Horses Die Standing

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  1. Namárië
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    Horses Die Standing è un progetto audio-visivo maturato dopo l'incontro tra Marco Monti, sound designer e compositore, e Robert O'Donnell, fotografo e compositore visivo. Horses Die Standing nasce con l'intenzione di raccontare memorie frammentate, storie dimenticate, dettagli insignificanti. Il primo EP, Synesthesya, un doppio CD/DVD contenente quattro tracce audio-visive, è uscito nel novembre scorso. Molto bello.

    Vi scopiazzo la recensione di Björko Dio:
    HDS_Booklet-1_low1

    LISTA DELLE TRACCE AUDIOVISIVE
    1. Anesthetic against unavoidable illuminated possibilities for being alive
    2. We don't actually fear death, we fear that no one will notice our absence
    3. How are we to believe the believers when we don't believe ourselves
    4. After such knowledge, which forgiveness?

    Synesthesya è un altro album post-rock. Altro.
    Gli Horses Die Standing sono Marco Monti, sound designer, e Robert o' Donnell, visual composer. Mai una volta che ci propongano un album registrato da un notaio ed un agente di borsa, cristo.
    L'album vuole essere un sodalizio audiovisivo ("audiovisuale") tra una musica che viene definita "emotional drone" e delle sequenze video dalle tonalità pastello spento, che richiamano un po' le cover degli album ambient/elettronici con cui abbiamo avuto a che fare nell'ultimo anno.
    Le quattro suite di cui è composto quest'album, però, riescono a trascendere la loro parte complementare visiva e a diventare una realtà sonora ideale e profondissima, forti di una grande complessità timbrica e di uno stampo emotivo inattaccabile.
    Lo stereotipo post-rock con cui l'album deve fare i conti è evidente sin dalle prime note di Anesthetic, che si rifanno parecchio ai GY!BE di dieci anni fa, con le voci in radio e il tappeto di tastiera che arranca nel solito carosello nostalgico che ha fatto oramai la storia degli anni '90-'00. Ma è già dal secondo minuto che ci accorgiamo di avere a che fare con qualcosa di completamente diverso, al post-rock si accosta una digressione elettronica/noise che sarà il filo conduttore dell'intera traccia, rendendo futili i miei vaneggiamenti sui GY!BE e rendendo più credibile un accostamento con Our Ghosts, l'uccello verde che è entrato nella top 10 degli album del 2012. Questo cambio di rotta segna indiscutibilmente tutto l'album, che diventa una vera e propria novella drone, che non si sofferma su pochi accordi sterili, ma che si supera in continuazione con suite dalla struttura sempre diversa, ma che conservano un'emotività matura e drammatica.
    E così viaggiamo attraverso quattro lunghi brani che ci sciroppiamo senza nemmeno accorgercene, quasi come se fossero forme-canzone con maglie allargate, che aleggiano in un iperuranio fatto di droni elettronici ed acustici.
    Un nostos incredibilmente bello, da affrontare possibilmente con i video sottomano, ma in mancanza di essi anche solo con i proprio nervi acustici.
    (Post-post-rock).

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