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VINTAGE TOPIC 11, The Glut - parti 1, 2 e 3 - Opera omnia

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james not jemas
view post Posted on 18/12/2013, 10:08




Data la mia assenza causa malanno che mi ha fatto saltare un Vintage Topic, mi farò perdonare con un topic più corposo che concentra ben tre topic passati che potete leggere partendo da QUI.
Siamo all'ottobre 2003 ed Alessandro Bottero e vari altri forumisti "di quelli bravi" :D analizzano la tendenza di qualche anno prima che ha letterlamente sfasciato il mercato del fumetto.
Quale?
Continuate a leggere.


CITAZIONE
Alluvione.

Oggi niente esame di una storia. Oggi breve riflessione su cosa era il mondo del fumetto di super eroi ( in america e di riflesso in italia) agli inizi degli anni novanta.
La parola chiave è “speculazione”. Lo stesso fenomeno era accaduto negli anni ’80, nel mondo delle figurine di giocatori del baseball. Dovete sapere che in America negli anni ’30 le gomme da masticare erano diverse da quelle tipo “brooklyn”. Erano dei rettangoli beli grossi, e venivano venduti in pacchetti da dieci. Nei pacchetti si trovavano anche le figurine dei grandi giocatori di baseball, autentico sport nazionale. Per decenni i ragazzini americani giocarono con queste figurine, allo stesso modo con cui in Italia si giocava con quelle dei calciatori. A partire dagli anni ’60, quando la situazione economica era in crescita, quando i figli del baby boom iniziarono ad avere una disponibilità economica, quando il concetto di nostalgia e di fan cominciarono ad avere un senso positivo, iniziò timidamente a nascere il commercio di queste figurine. La cosa si mantenne a un livello amatoriale per tutti gli anni ’60 e ’70. Poi durante gli anni ’80, non si sa ancora perché, le figurine dei giocatori di baseball si ritrovarono nel mirino di speculatori che devastarono il mercato.
Figurine che prima venivano scambiate tra appassionati a uno/ due dollari, ora improvvisamente valevano 100 o 200 dollari. Le case produttrici, sentito che c’era gente disposta a pagare, iniziarono produrre sempre più figurine, con carte rare, carte speciali, carte così e carte cosà. Le figurine di baseball sembravano un interessante modo di investire parte dei capitali che la Reaganomics stava creando. A un certo punto però la gente si stufò di comprare figurine sempre più costose, e sostanzialmente inutili e le vendite calarono. Gli speculatori, visto che non si alzava più il fatturato di prima, abbandonarono il campo, lasciando rovine e macerie. All’orizzonte si profilava però un campo di intrattenimento ancora vergine alla speculazione fine a se stessa: i comic book.

