.Vene d' Inchiostro

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 30/4/2013, 19:12     +11   +1   -1
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,033
Reputation:
+6,149
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


Un antico quaderno risalente al 1700, rinvenuto in un vecchio maniero nei pressi di Cork, Irlanda e messo poi in vendita dall'Ars Arcana.
La copertina è piuttosto semplice, ma elegante, di pelle scura; sui bordi una sottile decorazione in argento, come la chiusura che ne preclude i contenuti ad estranei. Le pagine sono vergate da una calligrafia ricercata di un inchiostro blu scuro.
Protetto da un incantesimo, Horus tiene il quaderno dentro il baule, avvolto nel Mantello della Disillusione.
La sua nascita come raccolta di pensieri risale ai momenti successivi alla Battaglia d'Ottobre.



GxuQcH7Sala Comune ~ Giorno III —
Mai finora mi ero reso conto di quanto sia volubile la Mente umana. I pensieri ivi contenuti si ammassano l'un sull'altro, facendomi cambiare umore a seconda del ricordo che si sovrappone. Comincio a credere di stare per impazzire, di non riuscire più a comprendermi. E dunque sono giunto all'unica soluzione che mi sembra possibile per provare a risolvere quest'enigma: scrivere. Ma a chi, mi sono chiesto. L'unica persona con cui, davvero, vorrei parlare è dispersa, chissà dove, tra le braccia di Amon. Così scrivo a me stesso, in quest'antico quaderno che Lysander il proprietario dell'Ars Arcana mi ha "gentilmente" concesso —ad un modico prezzo, non c'è che dire— con la speranza che questo fiume di parole d'inchiostro mi aiuti a capire, ciò che mi sta succedendo.
Sono passati tre giorni dalle mie dimissioni dal San Mungo; sono tornato ad Hogwarts, la mia vita è tornata quella di prima, nonostante si intuiscano i fantasmi e gli echi di una Battaglia che, temo, rimarrà nella Storia odierna. Tre giorni in cui non ho quasi dormito, nonostante gli occhi mi brucino, nonostante la stanchezza che mi assale, impedendomi quasi di rimanere in piedi. Tre giorni d'Inferno. Una metafora? Oh, no. Credo... credo di averlo vissuto davvero l'Inferno, e continuo a viverlo ogni volta che chiudo gli occhi. Un abisso oscuro, nero come la pece, sembra quasi volermi risucchiare l'anima... Mi sveglio sudato, il cuore martellante, sulla pelle ancora la sensazione di sentire quegli aliti gelidi sul viso... urlano, urlano, urlano in continuazione. E per quanto io mi tappi le orecchie, per quanto anche io gridi, non la smettono. Non la smettono un attimo.
La Follia è la cicatrice che mi porterò dietro a vita? Più di quella che solca il mio petto? Ancora mi chiedo, come ho fatto a rimanere in vita, dopo la ferita quasi mortale che mi è stata inflitta? La prima volta che ho sciolto le bende e le mie dita sono scivolate sulla pelle tesa e bianca, non volevo crederci. La mia figura, emancipata, mi guardava dal riflesso dello specchio di fronte a me; un solco profondo, ma sottile mi attraversava dalla clavicola fino all'inguine, attraversando tutto il petto. Al centro, un segno nero, come un bislacco tatuaggio di un indigeno. E lì, capii, capii cosa rappresentasse: Hagalaz.
Come avevo fatto a non accorgermene prima? La studiai a Rune Antiche, ed ora, eccola lì, stampata sul mio petto. Ed è stato in quel momento che è successo, ancora. Il mio volto sullo specchio si è distorto, divenendo un'oscura ombra con un buco al posto della bocca, ho sentito le grida, il Terrore. Quando mi sono svegliato ero a terra, tremante. Un attacco di panico, pensai. Ne ho avuti, anche se mai di così terribili, ma mi capitano. Ma c'è qualcosa di distorto in questi attacchi, le grida che sento, la paura che percepisco è la stessa... di... oh, Anubis, dei condannati a morte. Sento il cuore che batte forte e poi rallenta, sento le forze mancare, il soffio vitale affievolirsi, il rombo del sangue farsi sempre più debole. Continuo a rivivere in continuazione le sensazioni del momento in cui sono caduto, dopo lo scontro? Allora perché, perché è come se fosse amplificato, come se dentro di me ci fossero miriadi di persone sul punto di morte? Perché non riesco a calmarmi? Perché non riesco a dimenticare? Cos'è quel luogo oscuro che visito?
L'unica cosa che sembra darmi sollievo è lei, la Runa. Quando mi sono svegliato in Ospedale, sentivo un vuoto al petto, lo stesso che continuo a sentire ogni giorno, come se tutti i miei organi fossero scomparsi dal loro loco. Una sensazione di soffocamento alla gola mi colse e la mia mano, in automatico, corse al petto, al collo. "Dov'è?" Mi chiesi, e subito dopo aggiunsi: "Dov'è... COSA?". Cosa cercava il mio inconscio? Trovai la risposta lì, sul comodino.
La pietra che strappai dal petto della Creatura di Pietra, come il cuore da un immonda creatura, giaceva sul piano di legno, vicino alla rosa che mia madre aveva portato per me, un regalo alla sua Dea Epona, suppongo, affinché mi proteggesse. Presi la pietra, stringendola nella mano, osservandola attentamente. Inciso un simbolo che a poco a poco la mia mente riconobbe per la Runa Hagalaz. Ero ancora troppo confuso per poter ricordare con precisione il significato della Runa; avrei voluto chiedere a mia madre, ma per qualche strana ragione non l'ho fatto. Mi sono sentito come se quella pietra dovesse essere solo e soltanto mia, sconosciuta a tutti. L'ho stretta a me, sentendomi incredibilmente sollevato, e ho chiuso gli occhi.
Oggi la porto al collo, sotto l'Ankh; se me ne separo, sento che potrei perdermi in quell'abisso oscuro.
Ma ora, ora ho ricordato cos'è Hagalaz.
Rottura. Morte.
... Imploro gli Dei affinché mi proteggano, imploro Thot affinché Egli mi conduca sulla strada della Conoscenza. Devo capire, devo capirmi.



