Quando cerchi un lavoro e sai solo scrivere, Colloquio di lavoro

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Albus Severus Tom Grindelwald
view post Posted on 22/1/2012, 18:44




Aveva deciso da pochi giorni di tornare a vivere nel mondo dei maghi. Quello sviluppato, quello dei Geni, quello dove il più dotato andava avanti. Così aveva smesso i panni di cameriere di un locale scozzese di seconda categoria dove vendevano Whiskey incendiario annacquato per tornare a far parte della vita culturale del mondo magico che più gli mancava. Il punto era: da dove cominciare? Quando era stato chiuso ad Azkaban aveva scritto per una rivistadi storia, quindi forse l'editoria poteva essere la strada da prendere. Infondo aveva scritto molti libri di cui alcuni pubblicati da grandi case editrici, era un bravo scrittore e allora perché un ruolo del genere non avrebbe dovuto fare al caso suo? Così fece delle ricerche e venne a conoscenza di un uomo che poteva fare al caso suo. Aveva preso il suo posto come professore di Storia della Magia e, guardacaso, si occupava anche, in parte, della gazzetta del profeta. Quindi aveva inviato un Gufo e atteso una risposta. Quell'uomo ricordava il suo nome e probabilmente, essendo un collega, forse non avrebbe fato troppo obiezioni, però Tom decise di fare bella figura così si preparò per il colloquio tirando fuori i vecchi vestiti, quelli di quando era un ragazzo di successo. Gli stavano un pochino stretti sulle spalle, forse era cresciuto un po' o forse era tutto quel movimento fisico che aveva irrigidito i suoi muscoli che erano sempre stati ben formati.
Il giorno del colloquio si presentò alla redazione della gazzetta del profeta vestito di tutto punto. Aveva un giacca argentata e dei pantaloni di velluto dello stesso colore, scarpini neri e bastone da passeggio marroncino con, al posto del pomello, una grigia testa di serpente. Portava un cappello argentato con una striscia nera. La camicia nera spezzava in tutto quel grigio ed era sovrastata da una cravatta argentata sulla quale saliva una piccola striscia verde, simile ad un serpente. Il corridoio della redazione era abbastanza affollato e le persone lo osservavano un po' stupite, alcune forse divertite. Certo era inusuale, un ragazzo di ventisei anni pieno di cicatrici vestito in un modo così bizzarro, ma nessuno aveva il coraggio di commentarlo, nessuno bisbigliava perché i suoi occhi incutevano timore, le sue cicratrici raccontavano strane storie. Quella sul collo era così profonda da far sorgere la domanda sul come se la fosse fatta e quella sopra l'occhio era così strana da far salir spontanea la stessa domanda. Tom si avvicinò lentamente al bancone della Reception e guardando la ragazza che era statamessa all'accoglienza al pubblico pensò
*Perché sempre delle ragazze? E poi devono essere per forza carine? Bah*
La fissò per alcuni secondi e poi con un sorriso, di quelli ceh sembrano veri, di quelli che solo lui sa fare così convincenti disse

Buongiorno signorina avrei un appuntamento col capo-redattore. Sono Grindelwald.
Odiava dire il proprio cognome, ma non poté fare diversamente. La ragazza annuì e gli indicò la strada, quando Tom si ritrovò davanti alla porta, un piccolo vero sorriso si accese sul suo volto traviato, stava per ricominciare a vivere e ripartiva tutto da quel colloquio e da quell'uomo che in passato lo aveva sostituito ad Hogwarts. Bussò tre volte e appoggiò la mano sul pomello della porta in attesa di una risposta, mentre nella sua mente le idee per migliorare quel giornale si affollavano. Il cervello era a mille, era carico come non si sentiva da tempo. L'inattività lo aveva intorpidito, ma stare in mezzo alal gente era quello per cui era nato, era nato per colloquiare con persone di alto livello culturale, era nato per soggiogarle con l'intelletto e distruggere i loro pregiudizi. Quella adrenalina nella sfida di ogni giorno gli era mancata e ora circolava libera e aveva risvegliato il suo geniale cervello da un letargo vuoto. Una nuova battaglia stava per cominciare e questa volta nessuno avrebbe fermato Albus Severus Tom Grindelwald. Dentro di lui si rendeva conto che quel comportamento era paragonabile a quello di un bambino, ma non gli importava infondo nessuno lo vedeva in quel momento e nessuno lo avrebbe mai classificato come un debole. Perché lui non si era mai mostrato debole. Ne ad Azkaban quando aveva 16 anni, ne quando suo padre lo torturava ad 8. Ne ora a 26 anni che la vita lo aveva abbandonato e che era solo al mondo in cerca di un nuovo inizio, Tom era stato solo un arma nelle mani del fato, ma ora quel fato era Tom stesso a comandarlo.
 
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view post Posted on 22/1/2012, 19:59
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Ecco, l'ennesima corsa. Erano ormai anni che correva tra Londra, il Castello, Casa, ed il Ministero. Come una trottola, senza pace, correva di angolo in angolo, di quel poligono infernale, poteva farvi poco, in fondo era così, ma non poteva certo dire di avere ancora l'età adatta per quelle attività, così giovanili. La voglia fortunatamente c'era, in fondo tra un borbottio ed una cupa maledizione in Assiro non demordeva, eppure la stanchezza non sembrava volerlo più lasciare. Potevano essere tutti dettagli, certo, eppure... Comparve dal nulla a pochi passi dall'entrata del basso palazzo, sede della Redazione, del Suo Giornale, l'ennesimo incarico di cui si era coraggiosamente fatto carico, nonostante le ultime novità anche in tal ambito. Diversificazione la chiamavano, una bella parola, per certi versi. I due assidui assistenti lo seguivano vigili, reggendo due pesanti valigette di pelle, stipate presumibilmente di documenti, e pergamene. Era in ritardo, ma nessuno avrebbe osato farglielo presente. Sorrise risalendo lentamente la lunga scalinata di marmo che portava al secondo piano, al suo Ufficio. Il sabato mattina si respirava una bell'aria, tranquillità e vaghezza, poca confusione, rispetto al solito, ottima per lavorare quanto meno, con metà redazione a casa, probabilmente ancora a letto. Tra gli svolazzi della lunga veste purpurea, il mantello sotto al braccio, era già arrivata, lo sentiva.
Un giovane uomo attendeva, in un'ampia stanza, elegante e luminosa, davanti all'ufficio che si appropinquava ormai a raggiungere. Qualcosa gli disse che era lui. Non si erano mai incontrati, di quello ne era sicuro, sul resto, vaghezze, e pochi dettagli. Era appena arrivato al Profeta, anni prima, quando la tempesta infuriava intorno a quel nome, forse avevano persino preteso che scrivesse qualcosa di suo pugno a riguardo. Pochi ricordi, confusi, non si era mai interessato a casi di tal orbita, poco gli interessavano, a differenza dei lettori. Avevano divorato per settimane il Profeta della Mattina, e quello della Sera, approfondimenti a non finire, prima che tutto morisse. Come una candela, che improvvisamente avesse esaurito l'ossigeno necessario. Grindelwald, aveva conosciuto l'altro, quello sì. Come chiamarlo? Arricciò il naso, stanco, non gli veniva, ne avrebbe fatto a meno. Cosa poteva mai cambiare? I due lo seguirono silenziosi verso l'ufficio, ritardo per ritardo, se la sarebbe presa con calma. Se non fosse, che era arrivato giusto in tempo, era ormai prossima a bussare, forse l'aveva già fatto, evidentemente le sue assistenti dovevano aver creduto fosse già arrivato. Atlante alla ricerca di documenti dimenticati poteva aver contribuito al malinteso. Tra la sorpresa e l'imbarazzo della giovane segretaria, si fece avanti a passo spedito. Con i nuovi cambiamenti al Ministero, un altro fronte era stato destabilizzato, non che fosse un male in fin dei conti, ma ciò significava nuovo ed ulteriore lavoro, non per lui, certo, il Wizengamot avrebbe proseguito insofferente ai cambi al vertice, ma sicuramente per l'apparato più in generale sì. Un nuovo periodo di instabilità, il passaggio di consegne tra nessuno, e qualcuno. Se ne sarebbero viste di belle, in quanti si sarebbero sentiti in dovere di battere un colpo? Non era il momento di pensarci... Scorse il Mago, lo sguardo scivolò lezioso dalla sagoma, alle vesti, che in realtà fosse semplicemente una gara di eccentricità? Pensare che potesse avere quattro o cinque volte l'età del giovane lo lasciò quanto meno sorpreso, ma imperturbabile guadagnò gli ultimi passi. Ormai c'erano.