Fino a quel momento le case editrici non avevano fatto ricorso a trucchi o gimmick per attirare i lettori. Al massimo si utilizzava la copertina di un nome famoso, per attirare l’attenzione del lettore e fargli comprare storie disegnate da artisti meno bravi. Ma era una cosa che tutti sapevano e nessuno si arrabbiava. Se hai comprato la miniserie Beauty & the beast , con la Bestia e Dazzler, perché aveva le copertine di Bill Sienkiewicz, anche se dentro fa cacare, non te la puoi prendere con nessuno. Con l’arrivo della speculazione tutto cambiò. La cosa più vistosa erano le copertine. Le varie case editrici producevano delle cose incredibili. La cosa più innocua erano le variant cover, ossia due versioni dello stesso albo, diverse solo per la copertina. Ma il delirio raggiunse vette da brivido in poco tempo. Altro che copertine “ovizzate”! Metallizzate. A rilievo ( giuro che la copertina di Catwoman 1 dei primi anni ’90 era a rilievo, e aveva i “rilievi” nei punti giusti…). Fosforescenti! Sagomate! Con un buco che passava da parte a parte l’albo, per simulare una pallottola! Plastificate con i trasferelli (due albi DC Comics ebbero questa copertina, di cartoncino più rigido del normale , dove potevi giocare con i trasferelli di Superman e Lobo). Col velluto! (la mitica copertina di Lady Death Lingerie Special collected edition!) E per due /tre anni la gente abboccò. Mente criminale suprema fu la Image che ala sua nascita doveva in qualsiasi modo attirare i lettori. Jim Valentino le pensò tutte. Ogni numero di Shadowhawk prima miniserie aveva un gimmick più folle dell’altro. Copertina metallizzata a rilievo.
Copertina fosforescente. Copertina che si allungava e diventava una simil-maschera da Shadowhawk. Delirio. Anche la Marvel però ci diede del suo. Tom De Falco, fedele al motto “meglio un dollaro oggi e uno domani”, finalmente poté dare sfogo alla sua visione del mondo e inondò il mercato con albi su albi. Parliamo solo di una serie tutto sommato minore come Deathlok, 32 numeri tra l 1991-e il 1994. Aveva senso sprecare per lei copertine metallizzate? E la follia era tale che ogni numero era buono per cercare di abbindolare il lettore.
Anticamente i numeri in cui si supponeva le case editrici avrebbero inserito qualche sorpresa all’interno dell’albo erano il 100, il 200, e così via.
Poi si arrivò a festeggiare anche il numero 50, il 150…
Poi, forse anche perché la vita media di una serie si abbassava sempre più, anche il numero 25 di una serie diventò una ricorrenza. Ma il ridicolo si tocco, quando anche il numero 12, ossia UN ANNO di vita di una serie, divenne occasione per usare trucchi e gimmick per “celebrare” non si sa che. Celebrazione che però costava cara al lettore, visto che in media una copertina “speciale” costava circa due dollari in più del prezzo normale.

E in Italia? La febbre ci avrebbe colpito, e di brutto, tra il 1991 e il 1995, ma ne parleremo domani.

CITAZIONE
Alluvione parte II

Il buon Albyrinth mi tira le orecchie perché non ho citato Wizard, come fonte e causa del “glut”. Personalmente trovo Wizard un caso a se stante.

Peri neofiti Wizard è una rivista sui fumetti, brossurata, venduta oggi in versione polybagged, ossia incellofanata con una serie di gadget o coupon cartacei acclusi nel cellofan. E’ arrivata a 145 numeri, è assai diversa da quella che era 12 anni fa, ha generato due riviste “sorelle” ( inquest e tonfare), e molte altre iniziative editoriali. Il proprietario di Wizard, Gareb Shamus, un paio sdi anni fa si tolse lo sfizio di fondare una propria casa editrice, la Black Bull, e di pubblicare due miniserie scritte da Garth Ennis (Just a Pilgrim I & II) a dir poco risibili. Wizard può essere tranquillamente visto come il “Sorrisi e canzoni TV “ del fumetto, o se vogliamo il “Tutto”. Se Wizard ne parla bene al 90% sarà un successo. Se ne parla male, allora gli autori e gli editor tremano. Wizard vende tranquillamente oltre 100.000 copie a numero. Ossia siamo al paradosso che una rivista che PARLA di fumetti, vende tre o quattro volte più dei fumetti di cui parla.

Ma cos’era Wizard nel 1991? Poco più di una Fantine, realizzata da due ragazzi che lavoravano in un negozio di fumetti. Grazie a un rapporto di amicizia con Todd McFarlane, all’epoca il numero 1# nel mondo dei fumetti, riuscirono a farsi fare una copertina originale per Wizard 1. Da allora Wizard ebbe un qualcosa in più rispetto ai rivali che nacquero negli ani a seguire. Il grosso successo però iniziò a partire dal numero 10 ( più o meno). Da allora iniziarono a seguir ein modo massiccio e quasi maniacale i prodotti Image & Valiant, scegliendoli perché più “cool” e “trendy” rispetto alla Marvel e alla DC Comics, viste come case di produzione stanche e fuori sincrono con i tempi.

Wizard però non creò la moda delle variant cover o dei gimmick. Diciamo che la seguì e ne colse al volo le potenzialità di imbonimento per i ragazzetti americani, tutto sommato fregnoni. Sono le case editrici che realizzano le cover metallizzate, od “ovizzate”. Wiizard le magnifica, ma se nessuno le producesse, non potrebbe magnificare qualcosa che non c’è.

