| james not jemas |
| | Dopo le feste e le pause natalizie si ripresentano tutte le cose dure e difficili dell'anno, ma per fortuna anche quelle un po' più morbide e (spero) piacevoli. La 12ma puntata di Vintage Topic quindi riparte con la rece dell'inizio del 3rd run claremontiano di già 10 anni fa Ma lasciamo il doveroso spazio alla magistrale rece di Lawyer ed i pochi, ma splendidi interventi di HPL, Genis Vell, Salvador ed altri in un topic che potete leggere integralmente cliccando qui e continuare cliccando qua e godere di vari interventi di forumisti bravi bravi bravi e... presenti qui anche oggi Buona lettura. The Lawyer: CITAZIONE "The End of History: Pt. 1 The End of History: Pt. 2 - Death & the Maiden"
Chris Claremont - Storia Alan Davis - Matite Mark Farmer - Chine Mike Marts & Stephanie Moore & Cory Seldmeier - Editors Joe Quesada & Dan Buckley - Chiefs
Inizia con questi numeri il 3rd Run di Chris Claremont sugli X-Men, anche se forse sarebbe più preciso definirilo come il 4th Run, visti i 46 numeri (53 contando l'Annual del 2001, i 4 numeri di XXM: SL ed i due numeri di XXM: X-Posè), un run che parte sotto i riflettori della curiosità, delle polemiche e con un pizzico di nostalgica aspettativa.
Dico subito che questo rilancio di Uncanny X-Men è (per quel poco che si è visto) eccellente.
Uncanny X-Men # 444 è l'episodio di (ri)partenza, che deve fare i conti con diverse realtà ed esigenze. Prima di tutto la continuity che - finalmente ritornata - pone CCL a dover produrre contemporaneamente un episodio di rilancio, che sappia tirare le redini delle vicende pregresse, che esponga un po' lo status e che tenga conto del fatto che temporalmente la sua storia si svolge dopo Astonishing X-Men # 1 e prima di X-Men # 157. Il che forse è la causa di quello che è l'unico vero difetto dell'episodio ovvero il senso di compressione. Sia chiaro: nessun problema di leggibilità di comprensione o di impallamento così come si vide nel 2nd Run del 2000, ma evidentemente numerose scene e plotlines che partono. Questa volta però accompagnate da un Claremont molto lucido, che evidentemente sa cosa fa, cos'hanno fatto e stanno facendo gli altri scrittori, dove va e da dove viene, quindi col dominio totale della situazione ..... un Claremont assolutamente non prolisso, dai dialoghi perfetti, calibrati e sempre in bilico tra sottinteso, rimando alla continuity ed all'inside joke. Un Claremont maestro di sceneggiatura, capace di rimandare e riassumere in un solo pannello ed in pochissime parole lo status di plotlines di mesi ..... per tutti il rimando alla storia tra Ciclope ed Emma che appaiono sostanzialmente in un pannello in ombra e che fa da ponte perfetto tra AXM #1 e XM #157. Eccellenti le interazioni e le piccole novità: una Rachel Summers incazzata con Emma ed un Wolverine parimenti rancoroso con Ciclope. Qualcuno ha criticato sopratutto due scelte narrative: la scena iniziale della partita di baseball e la scena dell'intervento del team degli X-Men in Arabia. Per quanto riguarda la prima, non c'ho visto nulla di male. E' vero, è un clichè degli X-Men, ma è perfettamente funzionale a spiegare ed a mostrare i diversi personaggi spiegando al lettore neofita chi e cosa sono. Poi, mi vien da dire ...... ma è proprio necessario che tutto e subito ci siano delle cose sconvolgenti? Possiamo pretendere che uno scrittore classico e fondamentale come lui possa trasfigurarsi in un novello Grant Morrison oppure è semplicemente più logico e legittimo aspettarsi che sappia fare tesoro del lavoro di qualità altrui? Per quanto riguarda la seconda soluzione, farà piacere molto ai fans della continuity che hanno letto con affetto il suo run sui Fantastici Quattro: effettivamente è la parte un po' più debole della storia diretta sopratutto a dare un po' d'azione (anche se sono sicuro che avrà un suo senso in futuro). Ottimo invece lo trasfondere il permanere della diffidenza e dell'odio per i mutanti anche nella nuova situazione globale post Terremoto-Morrison.
