Il Pasticciaccio!!!

C'è in atto chi briga per escluder il pdl dalle elezioni.Attenzione:i comunisti vogliono prendere il potere con la forza...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. magnific
     
    .

    User deleted


    ATTENZIONE POPOLO ITALIANO! IL VIRUS COMUNISTA é TORNATO !!!
    VISTO CHE CON LA DEMOCRAZIA NON RIUSCIVANO A PRENDERE IL POTERE; CI PROVANO CON LA FORZA.ATTENTANO ALLE PIU' ALTE CARICHE ISTITUZIONALI
    ADESSO NON VA LORO PIU' BENE NEMMENO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA!!!
    ITALIANI! OCCHI APERTI!!!
    In Ungheria, polonia cecoslovacchia ci provarono con i carrarmati...adesso ci provano togliendo al popolo il diritto di voto!!!
    www.ilgiornale.it/interni/firme_lom...ge=0-comments=1
    leggete attentamente. Ecco le prove del trattamento del peso e due misure usato in Lombardia.
     
    .
  2. smilla_e_la_neve
     
    .

    User deleted


    quando citerai un giornale "obiettivo" allora andro' a leggere.
    Finchè linkerai il giornale di famiglia...
     
    .
  3. magnific
     
    .

    User deleted


    «Perché la verifica delle liste concorrenti è stata autorizzata al Pdl solo in presenza dei rappresentanti di tali liste, mentre la verifica della lista Pd è stata consentita ai Radicali senza la presenza dei testimoni?». E, soprattutto, otto. «Come mai non è stata fatta sulle liste Penati la stessa revisione che ha portato all’esclusione di Formigoni?».

    Otto domande, e una risposta. Quella che arriverà oggi dal Tar. Dentro o fuori, con un occhio al Consiglio di Stato. Mica detto, infatti, che la battaglia dei ricorsi incrociati sia finita. Gli uffici legali restano in trincea. Tanto per allungare ancora un po’ il brodo di una campagna elettorale fatta più nei tribunali che nelle piazze.

    le prove dela vergogna!!!
    image
     
    .
  4. smilla_e_la_neve
     
    .

    User deleted


    Finalmente una bella notizia: ;)

    Cala il consenso per il governo
    Prosegue la diminuzione di popolarità: 39 per cento.
    Crollo tra chi vota Lega


    http://www.corriere.it/politica/10_marzo_0...44f02aabe.shtml
     
    .
  5. magnific
     
    .

    User deleted


    In polonia, ungheria, cecoslovacchia ci fu l'invasione con i carrarmati, adesso ci provano impedendo al popolo di esprimere il loro diritto costituzionale di voto!
    Sanno che con il voto spontaneo del popolo, non riusciranno mai a prendere il potere!
    Allora:impediamo ai sostenitori pdl di votare!!!
    Stanno partendo dal caos dela periferia dove sono sguinzagliati i loro pupi... i quali gli spianano la strada dettata dall'incompetenza legislativa e amministrativa e dal caos burocratico.
    I capi fanno il resto!!!
     
    .
  6. magnific
     
    .

    User deleted





    Tutti i carrarmati schierati!
    ****************************

    di Alessandro Sallusti

    Il Tar del Lazio snobba il decreto legge firmato da Napolitano e boccia il centrodestra. Oggi tocca all’ufficio elettorale che può capovolgere la decisione. Poi la pratica torna al Tar. Quindi al Consiglio di Stato... Non si capisce più niente

    Il Tar ha bocciato l’ammissione della lista Pdl della provincia di Roma per le elezioni regionali nel Lazio. I giudici amministrativi quindi hanno ritenuto ininfluente il decreto salva liste varato dal governo e firmato dal Presidente della Repubblica, che dei giudici è anche il capo. Tutto finito dunque per il Pdl laziale? Probabilmente sì, ma non è detto. Oggi la Commissione elettorale romana potrebbe riammettere la lista in forza dello stesso decreto, ma la sua decisione rischia di essere successivamente annullata, su richiesta della sinistra, dallo stesso Tar. Il quale però potrebbe essere smentito dal ricorso che il Pdl si appresta a fare al Consiglio di Stato, ultimo grado della giustizia amministrativa. Ma quest’ultimo dovrebbe altresì tener conto dell’eventuale verdetto, ammesso che arrivi in tempo, della Corte Costituzionale alla quale si sono rivolte le giunte (di sinistra) di Lazio e Piemonte per fare dichiarare illegittimo il decreto governo-Napolitano.

