura la maglietta a maniche corte che aveva poggiato su una sedia accanto al letto: si trattava di una t-shirt bianca con una scritta nera a grandi caratteri, che recitava Choose Life; per il Grifondoro aveva un grande significato: essendo in parte di origini Babbane, Oliver era cresciuto anche con la musica del mondo Non Magico, data la passione di sua madre per alcune band degli anni '80 o precedenti ancora. Tra queste c'era un gruppo storico di nome Wham! che Louise Brior adorava alla follia: in occasione di un concerto, questi scelsero di indossare una maglietta con la stessa scritta appena letta sull'indumento di Oliver, un inno alla vita e alla sua bellezza, avuto in dono da una designer Babbana, Katharine Hamnett. Scegliere la vita significava scegliere la musica, o almeno lo era per Oliver, quindi non poteva non considerare una t-shirt diversa per il primo incontro del Club. Ne aveva regalata una anche al suo migliore amico nonché compagno di stanza e di avventure, Fred Zoungla: qualche giorno prima, mentre sceglievano i nomi per le loro Puffole Pigmee, Oliver aveva fatto quel semplice dono come segno del suo affetto, ma anche perché, essendo irlandese, festeggiava una particolare usanza celtica che prevedeva uno scambio di offerte a persone care. Così, alle sei e trentacinque era già pronto: camicia scura aperta sulla maglietta, jeans chiari, un bracciale di cuoio al polso che rappresentava un Triskele, simbolo celtico e irlandese, poi le sue Converse rosse ai piedi, ricevute sempre in regalo dalla sua famiglia per l'anniversario. Cpn la chitarra in spalla, tanto per cambiare, già stava chiamando Fred a gran voce, continuando a cantare il ritornello di Miss Warbeck. Erano usciti dalla Sala Comune ed erano arrivati al secondo piano, all'Ufficio di Madama Hale, che Oliver conosceva bene e che adorava particolarmente. Anzi, era stato più che felice di scoprire che gli incontri del Club si tenessero proprio in quel luogo magico. Con i suoi due migliori amici, Fred e la chitarra classica, il Grifondoro era entrato in aula in largo anticipo e si era seduto su una poltrona centrale, così da vedere perfettamente la professoressa. Aveva estratto il suo strumento musicale dalla custodia di pelle nera e aveva stretto i denti per evitare di iniziare già a suonarlo. Ben presto erano arrivati gli altri partecipanti, alcuni dei quali Oliver conosceva e quindi aveva salutato. La spiegazione di Madama Hale era stata molto interessante e Oliver aveva trascritto alcuni appunti su una pergamena che aveva preso in fretta dalla stanza con la bacchetta magica. Quando l'ultima parola dell'insegnante fu dispersa nell'aria, Oliver si lasciò distrarre dalla volta stellata e magica dell'ufficio in cui era già stato due volte, poi le sue dita strimpellarono qualche nota veloce, come sottofondo musicale. Oliver sorrise, radioso come non mai, poi si schiarì la voce e disse:
"Madama Hale, la ringrazio per questa sua prima splendida lezione" - sperava che nessuno dei presenti lo considerasse troppo gentile o affabile, essendo stato educato al galateo da tanti anni - "e volevo soltanto aggiungere una cosa prima di continuare. Lavorando nel negozio di musica Evviva lo Zufolo a Londra, ho chiesto al mio datore qualche suggerimento per un poster o qualcosa di simile per quest'occasione. Così ho preparato questo" concluse. Senza alzarsi dalla poltrona, estrasse un rotolo cartaceo da una tasca interna della custodia della chitarra, quindi posò lo strumento tra le gambe e dispiegò il poster colorato. Non era nulla di che, solo una grande immagine cartacea con una scritta esplosiva che si muoveva, apparendo e sparendo di continuo. "Cantando o suonando, il poster cambia colore" esclamò, quindi posò una mano sulle corde della sua chitarra classica, formando un Sol casuale. Un secondo dopo, la scritta "Music" passò dal nero al rosso. "Un piccolissimo omaggio per tutti voi" disse Oliver, alzandosi per porgere il poster alla docente.

music_my_life



Questa è la maglietta che indossano Oliver e Fred.
chooselife


Edited by David J. Potter - 8/7/2015, 18:23
 
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view post Posted on 7/6/2015, 17:04
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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The Wizard voice - Quando solo la musica può capirti e aiutarti -
Era super eccitata perché tutto aveva pensato tranne che, proprio in quella scuola, avesse potuto trovare posto anche per la sua musica, per la sua grande passione. Era arrivata decisamente puntuale, proprio come sua nonna le aveva insegnato, e si era seduta nei primi posti che era riuscito a trovare, in mezzo, non in prima fila come solitamente faceva a lezione ma nemmeno in fondo rischiando così di non poter sentire tutto ciò che la professoressa Hale aveva da dire. Con lo sguardo avrebbe cercato Karen e avrebbe anche alzato la mano per salutarla sventolandola all’aria per farsi notare da lei. Era felice di essere lì perché, più o meno, sapeva quanto Karen ci tenesse a quel progetto ed era felice di poter aiutare la sua amica a condividere quel piccolo sogno. Insieme. Era la cosa più importante per lei.
Rimase ferma e in silenzio salutando anche Oliver e tutti gli studenti che conosceva ma, alle prime parole della professoressa, in quella stanza non ci sarebbe stata più nessuno tranne le parole che uscivano dalle labbra di Argentea.

Con sé aveva portato i suo violino dentro la custodia blu scuro e indossava una salopette scozzese rossa e nera dalla quale spuntavano le maniche di una candida camicia, sotto un paio di leggins neri che si concludevano in un paio di stivali scuri in pelle particolarmente modaioli. I capelli erano stati lasciati sciolti, liberi, come il vento.
Con calma e attenzione ascoltò ogni singola parola, assorbendola, quasi come fosse una spugna e, alla fine, sospirò. Aveva tante cose da dire ma il primo a parlare fu proprio Oliver, il giovane grifondoro che, con la sua semplicità, l’aveva spesso disarmata dimostrandole che il buono esisteva, non era solo un sogno in cui voleva chiudersi. Ascoltò le parole del suo compagno e alla fine applaudì davanti a quel meraviglioso dono. Lo stava guardando mentre si avvicinava alla professoressa Hale per consegnare il poster e si schiarì la voce, cercando di dire qualcosa, cercando di poter essere sincera. Si guardò in giro preoccupata di rendersi ma alla fine chi se ne importava? Se erano tutti lì il motivo era che avevano una passione in comune quindi perché doveva avere paura? Si alzò, come solitamente si faceva a lezione e, dopo essersi accorta di essersi posta all’attenzione di tutti, diventò rossa come un peperone, cercando di concentrare la sua attenzione soltanto sulla sua amica Karen e sull’insegnante.

«Io purtroppo domande non ne ho molte, studio musica da quando sono molto piccola e se devo essere sincera il mio insegnante mi ha sempre distrutto la mente con la sua storia e la sua formazione, però volevo dire che sono molto felice di essere qui e che cercherò di impegnarmi per dare il meglio. Io ho portato il violino, però so anche suonare il pianoforte. Mia nonna cercherà di farmelo avere il prima possibile e….beh non so cosa dire. Sono d’accordo con quello che ha detto la professoressa. La musica è vita, io penso che senza di essa molti di noi sarebbero perduti inoltre è anche il miglior modo di comunicare. Con il mio maestro avevo provato ad intraprendere anche uno studio particolare, musicoterapia, serve parecchio con le persone che fanno fatica a comunicare con il mondo esterno e penso che di questi individui non esistano solo fra i babbani.»


