Fra Noi

VEGLIA DEI SANTI, testi e preghiere

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 2/11/2014, 12:07

Fra Noi

Group:
Administrator
Posts:
1,096
Location:
Convento francescano di Mogliano

Status:


Dal Libro del Levitico (cap. 19-20)
Il Signore disse ancora a Mosè: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo. Ognuno rispetti sua madre e suo padre e osservi i miei sabati. Io sono il Signore, vostro Dio. Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio. Quando offrirete al Signore una vittima in sacrificio di comunione, offritela in modo da essergli graditi. La si mangerà il giorno stesso che l’avrete immolata o il giorno dopo; ciò che avanzerà fino al terzo giorno, lo brucerete nel fuoco. Se invece si mangiasse il terzo giorno, sarebbe cosa abominevole; il sacrificio non sarebbe gradito. Chiunque ne mangiasse, porterebbe la pena della sua iniquità, perché profanerebbe ciò che è sacro al Signore; quel tale sarebbe eliminato dal suo popolo. Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio. Non ruberete né userete inganno o menzogna gli uni a danno degli altri. Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore. Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; il salario del bracciante al tuo servizio non resti la notte presso di te fino al mattino dopo. Non disprezzerai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore. Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. Se un uomo si rivolge ai negromanti e agli indovini per darsi alle superstizioni dietro a loro, io volgerò la faccia contro quella persona e la eliminerò dal suo popolo. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono il Signore, vostro Dio. Osservate le mie leggi e mettetele in pratica. Io sono il Signore che vi vuole fare santi.



LA SANTITÀ (San Massimiliano M. Kolbe)

Falsa è l’idea, abbastanza diffusa, che i santi non siano stati simili a noi. Anch’essi erano soggetti alle tentazioni, anch’essi cadevano e si rialzavano, anch’essi si sentivano oppressi dalla tristezza, indeboliti e paralizzati dallo scoraggiamento. tuttavia, memori delle parole del Salvatore: “Senza di me non potete far nulla”e di quelle di san Paolo: “Tutto posso in colui che mi dà forza” non confidavano in se stessi, ma, ponendo tutta la loro fiducia in Dio, dopo ogni caduta si umiliavano, si pentivano sinceramente, purificavano l’anima nel sacramento della penitenza e poi si mettevano all’opera con un fervore ancora maggiore. In questo modo le cadute servivano ad essi quali gradini verso una perfezione semprebmaggiore e diventavano sempre più leggeri. Allorché santa Scolastica chiese al fratello San Benedetto che cosa fosse necessario per raggiungere la santità, ottenne questa risposta: “Bisogna volere”.


A CHE PUNTO SONO? (Beato Alberto Marvelli)

