LUZZARA

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coccolotto61
view post Posted on 21/10/2009, 19:07




Geografia [modifica]
Situata in un'area geografica equidistante tra Reggio-Emilia, Mantova, Parma, Luzzara si inserisce in un panorama paesaggistico tipicamente padano. Le caratteristiche sponde del fiume Po che delimitano il territorio col confine lombardo, fanno da sfondo coreografico alle ampie distese di bosco e terreni proficuamente coltivati che costituiscono il 60% della superficie luzzarese. Il paesaggio che si presenta a chi visiti la golena luzzarese, è di notevole rilevanza per il suo aspetto di ambiente fluviale ancora incontaminato. Ad essa si accede percorrendo il caratteristico Viale Po, attraversato da varie carraie in terra battuta lungo le quali si sviluppa un interessante itinerario didattico-naturalistico. La zona è ricca di fauna, sono ampiamente rappresentati gli ardeidi e gli anatidi durante il passo autunnale e primaverile, nell’arco dell’anno molte le specie di passeriformi, anche nidificanti, scarse le specie di mammiferi, con esclusione di lepri e talpe. Nelle pozze limose sono ben rappresentate le specie di molluschi d’acqua dolce quali coni e cappe. Elementi naturalistici di particolare interesse sono: Il laghetto artificiale derivante da una cava per l’estrazione di argilla, denominato “Cava Luccio”. Nel suo fondale, prevalentemente limaccioso, pullula una ricca vita animale e vegetale. Questa zona costituisce un luogo di sosta eletto per numerosi uccelli acquatici, sia stanziali che migratori. Nel laghetto viene praticata la pesca sportiva. Da visitare il paleoalveo della Crostolina che ha costituito sino al 1932 l’alveo terminale del torrente Crostolo. È rimasta priva d’acqua con flusso costante in seguito all’opera idraulica di sbancamento eseguita dal 1929 al 1932 in località Livello, che ha deviato il corso a Nord-Ovest. Qui sono riscontrabili alcuni proficuamente coltivati che costituiscono il 60% della superficie luzzarese. Recentemente la golena luzzarese è stata dotata di un piccolo porto turistico, denominato "Porto delle Garzaie", inaugurato nel 2007.

Storia [modifica]
La sua origine, secondo gli storici più recenti, è da collocare in età longobarda, in quanto nella lingua del popolo longobardo sono da rinvenire le radici del suo toponimo. Per Padre Ireneo Affò Luzzara dovrebbe invece il nome alla presenza di una grande quantità di lucci nelle sue acque. Egli dice infatti che i Longobardi nel 604, dopo la battaglia di Mantova, stanziatisi ove ora sorge Guastalla, trovando la pesca dei lucci abbondante contro l'isola luzzarese (che il primo agglomerato di Luzzara fosse su di un'isola padana lo attesta anche il Rio) la chiamarono certamente "Lucciaia", divenuta in seguito "Luciaria" e poi "Luzzara". Per il Cluverio, invece, il nome Luzzara deriva da "Nuceria", poi "Nucera", "Lucera" e "Luzzara", antica città romana distrutta nel corso delle invasioni barbariche, le cui rovine furono ricoperte dalle alluvioni. Mancano prove sicure di una sua ascendenza romana, anche se a Codisotto e a Riva di Suzzara nell' Ottocento sono stati trovati resti di età imperiale. Sulla base dei documenti di cui si dispone oggi, il toponimo Luzzara appare per la prima volta in un diploma del 781 con il quale Carlo Magno, Re dei Franchi e dei Longobardi, prendeva sotto la sua alta protezione la Chiesa Reggiana.