Anche lei, in una certa maniera, era stata curata dalla musica. Solo lei poteva capire la solitudine di qualcuno obbligato a rimanere fra quattro mura senza poter mai vivere un solo giorno all’aria aperta; solo lei poteva capire cosa voleva dire vivere con il terrore che davvero qualcosa nel mondo la stava cercando per farle del male; solo lei poteva capire cosa volesse dire convivere con troppe bugie. La musica l’aveva salvata. La stava salvando ancora e, probabilmente, l’avrebbe potuta anche aiutare a far comprendere gli altri il dolore provato in quei lunghi anni di prigionia. Forse.
Ancora tutta paonazza si guardò per un attimo intorno prima di alzare la mano destra per portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sedersi nuovamente lasciando che il violino, accuratamente appoggiato dentro la custodia, rimanesse appoggiato alla sua gamba sinistra. Rimase ferma sperando di tornare nell’anonimato mentre il coraggio che le aveva permesso di parlare davanti a tante persone, scemava velocemente facendole sentire una forte vampata di caldo e lasciando che la giovane sprofondasse nella sedia tentando di sparire agli occhi di tutti.


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view post Posted on 9/6/2015, 15:35
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Helen Willow Mckay X

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Era emozionata e spaventata. Da lì a poco sarebbe cominciata la prima lezione del Club di Musica ed Helen non vedeva l’ora di parteciparvi. Non aveva mai fatto parte di un Club o di una squadra – non restava molto tempo in un luogo per poter decidere di entrare a far parte di un club – e non sapeva assolutamente cosa aspettarsi da questa esperienza, ma, appena letto l’annuncio in bacheca, aveva deciso che ne avrebbe fatto parte.
Non si definiva un’esperta di musica, ma le piaceva, la tranquillizzava nei momenti di rabbia, le faceva compagnia nei momenti di solitudine. Sapeva anche suonare uno strumento, glielo avevano insegnato in una delle scuole babbane che aveva frequentato, durante le ore di musica; cantavano anche in quelle ore, ma ad Helen non piaceva la sua voce nel canto, si riteneva stonava.
Sperava che durante questi incontri, avrebbe migliorato la tecnica, ma soprattutto sperava di farsi nuovi amici e soprattutto divertirsi.
*Era anche questo lo scopo del Club, giusto?*

Nella stanza del suo dormitorio aveva creato un vero e proprio disastro, neanche un uragano avrebbe provocato una tale confusione. Aveva tirato fuori dal suo baule ogni vestito che vi era dentro gettandolo poi sul letto, dove il suo gatto Sebastian aveva rischiato più volte di essere colpito da vestiti volanti.
Non sapeva davvero cosa indossare. Era una serata ‘libera’ per cui non era necessario indossare la divisa; voleva indossare qualcosa di carino e di comodo, ma ogni tipo di vestito sembrava non essere adatto. Alla fine optò per dei semplici jeans azzurri, una maglietta bianca e una giacca marrone.
*Meglio indossare qualche vestito in più, perché se hai caldo puoi sempre toglierteli. Ma se non hai niente come fai se hai freddo?* Le vennero in mente le parole che le ripeteva suo padre mentre indossava la giacca. Tirò fuori dal baule anche una piccola borsa a tracolla di colore marrone, dove inserì la bacchetta, un quaderno e una penna. Non aveva idea di cosa si sarebbe fatto durante l’incontro, non sapeva se avrebbe dovuto prendere appunti o no, ma era sempre meglio essere pronta. Poi si voltò alla ricerca del flauto, era sicura di averlo appoggiato sul letto, solo che ora era interamente coperto dall’intero contenuto del suo baule. Se non fosse stato per Sebastian – che miagolando attirò la sua attenzione su un mucchio di magliette sul suo cuscino – non avrebbe mai trovato il suo flauto viola nuovo di zecca che ripose immediatamente in borsa. Poi gettò tutti gli abiti che erano sul letto di nuovo nel baule, ripromettendosi che avrebbe riordinato il giorno dopo. Prima di uscire un’ultima cosa doveva prendere, il ciondolo che conteneva la foto di sua madre, e per quell’occasione decide di indossare anche il plettro, legato ad una collanina, che aveva avuto in omaggio al negozio di musica.

Uscita di corsa dal dormitorio dei Tassorosso corse su fino al secondo piano, fino a raggiungere il corridoio dove si trovava l’ufficio della professoressa Hale. Al pensiero di incontrarla si fermò, bloccata in mezzo al corridoio. Si ricordava ancora il primo incontro con la donna, si era spaventata e per poco non le aveva lanciato contro un incantesimo. Sperava davvero che la professoressa non se ne ricordasse.
*Ok Helen. Forza e Coraggio!* Prese un profondo respiro e raggiunse l’ufficio.
Vi era già qualche studente dentro, riconobbe Oliver che salutò con la mano. Si guardò intorno alla ricerca di un posto ideale. Decise di sedersi in seconda fila. Voleva stare abbastanza avanti per poter vedere e ascoltare meglio la professoressa, ma non le era mai piaciuto stare in prima fila.
Dopo che tutti i membri del gruppo arrivarono, la professoressa cominciò la lezione. Helen era affascinata dalle conoscenze della donna, e continuava ad appuntare ogni cosa ella dicesse.
Alla fine della lezione invitò i ragazzi a fare domande. Helen era preoccupata riguarda una parte del programma, ma aveva paura di parlare. Cercò di raccogliere il coraggio per alzarsi in piedi e parlare, ma fu anticipata da Oliver che mostrò all’insegnate un poster che cambiava colore con la musica.
*Però è bravo con la chitarra Oliver* Quasi arrossì Helen per aver pensato questa cosa.
Provò di nuovo ad alzarsi, ma un’altra ragazza la precedette; aveva fatto un bel discorso sulla musica ed Helen era d’accordo su ciò che avevano detto sia lei che la professoressa.

*Ora è il momento di alzarsi. Forza!*
Si guardò intorno per vedere se qualcun altro era in piedi, ma l’unica cosa che vide erano gli occhi dei suoi compagni puntati su di lei. Per la timidezza abbassò lo sguardo e cominciò a fissare le sue converse nere.
*Se resti così impalata e muta è peggio però*
Tornò a guardare la professoressa.
Ehm … lei ha parlato di coro. Do-dovremo anche cantare … Tutti insieme. Perché io so un po’ suonare, ma il canto non è nelle mie corde. Ecco, insomma, potrebbe chiarirmi questo punto.
La voce di Helen era talmente bassa che non era neanche sicura se la professoressa l’avesse sentita. Sperò solo di non aver fatto una domanda stupida.

