Only If For A Night ~, Privata

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~Hope™
view post Posted on 18/2/2015, 11:34





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Una notte come tante.
Silenzio, pace, tranquillità.
L’orologio a pendolo aveva da poco suonato la mezzanotte e il bel fuocherello, che fino a qualche ora prima aveva riscaldato a dovere il piccolo ufficio, lentamente si stava spegnendo assumendo sfumature indefinite. Si mosse da quella posizione e piegò le ginocchia avvicinandole al tronco senza distogliere lo sguardo dalla pagina del libro che aveva adagiato sull’addome. I compiti erano stati riposti in un angolo della scrivania e le calde lenzuola l’attendevano ma pareva proprio che Morfeo avesse deciso di ritardare la sua visita quella notte. Arrivata alla fine del paragrafo distolse lo sguardo e chiuse le palpebre qualche istante, portandosi la mano destra alla tempia; amava leggere, dedicare un po’ di tempo a se stessa ma era stata una giornata lunga e difficile, densa di impegni eppure per qualche assurdo motivo non riusciva a sentirsi così stanca da trascinare le gambe in direzione della sua stanza. Riaprì gli occhi e dopo aver chiuso il libro lo adagiò rumorosamente sul tavolino poco distante; aveva bisogno di un diversivo, qualcosa che l’aiutasse ad affievolire quell’ultimo barlume di energia che ancora muoveva il suo corpo, costringendola a mantenere ben aperte le palpebre e sveglia la mente. Si mise a sedere, infilandosi nuovamente i caldi stivali e si sollevò distendendo le braccia per stiracchiare i muscoli ormai indolenziti a causa della scomoda posizione assunta per troppo tempo. Non riusciva a capire il perché, nonostante fosse stata bene attenta a svuotare completamente la mente dai pensieri pareva destinata a non venirne fuori così facilmente. Si strinse nelle spalle, strofinando le dita intirizzite a causa del freddo sul pesante maglione di lana e a passi lenti si avvicinò alla vetrata per osservare le stelle che parevano ancor più luminose a causa della fase di Luna nuova. Si sentiva desiderosa di evadere da quella stanza, di dare una svolta diversa a quella serata che appariva fin troppo simile a tutte quelle che l’avevano preceduta. Era forse quello il punto? Era davvero quello il motivo per il quale non riusciva a sentirsi stanca? La voglia di evadere, di poter vivere qualcosa di diverso, ma cosa? In realtà avvertiva chiaramente il desiderio che la spingeva a recarsi a Londra, ma non riusciva a trovare il coraggio per assecondarlo. Adagiò la fronte al vetro freddo e chiuse nuovamente gli occhi sorridendo consapevole di quanto potesse apparire stupida ai suoi stessi occhi in quel momento. Si era una stupida, continuare a pensare era distruttivo e agire sarebbe stato da folli e lei folle non lo era..
...forse..
Si distaccò da quella superficie e tornò a camminare, stavolta in direzione della porta; con un gesto veloce e a tratti involontario l’aprì ed uscì richiudendola alla sue spalle. Doveva smettere di pensare, trovare un diversivo, qualcosa che a mezzanotte potesse aiutarla distogliere la mente da quei pensieri che erano ormai divenuti asfissianti, inopportuni e non graditi. Attraversò il corridoio della Torre di Divinazione a passo svelto senza guardarsi intorno; sapeva bene che a quell’ora della notte nessuno avrebbe potuto interrompere quella passeggiata in solitaria, gli studenti erano ormai chiusi nei loro dormitori e lo stesso poteva affermare rispetto ai suoi colleghi. Raggiunse finalmente l’ultima porta e senza toppi convenevoli l’aprì.
Una folata di vento gelido avvolse subito il suo corpo insinuandosi tra le fibre del caldo maglione fino a raggiungere la delicata pelle facendola rabbrividire; ad ogni respiro una piccola nube di condensa si formava in prossimità delle sue labbra. Non vi era nessuna luce, se non il lieve bagliore prodotto dalle stelle e il silenzio regnava sovrano in ogni dove.
Era mezzanotte. Era sola.



 
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view post Posted on 21/2/2015, 18:30
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La sera ad Hogwarts era straordinaria.Silenzio.Nessuno disturbava.E per un ragazzo che aveva sempre odiato questo genere di cose era come natale.
Chi era quel ragazzo?Ma il prefetto corvonero naturalmente.

Era seduto al tepore del camino,attirato dal quel calore come una zanzara dalla luce,amava stare li seduto con un libro in mano ma anche senza far nulla,era la situazione più bella che avesse mai sentito.
Il calore che accarezza la pelle rendendola leggermente arrossata.
*Che bello…*
Penso il giovane.La sala comune era vuota,nessuno parlava nessun rumore riusciva a distogliere il prefetto dai suoi pensieri,dal suo tanto amato e bramato silenzio,dalla sua poltrona e dal suo libro.

Tutto era fantastico,mancava solo un goccio di burrobirra,ah che avrebbe dato per un po’ di burrobirra?!?
Ma non poteva di certo berla li ad Hogwarts,doveva attendere di andare ad Hogsmeade,forse quella era la sera adatta per trovare qualche passaggio segreto,o forse avrebbe fatto meglio ad attendere il fine settimana per andarci.