Come sono passati per me questi anni? Quali progressi ho fatto nella vita spirituale; gli avvenimenti, i dolori, le sofferenze, i sacrifici, le gioie hanno saputo insegnarmi qualche cosa, hanno accresciuto la mia fede, la mia speranza, la carità? Sono progredito, insomma o sono rimasto staticamente fermo o, peggio, ho peggiorato? Voglio analizzare a fondo la vita di questi anni, l’attuale tenore spirituale, voglio fare un accurato e meticoloso esame di coscienza, necessario dopo tanto tempo.
Voglio abituarmi di nuovo a riflettere, a pensare, a meditare, perché sento purtroppo che l’attività intensa di questi ultimi anni è andata a discapito della vita interiore, perché mi accorgo che penso poco, che medito poco, che tiro avanti così alla buona, per tradizione, per abitudine, per inerzia, per spinte estranee, nell’attività professionale e apostolica e politica e caritativa. Sento che i problemi che quotidianamente risolvo non sono frutto di un ripensamento interiore, di uno studio profondo, non sono infine una cosa sentita, sofferta, vissuta, amata, ma una normale, piatta, scialba espressione di una volontà qualunque. A forza di acconsentire, di cedere su qualche punto dei programmi di vita passata, di non approfondire per mancanza di tempo, di voler abbracciare troppo, di voler dare lo spolvero a troppe cose, di volermi interessare di tutto, sto diventando un superficiale, uno che si lascia entusiasmare od abbattere da un discorso o da un articolo, una mezza cartuccia, uno che non ha idee radicate, profonde, decise. Manco di costanza e di fermezza nei propositi, la volontà non risponde più come una volta o forse non ha mai risposto a tono. Abituarsi a esercitare la volontà anche nelle piccole cose è sommamente utile: trascurare questo porta a conseguenze gravi. Non sento più entusiasmo sincero, duraturo per qualche opera, come sentivo per l’Azione Cattolica una volta. Pur dedicandomi a varie attività apostoliche, caritative, assistenziali, politiche, non ho quello slancio che ci vorrebbe, sono un trascinato, lo sento, non un trascinatore, sono un rimorchiato che vive di rendita, per la bontà degli altri, e della fama immeritata di altri tempi. Vorrei lavorare qui, là, vorrei mettere a posto su e giù, ma all’atto pratico se non ricevo l’imbeccata, non marcio. Tutte le idee vengono dagli altri, io sembra che faccia tutto e faccio niente; figuro un attivo degno di essere additato ad esempio, e giro a vuoto, brancolando qua e là, come un mulino a vento, senza concludere. Non do un tono alle mie attività, mi sembrano estranee, pur essendo desideroso di vivere per esse.
Forse è il troppo lavoro professionale? Le preoccupazioni materiali presenti e dell’avvenire? Sì, certo, influiscono non poco, ma è sempre e rimane mia la colpa di questo stato di cose. Più volontà ci vuole, più serietà, più costanza, più studio, più raccoglimento, più meditazione. Qui casca l’asino, è inutile pretendere di voler farsi santi, di essere apostoli, di apparire attivi lavoratori se non si medita, se si corre dietro a ogni pensiero, anche frivolo, se non si è capaci di imporsi un più vivo raccoglimento, un senso critico (buono) di osservazione, un’autonomia di riflessione nei problemi, una sensibilità viva per tutti quei fenomeni spirituali, politici, sociali, religiosi che si verificano intorno a noi. Tutte le idee e le proposte che vengono da una parte si approvano e sembrano buone, le altre si bocciano: perché sono buone, perché sono cattive, quali i lati buoni, quali gli inconvenienti, quali i punti deboli? Bisogna abituarsi a esaminare ogni idea, e studiare e meditare e ripensare. Non voglio essere un peso morto, un burattino che, finita la carica, casca in terra inutile, un fuoco fatuo che si dilegua alla prima brezza contraria, una brina che si scioglie al primo sole. Il Signore mi ha dato una intelligenza, una volontà, una ragione: ebbene, queste devo adoperarle, tenerle in esercizio, farle funzionare. Se non si adoperano si arrugginiscono e si finisce per essere delle nullità, dei terra terra, dei lombrichi che strisciano, senza un’idea buona, geniale, ardita; degli ignavi, a Dio spiacenti.


DONA, O GESÙ MIO, LUCE ALLA MIA LUCERNA! (San Colombano, abate)

Quanto sono beati, quanto sono felici “quei servi che il Signore, al suo ritorno, troverà ancora svegli”! (Lc 12,37). Veglia veramente beata quella in cui si è in attesa di Dio, creatore dell’universo, che tutto riempie e tutto trascende! Volesse il cielo che il Signore [Gesù] si degnasse di scuotere anche me, meschino suo servo, dal sonno della mia mediocrità e accendermi talmente della sua divina carità da farmi divampare del suo amore sin sopra le stelle, sicché ardessi dal desiderio di amarlo sempre più, né mai più in me questo fuoco si estinguesse! Volesse il cielo che i miei meriti fossero così grandi che la mia lucerna risplendesse continuamente di notte nel tempio del mio Dio, sì da poter illuminare tutti quelli che entrano nella casa del mio Signore! O Dio Padre, ti prego nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo, donami quella carità che non viene mai meno, perché la mia lucerna si mantenga sempre accesa, né mai si estingua; arda per me, brilli per gli altri. Dégnati, o Cristo, dolcissimo nostro Salvatore, di accendere le nostre lucerne: brillino continuamente nel tuo tempio e siano alimentate sempre da te che sei la luce eterna; siano rischiarati gli angoli oscuri del nostro spirito e fuggano da noi le tenebre del mondo. Dona, dunque, o Gesù mio, la tua luce alla mia lucerna, perché al suo splendore mi si apra il santuario celeste, il santo dei santi, che sotto le sue volte maestose accoglie te, sacerdote eterno del sacrificio perenne.
Fa’ che io guardi, contempli e desideri solo te; solo te ami e solo te attenda nel più ardente desiderio. Nella visione dell’amore il mio desiderio si spenga in te e al tuo cospetto la mia lucerna continuamente brilli e arda.
Dégnati, amato nostro Salvatore, di mostrarti a noi che bussiamo, perché, conoscendoti, amiamo solo te, te solo desideriamo, a te solo pensiamo continuamente, e meditiamo giorno e notte le tue parole. Dégnati di infonderci un amore così grande, quale si conviene a te che sei Dio e quale meriti che ti sia reso, perché il tuo amore pervada tutto il nostro essere interiore e ci faccia completamente tuoi. In questo modo non saremo capaci di amare altra cosa all’infuori di te, che sei eterno, e la nostra carità non potrà essere estinta dalle molte acque di questo cielo, di questa terra e di questo mare, come sta scritto: “Le grandi acque non possono spegnere l’amore” (Ct. 8,7).
Possa questo avverarsi, per tua grazia, anche per noi, o Signore nostro Gesù Cristo, a cui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.