    Governo contro giudici, giudici contro burocrati, burocrati che smentiscono giudici e Quirinale. Una commedia all’italiana, un vero manicomio. Chi ci capisce qualche cosa è bravo. L’unica cosa certa è che è in corso un accanimento feroce contro il primo partito del Paese. Visto che non riescono a farlo fuori nelle urne, ci provano, tanto per cambiare, per via giudiziaria. È bastato che il Pdl scoprisse un piccolo nervo che gli avvoltoi lo hanno agguantato e ora, con gli artigli piantati, non lo mollano più. Ricorsi, carte bollate, picchettaggi, piazze mobilitate, sputtanamenti di tutti, capo dello Stato compreso: la sinistra accecata dall’odio non si ferma davanti a nulla. La legge è uguale per tutti, tuonano. Appunto. Ma oggi (vedi tabella a fianco) vi dimostriamo, documenti alla mano, che così non è. Per identici errori formali nella presentazione delle liste i giudici hanno respinto le firme per Roberto Formigoni e passato quelle per il candidato Pd, Filippo Penati. Non solo.

    Come vi dimostriamo a pagina 3, i giudici sono indipendenti ma hanno le loro, diciamo così, simpatie. Nell’ufficio della magistrata romana che non ha accolto le liste Pdl c’è una grande fotografia di Che Guevara. Non è reato ma, siamo uomini di mondo, qualche cosa vorrà pur ben dire. È evidente che qualcuno si sta impegnando perché non tutti gli italiani che lo desiderano possano votare Pdl. Che poi è proprio quello che da anni volevano i democratici Bersani, Di Pietro e amici, togati e no.

    dal web
     
    .
  7. magnific
     
    .

    User deleted


    Da Napolitano una lezione di politica e diritto costituzionale al Pd

    di Gianteo Bordero
    [email protected]

    lunedì 08 marzo 2010

    Curioso destino, quello di Giorgio Napolitano. Eletto presidente della Repubblica da una sola parte politica (il centrosinistra prodiano nel 2006), oggi egli si ritrova più o meno esplicitamente accusato, dagli stessi che lo mandarono al Quirinale, di intelligenza con il nemico. Il motivo del risentimento è noto: la decisione del capo dello Stato di firmare il decreto legge interpretativo delle norme elettorali varato venerdì dal governo Berlusconi. Se le critiche - per usare un gentile eufemismo - rivolte all'inquilino del Colle da Antonio Di Pietro erano in qualche modo da mettere in conto, stessa cosa non può dirsi dell'atteggiamento incerto ed ondivago del Partito Democratico, che, come il duca di Barnabò di una celebre canzoncina per bambini, si è collocato a mezza via tra il (debole) sostegno a Napolitano e la (forte) tentazione di seguire il leader dell'Idv sulla strada della delegittimazione totale di chiunque fosse coinvolto nell'affaire del decreto governativo. Un atteggiamento, questo del Pd, che non solo ha rivelato una volta di più la congenita fragilità politica del partito di Bersani - incapace di lasciare spazio a una linea genuinamente «istituzionale», ragionevole e di buon senso, e costantemente in preda ai mai sopiti istinti antipolitici e antiberlusconiani - ma ha anche spinto il capo dello Stato a procedere da sé nella difesa delle ragioni che lo hanno spinto a dare il via libera al decreto.

    Il presidente della Repubblica lo ha fatto attraverso una lettera pubblicata sabato pomeriggio sul sito internet del Quirinale, con la quale ha risposto alle mail di due cittadini, una favorevole al decreto, l'altra contraria. Il messaggio di Napolitano, di cui molto si è parlato in questi ultimi giorni, è importante non soltanto per ciò che attiene al fatto di specie, ma anche perché impartisce al centrosinistra una lezione di politica e di diritto costituzionale di cui Bersani & CO. farebbero bene a tener conto nel prosieguo del loro cammino, onde evitare ulteriori brutte figure e di finire in uno stato di totale soggezione politica a Di Pietro.

    Dopo aver spiegato che sarebbe stata insostenibile una competizione elettorale dalla quale fosse rimasto escluso il partito di maggioranza relativa, il capo dello Stato innanzitutto ricorda agli smemorati dello schieramento gauchista che erano stati proprio loro, nei giorni precedenti il varo del decreto, ad annunciare di non voler vincere «per abbandono dell'avversario» o «a tavolino». Per questo, in quelle ore - scrive Napolitano - «si era da più parti parlato della necessità di una "soluzione politica"», ma «senza chiarire in che senso ciò andasse inteso». Come dire: cari signori della sinistra che oggi urlate allo scandalo, eravate stati proprio voi a dire di non voler gareggiare in solitaria. Perché, dunque, non mi avete indicato una strada percorribile? E perché vi stracciate le vesti nel momento in cui io firmo un atto che consenta una competizione «con la piena partecipazione dei diversi schieramenti»?