Parlato - *Pensieri* - Azioni


 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 10/6/2015, 00:25




Forse doveva ricordarsi per quale motivo aveva deciso di prendere parte ad un corso di musica.
Si, perché ogni passo che faceva era una nuova domanda. Inizialmente la cadenza dei suoni provocati dalle proprie scarpe era abbastanza spedita, eppure gradualmente aveva notato come essi avevano iniziato a rallentare sempre di più assumendo una sorta di insicurezza. Non era l genere di ragazza che si pentiva delle proprie scelte, al massimo poteva essere leggermente in ansia o timorosa del luogo in cui si sarebbe trovata di li a poco. Un'aula con altri studenti con cui avrebbe necessariamente dovuto interagire. Era forse obbligata a farlo?
In realtà no. Poteva entrare in aula prendere posto ed attendere che la lezione iniziasse no? Era quello che desiderava fare alla fine dei conti. Non aveva paura delle persone, semplicemente ritrovarsi in un luogo chiuso con persone con cui non aveva mai avuto a che fare poteva metterla leggermente in agitazione. Cercò di calmarsi e pensare che infondo non sarebbe stata completamente sola, qualcuno che conosceva ci sarebbe stato no? Versus era l'unica persona con cui riusciva ad interagire senza sentire del fastidioso prurito attanagliarle le braccia. Se lo faceva era per mantenere attiva un'usanza che aveva fin da quando era piccola riguardo il canto ed il violino che teneva dentro la sua custodia color ebano. Lo strumento aveva un delicato color nocciola ed il legno emanava un piacevole profumo di fiori. Purtroppo per via dello spazio non aveva potuto portare con se il Piano, ma era felice di avere almeno uno dei due strumenti. Inoltre se fosse servito, i numerosi anni di canto in cui aveva studiato sarebbero serviti a qualcosa.
Aveva dovuto avvertire i genitori del lavoro che aveva iniziato a fare, e come ovvio che fosse non erano stati affatto felici. Anche per questo aveva deciso di inserirsi in questo corso, così da compiacerli e farli stare buoni. Dopo l'ultima lezione era passata in camera a cambiarsi indossando un abitino color crema con gonna a campana e fiocco al collo castani. Le scarpe erano nere con il cinturino ed i capelli erano stati lasciati mossi sulle spalle. Entrando all'interno dell'aula non riconobbe nessuno, salutando un po sommariamente senza nessuno in particolare.

“Buonasera.”
Prendendo un respiro piuttosto lungo si fece avanti nell'aula andando a sedersi lateralmente poggiando successivamente la borsa ed il violino sulla sedia accanto. Sperava che arrivasse Versus, ed in quel caso le avrebbe spostate per lasciarle il posto. In caso contrario, ah beh, se la vi. Non le restava che ascoltare il discorso della docente e cercare di capire cosa avrebbero dovuto fare. Un ragazzo tirò fuori un poster facendogli cambiare colore, lei di risposta inarcò un sopracciglio. Sentendo poi gli interventi dei compagni decise di parlare anche lei almeno per far sapere in cosa sarebbe potuta essere utile.
"Studio canto da quando ho cinque anni, e dopo qualche anno ho iniziato a suonare il Pianoforte ed il violino."
Non le sarebbe dispiaciuto infondo far parte di un coro.
 
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versus zero
view post Posted on 10/6/2015, 00:46




Era stata una giornata tutto sommato pacata, niente avvenimenti importanti o interessanti. Decisamente noiosa. A lezione avevano fatto cenno a un incanto che conosceva già, non le sembrava molto utile, ma chi poteva dirlo?
Nel pieno di una battaglia un incanto idiota poteva sorprendere un gigante. Certo, non era ancora tanto esperta da sperare di farlo, i suoi erano solo vaneggiamenti e sogni a occhi aperti, però era divertente pensare a un gigante che scivolava grazie a un semplice incanto basico.
Che follie, ok che la magia permetteva cose impensabili ai babbani, ma stava decisamente esagerando. O forse no, doveva studiare qualcosa.
Così aveva passato il resto della giornata a disegnare possibili schemi assurdi, insensati e disordinati per uccidere chissà che bestia nemmeno esistente: i danni provocati da undici anni con fumetti, televisione e un padre più perso via di lei.
In tutto questo si era dimenticata di far i compiti, pace, poco male, ne avrebbe fatti di più il giorno dopo. Che fine aveva fatto quell'ansia da “Devo studiare, devo studiare tanto!”? L'avrebbe ovviamente assalita il giorno dopo, così imparava a non procrastinare. Aveva un sogno o no? Che stava combinando? Stava facendo la dodicenne dispersa in sogni, anche se un po' violenti o sadici, pieni di creature che saggiavano chissà che schema assurdo ed insensato.

*Se evoco delle banane, poi lui ci scivola... cavoli non so ancora evocarle però... magari con un Diffindo... ah cavoli è ora di cena.*
Così si era diretta in Sala Grande con qualche concasato, chiedendo ora uno ora all'altro se conoscevano qualcosa per far precipitare banane dal cielo. Stranamente nessuno rise, sembrava esistere qualcosa di simile ma non era ancora alla sua portata, così passò la cena tra progetti di gruppo e altre assurderie, finché non si ricordò di un impegno serale.
Niente viaggi nel passato, sarebbe stato qualcosa di molto più pacato, un incontro tra musicisti che l'emozionava ugualmente.
Ovviamente non si sarebbe mai esibita davanti a tutti, non prima di esser sicura di aver raggiunto un livello accettabile. Era molto pretenziosa con se stessa, con la musica diventava estremamente seria, quindi, sebbene non fosse proprio impedita, non voleva mostrare quel poco che sapeva.
Si diresse passo spedito al dormitorio, un cambio veloce di abito e via, mancava solo il basso, conservato con cura nell'apposita custodia in pelle, lo appese al braccio destro mentre la mano lo reggeva saldamente per il manici.
Ogni giorno lucidava quel suo tesoro, l'oggetto con più valore che aveva. Per lei quello strumento era più importante della bacchetta, degli anfibi, della sua faccia. Considerando il suo amore per gli anfibi, il suo istinto di autoconservazione e l'importanza che dava alla bacchetta, era facile intuire quanto valesse.
Materialmente era un basso basico, nero, senza niente di che, di seconda mano, incantato per funzionare senza amplificatori ed elettricità. Emotivamente era la prima conquista personale, la rappresentazione della sua più grande passione, il suo passatempo preferito, la cosa che la rilassava di più. Il suonarlo era il momento in cui era davvero se stessa, in cui perdeva ogni curiosità per il mondo esterno o viaggione mentale sfiancante. Erano solo lei e lui.
Senza tutta la strumentazione collegata in modo opportuno, sembrava aver un suono più tenue, niente cui un Sonorus non potesse rimediare.
Doveva andare nel secondo piano nel ufficio di... di... Argento. No, era una donna. Argenta. Argentea! Giusto, stava... eccolo, doveva essere quello aperto da cui fuoriusciva uno sprazzo di luce e un vociferio ancora vago.
Era felice di quella iniziativa, a quanto pare era stata organizzata da una sua vaga conoscenza, quella giovane bizzarra aveva avuto una splendida idea, qualcosa che non avrebbe mai immaginato. Nella scuola babbana c'erano lezioni di musica, spiegate in modo talmente noioso che rischiava sempre di perdere interesse in merito. Per fortuna quelle del padre erano tutta un'altra storia. Racconti di ragazzi pazzoidi, ribelli e rockettari vari, insomma, niente di meglio per stuzzicarle la curiosità. Chissà i maghi come affrontavano il tema, non vedeva l'ora di imparare, magari vedeva qualche strumento magico. Una chitarra spaziale, un flauto vivo. Stava di nuovo partendo per la tangente, rischiava di diventare un caso clinico.
C'era già qualcuno, disposto in una serie di poltroncine color ghiaccio a semicerchio. Tutte puntavano alla cattedra, dietro la quale vi era accomodata una donna che non conosceva. L'aveva già vista? Sì? No? Al tavolo degli insegnanti magari, eh, che ne pensi, stordita? Una professoressa tra gli insegnanti, geniale pensata, chissà come ci era arrivata.
Tra volti più o meno conosciuti, capelli rossi, mori, biondi, abiti neri, eleganti o meno, righe bianche, mobilia varia e blablabla, una chioma attirò i suoi occhi, facendole dipingere le guance con un lieve rossore. Un mezzo sorriso le si stampò in faccia. Ovvio, lei cantava, giusto? Non era assurdo incontrarla proprio lì. Febbricitante per l'idea di seguire delle lezioni proprio con lei, prese posto vicino ad Audrey con molta (finta) nonchalance, aspettando che spostasse le sue cose, sempre se la voleva accanto, altrimenti avrebbe occupato il posto adiacente, posizionando con cura la voluminosa custodia davanti a sé, manco fosse un cucciolo da tener d'occhio. Si sporse leggermente, guardando la ragazza con interesse. Che strumento aveva con sé?