— VOID —



Edited by Horus Sekhmeth - 7/2/2019, 15:41
 
Top
view post Posted on 23/5/2013, 19:07     +3   +1   -1
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,033
Reputation:
+6,149
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


GxuQcH7Rive del Lago Nero ~ Giorno VIII —
Pensavo.
Il che è strano; ultimamente pensare è diventato ancor più difficile. Non è solo la moltitudine di riflessioni che si accalcano l'un sull'altra, smaniose di trovare uno sfogo, no. A quello sono abituato. È... la condivisione della mia testa con qualcosa di... estraneo?
Come se la Runa, Hagalaz, avesse deciso di possedermi completamente, evitandomi di lasciarmi solo. Avevo già annotato dei miei sintomi, della mia ansia al riguardo, ma più vado avanti, più trovo incredibile quanto questo rapporto tra me e quella che sembrava una Runa, non dico banale, ma quasi, stia diventando sempre più profondo. Come se scavasse in me delle radici, dove affondare sempre di più, avviluppandomi tra le sue spire.
I volti, le voci ed un luogo sconosciuto, un posto solitario che sembra pervaso a sprazzi da insolita luce bianca. Una parte di me riconosce quel luogo, tuttavia, non riesco ad afferrarla, come se qualcosa tenesse il suo nome lontano. Credo sia... una sorta di auto-protezione. Il mio subconscio sa cos'è, ha capito, ma sa altrettanto bene che la temo. Questo mi destabilizza. Ma in effetti, cos'è che non mi destabilizza ultimamente?
Sono passati otto giorni dal mio rientro a scuola e trovo difficile riuscire a stabilizzarmi. A volte perdo come consistenza, mi sento svanire, risucchiato da quel Vuoto che sento dentro. Altre volte invece sono confuso, la mia testa è dilaniata da mille voci che cercano di prendere il controllo. Ed in rarissimi casi, invece, riesco a tornare lucido, ad aggrapparmi alla Realtà con disperazione e quasi sempre grazie a Mya, la mia unica ancora di salvezza. Per il resto è tutto come se io fossi un pendolo che oscilla tra dolore e tranquillità, un po' come in quell'aforisma di quell'autore Babbano, Schopenhauer.
Quando mi è concesso, quando la mia mente è sgombra, allora riesco a pensare, a ragionare. Che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto ciò, ormai è palese. Sento fremere dentro di me, sento la Runa agitarsi, comprendo che non tutto è risolto, come la Gazzetta o gli insegnanti vogliono farci credere. Non riesco a capire da dove venga questa consapevolezza, forse da Hagalaz, forse da quel qualcosa dentro di me, ma so altrettanto bene che non sono pazzo, benché certe volte io ne sia convinto e anzi, quasi ci spero, pur di trovare una risposta a tutto questo. Ma non lo sono; e con lucidità ragiono.
Prima di tornare ad Hogwarts sono stato dai miei nonni; mia madre è incredibilmente preoccupata, ogni tanto la scorgevo lanciarmi occhiate in tralice, il suo viso e stanco. Madre mia, perdonami, perdonami per queste preoccupazione. Perdonami per non esser stato in grado di risparmiarti ancora una volta tanta sofferenza. Ma in nella foresta ai confini della villa, dove mi sono addentrato per studiare la Runa, per cercare di trovare un modo per sfuggire a quel dolore, ho scoperto di avere un Potere. Incredibilmente grande, fuori controllo. Forse è quello che mi dilania? Non ho dubbi che provenga da Hagalaz, ma ciononostante mi chiedo: a sua volta, Hagalaz, da dove proviene?
Mentre scrivo, mi fermo a guardare pigramente le rive del lago, increspate dal vento, la mano destra a sfiorare l'Ankh e poi la Runa, come divinità contrapposte, come se in quel gesto potessi trovare risposta. I miei occhi vagano per il giardino e poi si fermano, d'un tratto sul prato. E lì, lì comincio a rievocare teorie e ricordi, che furono soppresse dalle urla che trapassano la mia mente come lampi.
Mi ero posto la domanda di dove provenisse quel Bambino di Pietra che aveva Hagalaz come cuore. E avevo cominciato a trovare risposta, quando sotto questo stesso Frassino un paio di giorni fa mi ritrovai a leggere un libro donatomi dall'ex docente Callum Blue: "Teorie della Trasfigurazione Transustanziale". Si parlava di Colossum, un incanto in grado di ricreare un vero e proprio Golem al proprio servizio tramite elementi del terreno, evocandolo dunque da lì. Quando mi sono deciso a provare quell'incanto, riuscendoci, ho intravisto una luce, una comprensione, in quel golem che nacque dal terreno e si inginocchiò davanti a me. Che il Bambino di Pietra e i suoi fratelli forssero nati da un incanto evoluto, ma di base simile a questo?
L'incredibile potere della Runa, ancora misteriosa, potrebbe esser stato il fulcro per avergli concesso la Magia che altresì quel Colosso non avrebbe potuto avere.... e questo... questo vorrebbe dire che il suo Creatore non fu un Dio come le voci dicono, come lui stesso si è definito, da quanto ho saputo. Ma un Mago. Un Mago incredibilmente potente, certo, ma umano, di carne, di ossa... in grado di esser sconfitto.
Ma da chi?