IL MIO DIO SI E’ FATTO CARNE PER FARMI DIO (Beata Angela da Foligno)
Mio Dio, fammi degna di conoscere l’altissimo mistero che proviene dall’infuocato e ineffabile tuo amore e dall’amore delle tre Persone della Trinità, il mistero cioè della tua santa Incarnazione, da cui ebbe inizio la nostra salvezza. L’Incarnazione compie in noi due cose: la prima è che ci riempie d’amore; la seconda che ci rende certi della nostra salvezza. O carità che nessuno può comprendere! O amore al di sopra del quale non c’è amore maggiore: il mio Dio si è fatto carne per farmi Dio! O amore sviscerato: hai disfatto te per far me nel momento in cui ti rivestivi della nostra carne. Hai disfatto te: non certo nel senso che da te e dalla tua divinità sia venuto a mancare qualcosa! L’abisso del tuo farti Uomo strappa alle mie labbra parole cosí sviscerate! Tu, l’Incomprensibile, che ti fai capire da tutti; tu, l’Increato, che ti sei fatto creatura; tu, l’Inconcepibile, che entri nella mente di tutti; tu l’Eterno Spirito, che ti fai toccare dalle mani degli uomini! Dio, fammi degna di gettare uno sguardo nella profondità di questo profondissimo amore che hai voluto mettere in comune con noi nella tua Incarnazione. Fammi degna, Dio increato, di conoscere il fondo del tuo amore e di comprendere la tua ineffabile carità, che hai messo in comune con noi quando in essa ci hai mostrato il tuo Figlio Gesù Cristo e ih tuo Figlio ci ha rivelato te come Padre. Fammi degna, Signore, di conoscere e comprendere il tuo inestimabile amore nei nostri riguardi fammi capace di penetrare la tuÓ inestimabile e infuocata carità, congiunta a quell’amore profondo con cui da sempre hai prescelto il genere umano a godere della tua visione. O dono che è sopra ogni dono, perché tu sei lo stesso Amore! O sommo Bene, ti sei degnato di farti conoscere come Amore, e ci fai amare questo Amore. Tutti quelli che verranno alla tua presenza, saranno appagati secondo l’amore che ti portano.



LA LUCE DI DIO (Beata Angela da Foligno)

Senza la luce di Dio nessun uomo si salva.
Essa fa muovere all’uomo i primi passi;
essa lo conduce al vertice della perfezione.
Perciò, se vuoi cominciare
a possedere questa luce di Dio, prega;
se sei già impegnato nella salita della perfezione
e vuoi che questa luce in te aumenti, prega;
se sei giunto al vertice della perfezione
e vuoi ancora luce per poterti
in essa mantenere, prega;
se vuoi la fede, prega;
se vuoi la speranza, prega;
se vuoi la carità, prega;
se vuoi la povertà, prega;
se vuoi l’obbedienza, la castità, l’umiltà,
la mansuetudine, la fortezza, prega.
Qualunque virtù tu desideri, prega.
E prega leggendo nel libro della vita,
cioè nella vita del Dio - Uomo Gesù,
che fu tutta povertà, dolore,
disprezzo e perfetta obbedienza.




