LUDOVICO ARIOSTO, Le commedie

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vwgolflover
view post Posted on 6/11/2006, 15:52




LUDOVICO ARIOSTO
Le commedie

Ludovico Ariosto inaugurò la commedia cinquecentesca, elaborando testi originali che vennero rappresentati nella corte di Ferrara. Il modello a cui Ariosto fece riferimento è Plauto ma, a differenza dell'autore latino, l'autore dell'"Orlando Furioso" scelse in un primo momento la prosa. "La Cassaria" e "I Suppositi" riprendono da Plauto il conflitto tra i giovani e vecchi che ostacolano i primi nel raggiungimento del fine amoroso. Col "Negromante", Ariosto passa ai versi, prediligendo l'uso dell'endecasillabo sdrucciolo. Il tema trattato in quest'opera riguarda la magia e le credenze irrazionali, ridicolizzate dall'autore con laico scetticismo. "La Lena" è centrata invece sull'interesse economico e sull'amore contrastato di due giovani;viene fuori una visione disincantata e amara dell'individuo, mosso da interessi utilitaristici e meschini. Incompiuta è la commedia "Gli studenti",ambientata nel mondo universitario,terminata con esiti diversi dal fratello Gabriele e dal figlio Virginio.

DAGLI APPUNTI DI VWGOLFLOVER
 
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Diufy64
view post Posted on 10/11/2006, 12:28




Nasce a Reggio Emilia nel 1474 da nobile famiglia bolognese. Il padre svolgeva le mansioni di capitano della rocca di Reggio, al servizio degli Estensi. Ebbe dalla moglie ben 10 figli, di cui Ludovico era primogenito. Nel 1484 il padre, dopo essere stato prescelto ad amministrare la città di Ferrara, vi si trasferisce con tutta la famiglia. Dall'89 al '94 costringe Ludovico a studiare giurisprudenza, al fine di destinarlo alla vita di corte, ma gli interessi di Ludovico per la letteratura sono così prevalenti che alla fine il padre deve desistere.

Già l'Ariosto cominciava a comporre carmi in latino e poesie in volgare, quando nel 1500 gli muore il padre. Deve immediatamente abbandonare gli studi e pensare a mantenere la madre, a provvedere all'educazione dei fratelli (cui andava insegnata una professione) e ad assicurare una dote alle ultime due sorelle nubili, rimaste ancora in casa. Inoltre deve sistemare il patrimonio dissestato del padre.

Dal 1500 al 1503 svolge le funzioni di capitano della rocca di Canossa, sempre alla corte degli Estensi. Poi passa al servizio del card. Ippolito, fratello del duca di Ferrara Alfonso I. E' costretto a prendere gli ordini minori, che era il minimo richiesto per ottenere dei benefici ecclesiastici. Il cardinale non aveva molta stima per i lavori poetici dell'Ariosto e preferiva utilizzarlo nelle faccende più varie, sia interne che esterne alla corte. In pratica faceva le funzioni del segretario personale e del diplomatico. Il cardinale lo portava con sé nei suoi viaggi, sottoponendolo a dure fatiche, facendogli correre, a volte, spiacevoli rischi. A quel tempo infatti gli Estensi simpatizzavano per i francesi, erano in guerra con Venezia per questioni di confine e il papato era intenzionato a impadronirsi di Ferrara, ai confini con lo Stato della Chiesa. Il duca Alfonso venne persino scomunicato. Due volte l'Ariosto rischiò di morire dopo essersi recato a Roma, presso il papa Giulio II, in qualità di ambasciatore. Ripetutamente l'Ariosto chiedeva di svolgere incarichi meno gravosi, ma il card. Ippolito non ne voleva sapere.

Nel 1513 si reca a Roma dal papa Leone X, che, quand'era stato cardinale aveva mostrato d'essergli amico e ammiratore, per chiedergli un ufficio più tranquillo, che gli permettesse di dedicarsi agli studi, ma non ottiene nulla. Al ritorno, facendo sosta a Firenze, conosce e ama Alessandra Benucci, già moglie di un ferrarese, che però due anni dopo morirà. L'Ariosto la sposerà segretamente solo nel 1527, perché la Benucci non perdesse l'usufrutto del patrimonio del primo marito, di cui erano eredi i figli. Inoltre l'Ariosto avrebbe perso alcune rendite ecclesiastiche connesse con gli ordini minori presi in gioventù. I due non si separeranno mai.

Nel 1516 pubblica a Ferrara L'Orlando Furioso, che è il suo capolavoro. Fu dedicato al cardinale, il quale però, pur pagando l'edizione, ne rimase alquanto insoddisfatto. L'anno dopo, allorché il cardinale venne nominato vescovo di Buda in Ungheria, l'Ariosto si rifiutò di seguirlo, perdendo alcuni benefici che aveva già maturato.

Nel 1518, costretto da necessità economiche, passa al servizio del duca Alfonso, il quale, evitando di affidargli missioni al di fuori di Ferrara, gli permette, in un primo momento, di studiare e rivedere il suo poema. Tuttavia, nel 1522, avendogli il duca sospeso lo stipendio a causa della guerra contro il papato, è costretto ad accettare il governatorato della Garfagnana, sull'Appennino tosco-emiliano, una regione assai ribelle agli Estensi che da poco l'avevano sottomessa. L'incarico era onorifico e lucroso, ma difficile e molto lontano dalla sensibilità e dagli interessi del poeta. E comunque l'Ariosto si dimostrò all'altezza della situazione, governando con molto senso pratico e onestà (ad es. intercedeva a favore dei sudditi colpevoli di reati commessi per ignoranza o per misere condizioni di vita, anche se chiedeva continue milizie per reprimere i rivoltosi).

Dopo tre anni di governo torna a Ferrara, dove, per amore di tranquillità, rifiuta il posto di ambasciatore presso la Santa Sede, ed acquista coi propri risparmi una casetta, sulla facciata della quale fa incidere un'iscrizione in latino, che diceva: "Piccola ma adatta a me, non soggetta ad alcuno, comprata finalmente col mio denaro". Rimase lì sino alla morte, avvenuta nel 1533, leggendo i classici, coltivando l'orto e correggendo per la terza volta il Furioso. Si assentò solo nel 1532, per presentare il suo poema all'imperatore Carlo V, che si trovava in quel momento a Mantova: nell'occasione gli venne conferito il titolo di poeta laureato.

(dalla Biografia di Ludovico Ariosto)


TEATRO ARIOSTO

Costruito fra il 1740 e il 1741 su disegno di Antonio Cugini e distrutto nel 1851 da un incendio, era in origine definito il "Teatro di Cittadella" poichè sorgeva nei pressi dell'antico baluardo difensivo voluto dai Gonzaga (alla fine del 1339) durante il periodo del loro dominio a Reggio Emilia. Nel 1878 fu ricostruito rispettandone le linee originarie e dedicato a Ludovico Ariosto, il grande poeta nato a Reggi Emilia nel 1474. Ospita principalmente rappresentazioni di prosa.



(dal sito del Comune di Reggio Emilia)
 
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