Era assurdo come una tale situazione faceva passare il sonno al prefetto,eppure non stava facendo nulla di che.Ma in quel momento per lui dormire sarebbe stato impossibile.Non riusciva a spiegarsi il perché.

Comunque decise di uscire dalla sala comune anche se era notte fonda,non sapeva chi avrebbe incontrato,nelle sue speranze:nessuno.Tanto era un prefetto bastava dire che era li per la ronda e tanti cari saluti.

Decise,nonostante tutto,di rimanere nella torre di divinazione,magari avrebbe potuto andare nel punto più alto per godere del freddo e della vista che quella torre regalava,una vista che dalla sala comune non si aveva.

Così salì quelle piccole e poche scale che lo separavano dal punto più alto,pian piano che saliva vedeva la luce rarefarsi e il freddo avanzare,era una spiacevole sensazione ma presto sarebbe arrivato in cima.
Quando arrivò e superò l’uscio che della porta posta a sorveglianza della torre.
Una folata di vento quasi quasi non lo faceva cadere.
Alzò gli occhi e vide una figura,purtroppo non capì chi era.
Adesso le cose erano due se era uno studente o studentessa doveva fare il serio se era adulto il che significa docente doveva fare il serio,cosa fece?Il serio.

Oddio chissà chi era,la luce di cui disponevano i suoi occhi era la luce delle stelle,troppo flebile per aiutarlo nell’intento di capire chi aveva condiviso con lui la voglia andare li.

Forse avrebbe dovuto girare i tacchi ed andarsene,così da non dover fare “conversazione”.Non voleva e non era obbligato a dover rimanere li,comunque in caso a avesse deciso di rimanere avrebbe dovuto quanto meno accennare in qualche modo alla sua presenza in loco.




 
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~Hope™
view post Posted on 28/2/2015, 17:15





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Era facile riuscire a distinguere il suo respiro; avvertiva l’aria gelida penetrare attraverso le narici prima di raggiungere gli alveoli e permettere ai polmoni di espandersi all’interno della gabbia toracica. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare da quel movimento ritmico e continuo mentre il vento gelido continuava a sfiorarle la pelle facendola intirizzire; chiunque al suo posto sarebbe tornato indietro, avrebbe richiuso quella porta alle spalle per fare ritorno verso la propria stanza, tra le morbide lenzuola di cotone. L’idea di poter approfittare di quella quiete la spingeva però a restare ferma, come se muovendosi avrebbe in qualche modo sciolto quell’incantesimo che la teneva legata. Non era mai stata attratta dal vociare continuo, della chiacchiere o dalla confusione; fin da piccola aveva preferito la quiete di una stanza silenziosa, la lettura di un buon libro in solitudine o una lunga passeggiata tra le candide e arboree braccia di madre natura. Per molti, il suo, altro non era che un vizio, reso ancor più forte dalle difficoltà attraversate durante l’infanzia, ma per Hope era semplicemente un modo di essere, una parte chiara e distinta del suo carattere che la rendeva diversa dagli altri e unica per certi versi. Fece qualche altro passo in avanti raggiungendo il corrimano merlettato e vi si appoggiò provando ad osservare il paesaggio circostante illuminato dal lieve chiarore delle stelle. Il profilo delle montagne era facilmente distinguibile, così come il movimento continuo delle acque del lago; poco più avanti, illuminato dalle candele vi era il piccolo villaggio di Hogsmeade. Aveva fatto bene a lasciare l’ufficio al primo piano per trasferirsi in torre, più vicina ai suoi Corvonero ma anche più vicina a quello squarcio di mondo che aveva fatto parte del suo passato e che probabilmente avrebbe fatto parte anche del suo futuro. I pensieri sembravano essersi dissolti, come se quelle continue folate di vento li avessero portati via, lontano, lasciandola inerme davanti alla grandezza del mondo. Improvvisamente però un rumore ruppe il silenzio e la costrinse a ruotare il busto di novanta gradi. Un’ombra si era palesata in prossimità della porta, rompendo quella strana magia che si era creata. Strinse gli occhi provando a mettere a fuoco quell’immagine, complice il fatto che erano ormai passati diversi minuti e i suoi occhi si erano abituati a quell’oscurità. - Chi è la? - disse con voce chiara rivolgendosi allo sconosciuto. Inevitabilmente la mano corse alla bacchetta ben custodita tra il bordo dei jeans e l’addome; il ricordo dell’attacco ad Hogwarts era ancora nitido nella sua mente e il timore che quell’evento potesse ripetersi la costringeva a muoversi sempre armata e pronta a qualsiasi evenienza. Eppure più i secondi passavano più quel timore andava svanendo. Il bagliore proveniente dall’interno contribuiva a delineare nettamente la figura di un giovane studente dai capelli chiari che probabilmente aveva scelto, così come era avvenuto anche per lei, di ricercare la solitudine di quel luogo. Inclinò lievemente il capo restando comunque immobile; non si sarebbe aspettata che ci fosse qualcun altro ancora sveglio e desideroso di affrontare quelle rigide temperature pur di evadere da chissà cosa.
Era notte, una delle notte più buie degli ultime mesi.
Ma non era più sola, il destino aveva scelto per lei.