Buonasera!
Disse più rivolta a lei che al resto della classe con un tono più allegro del solito.
La lezione iniziò con presentazioni, ringraziamenti e nozioni varie, tra appunti e sbirciate verso la Verde-Argento, non prese parola, almeno non all'inizio, limitandosi ad ascoltare con interesse quello che avevano da dire o chiedere gli altri. Non per timidezza, forse un po', più per il fatto che le motivazioni per la quali amava la musica erano molto personali e non le avrebbe divulgate come se nulla fosse nemmeno ad amici, figurarsi a sconosciuti.

Trascina con sé:
Inventario attivo + basso elettrico prelevato dal passivo
Outfit: OUTFIT
 
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no'one
view post Posted on 10/6/2015, 18:59






Detto con tutta sincerità? Non sapeva il perchè avesse scelto di iscriversi alla nuova iniziativa proposta dalla scuola. Anzi no il perchè lo sapeva perfettamente, ma non era il perché che quasi sicuramente aveva spinto altri come lei ad accettare; non era il canto dato che non sapeva cantare e non era la passione per gli strumenti dato che non sapeva suonare niente a parte tre tasti del pianoforte, retaggio di due sole lezioni ricevute da piccola ma poi abbandonate.
Ciò che l'aveva spinta li era la curiosità. Curiosità per quel progetto nuovo che aveva creato un leggero scompiglio nella scuola, curiosità nei confronti della professoressa che ancora non aveva avuto occasione di conoscere, curiosità nei confronti dei partecipanti e soprattutto curiosità per il risultato finale. Chissà magari sarebbero finiti a formare un coro come in quel film che aveva visto in tv qualche volta... come si chiamava? Beh poco importava, si ricordava bene la suora di colore. Aveva immaginato che l'occasione non necessitasse di un particolare abbigliamento quindi a preparasi ci aveva messo pochissimo
.




Arrivata nell'aula dove si sarebbe tenuto l'incontro constatò con piacere di non essere la prima ma nemmeno l'ultima. Vide visi conosciuti e pure quello della sua compagna di stanza Violet anche se non se ne stupì più di tanto; non ne avevano parlato ma immaginava sarebbe stata presente. Oltre che essere sempre dappertutto come il prezzemolo, se solo fosse stato possibile avrebbe vissuto appiccicata al suo violino da tanto lo amava. Nonostante tutto decise di prendere posto in una poltroncina posta a lato della cattedra, così avrebbe potuto vedere le facce di tutti i presenti senza alcun problema.
Poco dopo la professoressa Hale iniziò una sorta di introduzione/lezione che ascoltò volentieri. Aveva una voce pacata e anche un'atteggiamento alquanto amichevole, come se fosse una sorta di loro compagna più che insegnate.. di sicuro creava un'atmosfera rilassata e positiva. Appena questa ebbe terminato un ragazzo dai modi leggermente affettati per i suoi gusti si alzò esprimendo le su lodi per la lezione e poi diede ad ognuno di loro un pensiero, un semplice sorriso seguito da un grazie furono la sua reazione. Poi fu il turno di altri di intervenire raccontando esperienze passate o nel caso di esprimere i propri dubbi.

*Stiamo un po' a vedere cosa ne viene fuori* pensò mettendosi più comoda sula poltroncina.

 
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Afferrò i libri che aveva appoggiato sulla panca e senza rivolgere la parola a nessuno varcò la soglia della Sala Grande per uscire. Il suo sguardo era imperscrutabile ma il suo atteggiamento mostrava qualche incongruenza con quella rigidità che la caratterizzava spesso. Non aveva toccato cibo e anche se non era una di quelle persone che viveva per mangiare, la questione trasudava stranezza. Con sé portava ancora i libri della lezione precedente, quando in realtà questa era finita da diverse ore, e curiosamente vagava per Hogwarts senza una vera e propria meta con un peso non proprio leggero. Karen era una tipa piuttosto riservata, ascoltare gli altri era sempre più importante che mostrare le sue emozioni altalenanti. Non tutti si sarebbero accorti di quel bizzarro comportamento, non almeno le persone che la conoscevano superficialmente. Proprio per questo motivo aveva volutamente evitato Ace e Violet, prediligendo di tanto in tanto solo Taylor che era più interessata a se stessa che a chiunque altro. Qualcuno come lei, che parlava come un fiume in piena, in determinati momenti era veramente utile, soprattutto quando si faceva di tutto per non pensare. I suoi acuti improvvisi quando doveva dire qualche gossip erano talmente travolgenti da farti dimenticare persino cosa dovevi fare pochi attimi dopo. Eppure anche lei era stata scartata dai volti amici con cui condividere quell'insidiosa giornata. Insomma l'attività che aveva proposto alla professoressa Argentea Hale era stata veramente messa in atto. Gli sforzi erano stati esigui, soprattutto nella preparazione delle locandine e del programma, ma dopo tanti sforzi finalmente il grande giorno era giunto. Svolgere un'attività in cui sarebbe dovuta essere un tassello portante la incuriosiva, ma la rendeva anche piuttosto nervosa. Cioè lei che era sempre stata una reietta alla scuola babbana, esclusa dai suoi stessi coetanei, adesso stava per prendere le redini di un'attività che conosceva a malapena. Kaitlyn, sua madre, le aveva sempre detto di avere una bella voce, ma da lì a conoscere la musica c'era un divario enorme. Per quel motivo aveva passato il resto della settimana in Biblioteca, mangiando quanti più libri possibili sull'argomento. Non voleva trovarsi impreparata di fronte a determinate domande, voleva essere una guida, un punto forte nel suo piccolo. Se le sue maestre avessero avuto il potere di leggere nella mente, si sarebbero fatte delle grasse risate. Non per la volontà con cui s'impegnava nel raggiungere l'irraggiungibile, quanto piuttosto la strada che aveva deciso d'intraprendere. Karen Moss non era un leader ma qualcuno che poteva capire. L'idea del progetto era nata proprio per questa sua caratteristica. Taylor, la sua passione per il canto, le sue esibizioni da tapparsi i timpani e quella voglia di sentirsi degna di sua madre. Una donna così dedita alla musica in famiglia e una figlia quasi esente da talento non doveva essere facile per la sua compagna di stanza. Non seppe per quanto tempo passeggiò per i corridoi ma quando raggiunse il piano terra e notò l'orario quasi si sentì male. Era in ritardo? Si fiondò in camera da letto, afferrando i nuovi vestiti leggeri che le aveva inviato sua madre. Chissà perché aveva acconsentito alla proposta della docente di andare abbigliati a proprio piacimento, si sentiva così nuda fuori dalla sua divisa scura. E nel mentre si preparava una pergamena appoggiata sul letto veniva compilata di tanto in tanto sugli argomenti e le trattazioni della serata. Doveva essere preparata nel caso qualcosa fosse andato storto, se il pubblico non fosse stato così affascinato dalla lezione. Afferrò tutto quello che pensò potesse tornarle utile e poi si lasciò scivolare nei tenebrosi corridoi. Le mani iniziavano a sudare freddo mano a mano che si avvicinava alla destinazione ma quando ebbe modo di vedere la porta aperta con quella luce magica fuoriuscire allora la sicurezza prese il sopravvento. Forse sarebbero stati pochi, forse si stava fasciando la testa prima di romperla. Con sua grande meraviglia, quando scorse la donna con la coda dell'occhio notò tutti quei posti quasi completamente occupati e un sorriso attraversò il suo volto piuttosto atono. La musica poteva essere veramente un appiglio che teneva così tanti soggetti in un'unica stanza. Le parole dell'insegnante furono molto illuminanti, soprattutto per il suo modo di fare così affabile e tranquillo. Sapeva proprio come mettere a suo agio dei ragazzini, anche perché l'età dei partecipanti era abbastanza bassa. Quando arrivò alla presentazione della collaboratrice, Karen avanzò verso la cattedra così che tutti avessero modo di capire chi fosse. In fondo non conosceva tutti e doveva venire incontro a chi avesse voluto riconoscerla nella massa. Adesso che era lì poteva vedere chi la circondava, molteplici studenti seduti comodamente su quelle soffici poltrone messe loro a disposizione dalla gentilezza della donna. Il suo sguardo passò in rassegna di tutti i volti facendosi più affabile con quelli familiari. « Salve a tutti. Come ha già detto la professoressa qualunque dubbio, proposta o idea azzardata verrà accolta da entrambe le parti in qualsiasi momento vi sentiate d'esporla. Se ci sono problemi d'intesa o personali nel gruppo cercheremo di appianarli come potremo. Spero che vi troviate bene qui con noi, e che possiamo imparare tanto gli uni dagli altri » salutò con la mano per poi prendere posto vicino ad Ace, piuttosto dietro rispetto agli altri partecipanti. Un posto un po' inusuale per qualcuno che doveva gestire insieme alla docente la classe ma anche piuttosto comodo per controllare lo svolgimento della lezione da un'altra prospettiva. Quando la signorina Hale ebbe terminato la sua introduzione fu interessante ascoltare alcune testimonianze dei giovani membri: Karen fu strabiliata dalla locandina di Oliver, affascinata da quello stralcio di storia raccontato da Violet, rincuorata dalla ragazza con la giacca marrone con la sua ammissione e piacevolmente sbalordita di quante persone avessero già con se uno strumento. La rossa aveva sì dato vita al Club Musicale ma lei e la musica avevano sempre percorso strade parallele. Non perché non l'amasse piuttosto perché non aveva mai avuto modo di addentrarsi in qualcosa che i suoi genitori non consideravano più di tanto. Sarebbe stata una sfida quella, con se stessa e con quel gruppo agli esordi. « Chi si è presentato stasera è stato spinto da qualcosa. Può essere dovuto alla curiosità, all'amore per la materia, per mostrare la sua bravura o semplicemente perché non aveva nulla da fare. Non importa, la cosa rilevante è che siate tutti qui. Non si discrimina nessuno, ognuno a modo suo può essere utile per la causa. Sai suonare ma non sei portata per il canto? Allora fai quello che ti senti. Non hai mai avuto modo di scoprire se hai talento per la musica? Allora qui avrai la possibilità d'imparare e comprendere. Vuoi prendere parte al progetto per amore della cultura? Beh... si possono scrivere testi per i concerti, allestire le possibili manifestazioni future, prendere parte alle uscite didattiche. » *Con la speranza che riusciremo a realizzare tutto questo* « Basta ricordarsi che ognuno di noi è come una corda di pianoforte: per fare della buona musica occorre che ognuna di queste sia al proprio posto nel momento in cui si inizia a suonare. » Non si era nemmeno resa conto che per esporre la sua idea di gruppo, le sue gambe si erano mosse da sole rendendola visibile davanti al resto dei presenti. Lo sguardo poi andò a cercare le iridi nocciola della docente, lei aveva più classe in questo genere di cose, magari poteva avere qualche dritta in più. Prima che l'insegnante però avesse modo di aggiungere altro con tutte le sue forze l'undicenne afferrò il braccio del suo compagno accanto, costringendolo ad alzarsi con lei. « Per esempio: Ace Foster a te cosa ti ha spinto ad essere qui? » *Dì qualcosa di sensato per favore.* La sua fu quasi una supplica mentale.