Dicevo ieri che nei primi anni ’90 l’offerta di super eroi era arrivata a vette mai viste.

Prima della nascita della Image la Marvel era arrivata a detenere oltre il 60% del mercato, sia in termine di copie vendute che di dollari incassati. In pratica era un monopolio dei piani alti, che lasciava alla DC Comics un secondo posto staccatissimo, e alla Dark Horse uno status di casa editrice di “nicchia elegante”.

Si arrivò a proporre oltre 100 prodotti marvel di carta al mese. E le ristampe o i TPB erano pochissimi. Ogni settimana uscivano almeno venti serie. Mutanti, Vendicatori & Soci singoli, Uomo Ragno, Punitore, Eroi Cosmici, what if, what the, Marvel Age ( un “house magazine” per notiziari sulle uscite), insomma un delirio. Se diceva che se eri un commesso di Pizza Hut ( catena di consegna a domicilio) e sapevi fare due sgorbi con la matita, alla prima consegna alla Marvel ti assumevano per un nuovo progetto…

La cosa proseguì per tutto il 1992 e il 1993. Alla Marvel si unì la DC Comics, con decine di nuove serie oggi per lo più dimenticate (Firebrand…Haywire…Outcasts…Justice League Task Force..L.E.G.I.O.N… ecc…) , ma anche case editrici che non si erano mai rivolte al genere super egoistico. Nel 1991 aveva debuttato l’Image, appoggiandosi per il primo anno alla Malibu. Ossia, la Image, casa editrice composta da sette transfughi dalla Marvel, produceva e pagava in proprio gli albi. La Malibu offriva i contatti con le tipografie e la capacità distributiva. Il punto di partenza è Youngblood 1, di Rob Liefeld, l’ispiratore del progetto Image. Storia a dir poco raccapricciante. Disegni spettacolarmente trash. Risultato? Oltre un milione di copie vendute.

Nasceva una nuova era. Sarebbe durata due anni e avrebbe lasciato morte e distruzioni.

CITAZIONE
Alluvione terzo tempo.

Nel terzo ed ultimo attori questo excursus che ci ha allontanati dai mutanti, mi concentro sull’Italia.
Il rapporto editori italiani di fumetti/puttanate per attirare lettori è ampio e variegato.

Tutti sono stati protagonisti nel bene e nel male. Star Comics, Play Press, General Comics, Marvel Italia e poi Panini Comics, Lexy, e ci voglio mettere dentro, tanto per litigare, anche la Magic Press.

Quando uso la dicitura “puttanate per attirare lettori” mi riferisco a un ampio spettro di trucchi, gadget, gimmick, cover variant, che hanno imperato nel mercato dal 1992 (mi pare) fino a tutto il 1995, e che ora si limita a qualche Jumbo Variant Panini Comics, dopo il tentativo Lexy di riportare in auge la tecnica della doppia copertina.

Mi pare che i primi ad usare il trucco della copertina diversa per due edizioni, furono quelli della Star Comics, con un Uomo Ragno Classic 12, che fu presentato nel 1992 in occasione di una Lucca Comics primaverile. UR Classic 12 edizione speciale Lucca aveva una copertina realizzata da John Romita per l’edizione italiana, e sicuramente , visto che era la prima volta che accadeva, aveva un suo senso. Potrei però sbagliare. Come già detto vado a memoria, e potrebbe essere che la storia mi dia torto. Ma quando la storia e la leggenda collidono, vince la leggenda.