 
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view post Posted on 6/3/2015, 10:38
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La notte era fredda, poco si vedeva in lontananza, e poco poteva dire della figura che era con lui nella torre di divinazione.

*Ma chi sei?!?*

Pensò senza remore,quasi gli veniva voglia di prendere a schiaffi chi si trovasse li a disturbar il suo dolce cammino verso la tranquillità.

*E se è un docente?*

Certo prendere a schiaffi un docente non era il massimo, se solo ci fosse stata la luna, forse avrebbe visto chi fosse, e forse avrebbe evitato la figuraccia che stava per fare, ma d’altra parte era un prefetto e qualcuno si aggirava di notte per la scuola.

*Nel dubbio una bella fattura?*

Forse era meglio un approccio diplomatico?

*Magari,caro*

Era come se dentro di lui ci fosse una voce femminile che lo bloccava dal fare cretinate, cosa più unica che rara.
Doveva mettere a tacere quella voce una volta per tutte.Ma forse non aveva tutti i torti.
Iniziò a pensare ai possibili scenari.E capì quasi immediatamente che doveva,per una volta,esser gentile,anche se la sua mano,quasi fosse un riflesso involontario andò verso il mantello la dove la sua fedele bacchetta giaceva inerme per il momento.


Sono Derek Hide,lei chi è?

La voce che aveva chiesto chi vi fosse era chiaramente femminile,non sapeva distinguere di chi fosse,ma poi pensò alle docenti di Hogwarts sempre che fosse una docente.
Poteva essere la Professoressa Pompadour, e se così fosse stava per attaccare il ministro della magia,e forse era meglio non farlo.
Poteva essere la Preside,la professoressa Bennet,ed anche li era meglio non azzardare una mossa di quel genere,ci teneva molto a rimanere in quella scuola,anche se mai lo avrebbe ammesso.
Poteva essere la docente di trasfigurazione…


*….Come si chiama?!?*

Ah si!La professoressa Galloway….e forse avrebbe optato per la fattura se fosse stata lei.
Oppure era la sua Capocasa,Vice Preside,la professoressa Lancaster,e forse la fattura non era la scelta migliore.Non aveva mai avuto niente a che fare con lei,il che era strano,dato che per l’appunto era la sua capocasa, non l’aveva mai incontrata fuori dalla sua aula.
Quindi,ricapitolando,se fosse stata una docente aveva preso la giusta decisione per tre volte su quattro,ma se fosse stata una studentessa?







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~Hope™
view post Posted on 10/3/2015, 11:00





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Continuava ad osservare quel tenue bagliore provenire dall’interno del castello e circondare la figura delineandone chiaramente i contorni. Si protese in avanti socchiudendo gli occhi, le pupille si restrinsero nel tentativo di mettere a fuoco l’immagine che le si presentava davanti ma nulla; gli occhi parevano essersi abituati al buio della notte e quel lampo improvviso li aveva destabilizzati, rendendola “cieca” ed impossibilitata a riconoscere lo sconosciuto. Ma chi poteva essere quel folle che si metteva a gironzolare per il castello a quell’ora della notte? *Perché tu cosa stavi facendo prima di essere colta in fragrante Hope?*In effetti non vi era nulla di cosi strano in quella passeggiata notturna. Magari era qualcuno che, come lei, troppo preso dai pensieri, aveva preferito accogliere lo struggente richiamo della notte piuttosto che rifugiarsi al caldo tra le lenzuola. Praticamente poteva dire di condividere lo stesso grado di pazzia con lo sconosciuto, o magari lo stesso guazzabuglio di pensieri nella mente. E se invece qualche adepto dell’Oscuro, che abilmente aveva nascosto il suo volto e la sua indole tra i mille volti degli studenti e dei docenti presenti all’interno del castello, avesse deciso di muoversi, con l’ausilio della notte, attraverso i lunghi corridoi per meditare un altro attacco al castello? Avvertì il muscolo cardiaco muoversi frenetico all’interno della gabbia toracica fino a farle vibrare le Carotidi lungo i muscoli del collo. Era impossibile negarlo, Hogwarts non era più un posto sicuro, non poteva più permettersi di abbassare la guardia, con nessuno all’interno delle mura del castello. La mano dominante afferrò con decisione il piccolo bastoncino di agrifoglio avvertendone la durezza del legno a contatto con la pelle delicata; l’adrenalina prese a fluire libera all’interno del circolo sanguigno azionando quei meccanismi di difesa che per anni avevano permesso agli uomini di superare la selezione naturale e viaggiare attraverso i secoli. Era li pronta, reattiva, attenta a qualsiasi movimento quando una voce, ruppe quel silenzio surreale.
Sono Derek Hide,lei chi è?”..
I muscoli si rilassarono e nel medesimo modo il cuore rallentò il suo lavoro, ristabilendo la situazione iniziale all’interno del suo corpo. Era Derek, uno dei due prefetti di Corvonero che probabilmente effettuava la consueta ronda notturna prima di andare a letto. Inspirò ed espirò a fondo prima di rispondere a quella domanda; era li pronta a schiudere le labbra quando il polso della mano destra si irrigidì portando la bacchetta all’altezza del suo mento, parallela rispetto al tronco e mentalmente pronunciò una formula, ben più chiara di qualsiasi altra risposta. *Lumos* la punta della bacchetta si accese illuminando lievemente il suo viso e in parte quello di lui, avvolti dal buio della notte.
Lo osservò con attenzione, ricordava chiaramente i suoi lineamenti già visti diversi volte, lungo i corridoi della scuola, nell’aula di Difesa e in Sala Comune; eppure non ricordava di aver mai avuto modo di scambiare qualche parola in privato con il giovane Corvonero, brillante esponente della casata a lei tanto cara.
-Perdonami, non era mia intenzione spaventarti. In realtà, vista l’ora, pensavo di non trovare nessuno in giro per il castello, ma devo aver fatto male i miei calcoli- Un’inaspettata folata di vento la fece rabbrividire ma restò immobile, ferma in quella posizione per nulla desiderosa di fare ritorno nel suo ufficio. Non poteva sapere invece quelle che erano le intenzioni del giovane e cosa avrebbe deciso di fare una volta svelato il suo volto. Non le restava che attendere e vedere come si sarebbe evoluta la situazione, eppure una parte di lei desiderava parlava, senza però abbandonare quel luogo in cui la pace e la calma regnavano sovrane insieme al buio ed al silenzio.