Edited by Karen91 - 13/6/2015, 13:46
 
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xArgenteax
view post Posted on 22/6/2015, 08:38




La sua voce divenne solo un vago ricordo.
Argentea aveva appena concluso la sua prima lezione con quei ragazzi e sperava di essere stata chiara e di aver creato un'atmosfera che potesse renderli sereni e partecipi.
Nel suo ufficio calò il silenzio.
I suoi occhi vagarono sulle figure presenti dinanzi a lei.
Alcuni di quei visi che la scrutavano erano conosciuti mentre altri erano del tutto nuovi.
*Accidenti devo ricordare di essere più presente per loro..*
Ad occupare la poltroncina centrale c'era Oliver Brior.
La docente conosceva molto bene quello studente. Quella sera era arrivato con largo anticipo e le aveva fatto intendere chiaramente di non voler perdere del tempo prezioso. Era ambizioso,gentile e con una spiccata voglia di conoscere il mondo circostante. Aveva con sè la sua adorata chitarra e aveva già trascritto delle notizie su di una pergamena.
Come se potesse leggerle dentro lo studente le sorrise.
Il suo era un gesto rassicurante perchè la verità ormai era nitida.
Argentea aveva paura di ciò che i ragazzi pensassero di lei. Quei loro occhietti indagatori e quel silenzio la spaventavano.
*Per Merlino sono terrorizzata.*
Tra i volti noti,seduta in seconda fila,vi era una ragazzina che aveva conosciuto durante i colloqui per la cattedra di Astronomia,Helen se ricordava bene.
Ad attirare la sua attenzione fu la presenza di Violet Wilson. Con sè aveva portato un violino. Ricordava bene il giorno in cui l'aveva conosciuta in Sala Grande. Era dolce e solare ed era in difficoltà con delle compagne.
Aveva appena dato uno sguardo a tutti i ragazzi quando una voce ruppe il ghiaccio.
Il Grifondoro che conosceva orai da un pò la ringraziò per la spiegazione e la sorprese porgendole un poster bizzarro quanto incredibile.
La docente non potè che commuoversi e compiacersi per quel gesto inaspettato e cordiale.
Ancora una volta lo studente l'aveva stupita.

Grazie mille Oliver a nome di tutto il corso. E' veramente bellissimo. Credo che lo sistemerò sul camino così che tutti possano percepire l'affetto da te impiegato.
Le sue mani scorrevano sull'oggetto quando una figura minuto si alzò.
Violet Wilson.
Aveva il viso velato di rosso e la voce agitata.
Argentea capì all'istante quanto si stesse sforzando.
Nonostante l'insicurezza e la timidezza stava parlando alla classe con coraggio,raccontando la sua passione per la musica.

Grazie Violet per esserti aperta e per aver accennato all'importanza della musicoterapia. Ne ho sentito parlare nei mesi in cui ho vissuto nel mondo babbano. Questa è una modalità di approccio per intervenire a livello educativo,riabilitativo o terapeutico. Il musicoterapeuta è quindi un mezzo attraverso il quale un paziente si apre e "tira fuori" le proprie emozioni. La musica dà alla persona in questione la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni,di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d'animo attraverso il linguaggio non-verbale.
Quando la Corvonero ritornò al suo posto,fu il turno di Helen.
Per un breve istante i suoi occhi si abbassarono,forse per il disagio,ma subito ritornarono ad incontrare i propri.
-Ehm … lei ha parlato di coro. Do-dovremo anche cantare … Tutti insieme. Perché io so un po' suonare, ma il canto non è nelle mie corde. Ecco, insomma, potrebbe chiarirmi questo punto.-
La sua voce era incerta. Credeva forse di non essere adatta a quel luogo?!?
Lo sguardo di Argentea si addolcì.