Uncanny X-Men # 445 riparte proprio da questo dato, con una scena molto bella e cruda caratterizzata da una sinergia immagini e parole da favola in cui Claremont coglie anche l'occasione per reinfilare uno dei suoi personaggi preferiti, Carol Danvers/Miss Marvel. Assai interessante è poi l'inizio di una sottotrama su una possibile love-story tra Tempesta e Nightcrawler: idea buona .... che fa molto "La Bella e la Bestia", ma che mi fa fare un'osservazione critica ....... la Tempesta che per ora vediamo in questi due episodi sembra non tenere conto di quanto accaduto a Lei stessa durante l'arc "Arena" di XXM .... essendo però lo stesso CCL l'autore, ritengo sia semplicemente un qualcosa che avrà una sua futura motivazione, visto anche l'utilizzo di Callisto (modificata) su Excalibur. La cosa esaltante è però la vera trama principale dell'intero story-arc, ovvero il riprendere in mano le fila del lato britannico dei mutanti con la ricerca di Brian Braddock/Capitan Bretagna da parte di Bishop, Marvel Girl/Rachel Summers & Cannonball che porterà all'arrivo/ritorno alle massime scene di uno dei personaggi villains più affascinanti e storici ..... La Furia. E' emozionante vedere come Claremont sappia amare e dimostrare il proprio rispetto per le migliori opere e creazioni di autori come Frank Miller, Grant Morrison e qui .... Alan Moore. Direttamente recuperata dal grande run di Moore su Capitan Bretagna (proprio con Alan Davis ai disegni), ecco un personaggio che sarà un vero problema, visto che è praticamente invincibile. Il finale, il cliffhanger è puro CCl di qualità: Sage - personaggio che CCl in questi due numeri tiene nell'ombra ma donandole un fascino altero ed unico, quasi di vera mente coordinatrice degli interi X-Men - che si accorge di avere dato strada ad un qualcosa di devastante ed invincibile .......... Un Claremont eccellente tanto in sceneggiatura, quanto in ritmo e dialoghi e meno compresso del precedente numero, il che giova perchè permette un fluire ancora più forte ed appassionante della storia, senza mai concedersi a facili e modaiole dilatazioni narrative.
Se questi sono i pregi delle storie, non posso esimermi dal parlare dei disegni. Alan Davis sta producendo materiale di una qualità incredibile, degno dei suoi run migliori: segno perfetto, dinamico, dettagliato e forte, capace di traspondere tutte le sottigliezze .... ed uno storytelling incredibile, pur sempre in una costruzione della tavole variata e mai annoiante. La sinergia con Claremont è pressochè perfetta, e la passione ed il divertimento dei due autori trasuda ogni vignetta ..... è veramente emozionante vedere che si possono loggere ancora X-Men di questo livello .... Un plauso comunque anche ad una vera e propria rivelazione: Frank D'Armata, colorista che si è subito piazzato ai massimi vertici di qualità. Non ci sono UDON (bleah!) o Liquid che tengano di fronte ad una colorazione che pur forte ed efficace non diventa mai troppo pesante o sostitutiva dei tratteggi e delle linee del disegnatore, ma vi si completa ed integra perfettamente.
Beh, lasciatemelo dire, è un grande ritorno ed un rapida e radicale impennata verso i massimi livelli della testata, dopo le cadute di Austen
Voto Finale: 9 - salvador CITAZIONE Sono assolutamente d'accordo con tutto. Cominciando dalla storia, Claremont è davvero in gran forma, e questi due numeri sono stati semplicemente... perfetti. Senza parlare poi dei disegni! Personalmente Alan Davis è al suo lavoro migliore, specialmente se paragonato al suo (triste) run di qualche anno fa. I disegni sono fantastici, le linee leggere, i colori adatti allo stile del disegno, alcune vignette sono davvero incredibili. Basta citare Rogue in UXM 444 quando guida i nuovi studenti nella stanza del pericolo, un primo piano incredibile, oppure poco dopo il primo piano di Tempesta nella stanza del pericolo, così come l'intera sequenza di azione. Oppure lo scontro in Arabia... non vi ho visto niente di male, anzi mi è piaciuta molto l'interazione tra i vari personaggi e lo spiegare "in pratica" i loro poteri senza quantità enormi di didascalie e cose del genere. Ed ancora, le scene in macchina nel 445, il primo piano di Marvel Girl nella grotta ed il suo assalto alla furia, come la stupenda immagine di Emma sconfitta che Rachel si immagina nel 444... Per non parlare dell'eredità di X-Treme X-Men: se da una parte Tempesta è meno "estrema" di come ci appariva prima, è anche vero che Claremont ha aggiunto questo elemento nell'ultimo numero della serie, quando ormai sapeva cosa mettere e cosa non mettere nella sua nuova gestione di Uncanny, quindi credo che lo svilupperà prima o poi. D'altra parte però l'esistenza innegabile della lunga saga x-trema ci appare dalla presenza in entrambi i numeri di Evangeline Whedon, della XSE, del legame tra i membri del team, del ruolo centrale di Sage, degli occhiali x-tremi (che avranno un ruolo più importante nel numero 446, da quanto vediamo nella preview), quindi anche il non aver dimenticato una serie di successo è un elemento molto positivo.