NE’ PRESUNTUOSI, NE’ CONIGLI (San Luigi Orione)
... Non solo bisogna mantenere le posizioni, ma bisogna progredire, progredire, progredire! Non progredire è regredire! Come della virtù, come della grazia e vita spirituale, e così è delle istituzioni religiose: Non progredire è regredire. Bisogna fare; bisogna fare bene; bisogna fare di più, molto, ma molto di più! Non voglio dei presuntuosi, ma non voglio neanche dei conigli..., non voglio neanche gente fiacca; piccola di testa e di cuore, priva di ogni sana, moderna, necessaria e buona iniziativa, priva del necessario coraggio!
Confidare non in noi, ma in Dio, e avanti con animo alto, con cuore grande, con grande coraggio! Dio assiste e dà la forza! Che temere? Nei servi di Dio non deve mai entrare nessuno scoraggiamento: noi siamo soldati di Cristo, e perciò dobbiamo pregare, Guardare a lui, non temere mai: dobbiamo anzi aumentare un coraggio superiore di gran lunga alle forze che sentiamo: perché Dio è con noi! Non lasciatevi sgomentare dalle difficoltà o dal poco frutto, e state uniti nella carità di Gesù Cristo! La vostra vita sarà piena di tribolazioni e di spine... Ma non dubitate: Dio è con voi, se voi sarete umili e con Dio! Pigliatevi il vostro carico con fede, con viva fede e fiducia nel Signore, poiché il vostro carico vi viene da Dio, e Dio vi sta sempre vicino. Il vostro zelo sia non volubile, non incostante, non a salti, non indipendente, né insubordinato alla disciplina la più rigida, quale deve essere la disciplina vera religiosa; ma sia zelo fervente, costante, illuminato; zelo grande e infiammato, ma prudente nella carità. Ci vuole un illuminato spirito di intrapresa, se no certe opere non si fanno; la vostra diventa una stasi, non è più vita di apostolato, ma è lenta morte o fossilizzazione! Avanti, dunque! Non si potrà far tutto in un giorno, ma non bisogna morire né in casa, né in sacrestia: fuori di sacrestia! Non perdere d’occhio mai né la chiesa, né la sacrestia, anzi il cuore deve essere là, la vita là; là dove è l’Ostia; ma con le debite cautele, bisogna che vi buttiate ad un lavoro che non sia più solo il lavoro che fate in chiesa. Via, via, ogni pusillanimità! Lungi da noi ogni pusillanimità sotto la quale si nasconde, talora, la pigrizia e la piccolezza dell’animo. La pusillanimità è contraria allo spirito del nostro istituto, che è ardito e magnanimo


AMARE LE ANIME (San Luigi Orione)

Non saper vedere e amare nel mondo che le anime dei nostri fratelli.
Anime di piccoli, anime di poveri, anime di peccatori, anime di giusti,
anime di traviati, anime di penitenti, anime di ribelli alla volontà di Dio,
anime ribelli alla Santa Chiesa di Cristo, anime di figli degeneri,
anime di sacerdoti sciagurati e perfidi, anime sottomesse al dolore,
anime bianche come colombe, anime semplici pure angeliche di vergini,
anime cadute nella tenebra del senso e nella bassa bestialità della carne,
anime orgogliose del male, anime avide di potenza e di oro, anime piene di sé,
anime smarrite che cercano una via,anime dolenti che cercano un rifugio o una parola di pietà,
anime urlanti nella disperazione della condanna,
o anime inebriate dalle ebbrezze della verità vissuta:
tutte sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve
tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto.
Vedere e sentire Cristo nell’uomo.



Nel cuore della Chiesa io sarò l’amore (santa Teresa di Gesù Bambino)

Siccome le mie immense aspirazioni erano per un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l’occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una riposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace. Continuai nella lettura e non mi perdetti d’animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte » (1 Cor 12, 31). L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace. Considerando il corpo mistico della Chiesa non mi ritrovavo in nessuna delle membra che San Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l’amore è eterno. Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.


LAVORARE SOLO PER IL TUO AMORE (S. Teresa di Lisieux)

Mio Dio, Trinità beata, desidero amarti e farti amare,
lavorare per la glorificazione della santa Chiesa e la salvezza delle anime.
Desidero compiere perfettamente la tua volontà e giungere al grado di gloria
che tu nel tuo regno hai preparato per me.
Sento nel mio cuore immensi desideri ed è con fiducia che ti chiedo
di venire a prendere possesso della mia anima.
Resta in me come nel tabernacolo.
E se qualche volta dovessi cadere, il tuo sguardo divino purifichi subito la mia anima
bruciando ogni imperfezione, come il fuoco che trasforma in sé tutte le cose.
Mio Dio, ti ringrazio di tutti i doni che mi hai elargito, in particolare di avermi fatta passare
attraverso il crogiolo della sofferenza.
E’ con gioia che, nell’ultimo giorno, ti contemplerò, glorioso, con lo scettro della croce.
rreno spero di goderti nel tuo regno;
ma non voglio ammassare meriti per il cielo;
voglio lavorare solo per il tuo amore nell’unico desiderio di farti piacere,
di consolare il tuo sacro Cuore
e di salvare anime che ti ameranno per sempre.
 
Web  Top
0 replies since 2/11/2014, 12:07   68 views
  Share