Ah... no... non ho più tempo, forse... forse ho pensato troppo, loro... li sento, li sento ancora... Oh, Amon, ti prego falli smettere, falli smettere...



— MINDLESS—

 
Top
view post Posted on 10/6/2013, 22:33     +3   +1   -1
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,033
Reputation:
+6,149
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


GxuQcH7Guferia ~ Giorno XIII —

e0OmGaD
È successo qualcosa di insolito, oggi. Debbo assolutamente scriverlo perché, ne sono sicuro, mi sarà utile più avanti. Sono certo che è qualcosa di fondamentale, per riuscire a capire da dove provenga questa Runa e con essa le visioni che ho. Avevo già accennato, in queste pagine, a ciò che ad intervalli irregolari squarcia la mia testa: dal nulla, da un luogo completamente candido ed asettico, a me ignoto, emergono ombre, i volti scuri, ma le bocche rosse e spalancate, le orbite vuote e quegli urli, quelle grida disumane che squarciano la mia testa. Nonostante sia passato del tempo dal mio risveglio, non c'è giorno che io non le veda e le senta: cerco di tenerle a bada, soprattutto a lezione o quando mi trovo con altre persone, ma altre volte è come se io non riuscissi a fare altro che afferrarmi la testa e cadere in ginocchio, mordendomi le labbra per non unirmi a quell'eco di urla. Quando torno lucido, mi sento debole, ho la nausea e il sudore scivola ghiacciato sul collo e sulla schiena. Mi dà conforto solo stringere la Runa, insieme alla benedizione dell'Ankh, pregando intimorito. E in quei momenti l'ansia si dissipa, sebbene il Vuoto che mi congela non accenni minimamente a lasciarmi andare. Va avanti così, da quando ho riaperto gli occhi, giorno dopo giorno. Ma sento che sto cominciando a prevalere, su quella Runa, perché so che tutto è collegato a lei. Ho allenato il mio Potere, so che ora sono in grado di controllarlo: per quanto? Mi chiedo, in ogni caso. Quanto posso ancora dire di essere in grado di utilizzarlo, quanto tempo ho, per raggiungere soluzioni, prima che mi distrugga?
Non so dirlo, non ancora almeno. Ma devo andare avanti, devo trovare delle risposte e le origini di tutto ciò. Di quei Golem, di quell'...uomo... o chiunque egli sia, che si spaccia per Dio ed ha osato invadere la Scuola e le nostre vite.
E proprio oggi, poco dopo cena, mentre ero intento a camminare per i corridoi del Quarto Piano (queste ronde a volte si rivelano dei momenti in cui posso starmene tranquillo, inaspettatamente), è successo. Ho capito subito che qualcosa era diverso, rispetto alle visioni precedenti: il Potere, quell'energia che giace dentro di me,improvvisamente, e fuori dal mio controllo come mai prima d'ora, si è coagulata verso il petto, mi ha stretto il cuore in quella sua morsa ghiacciata e ho sentito il tatuaggio squarciarsi di luce. Prima ancora che potessi impaurirmi, nel timore di rilasciare un'ondata d'aria in grado di abbattere mezzo muro, armature e Pix annessi, sono stato... risucchiato? Sì, direi che è il termine migliore; risucchiato da quel sogno. Non esistevano più corridoi di pietra, né chiacchiericcio lontano di studenti, né arazzi, né quadri: semplicemente, non ero ad Hogwarts. Ciò che mi scorse davanti agli occhi si susseguì come dei fotogrammi, uno dopo l'altro le immagini mi si paravano davanti mentre non potevo fare altro che lasciarmi assorbire. Dapprima, potevo osservare soltanto una striscia di terra rocciosa; mi richiamò alla mente subito immagini di scogliere o altopiani: perché, non so spiegarlo, ma sapevo come so tuttora, che quell'appezzamento rupestre si affacciava sul mare. E non è un'impressione: è verità.
