I tipi di fucile subacqueo,di ANTOINE1

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  1. napoleoneIII
     
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    Per chi si sta avvicinando a questo appassionante sport, butto una base per scegliere la parte dell'attrezzatura che più affascina i neofiti: il fucile subacqueo.
    Non è la parte più importante, viene in secondo piano rispetto all'esperienza e all'acquaticità, come pure rispetto alla scelta di una buona maschera subacquea e delle pinne giuste, ma è ciò con cui si va a prendere il pesce, quindi è giusto che attiri così tanto l'interesse. Un po' è come chi guarda la boxe e iniziando a praticarla si informa subito sui guantoni.
    Vediamo rapidamente 'sti guantoni... ehm, fucili!
    Oggi vedremo solo i generi principali, poi uno ad uno vedremo le sfumature dei vari tipi.

    Distinguiamo prima di tutti tra fucili arbalete e fucili oleopneumatici, detti anche “ad elastico” e “ad aria”, poi aggiungerò una nota su quello che è stato "il primo fucile" per la prima generazione di subacquei, i veri pionieri: il fucile a molla.

    Gli arbalete

    hanno un fusto alle cui punte opposte stanno un'impugnatura con sistema di trattenuta/blocco dell'asta e il grilletto (che se premuto disattiva il blocco) da una parte, e gli elastici dall'altra. L'asta si inserisce in un occhiello sulla punta in cui stanno gli elastici e la si fa scorrere sopra il fusto fino al sistema di blocco dell'impugnatura, che con un "click" la blocca in sicurezza finchè non si preme il grilletto.
    Quando il sistema di elastici e impugnatura è un tutt'uno col fusto del fucile abbiamo degli arbalete monoscocca, fucili rigidi che flettono un niente (è a volte il caso dei fucili in legno o carbonio), quando invece il fucile ha le tre parti di testata + fusto + impugnatura, abbiamo l'arbalete classico che tende a flettere un pochetto di più. Questa differenza si riflette non poco sui prezzi.
    L'asta ha due o tre incisioni oppure dentelli (a seconda del modello) e la propulsione è data agganciando l'estremità degli elastici a queste tacche, scegliendole in base alla potenza desiderata. Per farlo, bisogna prendere l'estremità degli elastici e tirarli, allungandoli, fino ad agganciare il ferretto - o il dyneema - che li unisce alla tacca o dentello dell'asta. Le prime volte non è così facile, richiede sempre forza ma molto cambia quando si impara il movimento giusto. Ovviamente cambia la forza necesaria a seconda del diametro degli elastici e, a parità di diametro, della lunghezza del fucile. Ricaricare con degli elastici da 18 mm un fucile da 75 cm è più facile e leggero che ricaricare un fucile da 110 mm (molto più facile).
    Gli arbalete si distinguono anche in doppio elastico e roller. Per entrambi, tra qualche giorno, mi farò aiutare nell'esposizione da un istruttore di pesca subacquea.

    Gli oleopneumatici
    slstar40_cressi_g (fonte immagine questo sitosono fucili costituiti esternamente da un fusto metallico e impugnatura. Si infila l'asta all'interno del fusto e la si spinge con forza fino a "piantarla" quasi tutta nel fucile. Spingendo l'asta si schiaccia un pistone che comprime aria in genere poco sopra le venti atomosfere e che poi si incastra ad un dente di sgancio. Quando si schiaccia il grilletto si sgancia il pistone trattenuto, l'aria è libera di decomprimersi e spinge il pistone a cui e trattenuta l'asta verso la punta, l'asta viene così sputata fuori a grande potenza ed è libera di raggiungere ciò a cui abbiamo mirato... o mancarlo miseramente, dipende :D .
    Se caricare gli arbalete sembra difficile, meglio dimenticarsi gli oleopneumatici allora: bisogna imparare il movimento giusto e imparare a replicarlo in acqua! A parte il caso dei fuciletti da tana - ma se ci si dedica alla pesca sub un po' seriamente li si lascia subito perdere - gli oleopneomatici hanno una loro certa lunghezza e la pressione con cui sputano il dardo è quella che imprimiamo caricando, fattori a cui si aggiunge il fatto che, al momento di caricarli, spingiamo l'asta dalla punta del fusto al fondo, quindi la loro lunghezza risulta duplicata - quasi. Supponiamo di caricare un oleopneumatico da 90 Cm, approssimiamo l'asta della stessa lunghezza: ci troveremo a comprimere un arnese da 180 cm e a doverlo fare con forza. Non è una tragedia, appena si impara diventa facile, ma prima a volte son le comiche...