    Ma non è tutto. Perché il capo dello Stato, preso atto che in piena campagna elettorale raggiungere un accordo tra le coalizioni è risultato di fatto impossibile, prosegue con rigore il suo affondo. E scrive che, anche qualora si fosse trovata la suddetta «soluzione politica», essa «avrebbe pur sempre dovuto tradursi in una soluzione normativa», cioè in un «provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente». E quel provvedimento, dati i tempi ristretti a cui si era giunti, altro non poteva essere che un decreto. Come dire, anche qui: se davvero tutti coloro che hanno dichiarato di avere a cuore un'elezione non falsata dalla mancata partecipazione del Pdl fossero in buona fede, avrebbero dovuto sapere che la Carta costituzionale, in casi d'urgenza, prevede un solo strumento: quello del decreto legge. Perché dunque scendere in piazza, urlare al regime e parlare di «attentato alla Costituzione» e simili amenità? Soprattutto quando nessuno è stato in grado di indicare «quale altra soluzione, comunque inevitabilmente legislativa - rimarca con puntiglio Napolitano - potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di costituzionalità»?

    Due a zero e palla al centro. Di fronte agli argomenti usati dal capo dello Stato si scioglie come neve al sole il tentativo del Pd e del suo segretario di caricare tutta la responsabilità del decreto legge sulle spalle del governo. L'idea che Napolitano abbia «subìto» l'atto governativo è smentita dalle stesse parole del presidente della Repubblica, che rivendica il fatto di aver rigettato la prima ipotesi di decreto prospettatagli dall'esecutivo giovedì sera e di non aver poi riscontrato profili di incostituzionalità nel testo definitivo del provvedimento. Scrive in conclusione l'inquilino del Colle: «Io sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale». Ad essersi incartato - per così dire - non è dunque il capo dello Stato, ma un Partito Democratico che, come ha affermato domenica Berlusconi, rischia per l'ennesima volta di finire «ammanettato a Di Pietro», al suo massimalismo e al suo scarso, se non nullo, senso delle istituzioni.



     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    9,442
    Location
    Foggia

    Status
    Anonymous
    Le cappellate di Letizia...
     
    .
  9. lupetto_sulla_zattera
     
    .

    User deleted


    Certo che se lo dice Bordero, grande costituzionalista... Peccato che scriva stupidaggini. La prima è che non siano state indicate altre strade percorribili: lo ha fatto Emma Bonino, con la proposta di un intervento normativo che Bordero farebbe bene a leggere. La seconda è invece la dimostrazione del suo grande pregio di costituzionalista: l'uso del decreto legge è escluso in matria costituzionale ed elettorale.

    Meglio rivolgersi a qualcuno che di Costituzione sappia qualcosa, anziché a no che di mestiere fa il propagandista politico.

    --------------

    ROMA - Non critica Napolitano, dissente da Di Pietro, benedice le proteste, boccia un decreto inconcepibile in uno Stato di diritto. Gustavo Zagrebelsky inizia citando un episodio che, "nel suo piccolo", indica lo stravolgimento dell'informazione. Al Tg1 di venerdì sera va in onda la foto di Hans Kelsen, uno dei massimi giuristi del secolo scorso. "Gli fanno dire che la sostanza deve prevalere sulla forma: a lui, che ha sempre sostenuto che, in democrazia, le forme sono sostanza. Una disonestà, tra tante. Gli uomini di cultura dovrebbero protestare per l'arroganza di chi crede di potersi permettere di tutto".

    Professore, che succede?
    "Apparentemente, un conflitto tra forma e sostanza".

    Apparentemente?
    "Se guardiamo più a fondo, è un abuso, una corruzione della forza della legge per violare insieme uguaglianza e imparzialità".

    Perché? Non si trattava invece proprio di permettere a tutti di partecipare alle elezioni?
    "Il diritto di tutti è perfettamente garantito dalla legge. Naturalmente, chi intende partecipare all'elezione deve sottostare ad alcuni ovvi adempimenti circa la presentazione delle candidature. Qualcuno non ha rispettato le regole. L'esclusione non è dovuta alla legge ma al suo mancato rispetto. È ovvio che la più ampia "offerta elettorale" è un bene per la democrazia. Ma se qualcuno, per colpa sua, non ne approfitta, con chi bisogna prendersela: con la legge o con chi ha sbagliato? Ora, il decreto del governo dice: dobbiamo prendercela con la legge e non con chi ha sbagliato".