Immediatamente dopo ne ebbi la conferma: si trattava di una scogliera, alta parecchie decine di metri e nei pressi, v'era una costruzione, simile ad una fattoria antica, parecchi prati di un verde lussureggiante a farle da contorno. E poi, così com'era comparso, tutto svanì e io mi ritrovai ancora una volta ad Hogwarts. Ero in piedi, appoggiato alla parete, ma illeso, al di fuori del mio respiro irregolare. Tutto sembrava dirmi che non erano passati più di pochi secondi. Il cuore, liberatosi dal Potere che si era dissolto come quelle immagini, batteva all'impazzata: era un indizio, lo sapevo bene. E così come avevo scoperto che quel luogo era nei pressi del mare, sentii che quel posto mostratomi in quella bizzarra visione era a nord della Scozia, più su della Scuola. Mi sforzai ancora e ancora, cercando di individuare altro, oltre a quella fattoria sulle scogliere. Che siano le Orcadi, nel Mare del Nord? Le visitai anni fa, quando mio padre era ancora con noi. E, vagamente, ricordo paesaggi molto simili. La locazione, coinciderebbe, quindi... tutto è possibile.
Ho deciso di appuntarlo, perché non riesco a togliermi dalla testa quest'istinto che mi dice "Vai a Nord, trova quel luogo". Sento che potrebbe essere l'inizio, fondamentale, per trovare le risposte che ambisco. Dal momento in cui ho avuto quella visione, le ombre hanno deciso di abbandonarmi per quest'oggi, nonostante ora siano passate diverse ore ed il coprifuoco sia, ormai, iniziato da un pezzo. Sono circa le tre del mattino; sono seduto sul davanzale della Guferia a guardare le stelle che si affacciano nel cielo visibile dalla grande finestra e, stranamente, mi sento lucido come non lo ero da tempo. Lucido ed incredibilmente... leggero... almeno, un po' più del solito. Poco mi importa di qualsiasi intruso. Il Mantello di Disillusione giace qui, accanto a me.
Avevo bisogno di pensare, il sonno non è ancora giunto ed io sento una febbrile eccitazione pervadermi da capo a piedi: voglio partire, voglio andare alla ricerca di quel luogo, nonostante io abbia come punti di riferimento solo l'Istinto e quelle visioni. Dovrò attendere, impaziente, la fine della Scuola. Tuttavia, non manca molto, ormai siamo a Maggio inoltrato: posso approfittarne per disporre tutto, per preparare tutto ciò che mi occorrerà in questo viaggio. Ne dovrò parlare con mia madre, non penso che sarà molto felice. Le ho accennato qualcosa, cedendo alle sue insistenze perché mi vedeva "strano". Il suo viso preoccupato si è trasfigurato in dolore: ha il terrore di perdermi, l'ha sempre avuto ed ora come non mai. Mi dispiace ferirla, ma io devo andare. Dovrà capire.
... E... devo parlarne con Mya. Ho bisogno di lei.
Ovunque io vada, metaforicamente e non, ho bisogno di Lei, per non perdermi