Buongiorno a lei...
Mi scuso per il ritardo, arrivo dal Ministero.
Sono Peverell, e questi due miei assistenti.


Sorrise allegro, sibillino e misterioso, con il suo solito tono argenteo, onirico. Le parole fluivano, quasi in metrica, con un ritmo calmo, ma martellante, con strani accenti, e sfumature di significati inaspettati. Le “R” liquide quasi a scomparire, ingoiate da vicini pretenziosi, e spavaldi. Sapeva di Magia, e lontano Nord, fresco e brillante, eppure con tracce di Normanno, che donavano aspetti imprevisti, paralleli alla pronuncia in perfetto anglosassone.
Per certi versi si aspettava un che di germanico, teutonico, forse in ricordo di chi era stato prima di lui, forse una semplice bislacca idea. Stava per iniziare un nuovo gioco.



Finchè riadatto i post in archivio, facciam prima...
 
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Draghinar
view post Posted on 22/1/2012, 20:54




Quanto tempo era passato da quando lei era stata promossa come Vice-Redattrice? Non lo sapeva e non lo voleva neanche sapere, sperava solo di rimanere in quella posizione il più a lungo possibile.
Oggi stranamente si ritrovava dentro alla Redazione, ci passava poco giorni, il suo lavoro si svolgeva per lo più a Scuola, dove il suo Gufo portava avanti e indietro le lettere e tutto quello che era della Gazzetta, ma non si trovava lì per caso ma per assistere a un colloquio di lavoro, di un mago adulto.
Era di nuovo in ritardo, come sempre a purtroppo aveva dovuto aiutare dei ragazzi che avevano sbagliato a prendere gli incarichi, a volte era difficile organizzarsi aveva pochi anni ma era già così in alto e molti credevano che questo non era giusto.
La sua veloce camminata, passare davanti alla Reception per poi dirigersi verso l'ampia stanza davanti all'ufficio del suo Capo-Redattore, nella mente molte idee passavano.
Stava ripensando alle scartoffie da correggere che erano nel suo ufficio e che doveva prendere e mettere a posto prima del suo ritorno ad Hogwarts, le pratiche d'ufficio erano quelle che odiava di più, lunghe e più complicate di come nella realtà sono.
I suoi passi, ritmati, si facevano sempre più pesanti, causa forse della stanchezza? Non ne aveva idea ma la causa principale era forse quel suo perdersi trai suoi pensieri.
Arrivò, i due uomini erano già lì, nella sua mente andò a ripescare il cognome del ragazzo, l'aveva riletto diverse volte per fissarselo bene in mente eppure ora non voleva venirle in mente quindi decisa di optare per un saluto normale.
Si avvicinò Al signor Albus e gentilmente salutò il giovane, che era pieno di cicatrici cosa che la fece rimanere un po' di stucco, ma non chiese niente e gentilmente sorrise.

~» Piacere signor Grindelwald, se non erro, è un piacere fare la vostra conoscenza.
Sono la Vice-Redattrice non che giornalista di questa magnifica Redazione, Ayumo Vanille. «~


La sua mano andò a mettere a posto i capelli corvini che a causa della semi corsa si erano scompigliati.
La mano era di un bianco latteo e vicino ai suoi capelli sembrava ancora più cadaverica, sul suo volto il gentil sorriso scomparve... ora era pronta a seguire attentamente quello strano colloquio
Per fortuna si era ricordata, all'ultimo secondo il cognome.



Mi sono intrufolata per seguire meglio U.u
 
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Albus Severus Tom Grindelwald
view post Posted on 22/1/2012, 21:27




Ho aspettato te che postassi :P

Tom punto i suoi occhi smeraldini sul nuovo arrivato. Peverell un cognome che poteva raccontare un mondo o dirti semplicemente che era un'antica stirpe. Arrivava dal ministero, era un uomo impegnato, era sicuramente un genio, non vi era dubbio. Tom sapeva che non poteva definirsi diversamente un uomo che non doveva più essere nel fiore degli anni, a quanto traspariva dal suo aspetto grigio, eppure si occupava del mondo magico. Nel vero senso della parola. Tom si era informato bene. Capo-redattore alla gazzetta, Professore di Storia della Magia, Membro del Wizengamot. Un uomo di spicco, un uomo importante, un genio in una società in decadenza. In ogni caso qualcuno da farsi amico e chi meglio di Tom ex studente di tassorosso poteva farselo amico? Era o non era il Capocasa della sua amata casata? "Un uomo del suo calibro in ritardo". Si ritrovò a pensare Tom, probabilmente aveva cose più importanti da fare che ciarlare con un 26enne reduce di Azkaban che nella vita aveva fatto tutto a metà e che era riuscito solo a crearsi un posto come Mangiamorte al fianco dell'Oscuro Signore, quello lo aveva fatto bene almeno. L'ultima volta che aveva avuto a che fare con una persona della gazzetta non era andata affatto bene, il ricordo di quel giorno lo aveva assalito in una giornata di Marzo e da allora non aveva più potuto dimenticarlo. Una ragazza, che forse amava, lo aveva intervistato sul suo passato e poi avevano litigato, perché Tom aveva mentito. Mentire gli veniva naturale, come sorridere in quel modo così convincente. E fu quel sorriso che mostrò a quei tre individui. Due inetti e un genio, ecco cosa avrebbero deciso del suo futuro. Prima che però potesse dire qualunque cosa, prima di poter dare più di uno sguardo al suo interlocutore, arrivò qualcun'altro. Uno scricciolo dai capelli corvini e dagli occhi glaciali. Un'età compresa fra gli 11 e i 13 anni, perché Tom con le età ci azzeccava veramente di rado. La osservò per un istante poi le parole che disse gli fecero aggrottare per un secondo le sopracciglia. Quello scricciolo doveva essere speciale per avere un ruolo del genere o, semplicemente, dietro l'immagine di Peverell c'era un uomo più oscuro di quanto sembrasse.
"Scommetto 5 galeoni che è una tassorosso

Si ritrovò a pensare. Una bambina o, al massimo, una ragazzina Vice-redattrice, poco importava,non aveva nemmeno porso la mano nel presentarsi, anche quello era stato meglio. In realtà neanche l'uomo aveva fatto cenni di saluto formale e questo stranì Tom che era abituato a baciamano e strette di mano virili. Si rivolse per una questione di ruoli prima al suo interlocutore diretto