Luzzara è un esempio dei mutamenti di Signorie in questo periodo di vitalità politica del territorio padano. Il Vescovo di Reggio l'acquista dall'Imperatore Lodovico il Pio, al quale succede al trono Lotario, che rivendicando il possesso ne riprenderà violentemente il dominio. Successivamente viene riconsegnata al Vescovo di Reggio; nell'840 torna all'Imperatore che la dà in dono ad Angilberga, moglie del figlio Lodovico II. Dopo ulteriori vicissitudini tra Chiesa e Impero, Luzzara ritorna nelle mani del Vescovo di Reggio che la affida con Guastalla a Bonifazio di Canossa. Resta in suo potere fino all'estinzione della famiglia, ed ai tempi di Matilde di Canossa è ricordata come Pieve fra i possessi della contessa. Nel 1160 Federico I la restituisce al Vescovo di Reggio, malgrado questi non ne possa vantare nessun diritto, in quanto occupata dai Cremonesi, i quali se ne vedono riconosciuto il possesso da Arrigo IV. Nel 1311 l'imperatore Arrigo VII diede a Passerino Bonaccolsi, signore di Mantova, il possesso di Luzzara. Caduti i Bonaccolsi, i Cremonesi, preoccupati della crescente potenza dei Gonzaga, si affrettano ad occupare Luzzara, ma ne vengono scacciati da Luigi Gonzaga che se ne vede confermare il possesso dall'imperatore Carlo IV nel 1354.

Durante il periodo della signoria dei Gonzaga, Luzzara viene fortificata e dalla sua pianta topografica si possono ancora oggi leggere con distinzione le piazze, i palazzi del potere e gli edifici religiosi, così come furono concepiti nel '400. Nel 1350 il paese ospita Francesco Petrarca. Con l'assegnazione di Luzzara a Rodolfo Gonzaga, figlio del Marchese Lodovico, inizia il ramo gonzaghesco di Luzzara. Sotto il suo dominio viene eretto il palazzo residenziale dei Gonzaga, opera di Luca Fancelli, architetto alla Corte di Mantova. Rodolfo muore nel 1495 durante la famosa battaglia di Fornovo sul Taro, il feudo passò prima alla moglie Caterina Pico, poi (1501) al figlio Gianfrancesco.

L'imperatore Carlo V nel 1502 elegge il marchesato a feudo immediato, trasmissibile in perpetuo per diritto di primogenitura. Nel 1524, alla morte di Gianfrancesco il dominio di Luzzara passa al figlio Massimiliano, che lo cede più tardi (1557) al cugino Guglielmo Gonzaga. Nel 1630 Luzzara viene annessa al Ducato di Guastalla che la governa con alterna fortuna fino al 1746. Nel 1747 Luzzara ed il suo territorio vengono inglobati, a seguito dell'estinzione del ramo dei Gonzaga di Guastalla, nell'Impero Austriaco di Maria Teresa.

L'episodio più saliente della storia luzzarese si ha il 15 agosto 1702, quando si combatte nell'ambito della Guerra di Successione Spagnola, una violentissima battaglia fra l'esercito imperiale condotto dal Principe Eugenio di Savoia ed i Franco-Spagnoli: è la celebre Battaglia di Luzzara. Due giorni dopo Luzzara si arrende ai Gallo-Ispani e ne ottiene gravi perdite. Nel 1734, scoppiata la guerra per la successione del Regno di Polonia, il paese viene occupato dalle truppe Franco-Sarde, sotto il comando del re Carlo Emanuele di Sardegna. Una nuova sanguinosa battaglia ha luogo il 17 settembre di quell'anno, nella quale gli imperiali restano ancora una volta sconfitti. Con il trattato di Aquisgrana dell'8 aprile 1748 Luzzara viene assegnata a Don Filippo di Borbone, il quale si avvale dell'opera illuminata del Du Tillot per vivacizzarne l'economia con incentivazioni a fondo perduto per la creazione di nuove attività produttive. Nel 1759, per editto sovrano, fu abolita la carica di Podestà, essendo stato concentrato in Guastalla tutto l'apparato burocratico-amministrativo.