    E con ciò?
    "Con ciò si violano l'uguaglianza e l'imparzialità, importanti sempre, importantissime in materia elettorale. L'uguaglianza. In passato, quante sono state le esclusioni dalle elezioni di candidati e liste, per gli stessi motivi di oggi? Chi ha protestato? Tantomeno: chi ha mai pensato che si dovessero rivedere le regole per ammetterle? La legge garantiva l'uguaglianza nella partecipazione. Si dice: ma qui è questione del "principale contendente". Il tarlo sta proprio in quel "principale". Nelle elezioni non ci sono "principali" a priori. Come devono sentirsi i "secondari"? L'argomento del principale contendente è preoccupante. Il fatto che sia stato preso per buono mostra il virus che è entrato nelle nostre coscienze: il numero, la forza del numero determina un plusvalore in tema di diritti".


    E l'imparzialità?
    "Il "principale contendente" è il beneficiario del decreto ch'esso stesso si è fatto. Le pare imparzialità? Forse, penseremmo diversamente se il beneficiario fosse una forza d'opposizione. Ma la politica non è il terreno dell'altruismo. Ci accontenteremmo allora dell'imparzialità".

    Anche lei, come l'ex presidente Onida, considera il dl una legge ad personam?
    "Questa vicenda è il degno risultato di un atteggiamento sbagliato che per anni è stato tollerato. Abbiamo perso il significato della legge. Vorrei dire: della Legge con la maiuscola. Le leggi sono state piegate a interessi partigiani perché chi dispone della forza dei numeri ritiene di poter piegare a fini propri, anche privati, il più pubblico di tutti gli atti: la legge, appunto. Si è troppo tollerato e la somma degli abusi ha quasi creato una mentalità: che la legge possa rendere lecito ciò che più ci piace".

    Torniamo al decreto. Si poteva fare?
    "La legge 400 dell'88 regola la decretazione d'urgenza. L'articolo 15, al comma 2, fa divieto di usare il decreto "in materia elettorale". C'è stata innanzitutto la violazione di questa norma, dettata non per capriccio, ma per ragioni sostanziali: la materia elettorale è delicatissima, è la più refrattaria agli interventi d'urgenza e, soprattutto, non è materia del governo in carica, cioè del primo potenziale interessato a modificarla a suo vantaggio. Mi pare ovvio".

    Quindi, nel merito, il decreto viola la Costituzione?
    "Se fosse stato adottato indipendentemente dalla tornata elettorale e non dal governo, le valutazioni sarebbero del tutto diverse. Dire che il termine utile è quello non della "presentazione" delle liste, ma quello della "presenza dei presentatori" nei locali a ciò adibiti, può essere addirittura ragionevole. Non è questo il punto. È che la modifica non è fatta nell'interesse di tutti, ma nell'interesse di alcuni, ben noti, e, per di più, a partita in corso. È un intervento fintamente generale, è una "norma fotografia"".

    Siamo di fronte a una semplice norma interpretativa?
    "Quando si sostituisce la presentazione delle liste con la presenza dei presentatori non possiamo parlare di interpretazione. È un'innovazione bella e buona".

    E la soluzione trovata per Milano?
    "Qui si trattava dell'autenticazione. Le formule usate per risolvere il problema milanese sono talmente generiche da permettere ai giudici, in caso di difetti nella certificazione, di fare quello che vogliono. Così, li si espone a tutte le possibili pressioni. Nell'attuale clima di tensione, questa pessima legislazione è un pericolo per tutti; è la via aperta alle intimidazioni".

    Lei boccia del tutto il decreto?
    "Primo: un decreto in questa materia non si poteva fare. Secondo: soggetti politici interessati modificano unilateralmente la legislazione elettorale a proprio favore. Terzo: si finge che sia un interpretazione, laddove è evidente l'innovazione. Quarto: l'innovazione avviene con formule del tutto generiche che espongono l'autorità giudiziaria, quale che sia la sua decisione, all'accusa di partigianeria".

    Di Pietro e Napolitano. È giusta la critica dell'ex pm al Colle?
    "Le reazioni di Di Pietro, quando accusa il Capo dello Stato di essere venuto meno ai suoi doveri, mi sembrano del tutto fuori luogo. Ciascuno di noi è libero di preferire un comportamento a un altro. Ma è facile, da fuori, pronunciare sentenze. La politica è l'arte di agire per i giusti principi nelle condizioni politiche date. Queste condizioni non sempre consentono ciò che ci aspetteremmo. Quali sono le condizioni cui alludo? Sono una sorta di violenza latente che talora viene anche minacciata. La violenza è la fine della democrazia. Il Capo dello Stato fa benissimo a operare affinché non abbia mai a scoppiare".

