Ci fu una pausa dopo la sua domanda, tutto poteva aspettarsi tranne ciò che stava per accadere, era una situazione più unica che rara, il prefetto non si poteva definire uno degli studenti più brillanti della scuola, anche se molte volte l’aveva insignito di tale “complimento”, nonostante egli forse lo era, aveva imparato cosa fosse la modestia, a sue spese aggiungerei, per cui mai aveva in qualche modo dato adito a queste voci con spavalderia, amava studiare, amava crescere come mago, ma non si sarebbe mai sognato che ciò lo rendesse migliore, forse perché così non era in realtà, chi poteva dire cosa rendesse una persona migliore, nulla o forse tutto.
La docente pose la sua mano sinistra sulla sua spalla, sussultò, anche se lievemente poiché non si aspettava una mossa del genere.
La frase della docente in spiegazione del fatto che lei fosse li era a pieno la miglior risposta che aveva mai ricevuto in quella torre, dove mille e mille volte aveva anche trovato coppiette intende a faccende più fisiche e filosofiche.
Poi chiuse la porta, e lo spirito di Derek abbandonò ogni possibile idea di fuga, ormai era li, e fin quando la docente avesse voluto parlare lui sarebbe rimasto, anche perché la discussione si faceva interessante, e poi anche lui aveva qualcosa da chiedere alla docente, ma doveva aspettare il momento giusto.
Da qui è possibile vedere il lago e la foresta, è uno dei posti più belli che abbia mai visitato, per questo lo visito con molta frequenza, mi piace stare qui.
Sentiva il bisogno di spiegare meglio quelle parole, o chissà cosa avrebbe pensato la docente. Forse doveva iniziare a chiamarla con un altro nome, la sua capocasa.
Perché Derek era li?
Bella domanda, perché ama la solitudine come orso ama il miele, perché li aveva la sensazione di essere realmente se stesso, perché era un ottimo posto dove pensare e perché anche studiare quando non c’era troppo vento. Ma sapeva benissimo che quelle risposte erano vere e da bravo “schivatore” di domande rispose in modo più tendenzioso.
Sono venuto qui, perché guardando il cielo, guardando le stelle ci si accorge di quanto piccoli siamo, e che è inutile andare in cerca della grandezza anche aspirando al potere per vie traverse, quando ci sarà sempre qualcosa che è più grande di noi.
Poi Derek volle rispondere alla domanda, che risuonò nella sua mente come retorica, quindi non necessitava di una risposta, ma forse era gli occhi di lei che lo fissavano dritto negli suoi occhi a renderlo un po agitato, era difficile mantenere lo sguardo di una persona che hai sempre idolatrato in quanto docente di una delle materia più belle che avesse mai studiato:Difesa contro le Arti Oscure.Dietro quattro parole, o forse cinque c’era una minaccia ed una speranza, la minaccia dell’esistenza di un pericolo:Le Arti Oscure. E la speranza dell’esistenza di una Difesa.
Era per questo motivo che amava quella materia, era speranza.
Le lenzuola ed il caldo camino della sala comune non riescono a dare risposte convincenti. Io spesso vengo qui per pensare, e guardare il cielo, vedere le stelle, a volte sembra che il cielo si fermi a pensare con te e che nel suo grande ed immenso spazio abbia voluto scegliere te ed aiutarti ad aver risposte che altrimenti non avresti mai trovato in te.
Erano semplici frasi, delle semplici parole poste l’una dopo l’altra al fine di darne significato a chi ascoltava. Derek iniziava a reggere meglio lo sguardo della capocasa, sembrava quasi che ormai fosse una discussione tra pari, non che prima non lo fosse, come persone si è tutte uguali, ma erano i ruoli ad aver appesantito quella mano sulla spalla più di quanto si potesse pensare.