Signor Peverell
le parole uscirono cariche di stima. Non era un lecchino e mai si sarebbe fatto sottomettere, ma stima in quell'uomo ne aveva, infondo era un tipo molto simile al prototipo che Tom aveva in mente di diventare.
Le persone importanti hanno il diritto di farsi attendere, si figuri
Il suo sguardo si mosse fluido dall'uomo albino alla bambina corvina ignorando i due inetti
Il mio nome è sì Grindelwald
disse rivelgondosi a entrambi
Albus Severus Tom Grindelwald. Ma preferirei che mi chiamaste Tom
la mano destra scattò in avanti mettendosi fra Tom e il Capo-redattore. Diversamente dalle credenze in una stretta di mano si possono capire tante cose di un uomo, la sua fibra morale, i suoi intenti. In base a come posiziona la mano si può capire se tenderà a sottometterti o ad essere sottomesso. Dalla sua stretta si può capire anche il suo schieramento nella lotta fra bene e male. Ma non era quello il caso, uno con l'esperienza di Peverell sapeva mascherare tante cose e Tom adorava i giochi difficili. Era di un bel po' più alto di tutti in quel corridoio e la sua schiena ritta, il portamento fiero ela muscolatura troppo sviluppata lo facevano sentire un po' fuori posto. Come ad Hogwarts, quando a 12 anni era già alto un metro e ottanta e vedeva i suoi coetanei come dei pigmei privi di carattere. i Tempi erano cambiati, ora era un uomo e paura era ciò che dovevano provare guardandolo. Sicuramente il taglio sulla giugulare, la cicatrice sull'occhio e quella sul palmo della mano sinistra riuscivano in questo intento. Ma forse ciò che più doveva impaurire le persone era l'anima di Tom, quella parte nascosta, che a volte poteva essere vista nel verde dei suoi occhi, quei pensieri e quelle sensazioni, quelle azioni malvage del passato. In ogni caso ora era in una Redazione e nulla aveva a che fare con il male e il bene o con l'oscurità e la luce, ciò che importava era il suo futuro. La mano era tesa e i suoi occhi verdi erano fissi in quelli del suo interlocutore, per Tom era tutto una sfida, anche divenire giornalista e la prendeva come aveva sempre preso le sfide, con caparbietà e forza. Occhi fermi, mano ferma. In quel suo vestito forse non sembrava più così ridicolo, così strambo, così pacchiano. Forse sembrava solo mascherato, come un giaguaro in attesa fra l'erba gialla della savana, immobile e invisibile, pronto per il suo salto.
 
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view post Posted on 22/1/2012, 23:03
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Ecco, c'erano tutti. Per essere un sabato mattina, qualunque, pareva esservi sin troppa attività, il che poteva essere per certi versi un bene, per altri un male. Che ci faceva tutta quella gente lì, il sabato mattina? Tutto, e niente. Era sempre così, la metà dei presenti era lì per forza di cose, la restante metà era lì a scaldare il posto. Del resto era comprensibile, una Redazione non dorme mai, almeno su carta, erano svegli e ricettivi, ad ogni ora, del giorno e della notte, ma era comprensibile che il sabato mattina regnasse una certa sommessa rilassante quiescenza. In fondo non era incentivata, ma nemmeno ostacolata, era umanamente comprensibile.
Lui aveva i suoi anni, e non credeva alle coincidenze, non vi aveva mai creduto, e non avrebbe iniziato a farlo ormai vecchio. Se la giovane era lì, e non l'aveva invitato, fortunatamente doveva averci pensato qualcun altro. Era del tutto inutile credere di poter iniziare a cambiare al giro di boa, l'età non aiutava certo a cambiare, e non era nemmeno nel suo carattere farlo. Erano gli altri a cambiare, ad adeguarsi, era così da una vita, e così sarebbe continuato ad essere. In fondo aveva fatto abbastanza nel corso della sua esistenza per guadagnarsi qualche diritto, era ormai tempo d'iniziare a spendere ed investire quell'immenso capitale che si era andato accumulando, nel corso degli anni.
Un giovane eccentrico, probabilmente il nipote, uscito dalla tana di un qualche essere imbufalito, che era palese non avesse accolto troppo bene l'intrusione. Come diamine aveva fatto a conciarsi così? Era stato per Anni in Oriente, ne aveva viste di ogni colore e dimensione, fare gli interessi degli altri era qualcosa che aveva sempre trovato affascinante, ma in buona sostanza le energie erano iniziate a venir meno. Non sopportava più il caldo, e trascorrere i mesi girovagando nel deserto non era più raccomandabile. Gli avevano trovato di che fare a Londra, prima il Profeta, poi ad Hogawrts...
Stava divagando, dannazione!
Il giovane Grindelwald, sì...
Sorrise alla giovane, terribilmente giovane, e già sin troppo impegnata, mentre i due anonimi Assistenti erano già lestamente svicolati oltre, sparendo oltre la grande porta dell'Ufficio, in che di serpentesco. Il giovane, non senza una certa sorpresa, gli era stata girata la missiva non molto tempo prima, domanda di assunzione, qualcosa di profondamente... inaspettato? Sì, per quanto fosse ormai ben navigato nella sottile Arte del prevenire i problemi, non tutto poteva essere anticipato, il gioco era nello studiare adeguate contromisure per ogni evenienza. E ci riusciva.
Un tono inaspettato, o forse nemmeno troppo, voleva quel posto, e se lo sarebbe dovuto guadagnare, per quanto in fondo dopo la pubblicazione di qualche Libro, ed una Cattedra, non era nemmeno così remoto presentarsi al Profeta. Era forse la cosa più logica da farsi? Ma perchè così d'improvviso? Che fine avesse fatto? Erano ormai anni che nessuno ne parlava, non che avesse seguito la cosa, non che si fosse nemmeno interessato, era stato già così sufficientemente occupato, eppure il perchè sarebbe stata una bella questione. Era così affascinante analizzare e sviscerare il Quia delle cose, che non avrebbe potuto resistere. Come farlo? Perchè appunto farlo? Se ogni cosa ha una causa, ed una cagion d'essere, assumendo quindi che nulla avvenga per caso, era logico attendersi che anche la venuta del giovane Grindelwald serbasse qualcosa di più, che non il semplice risveglio dello Yeti.
Del resto, che fosse o meno una semplice lusinga, era pur vero che in minima parte avesse ragione, il diritto di farsi attendere, un primo passo di una lunga serie, che andava guadagnato, sudato, per quanto non fosse proprio quel tipo di classico lavoratore... Santo cielo! Era un Peverell! Non l'ultimo villano, semi analfabeta, magari un coltivatore di patate e mais, il suo era sangue normanno!
Sorrise al giovane, mantello e bastone passarono dalla destra, al braccio sinistro, una stretta di mano, difficilmente si sarebbe potuta evitare. Non era da contatto fisico, non era nemmeno da lavori troppo manuali, andava benissimo in compagnia d'un manoscritto, meno con uno spolverino, sicuramente non con una falce. Le dita sottili, affusolate, morbide come la seta, bianche, la pelle tesa per via degli anni, poco più basso del giovane, per quanto non lo si potesse certo definire basso. Afferrò la mano, leggero nella stretta, attendendo la reazione del giovane uomo. Avrebbe significato tutto, e niente. Ma era pur sempre l'inizio del gioco.


Mister Grindelwald, mi creda, non fosse mia intenzione, ma il nuovo Ministro sta sollevando il polverone, insieme ad una valanga di chiacchiere. Benissimo Tom, allora, le presento la mia giovanissima Vice Redattrice, stiamo puntando diciamo su... forze fresche e nuove leve, per compensare almeno in parte vecchie cariatidi, come me, restie al pensionamento... anticipato.
Se non è un problema, la signorina Vanille parteciperà al colloquio.


Non pareva fosse poi una domanda, o almeno non ne aveva sicuramente assunto l'intonazione, che fosse più o meno voluto. La giovane era lì, mandarla altrove sarebbe stato... complicato. Tornò a sorridere candido al giovane, aggiungendo un'ultima postilla, quasi a chiosa del breve anticipo.

Ad ogni modo, io sono Ignotus Albus Edward Peverell, può chiamarmi come meglio preferisce, non farà differenza. Quando vuole, siamo pronti, non aspettiamo nessun altro...

Accennò alla porta spalancata, ed all'ambiente caldo ed accogliente aldilà. Luce, legno, ed il profumo di fiori, nonchè lo scorcio di quelli che sembravano libri, e diversi quadri, e forse l'angolo di quella che poteva essere una scrivania.
Parlava tranquillo, sorridendo, e chiosando, come a trattenersi dal finire in terribili e lunghissime parentesi, che parola dopo parola tendevano le loro insidie, al proceder retto del parlare del pover'uomo. Una lotta impari, che presto o tardi avrebbero vinto.