    La mira

    Mirare è una questione di esperienza, di bravura e di attrezzatura.
    Basta cambiare elastici, cambiare lunghezza o modello del fucile, addirittura cambiare guanti per doversi "riassestare" e ricominciare a centrare il bersaglio. Certi pescatori ci mettono il tempo di tre immersioni, io ci impiego tre pescate. Quando un amico, l'anno scorso, mi ha chiesto di pescare col suo fucile nuovo per svezzarlo (non l'ha mai ammesso ma la verità era che aveva messo degli elastici troppo grossi e non riusciva a caricarlo, e sperava che usandolo glielo "smollassi" rendendoli più morbidi - speranza vana) mi ha rovinato una battuta di pesca in delle secche fantastiche. Quel giorno sarei riuscito a mancare il Titanic!
    Immaginate, quindi la differenza tra il mirare con un fucile arbalete ed uno ad aria. La diferenza principale sta nella posizione dell'asta: nell'abalete la vedi in tutta la sua lunghezza, nell'oleopneumatico vedi solo la punta, e a seconda del modello neanche quella.
    Questo non significa "allora si prende con l'arbalete e si manca con l'oleopneumatico", affatto, è invece tutta una questione di abitudine. Prima di usare l'arbalete io usavo un oleopneumatico: beh, dopo il cambio non ho centrato più niente per un bel po'. Intuitivamente era tutto più facile ma in pratica mi è servita l'abitudine per fare centro. Questa dolora fase di adattamento l'ho riscontrato in praticamente tutti i pescatori che conosco e che hanno fatto questo "passaggio"...
    In conclusione, la mira risulta diversa, ma quel che conta è la pratica.

    Il fucile a molla.
    t_fucile%20polpone (fonte immagine questo sito)
    Se tra la clava e la balestra c'è stato prima l'arco, tra il semplice forcone e i fucili sopra descritti c'è stato lui, l'epico fucile a molla.
    La prima generazione di pescatori, come mio padre, ha avuto l'onore/onere di fare da cavia per tutta l'evoluzione tecnologica della pesca da i tempi di Jacques Cousteau ad ora, e il fucile a molla fu per loro un terremoto: finalmente si poteva sparare sott'acqua! E senza inventarsi improbabili archi!
    Questo tipo di fucile era essenziale: un tubo, una molla, il sistema di aggancio del dado in cima alla molla al grilletto.. fine. La molla, ovviamente, stava dentro al tubo.
    Il principio di funzionamento è basilare: infili l'asta spingendo la molla verso il dentello di trattenuta, che appena raggiunto scatta e la trattiene. Tutto qui.
    Ho avuto l'onore di pescare con questo fucile anche io. Era un tubo in metallo azzurro - colore che avevano tutti quelli che ho visto finora - e sparava un'asta in acciaio che andava scartavetrato e oliato ogni paio di pescate, perchè altrimenti si copriva di ruggine. Quell'asta aveva un diametro spropositato per chi adesso pesca con l'arbalete, pesava tantissimo e non era ovviamente di acciaio armonico: dopo ogni pescata di trovavai a controllare se era ancora dritta o somigliava ad una parabola. Se pescavi molto, potevi calcolarne la curva.
    La gittata, lo ricordo con un sorriso, era limitata rispetto ai fucili attuali, ma non era un'arma inoffensiva, per pescare in tana andava e va bene.
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    Fu comunque un sollievo passare all'oleopneumatico :-)
    Non bisogna credere che perchè si tratta di un vecchio brevetto non esistano più fucili a molla, c'è ancora chi li produce e li vende, e il loro sapore vintage non scalfisce la loro letalità!

    Edited by malauros - 21/12/2013, 16:56
     
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