 
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view post Posted on 17/3/2015, 14:07
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Ma per quale ragione doveva trovarsi con la Professoressa di difesa, nonché sua capocasa quella notte in quella torre.
Ebbene si la donna rivelò chi fosse, ma non presentandosi ma accese solo un luce con la sua bacchetta e ciò bastò al prefetto che mille e mille volte aveva visto la donna e di sicuro non poteva dimenticarsi i suoi lineamenti delicati.


Socchiuse gli occhi perché non era abituato alla luce,e tra le altre cose gli prese una stretta allo stomaco, in quattro anni non aveva mai parlato con un solo professore al di la delle lezioni, non ne aveva mai sentito il bisogno,ed anche quella sera non ne sentiva il bisogno.

Ma sembrava poco cortese girare i tacchi ed andare via, di certo il prefetto non era conosciuto per la sua affabilità, ma non avrebbe mai mancato di rispetto a qualcuno che fosse studente o docente.

Ma di certo doveva trovare una scappatoia per andarsene, non aveva proprio voglia di parlare, non quella sera….anche se è possibile asserire che quella sera durava da anni.

Ma come faceva ad andarsene? Che scusa avrebbe trovato?


Come mai qui? Se posso chiedere

*Certo che sei strano. Prima volevi trovare una scusa poi inizi la conversazione…chi ti capisce è un genio*

Cosi Derek optò per rimanere, ma quanto sarebbe durata la sua voglia di parlare?
Non si poteva definire un logorroico,ma almeno aveva evitato di fare una brutta figura.

Finalmente abituatosi alla nuova percezione della luce riuscì a vedere meglio la docente che trovava innanzi a lui.
E aspetto una risposta, odiava il silenzio in certe circostanze, si sarebbe accontentato anche di grida di studenti che sferluzzavano fuori dai dormitori.






 
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~Hope™
view post Posted on 17/3/2015, 19:25





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Ma cosa le era saltato in mente? Che senso aveva ricercare la solitudine in un posto colmo di persone? Era chiaro che qualcuno avrebbe deciso di muovere i suoi stessi passi, spinto magari dalla semplice voglia di allontanarsi dalla vicissitudini giornaliere e ricercare invece un barlume di tranquillità e perché no, la soave sensazione del freddo pungente sulla pelle. Del resto, alla fine, quale attrattiva poteva racchiudere in se la semplice torre di Divinazione agli occhi di un ragazzo o di una ragazza non accompagnato? Magari per due innamorati sarebbe stata ben più plausibile una passeggiata sotto il tenue bagliore delle stelle, mano nella mano, cuore a cuore. Trattenne a stento un risolino prima che Derek riuscisse ad accorgersene fraintendendo così i suoi pensieri; in realtà non era avvezza o semplicemente predisposta a comprendere certe dinamiche, lei che di amore non ne aveva mai capito nulla. Non vi era nulla di più affascinante del cielo stellato, senza la capricciosa Luna pronta a dettar legge con la sua abbagliante luminosità, circondati solo da un mare di costellazioni pronte a rivelare la propria storia o la leggenda assegnata ad ognuna di esse; e poi vi era il silenzio, quel silenzio penetrante che come un velo ricopriva ogni singolo punto della vallata protetta dalle maestose cime ancora innevate. Eppure, nonostante tutto, nonostante quei pensieri continuassero a vorticare nella sua mente scelse di proseguire quella conversazione, senza però addurvi una valida motivazione, semplicemente per il gusto di conoscere quel ragazzo assai schivo, riservato e nel contempo brillante che aveva avuto modo di notare nell’insieme. Presa dunque la decisione, con un’abile ed elegante movimento del polso annullò l’incantesimo precedentemente castato e spense la luce, ripiombando così nel buio disturbato soltanto dal tenue bagliore proveniente dall’interno del castello, attraverso la porta lasciata aperta dal giovane. La voce di lui richiamò nuovamente la sua totale attenzione “Come mai qui? Se posso chiedere”. Già, come mai? Perché era il suo posto preferito quando era una studentessa? Perché era a due passi dal suo dormitorio? O semplicemente perché era uno dei punti più alti del castello da dove era impossibile rischiare di non vedere l’orizzonte e da dove, invece, era fin troppo semplice provare a sfiorare il cielo con un dito? Non poteva dirlo con certezza, i suoi stessi passi l’aveva condotta li senza un motivo reale. Come spiegare però quella sensazione al giovane studente? Attese qualche istante finché gli occhi si abituarono nuovamente a quella sorta di penombra poi schiuse le labbra e provò a mettere insieme i pensieri per poter dare una risposta quantomeno sensata. -Perché dall’alto si riesce ad osservare ogni cosa, il cielo pare più vicino dalla cima di una torre e i pensieri passano in secondo piano e perdono d’interesse davanti alla maestosità delle stelle e delle costellazioni che contribuiscono a formare.- Fece un passo in avanti e dopo aver riposto la bacchetta tra la cintola dei pantaloni e la pelle, fredda a causa del freddo che pareva non voler accennare a diminuire, si protese in avanti adagiando la mano sinistra sulla spalla del giovane, mentre con la destra spinse la porta in modo da riuscire a richiuderla e con essa il fastidioso bagliore. Non poteva sapere se Derek avesse deciso di restare con lei o fare ritorno nella sua sala comune, eppure avvertiva lo strano desiderio di convincerlo a rimanere. Sapeva che il buio avrebbe amplificato le sue parole così come il cielo stellato. Mantenne lo sguardo sul ragazzo, sui suoi occhi che riusciva ad intravedere nonostante l’oscurità e che parevano ricambiare lo sguardo, attenti o forse guardinghi, non poteva dirlo con certezza. -Quale attrattiva possono esercitare delle lenzuola e delle calde coperte rispetto a tutto questo Derek?- Abbozzò un sorriso senza però distogliere lo sguardo. -Tu invece? Perché sei qui? Se posso chiedere naturalmente- In realtà non si aspettava una risposta sgarbata da parte del giovane ma era tenuta a metterlo in conto poiché ben poco conosceva di lui. Rimase quindi in attesa godendosi quei brevi istanti di silenzio disturbati in parte dai loro respiri ritmici.