 
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Albus Severus Tom Grindelwald
view post Posted on 23/1/2012, 14:42




Approfittiamo di questo cambio di ordine ahahah
La mano di Tom si avvolse attorno a quella dell'uomo in una stretta formale poco vigorosa. Doveva solo essereun atto di cortesia, una formalità, non era certo da quello che dipendeva il gioco. Aveva pensato alle domande che quell'uomo avrebbe potuto porgergli, quesiti forse sul suo passato, forse le sue credenziali. Era impossibile che non conoscesse Tom, eppure più di una volta il ragazzo aveva pensato a come doveva elencare i suoi encomiabili risultati. Perché forse pensava di essere stato dimenticato dal mondo dei maghi o almeno dalla parte di quel mondo che contava qualcosa, che aveva a che fare ogni giorno con veri problemi e vere soluzioni da trovare. Invece lui era stato un pezzo bieco e piccolo di una storia che forse non molti hanno letto. Certo per un periodo era stato il pezzo forte di molti giornalisti, alcuni si sono fatti le osse scrivendo di lui, ma ora essere dimenticato poteva risultare reale. Aveva sempre sperato che i suoi libri, prima di qualunque incantesimo, lo rendessero immortale. Come se quelle miriadi di pagine scritte con cura e tanto acclamate a suo tempo potessero fare di lui un immortale, almeno nella memoria dei lettori. Però, probabilmente, quell'uomo non aveva tempo per leggere stupidi trattati filosofici scritti da vent'enni incarcerati ad Azkaban.Comunque se lo conoscesse o no, poco importava, sarebbero stati i fatti a parlare, la grandezza del genio di Tom, perché Tom sapeva di avere un intelletto superiore ai comuni mortali: babbani o maghi che fossero. Il Caporedattore gli disse che stavano puntando su forze giovani e questo era un punto a favore di Tom che non obiettò sull'età della ragazza, infondo gli affari dell gazzetta non gli appartenevano ancora e la cronaca rosa e quella scandalistica non erano nel suo stile. Certo era strano che qualcuno, per esempio la Skeeter, non avesse scritto delle stranezze che erano accadute alla Gazzetta, di questi Baby-Redattori che, ai tempi in cui Tom era ad Hogwarts, erano davvero impensabili. Cosa importava alla fine? Quindi non si fece crucci e alle parole dell'uomo di accomodarsi fece un passo indietro per fare spazio. Infondo quello non era il suo studio e ad entrare doveva essere prima il caporedattore. Il parlare dell'uomo aveva intonazioni strane come di accenti non propriamente inglesi, forse però era una sensazione di Tom e in quelle due frasi sembrava che avesse lasciato qualcosa in sospeso, più che altro prendeva troppe pause mentre parlava, forse era dovuto solamente all'età. Il ragazzo, per far intendere che aspettava prima loro, sorrise e con la mano sinistra indicò l'interno mostrando, senza farlo apposta, la enrome cicatrice sul palmo. La pelle nuova che era cresciuta sembrava stirata e il rosso sotto faceva sembrare tutto il palmo un grossa bolla di sangue che era stata bucata con un ago, come se quella fosse pelle cadente. Era vero che le cicatrici facevano parte della vita di ogni uomo, ma quello che avevo di fronte non era un uomo comune, non era un uomo che aveva combattuto in prima linea, probabilmente Peverell era un che muoveva i fili e non un burattino. Non disse nulla, perché nulla c'era da aggiungere. Non poteva rifiutarsi di partecipare al colloquio per via della ragazza e di certo non poteva dire cose stupide del tipo:"La chiamerò Peverell". Quelle cose sarebbero venute fuori dopo, ciò che importava ora era entrare nell'ufficio e finalmente cominciare a parlare di qualcosa di concreto, non che avessero perso tempo, ma Tom odiava lo stesso quando le cose andavano a rilento, prima ancora che potessero cominciare a farlo, era un essere abbastanz afrenetico, cosa che non traspariva dal suo modo di fare lento e lusinghiero. Il realtà sotto quella pelle poco abbronzata il sangue socrreva più veloce del dovuto, i battiti del cuore erano accellerati e i muscoli tesi, come prima di un duello e infondo sapeva che sarebbe stato un duello psicologico. Il profumo dei fiori arrivò al naso del ragazzo prima ancora che potesse vedere di quali si trattase, era troppo acre per esser di lilla, ma cosa importava dei fiori, ancora pochi attimi, ancora pochi istanti, ancora poche parole e forse avrebbe avuto un futuro, forse la sua stella sarebbe tornata a splendere, quindi cos aimportava dei fiori? L'unica cosa che i fiori facevano capire era che forse l'uomo era più frivolo di quanto non sembrasse o forse attento ai dettagli, infondo sembrare curati nell'abbigliamento e nell'ufficio sono la base per fare una buona impressione, ma non aveva certo bisogno di tali espedienti per fare buona impressione. Così attese che Peverell e la ragazzina entrassero con la testa persa in odori e sensazioni che finalmente tornava a provare. Finalmente era vivo, di nuovo.
 
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Draghinar
view post Posted on 23/1/2012, 22:04




Ayumo ascoltò attentamente le parole del saggio Peverell, lo aveva incontrato diverse volte, in fondo era il suo Capocasa non che Vicepreside dalla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Un personaggio illustre e di immensa saggezza, l'aveva sempre visto come un punto di riferimento e per lei sarebbe rimasto tale per sempre.
Il suo sguardo osservava la scena completa, la stretta di mano tra due signori che sembravano intendersi forse? Non lo capiva ma lo sperava.
Anche il signor Tom sembrava un personaggio dalle alte conoscenze.
Però quella giovane ragazza sentiva qualcosa di forse oscuro, una passato complicato da dove sorgevano quelle cicatrici, il corpo molto sviluppato, chi era realmente quel ragazzo di ventisei anni?
Aspettò il cenno del Professore per dirigersi verso la grande porta che li avrebbe condotti all'ufficio del Capo-Redattore.
L'ultima volta che era stata in quel luogo risaliva a qualche mese prima, quando per la prima volta era entrata nella Gazzetta come Vice-Redattrice non come semplice Giornalista, avevano trattato quella faccenda a scuola e alla fine dopo tutti i mille dilemmi che la Tassorosso era andata per risolvere era saltata fuori anche quest'improvvisa promozione che per lei era molto importante.
Aspettò che i due uomini entrassero prima di lei.
Era una ragazza dalle buona maniere e anche se non aveva salutato formalmente non voleva sembrare di nuovo scortese, anzi prima aveva sbagliato ma pensava di essere in ritardo e non aveva badato molto alla forma e purtroppo questo era un problema di gioventù.
Andò a pensare ancora alle sue scartoffie sulla scrivania e a quelle del signor Peverell che era sempre più impegnato a causa dei suoi ruoli molto importanti, ma in fondo era un gran scrittore di libri storici e anche un potente mago, una persona da rispettare e da elogiare.
La sua mano andò a sistemare di nuovo i capelli della giovane che non volevano rimarne a posto mentre i suoi occhi andavano a dare un ultimo sguardo alla grande stanza illuminata per poi voltarsi e seguire i due uomini.