Helen credi forse che io sia un usignolo?!? Credimi non puoi essere terribile più di quanto lo sia io stessa. Siamo qui per imparare e se tu vorrai,potrai esercitarti per cantare con i tuoi compagni ma se dovessi sentirti a disagio non ci sarà alcun problema. Ma ragazzi..ricordate che non siamo qui per dimostrare agli altri quanto bravi siamo. Non siamo qui per essere cantanti professionisti ma per divertirci. Quindi la prima regola è la vostra serenità. Non voglio assolutamente mettervi in difficoltà.
Grazie al grifone adesso i cuori degli studenti stavano dando un po' di fiducia a quel progetto.
Un'altra ragazza si alzò.
Nessuna presentazione,solo la voglia di esprimere il suo amore per la musica.
Poche parole ma colme di pura forza alle quali seguì il discorso di Karen.

Sono felice che tu sia qui. Sarai preziosissima per tutti loro. Come voi lo siete per me. E grazie ancora Karen per questa bellissima esperienza di vita.
Poi scrutando con dolcezza e curiosità gli studenti continuò:
Bene. C'è nessun altro che vuole presentarsi?!? O i vostri strumenti fremono dalla voglia di essere utilizzati?!?
 
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view post Posted on 1/7/2015, 16:53
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Finalmente il momento tanto atteso da Fred era arrivato. Di lì a poco tempo sarebbe iniziata la prima lezione del nuovo Club di Music di Hogwarts: "The Wizar Voice". Il giovane Grifo non aveva pensato ad altro per giorni. Avrebbe incontrato studenti di tutte le Case, che come lui amavano la musica e il canto. Il Grifo era sempre stato un amante di tutti i campi artistici, o quasi tutti, infatti amava ballare ed era anche molto bravo, Alice la madre gli diceva sempre che aveva iniziato prima a ballare e poi a camminare. Successivamente si era appassionato anche al canto e alla musica, anche in questi altri due campi non era male, ma il ballo era il suo forte. Quella mattina però Fred si era svegliato come qualsiasi altro giorno, si era completamente dimenticato che quella sera al secondo piano, nell'ufficio della Professoressa Hale si sarebbe tenuta la prima lezione del Club di Musica. Non aveva mai conosciuta la Professoressa di persona, poiché quest'ultima insegnava Astronomia, ma sapeva che era una delle professoresse più simpatiche della scuola, o almeno così gli avevano detto. Dopo essersi svegliato e preparato il giovane Grifo si era diretto in Sala Grande per fare colazione. Come suo solito mangiò molto, anche se dal corpo non si sarebbe detto, e si alzò prima degli altri Grifondoro per portare qualche biscottino alla sua Puffola Pigmea. L'aveva comprata insieme al suo migliore amico Oliver Brior, da Tiri Vispi Weasley, entrambi l'avevano comprata rossa acceso ed erano quasi due gocce d'acqua da quanto erano simili , tranne per due particolare, quella di Fred aveva una piccola macchiolina nera dove secondo lui si trovava il fianco sinistro di Lu, la sua Puffola, mentre quella di Oliver aveva una parte di pelo più chiara sotto la pancia da quel che aveva potuto notare il Grifo. I due Grifondoro una mattina erano andati in giardino per scegliere il nome delle loro Puffole Pigmee e dopo aver giocato all'impiccato Impiccabile scelsero di chiamarle Lu e Mos perché insieme formavano Lumos. Quando salì in camera poté sentire un verso strano, ovvero il verso di Lu. Non era molto chiassoso ma ogni tanto chiedeva delle attenzioni come tutti gli animali d'altronde. Fred si avvicinò alla gabbietta di Lu, riusciva già a vedere i piccoli occhi di quella palla di pelo rossa. Aprì la gabbia e prese in mano la sua Puffola, che fece un verso simile ad uno squittio "Si anche tu mi sei mancato disse come se capisse ciò che diceva Lu. Dopo qualche secondo lo riposò nella gabbietta e gli diede un biscotto. Il Grifo non aveva ancora capito dove avevano la bocca le Puffole Pigmee, ma in quel momento non era la sua preoccupazione più grande. Dopo aver dato il biscotto a Lu si girò e uscì dalla stanza e successivamente dalla Sala Comune, non poteva far tardi alla prima lezione del giorno, anche se avrebbe voluto passare più tempo con la sua Puffola. Quando uscì riuscì a sentire un altro squittio e Fred si sentì in colpa per aver lasciato Lu nella gabbietta. Non gli piaceva molto l'idea di rinchiudere gli animali, ma non poteva lasciarlo libero per la stanza, così decise che più tardi l'avrebbe portato in giardino. Le lezioni passarono abbastanza in fretta e Fred trascorse il resto del giorno in camera sua a leggere o almeno era quello che pensava avrebbe fatto. Ma verso le 18.30 riuscì a sentire qualcuno che canticchiava, poco dopo in stanza entrò Oliver Brior, il suo migliore amico. Stava canticchiando il ritornello della canzone "You Stole My Cauldron But You Can't Have My Heart" canzone che Fred non conosceva affatto. Fred continuò a leggere, lo avrebbe salutato appena avrebbe finito quel capitolo di Obsiadian, un libro babbano che lui trovava fantastico. Inoltre Oliver non si era nemmeno accorto della sua presenza. Verso le 18.45 Oliver si accorse del suo migliore amico e iniziò a chiamarlo. Fred distolse l'attenzione dal libro e appena vide il suo migliore amico si sentì morire. L'amico si era cambiato e adesso indossava una maglietta con su scritto "Choose Life". Fred conosceva la storia di quella maglietta molto bene.*Dimmi che non è vero* possibile che si fosse dimenticato che oggi c'era la prima lezione del Club di Musica della scuola? A quanto pare si. Senza indugio chiuse il libro e lo posò sul letto. Si tolse la maglietta che aveva addosso e se ne mise una uguale a quella del suo migliore amico. Oliver gliel'aveva regalata dei giorni fa e i due avevano deciso di metterle il giorno della prima lezione di The Wizard Voice. In pochi minuti era pronto. Si era lasciato i pantaloni neri e si era messo le sue adorate Vans nere e bianche ai piedi. Ora mancava solo la pianola. Dopo averla messo nella custodia se la mise in spalla come Oliver con la sua chitarra. Ma arrivati in Sala comune il grifo di ricordo di aver dimenticato una cosa. "Aspetta, gli occhiali" Disse all'amico prima di correre in camera. Prese gli occhiali e se li mise in testa per tenere fermo il ciuffo ribelle , come sempre d'altronde. Finalmente potevano andare. Usciti dalla Sala Comune di diressero al secondo Piano dove si trovava l'Ufficio della Professoressa Hale. Nonostante si fosse dimenticato della lezione o due arrivarono in anticipo, forse era stato più veloce di quel che pensava. Entrato nell'ufficio della Professoressa il giovane Grifo salutò la Professoressa e si andò a sedere vicino all'amico, ma non tolse la pianola dalla custodia, come incede fece Oliver con la chitarra. Rimase in silenzio ad ascoltare tutto ciò che disse la prof quando arrivarono tutti. Quando la prof fini la spiegazione Oliver le diede un poster meraviglioso, che a quanto pare cambiava colore quando si suonava e si cantava. Successivamente la professoressa chiese se avevamo domande, ma Fred rimase in silenzio. Era sempre stato un tipo timido, specialmente con gli adulti, e prima di parlare voleva sentire cosa avrebbero chiesto gli altri, probabilmente sarebbero stati altri a fare domande simili alle sue.