 
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view post Posted on 19/3/2015, 09:08
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Ci fu una pausa dopo la sua domanda, tutto poteva aspettarsi tranne ciò che stava per accadere, era una situazione più unica che rara, il prefetto non si poteva definire uno degli studenti più brillanti della scuola, anche se molte volte l’aveva insignito di tale “complimento”, nonostante egli forse lo era, aveva imparato cosa fosse la modestia, a sue spese aggiungerei, per cui mai aveva in qualche modo dato adito a queste voci con spavalderia, amava studiare, amava crescere come mago, ma non si sarebbe mai sognato che ciò lo rendesse migliore, forse perché così non era in realtà, chi poteva dire cosa rendesse una persona migliore, nulla o forse tutto.
La docente pose la sua mano sinistra sulla sua spalla, sussultò, anche se lievemente poiché non si aspettava una mossa del genere.
La frase della docente in spiegazione del fatto che lei fosse li era a pieno la miglior risposta che aveva mai ricevuto in quella torre, dove mille e mille volte aveva anche trovato coppiette intende a faccende più fisiche e filosofiche.
Poi chiuse la porta, e lo spirito di Derek abbandonò ogni possibile idea di fuga, ormai era li, e fin quando la docente avesse voluto parlare lui sarebbe rimasto, anche perché la discussione si faceva interessante, e poi anche lui aveva qualcosa da chiedere alla docente, ma doveva aspettare il momento giusto.


Da qui è possibile vedere il lago e la foresta, è uno dei posti più belli che abbia mai visitato, per questo lo visito con molta frequenza, mi piace stare qui.

Sentiva il bisogno di spiegare meglio quelle parole, o chissà cosa avrebbe pensato la docente. Forse doveva iniziare a chiamarla con un altro nome, la sua capocasa.
Perché Derek era li?
Bella domanda, perché ama la solitudine come orso ama il miele, perché li aveva la sensazione di essere realmente se stesso, perché era un ottimo posto dove pensare e perché anche studiare quando non c’era troppo vento. Ma sapeva benissimo che quelle risposte erano vere e da bravo “schivatore” di domande rispose in modo più tendenzioso.


Sono venuto qui, perché guardando il cielo, guardando le stelle ci si accorge di quanto piccoli siamo, e che è inutile andare in cerca della grandezza anche aspirando al potere per vie traverse, quando ci sarà sempre qualcosa che è più grande di noi.

Poi Derek volle rispondere alla domanda, che risuonò nella sua mente come retorica, quindi non necessitava di una risposta, ma forse era gli occhi di lei che lo fissavano dritto negli suoi occhi a renderlo un po agitato, era difficile mantenere lo sguardo di una persona che hai sempre idolatrato in quanto docente di una delle materia più belle che avesse mai studiato:Difesa contro le Arti Oscure.Dietro quattro parole, o forse cinque c’era una minaccia ed una speranza, la minaccia dell’esistenza di un pericolo:Le Arti Oscure. E la speranza dell’esistenza di una Difesa.
Era per questo motivo che amava quella materia, era speranza.


