Picasso a Venezia

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arcobalenoblu
view post Posted on 10/12/2006, 22:06




PICASSO, La joie de vivre, 1945-1948”
fino all’ 11 marzo 2007 in mostra a Venezia, Palazzo Grassi.

Maria Bice BARBORINI

A Venezia, Palazzo Grassi, rimarrà aperta una originale ed esclusiva mostra d’arte dal titolo: ” PICASSO, la Joie de vivre, 1945-1948”; nella quale vengono esposte circa 250 tra pitture, disegni, incisioni, sculture, ceramiche di Picasso, unitamente a fotografie che ritraggono il celebre artista, realizzate nel periodo nel corso del quale, quattro anni dell’immediato dopoguerra, si svilupparono motivi ispirati al suo Eden Mediterraneo ed alla sua mitologia.
Dopo la chiusura per lavori del Museo Picasso di Antibes, questa mostra accoglie, oltre alle cento opere provenienti da quel museo, numerose altre provenienti da collezioni private e pubbliche che tendono ad illustrare un periodo di vita dell’artista nel quale dominarono temi come il mare, l’assiolo, animale simile al gufo ed inseparabile per l’artista, e Francois Gilot, la donna di cui si innamorò alla fine della Seconda guerra mondiale.
La joie de vivreLa mostra ripercorre quel periodo felice in cui l’artista, dall’estate del 1945, si trasferì secondo un aneddoto, in una casa che gli era stata regalata a Ménerbés da un commerciante di colori in cambio di una piccola tela raffigurante una natura morta; periodo nel quale cominciò una delle più grandi avventure della sua vita in Costa Azzurra, e nel quale, dopo avere concluso una relazione con Dora Maar, conobbe Francois Gilot, dalla quale ebbe due figli.
Pablo Picasso, maestro del cubismo, giunto alla soglia dei suoi settant’anni, finalmente libero dall’oppressione vissuta nel periodo precedente e contemporaneo la guerra, ritroverà grazie alla sua nuova compagna, la vivacità e la gioia di vivere nelle giornate vissute nel dolce clima del sud della Francia, dove trascorrere i suoi pomeriggi al lavoro ossessionato dai fantasmi e da altre fantasie, ed accanto a Francois Gilot trascorrerà periodi indimenticabili “a far la lucertola al sole”; un periodo in cui si scoprirà dunque “un Picasso ancora molto vivace con una freschezza inesauribile temperata dalla gravità, una lieve lucidità addolcita dalla gioia di vivere”, come scriverà di lui Jean-Jacques Aillagon.
Sempre nello stesso periodo, anzi immediatamente prima nell’ottobre del 1944, d’altra parte l’artista si era iscritto al Partito Comunista francese e disegnò per il manifesto del Congresso della Pace la famosa “Colomba”, divenuta simbolo di pace in ogni angolo del mondo; e nacque l’ispirazione dell’opera che ha dato il titolo alla mostra: “La joie de vivre”, in cui dai colori giallo solare e azzurro utilizzati, sembra provenire quella brezza profumata della natura di Cap d’Antibes.
Accanto ai profumi della libertà e della natura, spiccano anche sullo sfondo dell’opera le vele di una barca, i capelli ondeggianti di una donna che ispirano al sensuale corpo femminile; in quanto ondeggia in una danza tra volti umani sorridenti di caprette che si muovono su un terreno dorato, portati dal vento provocato dal flauto suonato da un centauro e da un’altra creatura presente sulla scena.
A quest’opera ne seguirono altre tutte ispirate al periodo idilliaco e pastorale, accanto a nudi geometrici e a ritratti che raffigurano il suo “assiolo” e la sua Fracois Gilet; oltre alle numerose nature morte con ricci di mare, pescatori; opere che ritroviamo nella mostra veneziana.
La densissima attività di quel periodo trascorso nella Francia del Sud consentono all’artista di sviluppare oltre alle sue ossessioni anche temi, come il corpo, il nudo ed il volto, all’insegna di una mitologia che vede le immagini dell’infinito che premono il passato; fino a fondersi in esse e ad assommarsi in una simbiosi ed in una allegoria, spesso pregna di contrasti, che lo accompagnerà sino ai suoi ultimi giorni di vita.
Un Picasso ritrovato che scoprirà nel ’46, quasi per caso durante una visita all’atelier Mandoura a Vallauris, la ceramica, frutto di quel modellare per la prima volta la terra, creando statuette prima di passarle al forno; ceramiche che ritroviamo Pecheur attablénella mostra come: “Condor” (1947, 1948); “Tanagra” (1947. 1948) ispirata alle statuette funebri del VI secolo a.C.; “Taureau debout”.
Per non dimenticare una serie di piatti di ceramica dedicati alla corrida, nei quali l’evento subisce una metamorfosi delle cose e dei corpi, come se l’artista volesse loro imprimere una forza nuova, come una possibilità di raggiungere una destinazione diversa da quella originariamente loro programmata; una manipolazione, quindi, delle forme che tende a trasformare la materia e la terra utilizzata in figure create dall’immaginazione dell’artista e che popolano la mitologia, come semidei, uomini o animali mai conosciuti né visti
Un nuovo modo di essere dell’artista conosciuto come “cubista”, che certo non potrà evitare di attirare l’attenzione dei visitatori abituati ad un Picasso ben diverso da quello loro abitualmente conosciuto; un artista ancora vivace nell’immaginazione del vivere, senza dimenticare che creare vuole dire innovare e, se occorre, modificare per avvicinarsi il più possibile a quella che è la sua visione della realtà.
 
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3 replies since 10/12/2006, 22:06   70 views
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