Scusate per il ritardo
 
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Era giunto finalmente il momento, la prima lezione del corso di musica che era stato organizzato a scuola si sarebbe tenuta quella sera verso le sette di sera. Mary era contentissima di poter iniziare anche questa esperienza. La giornata era stata abbastanza faticosa, piena di lezioni e pochi momenti di riposo, aveva giusto fatto in tempo a pranzare velocemente prima di dover tornare in classe per le lezioni del pomeriggio. Era stanca certo, ma l'idea dell'imminente lezione di musica le faceva sentire un po' meno la fatica. Si erano iscritti diversi studenti, alcuni conosciuti altri no, ma infondo quello era soprattutto un modo per fare nuove conoscenze, quindi era felice di non conoscere diverse persone del gruppo. L'organizzatrice del progetto era la professoressa Hale, Argentea Hale, la docente incontrata al lago insieme ad Helen...non era stato un'incontro molto normale, anzi, era stato abbastanza insolito. La professoressa al tempo non era ancora stata assunta ma in seguito Mary aveva saputo che era riuscita ad entrare nel corpo docenti e ne fu felice.
Alla fine delle lezioni Mary si precipitò nei sotterranei, nella sua sala comune per prepararsi. Era ancora abbastanza presto ma non aveva ancora deciso cosa mettersi per la serata. Non serviva indossare la divisa quel giorno così entrò velocemente nella doccia e, una volta terminata si chinò sul baule per cercare gli indumenti adatti. Rovistò a lungo tra i vari vestiti, indecisa, e alla fine optò per una gonna porpora e una maglietta sbracciata bianca. Era un abbinamento molto semplice ma non voleva dare troppo nell'occhio. Prese una giacchina nera e una borsetta con le cose essenziali, avrebbe voluto portare con se anche il suo strumento musicale ma, per ovvie ragioni non poteva portarlo con se. Ormai era da anni che studiava musica, aveva iniziato circa all'età di sei anni e aveva continuato sino al momento della sua partenza per Hogwarts. Il suo strumento era il pianoforte, in particolare il piano del nonno che si trovava nella sua casa a Cranfield. Era stato proprio il nonno a spingere Mary a iniziare a suonare e quando lui se ne andò quello diventò un modo per sentirlo più vicino.
Uscì dalla sala comune e si diresse verso le scale per giungere al terzo piano dove si trovava l'ufficio della professoressa. Non vi era mai stata e non aveva ancora avuto il piacere di parlare nuovamente con la professoressa dopo il loro primo incontro. Fuori dalla porta c'era qualche studente che Mary vide entrare nella porta dell'ufficio e così fece lei. Delle poltroncine color ghiaccio erano state disposte a semicerchio e davanti ad esse si trovava un'altra sedia su cui era seduta la professoressa Hale. Mary le sorrise gentilmente, un po' in imbarazzo e la salutò
-Buonasera professoressa-
Poi scrutò la stanza per vedere se riconosceva qualcuno e così fù. Vide Oliver al centro, davanti alla poltrona della professoressa vide Helen e anche Fred, il grifondoro conosciuto il giorno che lei ed Helen erano andate alla ricerca delle cucine.
Mary salutò i ragazzi con un sorriso e un cenno della mano e poi si avvicinò ad Helen per sedersi accanto a lei
-Ehi ciao- Arrivarono altri ragazzi che Mary aveva intravisto nei corridoi e altri mai visti prima di quel giorno. Alcuni studenti avevano portato con se i loro strumenti altri, come Mary erano andati a mani nude.
Quando tutti si furono accomodati la professoressa iniziò la lezione dopo aver presentato, ovviamente, l'ideatrice del corso, ovvero Karen Moss. Mary non la conosceva di persona, era una Tassorosso e quindi le era capitato più volte di vederla ma non ci aveva mai parlato.
La professoressa terminò la spiegazione e diede la parola agli studenti. Mary non voleva parlare per prima, preferiva ascoltare cosa avevano da dire gli altri e poi, se fosse servito, intervenire lei stessa. Il primo a parlare fu Oliver che aveva preparato un poster per il gruppo. Era veramente bellissimo, oltretutto cambiava colore quando si suonava o cantava, era veramente bello! In seguito una ragazzina spiegò cosa fosse per lei la musica e Mary ne fu molto affascinata, anche lei pensava quello che la studentessa aveva detto e rimase ad ascoltarla in silenzio. Appena terminò di parlare vide Helen alzarsi di scatto in piedi e per Mary fu inevitabile voltarsi a guardarla. Rimase zitta per qualche secondo per poi iniziare a esporre i suoi dubbi alla professoressa. Mary sorrise tra se, sapeva quanto potesse essere difficile per Helen, essendo così timida, alzarsi e parlare davanti a un gruppo di persona che guardavano solo te.
La professoressa rispose molto gentilmente alla domanda di Helen e questo fece si che anche i dubbi di Mary venissero chiariti. La stanza calò per un attimo nel silenzio, tutti sembravano troppo timidi per presentarsi o dire la loro e la professoressa incitò chi non aveva ancora parlato a farlo. In fono era un modo per conoscersi...Mary si alzò lentamente dalla sedia sorridendo ai presenti e in seguito guardando la professoressa.

-Em, io volevo chiederle una cosa. Io studia pianoforte da diversi anni e mi avrebbe fatto molto piacere poterlo suonare ma, purtroppo non era possibile portarlo qua a scuola...sarebbe stato abbastanza problematico- disse ridendo -quindi, volevo sapere se c'era un modo per poter suonare comunque quello strumento, in caso contrario mi farebbe piacere partecipare al coro...non ho mai studiato canto ma vorrei provare.-
Si risedette un po' imbarazzata, non tanto perché tutti la stavano fissando quanto per la domanda abbastanza stupida posta all'insegnante. Si era iscritta al corso perché le mancava molto poter suonare il piano ma trovarne uno al castello sarebbe stato quasi impossibile. Aveva comunque voluto provare a chiedere alla professoressa, non si sa mai in fondo. Anche cantare non le dispiaceva, non era molto portata e non aveva mai studiato ma adorava cantare così, perchè non mettersi in gioco?
Scusate per l'immenso ritardo
 