 
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view post Posted on 24/1/2012, 13:11
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In fondo erano stati lanciati diversi segnali, o il giovane era terribilmente taciturno, e per come era ridotto, era non così improbabile, o semplicemente non aveva colto, il che avrebbe in buona parte inficiato il resto. Avere qualche giovane apprendista, in erba, non particolarmente sveglio, che cercasse di capire se fosse veramente il luogo per lui, era tollerabile, era già capitato, e sarebbe ricapitato, in buona sostanza faceva parte del suo compito, ma assumere un Giornalista era tutt'altra questione. Ed assumere per assumere, non serviva a nessuno. C'erano già abbastanza problemi così, a sufficienza per quattro generazioni, figurarsi coltivarsi una Serpe in casa, un ricettacolo di disastri. Era un tipo estremamente prudente, restio al rischio, ed ai colpi di coda, semplicemente tutto doveva seguire il piano, era una questione spinosa, scontata, ma di fondamentale importanza. Tutto doveva seguire il piano, diabolico o meno che fosse. Le variabili impazzite venivano meticolosamente individuate, ed annientate. Certo, non andava più di moda, i tempi erano cambiati, l'anima d'artista era valutata più d'un'oncia d'oro, in Francia se ne tessevano lodi sperticate, in Italia avevano sempre avuto quei problemi, ed il Ministero era in fermento. Non gli interessava, erano gli altri ad adeguarsi, se venivano richiesti i suoi servigi, quello era il prezzo da pagare, e poche storie.
Tornò a sorridere al giovane, per poi procedere, all'interno dell'ampio ufficio. Un'ampia stanza, foderata di pannelli di quercia tirati a lucido con incredibile perizia, qualche quadro, due pareti interamente coperte da austere file di libri, le coste bianche e nere in perfetta simmetria, intervallate qua e là da suppellettili strane, e particolari, indubbiamente antiche. Sul fondo, due enormi finestre, alte sino alla volta, affrescata, lasciavano entrare un mare di luce, schermata in parte dagli ampi tendaggi. Due ambienti, una prima parte con bassi divanetti, ed un tavolino di cristallo, con un generoso vaso di rose e gigli, una seconda parte, con un'ampia ed imponente scrivania, coperta da ordinate pile di carte, due poltrone davanti, ed una terza dall'altro lato. Un trespolo dorato, diserto e spoglio, sostava alle spalle di tutto, sullo sfondo.
Proseguì insofferente sulle lastre di marmo bianco, lasciando il lungo mantello, ed il bastone sul primo divanetto, avanzando verso il fondo, verso la scrivania. Per quanto fosse un colloquio anche di piacere, non erano lì solo per quello. Andavano prese delle decisioni, e per quanto fosse di buon umore, il tutto era terribilmente serio. Guadagnata che ebbe la scrivania, tornò a voltarsi verso i giovani ospiti. Che in fondo fosse tutta una gara al più giovane? Che l'intera popolazione dell'impero contasse su un generoso 99% di giovanissimi? Quanto era probabile, o possibile? Beh, non era il momento di pensarci...


Prego, accomodatevi.
Posso offrirvi qualcosa? Assicuro avere un'ottima riserva, mi piace curare i dettagli.
Mentre, venendo con calma al sodo, come penso si sarà preparato,
lei vuole un posto nella mia Redazione, ma io voglio sapere il perchè...


Ecco, l'inizio delle danze, affabile come pochi istanti prima, brusco come la lama del boia, era iniziata.
Il giovane sarebbe stato convincente?
In fondo, doveva esserlo.
Quante volte si era preparato il discorso?
Era tempo di rinfrescarlo, con un pubblico.


 
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Albus Severus Tom Grindelwald
view post Posted on 24/1/2012, 15:56




La stanza era come avrebbe potuto prevederla ma diversa da come se la sarebbe immaginata. Infondo l'arredamento, come il vestirsi, è parte del nostro essere ed è quindi un biglietto da visita come qualunque gesto o una parola. QUella stanza trasudava lucentezza. Certo questo non faceva di Peverell un Auror, forse in tutto quel bianco del pavimento e quella luce che entrava dalla finestra si nascondeva un evasione dall'oscurità. Gli abbinamenti erano azzeccati e la marea di libri accuratamente impilati in una libreria era prevedibile, di certo quell'uomo aveva una vasta cultura e probabilmente preferiva tenere a portata di mano i propri affari e i propri documenti. Da quella stanza poteva dedurre che l'uomo aveva gusto, che era colto e che, con non poche probabilmente, era un traditore dell'oscuro signore. Un uomo che fuggiva alle tenebre rifugiandosi nella luce. Questa però era solo Psicologia sciatta e quasi infantile, quell'uomo poteva essere abbastanza intelligente da dare un'immagine lucente di se per mascherare un'oscità impareggiabile. Finalmente il dibattito aveva inizio e, purtroppo, Tom aveva rielaborato il tutto negli ultimi istanti. Quella ragazza che era entrata con loro poteva tornargli utile e adesso che il colloquio non era più solo con il Capo-Redattore poteva usare altri mezzi a suoi disposizione per persuaderlo dal dimenticare ciò che era stato. Certo se l'uomo avesse ricordato che Tom aveva perso il lavoro perché ricoverato al San Mungo probabilmente le cose si sarebbero sbrigate con maggiore semplicità, ma ciò che importava a Tom era impressionare in modo che nessun motivo potesse tenerlo fuori dai futuri progetti di quel famoso giornale. Sì si era preparato, ma oramai gli schemi erano saltati, certo per motivi futili, forse più per una voglia di Tom di improvvisare e buttarsi a capofitto nella nuova esperinza, nel nuovo esame, però erano comunque saltati e gli sarebbe toccata una tattica in cui forse era davvero bravo: L'improvvisazione. La prima domanda era al quanto stupida. Tutti hanno bisogno di un lavoro a questo mondo e l'unica cosa che Tom sapeva fare realmente era scrivere, quindi perché non sfruttare quel talento e farne un lavoro a tempo pieno. Sapeva però che ciò non sarebbe bastato a convincere quel Capo e che probabilmente molte altre cose non gli sarebbero andate a genio, ma a Tom al momento serviva altro. L'obiettivo era entrare a far parte di quello Staff ma doveva e voleva arrivarci a modo suo, perché conpiacer ele persone non gli era mai piaciuto. Così, prima di decidere cosa prendere da bere, rispose con voce laconica alla domanda del professore
I Motivi sono tanti e alcuni indegni di essere enunciati. Prima di sparire dalla circolazione ero uno scrittore abbastanza affermato e non credo di aver mai celato il mio amore per il giornalismo. Poi credo che per migliorare c'è bisogno di idee nuove e di collaboratori nuovi. Quindi mi presento da voi come un alleato egocentrico che non avete mai avuto, come una voce fuori campo che può appassionare lettori al di fuori della cerchia dove ora agite. Mi presento a voi come pubblicità e scandalo pubblicitario. Mi presento a voi insomma come meglio credete
Parole che volevano dire tutto e niente. Aveva degli intenti, aveva dei propositi, aveva delle idee. Ma tutto quello dipendeva dall'idea iniziale del capo. Lui poteva essere lo scrittore che avvicinava i lettori al giornale attraverso articolo che parlavano di argomenti stravaganti, come gli incantesimi oscuri e la loro storia. Oppure poteva essere una pubblicità. Un incremento delle vendite attraveros il messaggio: "noi abbiamo Tom Grindelwald il genio scomparso". Poteva agire nell'ombra o poteva essere uno strumento mediatico a Tom non importava. A Tom importava vedere un po' di galeoni, importava poter esprimere la propria idea e importava ritornare nel mondo dei maghi e questo non lo avrebbe svelato, perché stupido, perché infantile, perché inutile ai fini della conversazione. Prima ch eperò uno dei due potesse dire qualcosa sul suo viso spuntò un sorriso sornione e disse
Approfitterei della sua ospitalità chiedendole se dispone di qualche Whiskey torbato, ma se non c'è va bene qualunque altra cosa
andava pazzo per quel tipo di whiskey. Il sapore e l'odore affumicato gli risvegliavano i nervi e scendeva giù che era una meraviglia. Avrebbe evitato di esagerare, di questo era certo, non voleva certo fare la figura dell'ubriacone e di sicuro il whiskey non era nemmeno lontanamente paragonabile alla sua "Bevanda del Condannato" che lui portava spesso con se e che era di sua invenzione. Tom intuì che le cose sarebbero andate per le lunghe, ma se lo sarebbe immaginato, infondo quell'uomo doveva prendere in considerazione tanti fattori, uno dei quali era se Tom potesse o meno portare guai. Prevedibile. Infondo uno che era stato arrestato due volte e che era finito al San Mungo perché era stato Cruciato, quasi a morte, in una via di Nocturne Alley senza un apparente motivo non era mai un buon candidato, ma Tom aveva buon speranza. Era o non era il ragazzo più intelligente che conosceva? Oramai erano passati anni, ma Tom rimaneva lo scopritore di Maya Histrain o l'insegnante precoce di Storia della Magia. O Il candidato a premio Nobel per la letteratura che era stato in passato, non si sarebbe fatto sfuggire quella occasione di lavoro.
 