Spentosi nel 1794 Giovanni, secondogenito di Luigi, erede della dinastia dopo la morte del primogenito Basilio (1782), si estingue la linea genealogica dei Gonzaga di Luzzara.

La Rivoluzione Francese e l'opera napoleonica portano Luzzara nella Repubblica Cisalpina ed in seguito nel Compartimento del Crostolo. Caduto l'impero napoleonico, il 9 febbraio 1814, viene rioccupata dalle truppe austriache.

A seguito del Trattato di Vienna, gli ex stati borbonici vengono assegnati a Maria Luisa d'Asburgo-Lorena. Alla morte della duchessa, il 4 gennaio 1848, Luzzara passa agli Estensi di Francesco V. A seguito della II Guerra d'Indipendenza, il 16 agosto 1860 viene dichiarata la decadenza di Francesco V.

Con il plebiscito dell'11 e 12 marzo 1860, Luzzara è annessa al Regno del Piemonte e quindi al Regno d'Italia. Per merito di Francesco Boccalari nel 1863 in Luzzara si costituisce una Società di Tiro a segno che ha come presidente Giuseppe Garibaldi.

Tra il 1859 ed il 1866 Luzzara fu un paese di frontiera poiché l'Oltrepo mantovano era rimasto soggetto all'Impero Austro-Ungarico. A Codisotto vi si trovava sia la dogana italiana sia quella austriaca. Il confine, che scorreva lungo un fosso chiamato Po Vecchio,era segnato da uno steccato posto ad impedire il contrabbando e la fuga in territorio austriaco dei giovani renitenti alla leva.

Politica
La battaglia si sposterà sul fronte interno, mantenendo il paese a livello di combattività e di vivacità sul piano sociale che sarà patrimonio di tutta la Bassa reggiana ai tempi di Camillo Prampolini, emblematicamente chiamato "l'apostolo del socialismo".

Quattro anni dopo l'Unità nasce a Luzzara la prima società operaia, alla quale numerose altre seguiranno, nel costante tentativo di arginare la disoccupazione e la miseria e di far fronte alla repressione poliziesca. Ad una famiglia di forti tradizioni socialiste appartiene il luzzarese Bruno Fortichiari, tra i fondatori del Partito Comunista.

Il fascismo colpirà duramente e in maniera esemplare da subito: il 5 maggio 1921 verrà ucciso in circostanze mai del tutto chiarite il giovane anarchico Riccardo Siliprandi, aggredito da un gruppo di squadristi. E il prezzo pagato da Luzzara alla causa della Resistenza sarà molto alto: trasformata in polveriera e in deposito d'armi dai nazisti, avrà 10 partigiani fucilati a Reggiolo nell'aprile del '45, altri 7 caduti nel corso di diverse operazioni militari in provincia, morti e dispersi nei campi di concentramento, civili arrestati e torturati.

Il dopoguerra vedrà inevitabilmente la ripresa dei conflitti sul piano sociale - culminata con gli scioperi "a rovescio" dei braccianti sugli argini del Cavo Fiuma - e restituirà il Comune al governo delle sinistre.