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Con lo stomaco che brontolava, ansioso di ricevere qualcosa di gustoso durante la cena, il giovane prefetto scendeva le scale che lo avrebbero condotto in Sala Grande. Le lezioni erano finite da poco e pertanto aveva avuto giusto il tempo di raggiungere il dormitorio per indossare qualcosa di più confortevole di quella divisa usata più del dovuto e impregnata dell'odore non proprio gradevole di Fur, rimasto in sua compagnia - stranamente, per un tipo curioso come lui - per tutta la giornata, a dormire sotto il calore delle sue vesti. Giunse a destinazione, consapevole di essere in netto anticipo rispetto all'orario della cena. Poco male, ne avrebbe approfittato per scambiare qualche chiacchiera con le sue conoscenze per ammazzare il tempo.. o almeno così aveva programmato, inutilmente. The Wizard Voice. Gli bastò udire queste poche parole pronunciate forse per puro caso da alcune ragazze che stavano discutendo non molto lontano dal suo tavolo per ricordare ciò che aveva dimenticato.
« Non ci credo. » ancora una volta aveva praticamente dimenticato i suoi impegni, nonostante le raccomandazioni di Karen. Questa volta, se fosse arrivato tardi, lo avrebbe sicuramente ucciso.. e forse se lo sarebbe meritato, a dirla tutta. Come una saetta sfrecciò lungo le scale, finché, con ancora il fiatone, raggiunse l'ufficio della professoressa Hale. Quando spalancò la porta la sua prima preoccupazione fu quella di controllare se la lezione fosse già iniziata e non poté far altro che tirare un sospiro di sollievo non appena ebbe constatato l'esatto contrario. Prese posto nell'ultima fila, come suo solito fare durante tutte le lezioni. Non perché non volesse seguire, ma perché non gli piaceva essere interpellato per intervenire in simili occasioni e sicuramente dietro le schiene di tutti i presenti sarebbe stato più protetto. Fu in quel momento che i suoi occhi incrociarono la figura di Karen, intenta a presentarsi agli studenti iscritti al corso che con tanto impegno aveva organizzato, con la collaborazione della docente di Astronomia. Non appena ebbe preso posto accanto a lui, dopo il breve discorso, il Grifondoro la salutò distrattamente con un sorriso forse un po' troppo forzato, pensando bene di nascondere il misfatto che l'aveva costretto a sudare in quel modo. La lezione della Hale sembrava interessante, ma suo malgrado il giovane non riuscì a seguire il filo del discorso al lungo. Forse avrebbe fatto bene, una volta terminato l'incontro, a chiedere a Karen in che modo i Pigmei avevano inventato il canto gregoriano o come l'Oreste di Euripide aveva influito sugli Inni dei Delfini.. era questo che aveva compreso, all'incirca.
Dopo gli interventi di alcuni studenti, fu la rossa sua amica a prendere nuovamente parola, prendendo in mano le redini di quel carro. Ace ascoltò tutto con attenzione, acconsentendo con taciti cenni del capo ad ognuna delle parole che saggiamente la Tassorosso pronunciava. Ammirava il modo in cui riusciva ad esporsi o la passione con la quale aveva portato avanti il suo progetto, raggiungendo quel primo importante risultato: la serata alla quale stavano partecipando. Eppure, quando lo sollevò per il braccio invitandolo a parlare, l'ammirazione si tramutò rapidamente. Prima in confusione, poi in rabbia e infine in panico. Per quale diamine di motivo si trovava lì? Non lo sapeva nemmeno lui, a dirla tutta.
« Ehm, la musica mi ha sempre appassionato.. e ho sempre avuto un debole per i Pigmei. Li ascoltavo sempre da bambino. » commentò con un po' di imbarazzo, convinto che si trattasse di una band quantomeno contemporanea. « E poi non mi dispiacerebbe imparare a suonare qualcosa. Non credo di essere portato per il canto, visto che al karaoke mi prendevano sempre in giro. » aggiunse ancora, non facendo altro che peggiorare la situazione. Parlava come un fiume in piena, incapace di frenare il flusso di pensieri che trovava voce nella confusione che ormai aveva invaso la sua mente. Soltanto allora, convinto di aver detto abbastanza per rovinare la propria reputazione, si rimise nuovamente a sedere, lanciando un'occhiata non poco rassicurante alla sua amica.

 
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Oliver fu molto lieto del fatto che il suo semplice regalo fosse piaciuto al Club in procinto di formarsi. Quando Madama Hale disse: "Grazie mille Oliver a nome di tutto il corso. E' veramente bellissimo. Credo che lo sistemerò sul camino così che tutti possano percepire l'affetto da te impiegato", il suo cuore si colmò di un sentimento particolare, che non seppe descrivere. Di fatto, era una sensazione piacevole e gli sarebbe dispiaciuto vederla sparire in un battibaleno. Le sue dita volarono su alcune corde della chitarra classica ai suoi piedi, quasi come se fosse un movimento distratto, e ad un certo punto il poster passò dal rosso al blu nuovamente, dati i poteri magici di cui era intriso. Con un altro sorriso felice, il ragazzo ascoltò i nuovi arrivati e fu d'accordo con tutte le parole pronunciate fino a quel momento. Di preciso, Karen aveva sottolineato una frase che aveva fatto breccia nello spirito del Grifondoro come un'autentica palla di cannone.
"Si possono scrivere testi per i concerti, allestire le possibili manifestazioni future, prendere parte alle uscite didattiche". Scrivere testi? Manifestazioni musicali? Uscite didattiche tutti insieme?
Oliver si chiese, per la prima volta, se stesse sognando o se avesse davvero abbandonato le braccia di Morfeo quel pomeriggio. Gli sembrava una cosa irreale, come se ad un tratto i suoi intimi desideri stessero per prendere vita. Karen aveva appena spalancato il Vaso di Pandora delle gioie, senza che neanche se ne accorgesse, molto probabilmente. Il Grifone contenne l'emozione, aspettando che gli altri finissero i loro discorsi per poter poi riaprire bocca.

"Io volevo chiederle una cosa. Io studio pianoforte da diversi anni e mi avrebbe fatto molto piacere poterlo suonare ma, purtroppo, non era possibile portarlo qui a scuola" aveva detto Mary, la studentessa Tassorosso che Oliver conosceva e con la quale aveva scelto di concludere una strana missione alla ricerca delle Cucine di Hogwarts. La guardò un attimo, poi aspettò il silenzio per poterle comunicare una semplice cosa.
"Non per fare pubblicità al negozio, lungi da me una cosa simile" iniziò, quasi divertito. "Ma abbiamo pianole e pianoforti a ottimi prezzi, potresti passare a fare un giro a Londra quando sei libera. Magari trovi qualcosa di buono da poter portare ad Hogwarts, così sarà uno strumento tutto per te"
Le sorrise con aria amichevole e poi non riuscì più a contenersi, scoppiando a ridere nel momento in cui Ace, un suo concasato nonché compagno di stanza, pronunciò una frase alquanto bizzarra.
"Ho sempre avuto un debole per i Pigmei. Li ascoltavo sempre da bambino"
Forse era una battuta? Eppure il volto del compagno non mostrava segni di ironia, al massimo di qualcosa simile all'imbarazzo. O forse Oliver si sbagliava? Comunque allungò una mano e poi fece il segno "Okay" alzando il pollice. Infine, si rivolse all'aula intera e riprese la parola, sfruttando il silenzio appena creatosi.
"Non credo di essere in grado di rispondere alla domanda" ammise, per niente imbarazzato. Il suo tono di voce era pacato, tranquillo e molto sincero: del resto, cos'era la Musica per Oliver Brior? Più facile a farsi che a dirsi, in questo caso.
"So solo che suonare mi porti letteralmente in Paradiso... è come se scomparisse tutto, perfino l'ansia per gli esami o per le pergamene da consegnare, tutto! Pace, armonia, amore, tutto questo. Ma per me la Musica è anche figlia della Natura, perché si collega a lei con i suoi suoni. E poi è un sogno vero e proprio, perché spero di diventare un cantautore in futuro"
Si fermò, intimorito di essere deriso e di poter poi urlare come un forsennato: toccate tutto, ma non i sogni! Non diceva così suo nonno? "Non dico al livello di Celestina, ma più o meno..." concluse, citando il suo idolo indiscusso e lasciandosi scappare una risata leggera.
 
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xArgenteax
view post Posted on 24/9/2015, 20:41




Argentea ascoltava rapita le parole degli studenti.
Alcuni di essi erano più intraprendenti degli altri.
Molti erano rimasti in silenzio ma a lei non importava perchè poteva capire dai loro occhi e dai loro gesti quanto importante fosse per loro quell'esperienza.
Dopo aver ascoltato un breve ma piacevole scambio di battute tra i ragazzi Argentea si rese conto che insieme avrebbero dato vita a qualcosa di sensazionale.
Avrebbero collaborato,riso e imparato nuove cose.
Sulla musica,sugli altri ma soprattutto su loro stessi.
Solo facendo gioco di squadra e unendo le loro forze e i loro cuori sarebbero giunti ad un grande traguardo.
Sorridendo si alzò dalla sua poltrona.
Miei cari ragazzi se volete,tutto è possibile. Basta un pizzico di buona volontà.
Poi dando uno sguardo all'orologio continuò.
Per oggi la lezione termina qui. Spero di rivedervi tutti la prossima volta. Vi ringrazio di cuore per aver deciso di compiere questo percorso con me. Andate e fate conoscere la musica ai vostri colleghi. E non abbiate paura perchè la musica può rendere gli uomini liberi.

FINE.

 
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13 replies since 6/6/2015, 14:58   375 views
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