ARCUS: cos'è?

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odalisca
view post Posted on 23/6/2010, 19:04







Arcus Spa – la società di proprietà del ministero dell’Economia che ha finanziato fra gli altri la Propaganda Fide del cardinale Crescenzio Sepe (2,5 milionidieuro) e le attività professionali della sorella archeologa di Niccolò Ghedini (due milioni di euro per gli scavi di Nora) – è stato in questi anni uncarrozzone pubblico spremuto per qualche favore a amici o parenti, ma soprattutto per attuare una strategia precisa della Chiesa “ruiniana”, attuatada politici di centrodestra e centrosinistra dichiaratamente vicini a Oltretevere. Al debuttonel 2004 con il ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani (governoBerlusconi II), laico di estrazione socialista, i fondi con cui Arcus finanzia arte sacra e affini sono briciole: su un totale di 48 milioni dieuro, scorrendo l’elenco del “programma d’interventi del triennio 2004/2005/2006” si trova un milione di euro per un complesso conventuale di Molfetta e 300mila euro per il restauro di una chiesa di Terlizzi.
Niente di più.
Quel programma d’interventi fu, però, bloccato e sostituito dai ministri, tutti cattolici, che succedono a Urbani: Rocco Buttiglione, Francesco Rutelli e, da ultimo, Sandro Bondi.
Proprio Rutelli, ministro delgoverno Prodi, firma il 16 marzo 2007 un decreto ministeriale che cambia nettamente l’indirizzo dei finanziamenti e la loro ricaduta sulle casse del Vaticano o comunque dell’arte sacra riconducibile alla Chiesa cattolica. Tanto che su un totale di spesa vicino ai 45 milioni di euro, più di 13 hanno questa destinazione. Come funziona Arcus?
È di proprietà del ministero dell’Economia, ma viene co-gestita dai ministeri dei Beni culturali e delle Infrastrutture, per “finanziare progetti culturali con il 3% delle grandi opere”.
Ammesso che il patrimonio culturale e artistico “sacro” in Italia è di immenso valore e vastità, come si spiega un cambio così evidente nel post-Urbani?
Il segretario dei Radicali Mario Staderini ha una spiegazione: “Discriminare ilnostro patrimonio archeologico pre cristiano è una sceltapolitica dicarattere squisitamente clericale, convergente con il progetto culturale a cui dal 1994 lavora il cardinal Camillo Ruini e con l’ulteriore obiettivo di drenare verso il turismo religioso le ingenti somme legate ai viaggi motivati dall’arte. Semplicemente convertendo alcune strutture di proprietà vaticana in strutture turistiche. Da
anni, governo ed enti locali riservano prevalentemente all’arte sacra ed ai beni ecclesiastici i
fondi pubblici dedicati ai restauri e alla conservazione di monumenti, Arcus ne è un esempio
macroscopico”.
Insomma, Arcus per la Chiesa avrebbe rappresentatouna con siderevole “manna dal cielo”, mentre a Roma, adesempio, capita che crollino 60 metri quadri del soffitto della Domus Area:
“Ripeto –attacca Staderini–, non è solo il frutto di una serie di gestioni commissariali dei beni
culturali governate dalla logica dell’emergenza e degli affari: è il risultato di una politica dei beni
culturali che marginalizza il patrimonio archeologico e, più in generale, il patrimonio artistico
non cattolico.
Si tratta di una vera scelta politica, perseguita attraverso il luciferino sistema dell’otto per mille, per il quale ogni anno decine di milioni di euro delle quote statali –continua il segretario radicale –sono
riversati su beni della Chiesa cattolica, ma anche attraverso i provvedimenti della Protezione civile e quelli assunti, in maniera assolutamente opaca, dalla società Arcus”. Un altro macroscopico esempio romano è il Colosseo, per cui spesso si sentono invocare sponsor privati, ma che non è mai stato una voce di spesa per Arcus.
Invece, nessun problema a elargire un milione di euro alla Basilicadi Pompei, 500mila euro al Vicariato di Roma per la Chiesa del Gesù o 200 mila euro alla Compagnia di Gesù per la costituzione di un museo.
Accanto alla firma diRutelli, su quel decreto del 2007, c’è anche la firma delministro delle infrastrutture dell’epoca, Antonio Di Pietro.Curioso che tra le voci di spesa “laiche ”siano previsti 750mila euro per la ristrutturazione della Torre di Montebello, che sorge proprio nel comune di
Montenero di Bisaccia (paese che a Di Pietro ha dato i natali).
Cristiano Di Pietro, figlio di Tonino, sull’arrivo a Montenero di quei soldi per salvare la torre del
XVI secolo pericolante da vent ’anni, ha imbastito furenti discussioni in consiglio comunale, dando sempre il merito al padre, e il Quotidiano del Molise l’11 dicembre 2009 rende merito al leader dell’Idv: “Forse la torre sarà salvata davvero e l’ex ministro Di Pietro potrà dire di aver completato almeno un’opera per il suo paese”. Ma per ora la torre è circondata da un’impalcatura e i lavori sono fermi.


da Il Fatto Quotidiano del 22.6.2010
 
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