    Ma Di Pietro, nella firma del Presidente, vede un attentato.
    "La vita politica non si svolge nel vuoto delle tensioni, ma nel campo del possibile. Il presidente ha agito usando l'etica della responsabilità, mentre evocare iniziative come l'impeachment significa agire secondo l'etica dell'irresponsabilità".

    Lei è preoccupato da tutto questo?
    "Sì, è anche molto. Perché vedo il tentativo di far prevalere le ragioni della forza sul quelle del diritto. Bisogna dire basta alla prepotenza dei numeri e chiamare tutte le persone responsabili a riflettere sulla violenza che la mera logica dei numeri porta in sé".

    L'opposizione è in rivolta. Le prossime manifestazioni e le centinaia di messaggi sul web non rischiano di produrre una spirale inarrestabile?
    "Ogni forma di mobilitazione contro gli abusi del potere è da approvare. L'unica cautela è far sì che l'obiettivo sia difendere la Costituzione e non alimentare solo la rissa. C'è chi cerca di provocare lo scontro. Per evitarlo non si può rinunciare a difendere i principi fondamentali. Speriamo che ci si riesca. La mobilitazione dell'opposizione responsabile e di quella che si chiama la società civile può servire proprio a far aprire gli occhi ai molti che finora non vedono".
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    9,442
    Location
    Foggia

    Status
    Anonymous
    CITAZIONE (lupetto_sulla_zattera @ 9/3/2010, 16:32)
    (...)
    Ma se qualcuno, per colpa sua, non ne approfitta, con chi bisogna prendersela: con la legge o con chi ha sbagliato? Ora, il decreto del governo dice: dobbiamo prendercela con la legge e non con chi ha sbagliato".
    (...)

    come dire che se i carabinieri mi multano per eccesso di velocità, la colpa non è mia che andavo forte, ma dei carabinieri che non dovevano essere lì...
     
    .
  11. lupetto_sulla_zattera
     
    .

    User deleted


    Già. Ma tu prova a dire all'Agenzia delle Entrate che non hai pagato le tasse in tempo ma "eri all'interno dell'area delle Poste".

    Cito un caso da Repubblica:

    per un ricorso in commissione tributaria considerato in ritardo-conteggio di giorni mensili trenta e non trentuno- ricorso legittimo “il Giudice: mi spiace, il ricorso è legittimo e mi spiace doverle contestare il ritardo di un giorno nella presentazione”, nel 1980 ho pagato 58 milioni di lire.

    (Ce ne sono altri 1.700...)
     
    .
  12. kissene
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (magnific @ 9/3/2010, 13:01)
    ATTENZIONE POPOLO ITALIANO! IL VIRUS COMUNISTA é TORNATO !!!
    VISTO CHE CON LA DEMOCRAZIA NON RIUSCIVANO A PRENDERE IL POTERE; CI PROVANO CON LA FORZA.ATTENTANO ALLE PIU' ALTE CARICHE ISTITUZIONALI
    ADESSO NON VA LORO PIU' BENE NEMMENO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA!!!
    ITALIANI! OCCHI APERTI!!!

    ihihihih...ma che è? Zelig?
     
    .
  13. Dama dell'Arno
     
    .

    User deleted


    No no, molto peggio!!!
    Zelig, almeno, si sa che è uno spettacolo, e chiude le telecamere, bon... tutti a casa.

    Il brutto è che, a parte le vecchie sclerotiche tipo quella sopra, ce n'è ancora troppa di gente che ci crede, a quel che la scleròtica ha postato!!!!!


     
    .
  14. LizaPop
     
    .

    User deleted


    Zagrebelsky è stato il mio professore di Diritto Costituzionale.
    So per diretta persona il suo religioso insegnare le "forme" della Costituzione tutta.
    So, per diretta persona, quanto fosse importante per lui anche solo la "forma linguaggio": un uso appropriato dei termini dà la giusta misura della chiarezza e della comprensione della sostanza.

    Quasi quasi riesco ad immaginare la sua faccia in un caso come questo.... :cry:
     
    .
  15. Dama dell'Arno
     
    .

    User deleted


    Ci riesci davvero Liza? Accidenti, devo riconsiderarti.... :Don:
     
    .
42 replies since 9/3/2010, 13:01   309 views
  Share  
.