Le lenzuola ed il caldo camino della sala comune non riescono a dare risposte convincenti. Io spesso vengo qui per pensare, e guardare il cielo, vedere le stelle, a volte sembra che il cielo si fermi a pensare con te e che nel suo grande ed immenso spazio abbia voluto scegliere te ed aiutarti ad aver risposte che altrimenti non avresti mai trovato in te.

Erano semplici frasi, delle semplici parole poste l’una dopo l’altra al fine di darne significato a chi ascoltava. Derek iniziava a reggere meglio lo sguardo della capocasa, sembrava quasi che ormai fosse una discussione tra pari, non che prima non lo fosse, come persone si è tutte uguali, ma erano i ruoli ad aver appesantito quella mano sulla spalla più di quanto si potesse pensare.





 
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~Hope™
view post Posted on 25/3/2015, 19:54





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Diede tempo ai suoi occhi di riabituarsi all’oscurità, la figura di Derek divenne mano a mano sempre più nitida fino a che non fu capace di distinguerne chiaramente il contorno delle labbra, la direzione dello sguardo e la linea della fronte. Per un istante le parve di essere tornata indietro nel tempo ad una notte simile a quella ma di diversi anni prima; il suo interlocutore era chiaramente cambiato, così com’era cambiata lei in quel lungo arco di tempo. Eppure quella sera come allora si era ritrovata a dover impugnare la bacchetta seppur per motivi diversi, avvolta dal silenzio e dall’oscurità; non avrebbe però commesso gli stessi errori, non si sarebbe lasciata trasportare dall’istinto o dal borioso orgoglio. Aveva voglia di conoscere quel ragazzo timido e silenzioso, un desiderio nato sicuramente dalla casualità che aveva spinto entrambi a muoversi in direzione di quel punto celato agli occhi di molti in cima alla torre di Divinazione. E se invece fosse stato troppo avvento quel suo gesto? Aveva voluto aggirare l’ostacolo chiudendo la porta, trasformando un semplice invito in una possibile costrizione. E se Derek avesse invece preferito fare ritorno nel suo dormitorio? Continuò a fissare il giovane prefetto desiderando come non mai prima di allora di poter leggere nella sua mente fino a trovare qualche che sfatasse una volta per tutti i dubbi che da sola era riuscita a crearsi. A volte odiava se stessa non tanto per quei piccoli gesti istintivi che contraddistinguevano il suo carattere, quanto per i numerosi dubbi che essi riuscivano a suscitare nella sua mente subito dopo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per riuscire a farsi governare completamente dall’istinto senza dover ogni volta dar retta alla ragione; quanto potevano valere tutte quelle incertezze dinnanzi allo scorrere del tempo? Che senso poteva avere tormentarsi con futili dubbi quando sarebbe bastato un attimo per rendere ogni istante indimenticabile? Scelse quindi di non curarsi del suo gesto e di credere che fosse stata la volontà di Derek a spingerlo a restare piuttosto che andare. “…mi piace stare qui” poche parole, una netta conferma, schiuse le labbra e sorrise sperando che il giovane riuscisse a scorgere quella esternazione così palese. Fece un passo indietro fino ad avvertire la barriera artificiale che la divideva dal vuoto sottostante e vi si adagiò senza però distogliere lo sguardo e continuando così a prestare attenzione alle parole di lui. “..guardando le stelle ci si accorge di quanto piccoli siamo..” non preferì parola, controllò ogni singolo respiro affinché non infastidisse in alcun modo quella spontanea esternazione di pensieri. Si ritrovò quindi attratta da quelle parole, inusuali per un ragazzo così giovane, troppo dense di pensieri, riflessioni, sentimenti, da lasciarla spaesata per diversi istanti. Non che non si fosse mai soffermata a riflettere sulla grandezza del cielo e sull’infinità pochezza degli esseri umani, aveva avuto modo di studiare non solo attraverso la scienza ma anche attraverso l’arte e la letteratura. Filosofi, poeti, scrittori, artisti, in molti si era cimentati nella descrizione di quell’immenso mondo sconosciuto che suscitava emozioni contrastanti e assai diverse. “..a volte sembra che il cielo si fermi a pensare con te..” scostò leggermente il viso voltandosi appena e sollevando lo sguardo verso il cielo stellato, maestoso, immobile. Una sensazione di calma e tranquillità l’avvolse interamente e le permise di socchiudere gli occhi per qualche istante godendosi a pieno quell’istante. - Condivido ogni parola, ogni pensiero. Credo che non esistano parole opportune per poter definire l’immensità del cielo con tutti i suoi misteri, i segreti celati da milioni di anni. Sembriamo così piccoli, così insignificanti che ogni problema, anche il più grande si riduce enormemente dinnanzi a cotanto splendore. - La voce era flebile, simile a un sussurro, mitigata sicuramente dal silenzio che come una nuvola li avvolgeva. Di tanto in tanto si udiva il verso di qualche animale provenire dall’interno della foresta, null’altro. Tornò a fissare il giovane studente, i suoi occhi attenti. - Eppure, nonostante questo, tendiamo sempre a ricercare la grandezza, in qualsiasi campo. La grandezza nella conoscenza, nel lavoro senza però accorgerci di ciò che ci circonda. - Non poteva certo definirsi una discorso a parte rispetto ai concetti appena espressi; aveva da sempre ricercato la grandezza, intesa come perfezione, non si era mai limitata alla conoscenza base ma si era sempre applicata per migliorarsi giorno dopo giorno e così avrebbe fatto sempre. - Non voglio in alcun modo sminuire le tue idee, poiché le condivido pienamente. Per me la grandezza sta nella perfezione, nel superamento dei limiti e rispetto a questo non mi sentirò mai piccola rispetto all’universo - Stava vaneggiando? Forse, o forse si era limitata ad esprimere i suoi pensieri così come aveva fatto Derek.