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Draghinar
view post Posted on 1/2/2012, 16:17




Ayumo seguiva attentamente il discorso del giovane mago, era interessata.
Si ricordava benissimo la prima volta che le fecero quella domanda, aveva spiegato attentamente cosa la spingeva a diventare una giornalista della Gazzetta del Profeta.
Il ragazzo sapeva parlare e scrivere, aveva letto il suo articolo di prova e lo aveva poi portato al signor Ignotus e ora eccoli lì, tutti e tre, a parlare.
La domanda molto chiara del Redattore e la risposta molto vaga del giovane, sembrava una disputa a chi era più intelligente e furbo, ma sapeva bene che il suo buon mentore non si sarebbe fatto abbindolare facilmente.
Sorrise, la risposta molto vaga non rispondeva alla domanda posta, essendo che lui aveva spiegato solo una parte dei fatti.
La giovane aspettò la conclusione dell'argomento, voleva saperne di più o almeno voleva sapere gli altri motivi per cui era lì, chiunque aveva un colloquio parlava di amore per il giornalismo e la scrittura, ma lei sapeva meglio degli altri che non c'era solo quello, era più una giustificazione.
Sorrise gentilmente e si sedette al solito posto, così come lo chiamava lei, nettamente più bassa e piccola dei due uomini non si sentiva affatto fuori posto, anzi credeva giusta la scelta che aveva fatto Albus ovvero quella di farla assistere al colloquio.

~» Le chiedo gentilmente il solito The.
Lei ha esposto dei buon motivi, ma credo che siano quelli che ci legano maggiormente qua dentro... ordunque vorrà spiegare perché lei si crede migliore e più adatto per entrare in questa redazione?
O meglio le sto chiedendo perché secondo lei dovremmo sceglierla al posto di qualsiasi altra persona che si offre come giornalista, cosa la rende così unica? «~


La domanda era un trabocchetto, ma lei sapeva benissimo che Tom se la sarebbe cavata senza problemi, voleva vedere se aveva realmente tutte le qualità per diventare un buon giornalista.
Aspettò la risposta del Redattore mentre le sue mani andarono a prendere un piccolo taccuino dove depennò alcune cose e poi lo rimise via.
Era una giornata molto strana Ayumo era piena di impegni, ma li aveva spostati tutti perché conosceva quanto potevano essere lunghi i colloqui.
Si andò a sistemare la gonna e poi attese... ora tutto era cominciato

 
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view post Posted on 18/2/2012, 16:59
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Bene, era iniziata, tutto come previsto. Ascoltò attentamente con una certa naturale calma, il giovane riflettere, e poi con prevedibile tono rispondere. In fondo il problema di fondo era sempre uno, lo stesso, che si ripresentava con una certa infaticabile frequenza, giusto per battere un colpo, per dire al Mondo ed all'Uomo che non fosse spirato con gli anni. Fosse poi possibile, o meno, era un'altra Storia ancora. Avesse o non avesse le idee chiare, era quanto meno reticente a mostrarle, semplicemente aveva fatto avanti una serie di proposte, stesse poi a lui scegliere quale fosse la più soddisfacente. Una tattica ricorrente, volendo ben vedere, un modo per incamerare un facile successo. Il lavoro sporco veniva semplicemente rimandato nel tempo, accantonato nella fase più perigliosa dell'intera vicenda, rimandato al futuro, a tempi migliori. Il Tempo avrebbe sistemato il resto. Poteva essere un po' tutto, il necessario, una sorta di factotum, un giornalista, forse addirittura un semplice membro della redazione, poliedrico, malleabile, duttile. Aveva già scritto, qualche libro, certo, prima che appunto sparisse. E quello poteva essere un problema, il pettegolezzo, la malizia, il mormorare persistente. Era davvero pronto ad una nuova fase? Poteva coinvolgere una nuova fascia di pubblico, quello era certo, li avrebbe coinvolti, stregati, attaccati al giornale, resi dipendenti. Una proposta allettante, avrebbe dovuto accettare. Il Ministero sarebbe stato più che soddisfatto, avrebbero allargato i cordoni della borsa, aveva già qualche progetto in testa, di facile applicazione, ma costi esorbitanti. Avevano investito molto, l'avevano già fatto, una montagna di debiti quasi. Forse non era poi così drammatico, ma la situazione patrimoniale avrebbe indubbiamente beneficiato dei nuovi lettori, nuove entrate dirette, ed indirette. Poteva costruirci molto intorno... Come meglio credeva. Certo.
La giovane assistente parve cogliere il punto della questione, mentre due The, ed un Whiskey apparivano sull'ordinata scrivania, proseguì nell'ascoltare le perplessità della giovane. Scegliere. Sì, dovevano farlo. Una decisione netta, sì o no, non erano tollerati rinvii, non l'avrebbe tollerato. A differenza dei molti, era ancora uno dei pochi, veniva da lontano, da un'altra Storia, ed un altro Tempo. Un Attore di lungo corso, un dinosauro in un allevamento di giovani stambecchi, una quercia tra i tulipani. Ed era terribilmente stanco. Sorrise pensieroso ai due giovani, una Studentessa, e quello che sino a poco tempo prima lo sarebbe potuto anche essere. Certo, a patto che fosse stato già Docente. Una decisione che invece era maturata con un certo ritardo, che fosse o meno previsto e programmato dalla Tuke, era accaduto ormai in là negli anni. All'esaurirsi di una trama ne era iniziata una nuova, un colpo di scena. Non sapeva ancora se essere o meno grato con la Tuke, e mai l'avrebbe saputo. Un eterno peregrinare, un oscillare inesausto tra bianco, e nero. Un'eterna tentazione, che mai si sarebbe esaurita.
Lo sguardo cadde sulle volute di vapore che si libravano leggiadre nell'aere, indifferenti ai problemi, al problema, al contingente, all'accidente. Immuni, o indifferenti? Minerva non era voluta venire...
Eppure stavano ancora aspettando lui, lo stavano aspettando...


Ho sempre amato il dolce sapore del Silenzio...
Ringrazio la signorina Vanille per il punto, in buona sostanza ha centrato la questione, o forse l'ha sfiorata. Vede, sono terribilmente vecchio, appartengo ad un'altra era del Mondo, ho sempre fatto tutto il necessario alla mia maniera, ed ormai è troppo tardi per cambiare modo, se anche non fosse il migliore. Sono etichettato come "molto eccentrico", non sempre come complimento, a dir la verità immagino sia sempre stato un modo cortese per alludere a molto altro, ma ognuno ha diritto a pensare e credere a ciò che vuole. Io ho sempre inseguito il meglio, sono disposto ad essere un più che convinto utopista, non senza alcuni non indifferenti problemi, ma pretendo che chi lavori con me non pensi, certo, ma faccia lo stesso.
Trovo del tutto inaccettabile che sia io a scegliere chi deve essere, ed apparire lei, intende?