All’epoca editor della Play Press vidi con interesse questo trucco. Succube del mercato americano, e facile vittima di qualsiasi cover variant dell’epoca (confermo quanto detto da Kamandi, le cover di X-O Manowar 0 e in generale dei numeri 0 Valiant, tipo Ninjak erano e restano spettacolari) mi piacque l’idea. Anche perché a me la diedero gratis gli zuzzurelloni editor della Star, che all’epoca non erano ancora businessman. La cosa piacque anche a Mario Ferri, e si decise che in coincidenza con le due edizioni di Lucca, primaverile ed autunnale, si sarebbero realizzate delle cover variant di alcuni prodotti. Finché vendevano e c’era qualcuno che le comprava… CHECCEFREGA!
E la cosa folle è che c’erano miglia di persone che compravano DUE copie dello steso albo, pur di avere anche la “Edizione Speciale Lucca XXXX”. Rat-man contro il Ragno non è un fumetto. E’ un documentario. Va detto che alla Play le cose erano un po’ più al … come si può dire… risparmio? Per cui non si realizzavano edizioni speciali aumentando le pagine, o con inserti extra. Ma solo cambiando la cover. Però c’era chi se lo prendeva, e giuro che sei mesi dopo girando per gli stand vedevo le copie di XXXX “Edizione Speciale Lucca XXXX” vendute a un prezzo maggiorato. Qualcuno ha detto “speculazione?”. Io direi “Lo vuoi? Me lo paghi!” Ti pare che il prezzo sia troppo alto? Non lo prendi. E resta invenduto. E dopo sei anni lo trovi a 0,50 centesimi….

A un certo punto però le cose sfuggirono di mano. Mi riferisco a quei sei mesi in cui TUTTE le testate Play Press sfoggiarono una edizione con cover variant. Che era successo? Dobbiamo essere più o meno verso la fine del 1994. Infatti si parla solo di testate DC Comics. Un giorno Mario Ferri arriva e dice il sindacato edicolanti ha stabilito che non è più possibile vendere in contemporanea lo stesso prodotto seriale nelle edicole e in altri punti vendita. Chiedo conferma a Kamandi di quanto detto e di quanto sto per dire.

La cosa ci parve un po’ strana, anche perché nessun altro editore lo faceva. Però l’editore ne era convinto, ed anche molto preoccupato. Infatti da quel che ci disse bisognava lasciare passare un lasso di tempo X tra l’uscita nelle edicole e quello negli altri punti vendita. La cosa era perché le edicole volevano così stroncare la concorrenza di altri punti vendita. Chiaro come una o due settimane di differenza tra la vendita nelle edicole e quella nelle fumetterie e comportato problemi logistici sì superabili, ma a dir poco contorti. Ma Ferri era convinto che le cose stessero così, e che il diktat del sindacato edicolanti fosse insuperabile. Dato che io e Kamandi sapevamo che Ferri conosceva bene quel mondo, provenendo proprio da esso ( edicole e sindacato edicolanti) abbozzammo e si trovò una soluzione.

I prodotti venduti nelle edicole e nelle fumetterie sarebbero stati diversi, perché avrebbero avuto una copertina diversa!

A ripensarci pare davvero una puttanata. In effetti quello che identifica una testata è la Gerenza e il nome di collana o di supplemento. Non la copertina. Per cui se il sindacato edicolanti avesse voluto davvero fare una vertenza alla play ci avrebbe messo circa 0,45678 secondi. Ma la proposta, che a dire il vero non ricordo più se venne da me e Kamandi, o da altri membri del pittoresco entourage Play Press dell’epoca, passò.

E a quel punto a noi CCHECCEFREGAVA? In fin dei conti si trattava solo di trovare DUE copertine per albo e tutto liscio come l’olio. La cosa durò circa sei mesi, e se per albi come Superman o Batman era facile ( presentando tre storie del personaggio non c’erano problemi…), se per Flash ci si poteva alternare con Lanterna Verde (anche se Mario Ferri era fermamente convinto che se il titolo di una serie era Flash in copertina ci doveva essere Flash sennò il lettore si sarebbe inkazzato..), personaggio che era facilmente dimostrabile fosse famoso come Flash, e amato dai lettori, con Lobo le cose furono a dir poco deliranti.