 
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view post Posted on 16/4/2015, 12:00
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Ormai la sua volontà di fuggire si era placata, non aveva voglia di parlare con chicchessia ma voler essere educato era l’unica cosa che lo faceva stare li fermo ad ascoltare le parole della docente, non aveva mai avuto voglia di parlare per il semplice motivo che a volte non si ha niente da dire, o forse era solo la paura che le persone lo conoscessero per chi era davvero.
Ecco cosa lo frenava il più delle volte, la paura, la paura lo bloccava, e così non aveva mai avuto amici, amori, nulla.Molte volte in quella stessa torre si era chiesto se queste cose servissero ad una persona, e molte volte non si era dato una risposta.
Certo era che condividere le proprie opinioni con qualcuno era quanto meno piacevole.
Fece qualche passo verso la barriera che lo separava da una brutta caduta, e da morte certa. Poggio le mani sul ferro freddo, tanto freddo che quasi stava per lasciare la presa, guardò in alto, vide le stelle brillare, e la speranza di cambiare morire nel suo cuore.
Lui era così, un scorbutico prefetto del quarto anno senza una vera e propria coscienza, senza voglia di amare, senza voglia si sentire il calore di abbraccio, senza essere ciò che verrebbe definito una persona gentile.
Ma poi perché doveva cambiare il suo essere?
Forse perché era una semplice corazza posta a difenderlo da qualunque cosa potesse ferirlo, anche se questi fossero state persone, anche se queste persone volevano solo “aiutarlo”.
Ogni volte che vedeva un barlume di speranza questa svaniva repressa dall’odio e dalla sua paranoia di essere un semplice bersaglio.
Non aveva mai vissuto a pieno la vita, o forse non voleva vivere una vita che altri reputavano piena.
Stacco una mano e la passo in mezzo ai capelli, poi con la stessa si gratto la nuca, segno chiaro che ogni pensiero di quel genere era per lui una tortura.
Non disse una parola per alcuni minuti, quanto doveva sembrare stupido in quel momento.
Infine si girò verso la docente ed iniziò.


A volte ricercare la grandezza, o la perfezione, è l’unico ostacolo al vivere in pace.

Che frase, sembrava uscita da un libro, molto bene, aveva detto qualcosa, che avesse significato o meno non aveva importanza, l’unica cosa che gli importava era aver aperto la bocca e non rimanere nel silenzio dei suoi pensieri.



 
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~Hope™
view post Posted on 20/4/2015, 16:49





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Terminò il suo discorso e finalmente il silenzio ricadde su di loro, avvolgendoli completamente. Abbassò lentamente il viso finché le iridi smeraldine ritrovarono lo sguardo attento di lui. Era così strano come l’organismo riuscisse ad adattarsi ad ogni cosa, ogni più piccolo cambiamento dava il via ad una reazione volta a riportare il tutto ad uno stato fisiologico. Nonostante il bagliore fosse tenue e non vi fosse la luce della Luna ad illuminare ogni cosa, riusciva ora ad osservare quel viso come se vi fosse la luce di mille candele ad illuminarlo. Provò quindi ad interpretare la sua espressione, pareva rilassato come se realmente l’idea di restare avesse ormai preso il sopravvento sulla volontà di fuggire ed evitare quindi quello strano ed inusuale discorso; si perché non vi era nulla di scontato quella notte, gesti, parole, uno strano intreccio di scelte che li aveva portati uno di fronte all’altra. L’ennesima folata di vento urtò la sua pelle delicata facendola rabbrividire, eppure l’attenzione rivolta al giovane prefetto parve restare immutata. Chi era quel giovane? Cosa si celava dietro quella maschera di indifferenza che continuava a ostentare? Qual era la sua storia? Ma soprattutto, perché le interessava fino al punto di chiederselo? Derek non era certo il primo studente con il quale si ritrovava a portare avanti un discorso particolare; c’era stata Arya, il giovane ed intraprendente William. Eppure, quelle poche parole pronunciate le avevano permesso di intravedere una sorta di sintonia di pensiero tra lei e quel ragazzo tale da portarla a desiderare di poter continuare quello scambio di battute. Il flusso dei suoi pensieri venne finalmente interrotto dal movimento di lui che, attratto da quel mare di scie luminose, si era portato in avanti fino a raggiungere la barriera fisica sulla quale era a sua volta appoggiata. Lo seguì con lo sguardò finché non si ritrovò a fissare il cielo a sua volta, nuovamente. Le costellazioni erano li, immobili pronte a raccontare la loro storia, ogni notte scrutate da centinaia o forse migliaia di occhi attenti, così come in quel momento si ritrovavano a fare loro. Nonostante questo non riusciva a sentirsi piccola rispetto alla vastità di quel cielo; forse lo era stata, anni addietro, quando aveva permesso a suo padre di prendere in mano le redini della sua vita. Ma non più. Avrebbe continuato a ricercare a pretendere il massimo da se stessa, con tutte le sue forze, ogni briciolo di passione racchiusa nel suo corpo minuto e apparentemente fragile. Le parole di lui la distolsero nuovamente “A volte ricercare la grandezza, o la perfezione, è l’unico ostacolo al vivere in pace”. Abbassò lo sguardo e tornò a fissarlo girandosi lentamente di lato, verso di lui. – Cosa significa per te vivere in pace Derek?Arrendersi? Lasciarsi andare? Abbandonarsi all’ineluttabilità del fato? Quella frase poteva racchiudere in se una miriade di significati, assai diversi gli uni dagli altri. E no, se così fosse stato si sarebbe ritrovata in disaccordo con le parole del giovane.Come potrei riuscire a vivere in pace se ciò che non riesco ad ottenere è ciò che realmente desidero? E’ giusto fermarsi di tanto in tanto ad apprezzare la bellezza delle piccole cose come abbiamo deciso di fare noi questa sera, ma se per vivere in pace intendi accontentarsi di ciò che si ha, beh, non riuscirò mai ad accontentarmi perché a quel punto la vita perderebbe il suo significato più profondo. Se arrivassi al punto di scegliere di accontentarmi smetterei di vivere in qualche modo.Aveva realmente compreso il significato di quelle parole o aveva racchiuso in esse un significato tutto suo, ben lontano invece da quello di lui? Come al solito si era lasciata andare all’istinto, aveva risposto senza fermarsi un istante in più a riflettere. Distolse lo sguardo spingendolo lontano dal bagliore proveniente dal castello, ritrovando così le acque scure e calme del lago che da quell’altezza appariva ben più piccolo di quanto fosse realmente.Non posso fare a meno di ricercare la perfezione. La grandezza la lascio ad altri, non è ciò a cui ambisco, ma non mi dispiacerebbe evitare di commettere errori perché ogni qual volta succede mi ritrovo col mettere qualcuno in pericolo e non è ciò che voglio. Non posso permettermelo.- Inspirò profondamente e poi lasciò andare l’aria lentamente.Qual è la tua ambizione per il futuro Derek?Una domanda semplice ma comunque collegata al discorso intrapreso. Avvertiva la vicinanza del giovane anche senza guardarlo, ne poteva facilmente percepire il calore, il respiro lento e ritmico, semplicemente la presenza.