Certo, erano solo parole, non l'avrebbe plasmato, non avrebbe modellato l'argilla come un epico e stoico Demiurgo, nella sua bottega. Non avrebbe cambiato molto, forse nulla, ma non importava. Non era importante, o forse lo era talmente tanto, da risultare ineffabile l'intera dimensione? Certe cose andavano fatte, perchè era giusto venissero fatte, altre non sarebbero state fatte, perchè era sbagliato. Indipendentemente dal fatto che sarebbero potuto essere utili, o meno. O che vi fosse qualcos'altro ancora. La differenza era talmente grande, e capitale, da risultare infinitesimale, tra ciò che era giusto, e ciò che era in effetti sbagliato. O l'uno, o l'altro.

Non sono solito venire a confidenze, ma credo che l'esempio possa aiutare. In gioventù, prima che partissi per l'Oriente, prima che iniziassi la mia attività, prima di quanto è generalmente noto, mi ero quasi convinto ad entrare in Monastero. Non ero mai stato un fervente credente, religioso, e quello che vuole, eppure ammiravo l'Ordine che la Chiesa era in grado di creare. Mi vedevo già Abate, non avrei avuto problemi nel diventarlo, in fondo tutti sapevano da dove venivo...
Quello che voglio dirle è che non tollero il disordine, il Caos, tutto deve andare avanti come previsto, ad ogni costo. Qualche anno fa avevo altri assistenti, più compiacenti, smaniosi di adulare il Direttore, hanno commesso una leggerezza di troppo, ci ho rimesso la faccia, son stato al centro di uno scandalo indecoroso per qualche settimana. Oggi nessuno lavora più qui, e qualcuno non lavora nemmeno più. La Gazzetta del Profeta è il più importante giornale del Paese, uno dei più autorevoli al Mondo, io ne sono il Direttore, ed io ci metto la firma tutti i giorni, intende? Noi non trattiamo di pettegolezzi, mormorii, storielle, idiozie, se assumo qualcuno è perchè ho fiducia faccia il meglio possibile per il Giornale, crescano o diminuiscano i lettori è irrilevante, se a farne le spese è quanto scriviamo.
Pertanto le chiedo, perchè vuole entrare nella mia Redazione?
Ed ancora più importante, è all'altezza?


Detto fatto, prese tra due dita il cucchiaino d'argento, e delicatamente mescolò due volte l'infuso ambrato. Era anche ora si concedesse un The. Aveva parlato sin troppo, ma era anche bene chiarire sin da subito tutto il necessario, prima di lasciar adito a fraintendimenti spiacevoli, e deplorevoli.
Erano a Londra, non in una provincia dell'India, ed era il Profeta.


 
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Albus Severus Tom Grindelwald
view post Posted on 18/2/2012, 19:37




20 Giorni pr un Post ma ne è valsa la pena ;) XDXD

Finalmente erano state date le carte. Agli occhi di Tomsi era già trasformato tutto in una piccola partita di Poker. NOn quel poker scialbo da babbani, ma il Poker Magico. Quello dove devi stare attento che le carte che hai in mano non rivelino all'avversario chi sono. Dove devi tenere la mente chiusa dalla legilimanzia e a tua volta devi cercare di leggere nella mente dell'avversario. Quel Poker dove puoi bluffare quanto vuoi, ma alla fine quando il mazziere dice che si devono calare le carte, allora non regge più nulla. Il brutto di giocare a Poker in due è che uno dei due deve fare il mazziere. Perché quello, checche ne potesse dire la donzella, era una partita fra i due. Fra Albus Peverell e Albus Grindelwald. Una partita fra due generazioni di eccentrici. La ragazzina aveva risvegliato in Tom un piccolo istinto bellicoso. Il ragazzo non sapeva perché ma era pronto a risponderle in modo sgarbato. Trovava un affronto che una ragazzina gli parlasse a quel modo. Per fortuna aveva parlato il Signor Peverell e quindi non gli aveva permesso di risponderle. Così Tom aveva fatto finta che quest'ultima non avesse detto niente o almeno ci aveva provato e aveva ascoltato le parole dell'uomo. Trovava in accetabile che lui gli proponesse di dargli un'identità. E Tom lo trovò giusto. Quello che aveva fatto il ragazzo era un bluff a ribasso. Aveva fatto finta di avere una mano scarsa per farein modo che il suo avversario alzasse la posta di sua spontanea volontà, per capire che razza di carte avevano in mano lui. Certo non era una vera partita, quindi il piatto non cambiava, ma aveva scoperto qualcosa dell'uomo. Qualcosa di utile e semplice. Una storiella interessante la sua, una vita piena di aneddoti sicuramente. L'età era avanzata e chissà quante ne aveva viste. Una cosa era sicura, tutti si attirano uno scandalo addosso prima poi. Tutti gli uomini col potere prima o poi finiscono sul giornale con qualche titolone a pie pagina che parla di qualche fattaccio commesso. E' la notorietà a fare la notizia succulenta. Certo l'uomo aveva spiegato che la loro non era una rivista scandalistica, era un giornale serio. Ma anche i giornali seri campano di scoop e notizie che attirano o meno i lettori, questo doveva ammetterlo. Tom purtroppo però doveva vuotare il sacco, non poteva mantenersi su una linea troppo neutrale, doveva prendere parte allo scontro di esperienze infilandoci la sua. Gli veniva chiesto se era all'altezza del compito, e perché avrebbero dovuto prenderlo a lavorare. E di nuovo, purtroppo gli tornò in mente la ragazzina che era seduta lì. Una vice-direttrice che poteva avere quando dodici anni? Tom aveva letto la gazzetta ultimamente. Avevano bisogno di lui e come, molti articoli non erano abbastanza interessanti e anche quelli che avrebbero dovuto esserlo non erano scritti nel modo giusto. Il problema era non tanto negli scrittori che erano sicuramente all'altezza, ma negli argomenti trattati. Tolti gli scoop, che non potevano esserci tutti i giorni, rimanevano una serie di rubriche che spesso nessuno calcolava. Avevano bisogno di innovazione, avevano bisogno di idee. Avevano bisogno di qualcosa che scrivesse qualcosa di diverso, qualcosa che potesse attirare le persone. E lui era quel qualcuno. Aveva idee, aveva voglia di fare, ma soprattutto speva di avere un intelleto superiore alla media e di certo non aveva dodici anni. Pensò per alcuni secondi a come esperimere meglio il suo concetto. A come evitare di insultare il giornale, che non era male ma aveva bisogno di un pizzico di innovazione. ma non trovò parole migliori di quelle che uscirono dalla sua bocca
Ciò che scrivo è impeccabile nello stile ed interessante nei contenuti
Cominciò Tom serio
Se scrivo di cronaca trascrivo i fatti e se scrivo una rubrica trascrivo i fatti. I fatti sono alla base di tutto, sono l'unica base di tutto. E' giusto avere tutto sotto controllo caro direttore, ma dal caos possono venire fuori idee, novità ingegnose magari. Il caos non deve essere cancellato, ma gestito. Seguire una scaletta è importante, rispettare dei tempi è importante e avere delle regole è importante. Ma l'innovazione si basa su altri meccanismi.
Messo in chiaro che il giornalismo era alla base di ciò che faceva. Che non avrebbe messo in ridicolo la Gazzetta con argomenti futili o privi di fondamenta. O addirittura con argomenti inventati si buttò sulle loro domande. Prima però portò il bicchiere di whiskey alle labbra. Un piccolo sorso, una specie di assaggio. Scese lentamente nella gola e lo fece stare bene per un attimo, attutì la tensione per poi farla ritornare, meno forte di prima. Sentì quel semplice tremolio alle viscere smorzarsi. Si sentì più lucido e poté continuare
E questo mi porta a parlarle di me inserito nel suo giornale. Voglio entrare nella sua redazione perché mi piace raccontare i fatti e mi piace mettermi in mostra. Godo nel contastare che c'è qualcuno che ha letto ciò che ho scritto e, lo ammetto, amo la notorietà. Non è certo il mio motivo principale, innanzitutto amo il giornalismo, ma quello se vuole può definirsi un interesse comune a tutti coloro che voglio far parte della sua redazione. Il bisogno di trovare di nuovo un posto nella società magica è un altro motivo Signor Peverell. Dopo la mia lunga assenza ho bisogno di riabilitare il mio nome, ma più che altro di denaro per potermi costruire una vita. I motivi sono tanti, ma non la convinceranno a scegliermi. Ciò che dovrebbe convincerla a scegliere me sono il mio modo di scrivere e gli argomenti che potrei trattare. Argomenti che sicuramente le piacciono visto la sua cattedra come Professore di Storia della Magia ad Hogwarts.
Prese un attimo fiato per aggiungere infine
Sono il miglior scrittore sulla piazza e se non fossi scomparso probabilmente non staremmo qui a parlare della mia assunzione, ma probabilmente mi tratterebbe come suo pari, visto che le nostre carriere sono abbastanza simili. Siamo scrittori, storici e Insegnanti. O almeno io lo sono stato, mentre lei lo è ancora. Quindi una domanda mi sorge spontanea. Quali sono i motivi per cui non dovrei lavorare in questa testata giornalistica? Crede che io non possa essere competente quanto questa ragazzina, per esempio?
Certo avrebbe potuto risparmiarselo. O forse avrebbe dovuto. Tom però era fatto così. NOn aveva peli sulla lingua e per sopportarlo a volta ci voleva pelo nello stomaco, come si suol dire. Insopportabile, arrogante. Credeva in se stesso fino in fondo. Sapeva di meritare il posto, perché in realtà Tom meritava il posto del direttore. Con il curriculum che aveva nessuno avrebbe fatto obiezioni, quindi quale erano le obiezioni di quell'uomo? Il passato di Tom? tutti hanno un passato con cui combattere, c'è chi lo nascond ebene e chi male. Tom l'aveva nascosto bene, ma nonostante quello qualcosa era trapelato, forse non le cose più importanti, ma il sentore che portasse guai rimaneva un po' nell'aria. Quell'uomo non sapeva che al momento Tom stava concorrendo anche per un posto al ministero. Tom cercava di riprendersi la sua vita. Il suo giornalismo, il suo ministero. La sua Hogwarts. Quella non l'avrebbe riavuta, lo sapeva, ma non avrebbe perso le speranze. Hogwarts era stata casa sua per tanto tempo e sarebbe stato felic di tornarvi, ma se ti dimetti o ti dimettono da Hogwarts raramente puoi ritornarci. E poi avevano uno storico forse migliore di lui adesso, quel Peverell. Tom lo trattava da suo pari, nonostante trattase tutti come persone inferiori. Voleva dire qualcosa. Per se stesso sopratutto. VOleva dire che lo vedeva come una persona brillante dopotutto. Mentre li osservava portò di nuovo iL Whiskey alle labbra, questa volta un sorso più lungo. In attesa di sapere, qual'era il giudizio di quell'uomo. Perché per la prima volta a Tom interessava sapere il responso. Perché per la prima volta credeva che fosse un suo pari a giudicarlo.
 