Lobo presentava solo una storia di Lobo, per cui dove si trovava la seconda cover? Si tentava di ovviare con L.E.G.I.O.N., che ogni tanto presentava Lobo in copertina. Mi ricordo però un caso che rimane stampato in modo indelebile nella mia nightmare library personale. Un esponente del pittoresco entourage della play press di quegli anni, non apprezzò la cover variant da me proposta, e senza dirmi nulla, ma con l’approvazione di Ferri, la sostituì con due pagine del fumetto. Per cui su un numero di Lobo edizione fumetterie, la copertina in realtà è una double spread page interna, compresa di baloon. Quando la vidi non ci volevo credere. Vabbé. Grandi momenti del trash italiano.

La cosa durò sei mesi, come dissi, e qualcosa ci insospettì (parlo di me e Kamandi). Eravamo gli unici fregnogni a farlo. Marvel e altri ci osservavano ( ricordo discussioni con editor Marvel Italia un po’ stupiti da questa mossa, e anche divertiti dalle nostre spiegazioni: ”sai, il sindacato edicolanti ha detto che… e allora noi…” “Ah davvero? Beh, allora certo… no. Noi non ne sappiamo nulla…”) e non sempre con occhi benevoli. Alla fine la cosa sfiorì nel nulla. Nessuno dei nostri concorrenti che avevano pertinacemente venduto nello stesso giorno in edicola e fumetteria albi a fumetti con la stesa copertina ebbe problemi. Un complotto?

Ma il capo delle Puttanate è vasto. Si va da oggetti trash imperdibili ( Gli occhiali da sole allegati al numero 0 di X-Force dove li mettiamo?) a chiari resti di magazzino, usati per imbonire il lettore. Leggenda vuole che un giorno sia attraccato a Napoli o Genova, un cargo con un container carico di card Fleer (presumo almeno 100.000 bustine…) , della serie Marvel del 1994, resti di magazzino della Fleer, acquistati dalla Marvel Italia a prezzo di costo, e usati come gadget nelle varie testate Marvel Italia. E le cards king size? O, e chiudo, i famosissimi ologrammi lenticolari del primo Uomo Ragno Speciale natale, vera chicca per tutti gli appassionati di oggettistica inutile.

Pensate che per tenere alto il prezzo di un albo che si può benissimo definire superfluo, venne prodotta solo la versione con ologramma. Cose belle. Cose che forse non si ripeteranno… Forse.

Altre mille cose ci sarebbero da dire. Ma per il momento mi fermo. Nei prossimi appuntamenti tornerò a parlare di Mutanti. Ma prima o poi parleremo dei sapidi editor General Press e dei fumetti Milestone. E Kamandi sa a cosa mi riferisco….
 
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view post Posted on 18/12/2013, 10:30
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Tyrannosaurus Dad

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wow....
forse il più bello (per me) dei vitnage finora!

..sarà perché non richiede di conoscere le storie e gli autori di anni passati :P
molto molto interessante!
 
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james not jemas
view post Posted on 18/12/2013, 10:46




Ho scelto questo tema poiché è "scappato fuori" a margine di una conversazione qualche tempo fa con alcuni conoscenti.
Si potrebbe aprire anche un altro topic oppure IMHO anche allargare il tema in questo.
Il fatto è che, soprattutto in Italia, all'inizio dei '90 ci sarebbe stata davvero la possibilità (oltre alla necessità) di una rivoluzione culturale... ma neanche, meglio dire uno step, un salto di qualità culturale in cui una generazione (la mia oppure anche quella precedente) avesse preso il toro dell'arretratezza dei costumi, della mentalità, della conoscena media per le corna per spingere l'Italia ad un cambiamento, un miglioramento, una vera e propria evoluzione... mutante :D

Come sappiamo così non è stato con il mondo dell'entertainment i mano ai soliti noti che hanno "nazionalpopolarizzato" tutto.
Dalla tv al cinema, dalla narrativa (sempre più snobbata dal grande pubblico) ai fumetti (vedere inizio topic :( ) dallo spettacolo allo sport.
E con una "massa" sempre più inerte, divisa, volgare e inconcludente.
IMHO il coniugare anche a livelli massivi "divertimento" e "apprendimento" sarebbe stato fattibile.
Ma non è stato*.




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* La parola "stato" è volutamente usata in tutti i termini possibili.
 
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