— BEYOND —

 
Top
view post Posted on 7/2/2019, 19:49     +4   +1   -1
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,033
Reputation:
+6,149
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:


J4j3yKD
Villa Sekhmeth - Somerset, Inghilterra▴ h. 3:50 am

Preludio


D
omani.
Una parola che ho pronunciato una miriade di volte: “ne riparliamo domani”, “lo scrivo domani”, “domani c’è Pozioni”, “ci vediamo domani”. Un’infinità di possibilità, a volte banali a volte speciali, che giorno dopo giorno si susseguono senza mai fermarsi. Domani è sempre un passo in avanti, un orizzonte irraggiungibile ma che comunica sicurezza; un concetto che ho sempre dato per scontato.
Eppure oggi scrivo queste righe, consapevole che proprio domani la mia vita potrebbe cambiare, chiedendomi onestamente se vedrò qualcosa, oltre al giorno che verrà.
Non ho più aperto questo diario da quando le visioni di Hagalaz hanno trovato una fine che non mi aspettavo. In un primo momento avrei voluto strappare le pagine per i ricordi che mi evocavano, ma ho preferito lasciarle lì, testimoni di una vita che mi sembra lontana anni luce da quello che sono ora.
Ho sorriso amaramente leggendo le ultime righe scritte: “Ho bisogno di Mya”. Ne ero genuinamente convinto, ma ora che le rileggo con un po’ di cinismo negli occhi e nel cuore, mi rispondo che non ho mai davvero avuto bisogno di Mya. Non ho mai davvero avuto bisogno di qualcuno, se non di Lui.
Così domani varcherò la porta di Villa Cavendish: ho passato anni a risentire nella testa la confessione di Aryadne, momenti interminabili che ho speso cercando di aggrapparmi alla speranza. Quella speranza non è mai morta, anche quando ho finalmente capito che tutto questo aveva il volto del Signore Oscuro. Sento che Lord Voldemort —e le mie mani non tremano nello scrivere il suo nome— c’entra qualcosa con la scomparsa di mio padre. Ricordo vividamente, ora, le parole di mia madre quando lo ha scongiurato di non andare, di non tornare a Giza. In tutto questo tempo mi sono chiesto perché papà non le ha mai dato retta, cos’è che lo ha spinto a lasciare me, che avevo poco più di sette anni, e mia madre: l’amore per la Storia? Per la Magia? Per la gloria di una scoperta straordinaria, di un potere inarrestabile?
Il fantasma di questi sospetti, però, si è sempre nascosto davanti la mia giustificazione più grande: lo ha fatto per proteggerci. Ed anche ora, mentre volgo lo sguardo vero la finestra della mia camera e osservo il cielo notturno, sono fortemente convinto che sia così.
Eppure, davanti lo specchio della Sala Grande, al ballo di Natale, ho messo in considerazione di potermi sbagliare e ho fatto una promessa a me stesso.
Non ho idea di quello che mi aspetterà e, forse, va bene così. La Paura che sento albergare nel mio cuore, d’altronde, è abbastanza ben nutrita da tutte le mie ansie che se le dessi altro da mangiare, diventerebbe troppo grande da gestire. Non devo divagare, non devo soffermarmi su cosa sarà, su un futuro che ancora deve arrivare.
Devo solo… concentrarmi sul mio obiettivo e prego gli Dei che mi diano la forza di fare quello che devo, qualsiasi sia la Verità che m’attende, e di rispettare la mia promessa.
Ho chiesto ad Emily di non venire con me anche per questo. Non voglio che veda.
… o forse, semplicemente non voglio che qualcuno mi fermi.
È la mia battaglia; preferisco essere un carnefice piuttosto che la vittima.

Voglio credere che da domani il mio futuro continuerà ad esistere; voglio credere che riuscirò a riportare mio padre indietro, che mia madre mi vedrà tornare a casa salvo. Quel domani, per me, sarà solo l’inizio: di questo sono sicuro.

Come Prometeo, ruberó quel fuoco sí da illuminare l’Oscuritá.

Non so se il mio cuore sarà più leggero della piuma, quando arriverà il momento; spero solo che Osiride capisca e mi protegga da ciò che Seth mi sussurrerà di fare.






Role scheme © ˜Serenitÿ




Edited by Horus Sekhmeth - 7/2/2019, 21:35
 
Top
3 replies since 30/4/2013, 19:12   492 views
  Share