 
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view post Posted on 17/5/2015, 20:30
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La serata era fredda, il che si addiceva alla perfezione al ragazzo che la stava vivendo, per qualche strano scherzo del destino aveva incontrato laddove era solito stare da solo la professoressa di Difesa, e doveva essere sincere, innanzi tutto con se stesso, la discussione stava prendendo una piacevole piega, d’altronde dando a Cesare quel che è di Cesare, la professoressa era riuscita in un impresa più unica che rara, era riuscita a far parlare il corvonero, certo la discussione non era esattamente personale, almeno fin a quel momento, si parlava di cose che erano più grandi di loro, ma raramente le grandi menti parlano di cose che sono alla portata di tutti, il trascendente di quella discussione faceva sembrare loro piccoli al confronto.
Guardò la docente con grande stima per ciò che aveva detto, lo aveva spiazzato come pochi riuscivano a fare tanto che trovare una risposta divenne complicato, ma non impossibile.


Vivere in pace con se stesso implica trovare qualcosa per cui combattere e combattere fino ad ottenerla, si è in pace con se stessi quando la sera si ha la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era nelle proprie forze per avvicinarsi all’oggetto del nostro desiderio o al nostro obbiettivo, credo che vivere sia come una guerra, come tale fatta di piccole battaglie giornaliere….

Si fermò per riprendere fiato, aveva parlato molto, almeno per lui, ma non poteva fermarsi li doveva continuare il suo concetto per non lasciare nulla caso, e nulla doveva essere lasciato al caso quella notte.

Commettere errori è parte della vita, senza errori e cambiamenti non si crescerebbe….si deve essere sempre pronti ad accettare i cambiamenti ma soprattutto avere la forza di superare i propri errori e farne motivo di crescita personale più che di sconforto.

Aveva concluso quel breve concetto, era certo che il giovane tutto si poteva aspettare tranne che parlare di cose del genere, il significato della vita è tanto inconoscibile quanto difficile da riconoscere, e pur avendo desideri non sempre si hanno gli occhi per vederlo e farlo proprio.
Il futuro, cosa era il futuro?
Non aveva mai pensato al suo futuro, se è per questo nemmeno tanto al presente, aveva vissuto nel passato, perché da quello che gli accadde non aveva mai saputo uscirne, ma quella domanda posta il quel momento era per lui come un fulmine a ciel sereno.


Non ho mai pensato al mio futuro, immagino che essendo al quarto anno e più vicino ai G.U.F.O. di quanto lo fossi l’anno scorso dovrei iniziare a pensarci, ma sinceramente non ho mai pensato a cosa fare.

Era chiaro che il ragazzo era turbato dalla domanda della docente tanto che incrociò le braccia chiaro simbolo di chiusura verso qualcosa o qualcuno che nella nostra mente rappresenta una minaccia dalla quale difendersi.



 
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11 replies since 18/2/2015, 11:34   256 views
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