Insomma, questi episodi mi hanno lasciato un piacevole senso di "genuinità", leggendoli ho avuto la sensazione che è così che gli X-Men devono essere, finalmente qualcosa di davvero... coerente con quello che gli X-Men sono stati e continuano ad essere. Genis Vell CITAZIONE Quando il ciclo inizierà in Italia, diventerò un fedele lettore di GIXM (ho sempre letto ristampe e arretrati). E' la serie Marvel che aspetto con più impazienza insieme a SPIDER MAN MK (di cui ho già letto l'inizio, davvero bello).
Ho letto anch'io le critiche alla scena iniziale, quella della partita... Critiche gratuite, mi permetto di dire. Come si può giudicare una storia o addirittura un ciclo intero (che spero sia MOLTO lungo) da una scena? Una scena che tra l'altro ci ricorda cosa sono gli X-Men per Claremont... Più che supereroi, ma un gruppo di amici, una famiglia. E finché possono, fanno cose normali. HPL CITAZIONE Uncanny 444.
Numero programmatico, quasi un manifesto non tanto degli X-Men quanto del claremontianesimo. Non sia visto in senso critico questo termine, ma proprio come definizione degli X-Men scritti e voluti dall'autore inglese. Un numero ricco, pieno di situazioni, che tuttavia non è esente IMHO di appesantimenti e scene un poco logore.
"Programmatica" e con un pizzico di polemica è la scena iniziale, non tanto "simile" quanto identica alla scena che apre Uncanny 325. Cosa vuole dirci Claremont con un repechage di questo tipo? Una cosa del tipo "negli anni '90 io non c'ero e ora leggerete quello che avrei scritto io se avessi potuto?", un dire, soprattutto ai lettori "nati" negli anni '90: "conosco la storia, conosco Lobdell, ma questo è l'originale?". Gli spunti sono molti. Personalmente credo che si possa affermare che qui Claremont qualche sassolino dalla scarpa se lo vuole togliere: intanto con la citazione da Draco (storia che non deve avergli fatto piacere), con il recuperare "a fotocopia" (sarebbe interessante conoscere il parere di Davis su questo) una posa in un certo senso simbolica, a causa degli autori che la firmarono (Lobdell/Madureira), dell'unica gestione editoriale che ha visto Claremont completamente assente, e anche con l'atteggiamento bastardello di Rachel Summers, altro personaggio in cui spesso Claremont si è identificato. Eppure Rachel diventa anche l'occasione per dimostrare l'interattività di Claremont con gli altri autori, di fatto riconoscendo e avvalorando lo stato delle cose lasciato da Morrison (la relazione Scott/Emma). Insomma, è un numero che fa la "summa" di Claremont inteso come autore, e dei suoi "buoni e cattivi" personali, i primi sbeffeggiati in maniera molto sottile o altrettanto sottilmente presi in polemica, gli altri "avvalorati", per quanto possa importare essere "avvalorati" da Chris Claremont.
La storia soffre, IMHO, di un eccessivo didascalismo. Deve spiegare molto e Claremont si appoggia a solide soluzioni che, devo dirlo, ho trovato abbastanza noiosette. L'ennesima session nella Stanza del Pericolo, di cui non è mai stato in forse il risultato; certo, serve a moltissime cose: a introdurre i nuovi allievi (Academy X ringrazia) e a stabilire in ogni caso i poteri di alcuni X-Men. Ma questo vecchio lettore dice: che palle. Altrettanto logoro il meccanismo dell'intervento in Arabia. Il finale è telefonatissimo, non c'è tensione, non c'è dubbio, ed è chiaro che gli X-Men, alal fine di un albo così, avevano bisogno di una "vittoria facile " (One Little Victory? ) per chiudere il cerchio, ma questa battaglia è un deja vu dall'inizio alla fine, con l'unica eccezione di Rachel. Battutona "Tu e quale esercito?" compresa (e pensare cosa sapeva fare Peter David con una simile battuta).
Insomma, è sicuramente una buona lettura, e considerate le cause contingenti trova tutte le giustificazioni. Retrospettivamente, manca tutto il senso di mistero e di meraviglia che contraddistinse i due esordi del 2nd run: numeri forse migliori di questo, IMHO, perchè più coraggiosi. Numeri presi singolarmente, intendiamoci, perchè poi il 2nd run andò come andò... Ma forse memore di quell'avventura, Claremont ha voluto andarci con i piedi di piombo. Come dargli torto? Edited by james not jemas - 8/1/2014, 10:45
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