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view post Posted on 10/3/2012, 12:23
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Avrebbe potuto ringraziarlo, ed invitarlo a ripresentarsi di lì a qualche anno... Al Ministero l'avrebbero sicuramente preso, al più avrebbe perorato la sua causa con il nuovo Ministro. Dove stava il problema? Avrebbe anche potuto saltare i ringraziamenti, e salutarlo. Dove stava la fregatura?
Perchè era certo ve ne fosse almeno una di una qualche dimensione... Doveva esservi, ne era certo! Eppure, erano costi già preventivati, sapeva sarebbe potuto accadere, sarebbero scattate le contromisure, e pace all'anima. Ne aveva assunti di peggiori, quello era anche vero, andava dato merito al merito. Ma perchè covarsi i problemi in seno? Quanti problemi avrebbe portato? Ed una volta compensati con i benefici, che bilancio ne sarebbe derivato? Avevano sì bisogno di qualcuno, ma il rischio non era nemmeno così remoto, ed indifferente. Una mina vagante...
Non gli piaceva rischiare, non gli piaceva l'instabilità, non gli piacevano quelle situazioni, certo, poteva assumerlo, e spedirlo prima in India sei mesi, poi in Australia, per una veloce scappata in Brasile, quanto poteva tenerlo occupato? Avrebbe poi accettato? Impeccabile nello stile, interessante nei contenuti? Che lo credesse era quanto meno probabile, che fosse poi vero non era molto certo a sua volta, il migliore... No, inutile fingere, non lo credeva il migliore. Troppo giovane, troppo tormentato, tutto il resto ne risentiva, era prevedibile, logico, chiaro. Non era scontato? La ragazzina, era prevedibile, in fondo era lì per una dichiarata volontà, che l'avesse già o meno intuito, era un'altra questione. Che dovesse farlo galantemente presente? Avevano avuto carriere simili, o meglio, sino ad allora, la costanza del giovane era pari a quella di una farfalla, avevano già avuto carriere simili, semplicemente tra i due correvano diversi decenni di Storia, tempo se fatto fruttare si sarebbe dimostrato più decisivo, di quanto non preventivato. Era il normale corso dell'evoluzione da una parte, era un'irrefrenabile corsa verso l'ignoto dall'altra. Verso la tomba? Non gli interessava, non erano poi affari nemmeno suoi... Il succo della questione era nello stabilire chi avesse maggior bisogno dell'altro. Per quanto la risposta fosse scontata, nulla doveva essere gestito con pressapochismo.
Un The, bisogno disperato di un sorso di The. Tornò a sorridere, divertito, soave.


Impeccabile, interessante, dice lei, a mio modo di vedere è una questione di gusti, ciò non toglie che sappia il fatto suo, e le va dato atto, questo sì.
Del resto, è pur vero che se il Profeta potrebbe aver bisogno di lei, è innegabile che lei abbia bisogno del Profeta, il che confido aiuti nel moderarsi, e dall'astenersi dagli... eccessi. Il Caos non lo voglio vedere nemmeno dipinto nel mio bagno, il Caos se gestito non è più Caos, e mantenersi costantemente in bilico tra Ordine e Caos è un esercizio troppo dispendioso di energie per me, lei è giovane, nel fiore degli anni, e senza troppi oneri cui far fronte. Ad ogni modo, nella mia Redazione di Caos non ne voglio, e se mi arriverà anche solo sentore di problemi, non mi farò problemi a sbatterla fuori, giusto per essere onesti. La costringerò ad emigrare in Tanzania, o nei recessi della foresta equatoriale. Dopo che avrò finalmente ricevuto il permesso di darmi agli ozii della vecchiaia, avrà carta bianca, compatibilmente con il mio successore. Intende?


Ne era capace, e l'avrebbe fatto.
Se solo ne avesse avuto un pur minimo avvallo.
In fondo, era bene esser chiari sin dall'inizio, per evitare sorprese future.
O almeno per limitarle, il che era già qualcosa.


Ah, la signorina Vanille? Beh, non potrà certo credere ch'io nutra le medesime aspettative dalla di lei operato, e dal vostro, no? La mia Vice Redattrice sta ancora apprendendo, e la giovinezza non sta rappresentando un problema, lei invece si vanta di essere già abile, e formato, ovviamente dovrò avere aspettative diverse nei suoi confronti, come naturale.
Aldilà di queste postille, le rinnovo la mia esplicita volontà di discrezione da parte sua, nel tempo libero faccia quello che crede, e spazi nei campi magici che preferisce, ma non voglio voci, o mormorii strani. Non ci interessa quel tipo di pubblicità, e moltissimi dei suoi colleghi ormai l'hanno capito.
Detto ciò, è assunto, tra un anno vedremo se rinnovarle il contratto!
Qualcosa da aggiungere?


Il Dado era tratto.
Inatteso, era giunto un primo responso...
Per certi versi, aveva sorpreso sè stesso...


 
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