La Famosa mail che inchioda la verita' su tulliani

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  1. schmit
     
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    sabato 02 ottobre 2010
    Aggiornato oggi alle 09:37
    INTERNI sabato 02 ottobre 2010, 09:26 Casa An, la mail che farà dimettere Fini "Giancarlo Tulliani è il proprietario"
    di Redazione

    Ecco il messaggio scoperto dall'Avanti e inviato dal broker Walfenzao. L’uomo delle due società offshore scrive di averle costituite allo scopo di comprare l’alloggio per conto di Tulliani. Il ministro di Santa Lucia ha già detto che la lettera è agli atti dell’inchiesta. Ora tocca al presidente della Camera


    di Gianmarco Chiocci
    e Massimo Malpica

    Eccola la famosa mail che Fini, i finiani, i Tulliani e gli italiani tutti attendevano di leggere. La mail che nelle intenzioni del direttore de l’ Avanti , Walter Lavitola (che l’ha scovata ai Caraibi) dovrebbe «incastrare» il cognato del presidente della Camera dimostrando la titolarità di Giancarlino nella società proprietaria di quell’appartamento di Montecarlo dove il ragazzo in Ferrari vive in affitto. Trattasi di comunicazione riservata a tre, fra il personaggio chiave dell’intrigo monegasco, James Walfenzao, Evan Hermiston ( esperto di offshore , tra i soci della Corporate Agents st. Lucia Ltd) e Michael Gordon, titolare dell’omonimo studio legale che ospita tutte le società dell’ affaire Tulliani in un palazzetto verde a due piani, al numero 10 di Manoel Street, a Castries, capitale del piccolo Stato insulare. Walfenzao, per la cronaca, oltre a essere il procuratore della Printemps Ltd che l’11 luglio firma l’atto d’acquisto dell’immobile di boulevard Princesse Charlotte per solo 300mila euro è anche l’uomo che indirettamente controlla la Timara Ltd, attuale proprietaria della casa occupata da Giancarlo Tulliani. Che per non farsi mancare niente, proprio a Walfenzao domicilia le sue utenze personali nel Principato. Fatta la premessa, va fatta una precisazione: la mail è un documento che se confermato dai diretti interessati rischia di tramutarsi in un colpo letale per Gianfranco Fini che nel suo videomessaggio ha dichiarato di essere pronto a lasciare la presidenza della Camera qualora dovesse emergere la prova che il cognato è il proprietario della casa ereditata da An per volontà di Anna Maria Colleoni. Sull’autenticità della lettera Lavitola ha già incassato una conferma dal ministro della Giustizia di Saint Lucia, Lorenzo Rudolph Francis, piombando nella conferenza stampa convocata dal governo caraibico. La domanda è stata la più diretta possibile: tra i documenti dell’inchiesta interna c’è una mail fra Walfenzao e Gordon in cui si parladel titolare di queste due società (Printemps e Timara, ndr)? Il ministro ha risposto «sì». Ma cosa dice questa benedettamail sulla cui autenticità Lavitola è pronto a scommettere la faccia e la reputazione? Il 6 agosto scorso, con lo scandalo di Montecarlo sollevato dal Giornale una settimana prima, Walfenzao si affida al pc per fare il punto della situazione. Anche perché tre giorni prima Walfenzao era stato raggiunto dal Giornale interessato a capire il suo ruolo nell’ affaire politico-immobiliare. L’interessato replicava in maniera cortese ma evasiva spiegando che lui «non intendeva parlare degli affari dei propri clienti». Il messaggio di posta elettronica spedito il 6 agosto all’ora di pranzo (ore 1.44 pm) ha come soggetto «Timara + Printemps». Nella mail Walfenzao informa «i gentlemen» Gordon e Hermiston che «queste due compagnie stanno catalizzando l’attenzione della stampa italiana ». Secondo quanto trascritto si fa riferimento al «big/fight/ scandal» tra Fini e Berlusconi che da alleati sono diventati avversari. Alla fine del primo capoverso spunta la frase chiave: «La sorella del cliente sembra avere forti legami con uno dei politici coinvolti ». Chiaro il riferimento a Elisabetta Tulliani, e quindi a suo fratello Giancarlo, cognato di Fini. Walfenzao, pur osservando che ad aprire la campagna è stato il Giornale legato al premier, si mostra preoccupato perché il caso ha cominciato ad attrarre altri quotidiani che lui considera «more serious» come il Corriere della Sera . Il broker si duole del fatto che il suo nome sia stato citato e considera l’intera faccenda molto seccante anche se nessuno «ha detto che noi abbiamo fatto qualcosa di sbagliato ». Quindi, ai colleghi destinatari della mail, Walfenzao rammenta che queste società sono state usate per comprare un piccolo appartamento a Montecarlo. E si dilunga sulla questione del prezzo di vendita dell’immobile (esattamente il punto al centro delle indagini della procura di Roma che ancora si ostina a non convocare Giancarlo Tulliani) spiegando che loro avevano trovato la cifra molto bassa e che avevano chiesto conto al notaio. Che altri non è che Paul Louis Aureglia le cui parole di fuoco (mai smentite) il 14 settembre sono state riportate sul Giornale : «È stata una truffa». Il 16 settembre è invece la data della famosa lettera del governo di Saint Lucia che sembra riferirsi a questa «indagine interna » presso il notaio di cui proprio Walfenzao parla nella mail. A quanto racconta il broker, il notaio avrebbe giustificato il prezzo per le cattive condizioni e la mancata manutenzione dell’appartamento che era stato lasciato in eredità al partito di Fini. Walfenzao si raccomanda infine a Gordon e Hermiston di non parlare con i giornalisti che potrebbero avvicinarli. Al Giornale , guarda caso, ancora ieri sera lo studio di Gordon ha respinto l’ennesimo tentativo di contatto. «Michael Gordon? È fuori ufficio». «Il signor Hermiston purtroppo non è disponibile». Tornando alla mail, Walfenzao sembra seccato dalla vicenda e accenna alla possibilità di dimettersi dagli incarichi nelle fiduciarie. Prima, però, intende ascoltare dal cliente (quello la cui sorella ha un forte legame con uno tra Berlusconi e Fini) la sua versione sui fatti monegaschi. Il ministro della Giustizia, come detto, ha confermato che agli atti della loro indagine c’è una mail di questo tenore tra Walfenzao e Gordon. Al momento, però, non sappiamo se quella mail è la stessa ( e se è autentica) che ha recuperato Lavitola e che oggi sbatte in prima pagina sull’ Avanti . Tutto sembra coincidere ma in questa storia occorre procedere passo dopo passo, e con la massima prudenza, come l’inchiesta del Giornale ha dimostrato fin qui. Prudenza due volte doverosa di fronte a una «prova» che metterebbe Fini nella condizione di abbandonare lo scranno più alto di Montecitorio dopo due mesi di silenzi, omissioni, precisazioni o poco precise o troppo tardive.

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