Monumenti e luoghi d'interesse [modifica]
La Torre Civica
Il 23 ottobre del 1702 le milizie francesi minarono la parte del castello che guardava verso Guastalla, e parte della rocca con la sua imponente torre. La comunità luzzarese aveva fin dall'inizio manifestato il desiderio di costruire un'altissima torre con il materiale recuperato dalle macerie della vecchia Torre della Rocca e delle fortificazioni. Nel 1724 cominciò utilizzando, per l'impalcatura, il legname giunto da Guastalla offerto dal Duca. I lavori furono sospesi, per mancanza di denaro, lasciando la torre nella parte superiore, quadrata. Nel 1780 la determinazione della comunità di Luzzara portò al completamento la Torre con la costruzione della cupola sulla quale venne disposta una copertura di zinco. Il 15 settembre 1780 fu posta in cima alla Torre la croce con il Luccio raggiungendo così l'altezza di 55 metri. Originariamente la torre aveva solo due quadranti di orologio, uno a nord e uno a sud, secondo la direttrice dalla strada principale di Luzzara (via Avanzi); a seguito della costruzione del viale della Stazione (Via Filippini) nel 1911, negli anni 20 si decise di costruire un terzo quadrante verso est e di spostare gli altri due più in alto. La leggenda, a conoscenza di molti luzzaresi, vuole che la torre sia più alta dei suoi 55 metri; in parte è vero in quanto la torre è stata costruita alla base dei vecchi fossati del castello di Luzzara, ed attualmente sotto il piano di calpestio al piano terra esiste un piano interrato profondo circa 4 m, che costituiva un tempo il piano terra della torre. Il livello dell'attuale piazza venne innalzato al livello della via Avanzi solo nel 1911, riempiendo il vecchio fossato di terra per costruire l'attuale piazza Ferrari, occupata un tempo dalla rocca e dai suoi fossati. Non visitabile; veniva aperta negli anni passati in occasione di feste e ricorrenze, si auspica una ripresa di tale iniziativa.

Palazzo della Macina
Il vecchio palazzo dei Gonzaga, signori di Luzzara, venne eretto verso il 1481 su disegno di Luca Fancelli. In origine, con i suoi edifici ausiliari, occupava tutta l'area a sud del castello di Luzzara, tra la chiesa parrocchiale e l'attuale sede del municipio, ma dalla guerra, che culminò con la battaglia del 15 agosto 1702, non si salvò che la parte ancora oggi visibile. All'interno del Palazzo si distingue ancora la loggia che si affacciava sul cortile, costituita da un portico con tre arcate aperte e semicircolari che poggiano sopra a colonne ora murate. Due di tali colonne, le intermedie, sono di marmo ed i loro capitelli sono riccamente ornati di fogliame, mentre le altre due colonne sono in muratura ed hanno soltanto i capitelli di marmo con motivi a foglie molto più semplici. Sul fronte del Palazzo, sopra la porta principale, spicca lo stemma dei Gonzaga, in ceramica policroma eseguita da Luca della Robbia. È di forma circolare attorniato da festoni di rami di pino, simbolo della fecondità. Sono visibili alcune tracce di affreschi nei piani superiori, costituiti da fascioni in colori nero-cinereo, un tempo coronavano i soffitti lignei, andati perduti. L'edificio dopo l'abbandono dei Gonzaga, venne utilizzato per secoli come palazzo pubblico, poi venne abbandonato, rimanendo sempre di proprietà demaniale e passando di governo in governo fino all'unità d'italia. Il nome "palazzo della Macina" deriva dal fatto che nel '700 in detto palazzo, veniva riscossa la tassa sul macinato dei cereali. Nel 1952 venne acquistato dall'allora Arciprete di Luzzara Mons. Dante Freddi divenendo di proprietà parrocchiale. Venne ristrutturato ed utilizzato per pochi anni, nella metà degli anni '60, come sede delle scuole medie comunali. Attualmente è utilizzato come oratorio parrocchiale e per vari utilizzi della parrocchia, quali riunioni, catechismo, incontri ecc.. Per visite rivolgersi in Parrocchia di S. Giorgio, Via Avanzi 3

Chiesa Parrocchiale di San Giorgio
L'Oratorio di san Giorgio era, tra l'VIII ed il IX secolo, un piccolo edificio ad una sola navata. Venne con ogni probabilità riedificata nella seconda metà del l'XI secolo e nel corso degli anni subì varie trasformazioni e rifacimenti; tuttavia rimane ancora l'abside in stile romanico della fine dell XI secolo, sotto il quale, scavi effattuati nell'anno 2000 hanno portato alla luce un a parte dell'antica cripta, profonda oltre 2 metri , in cui sono visibili le colonnine in cotto dove appoggiavano i volti, la pavimentazione romanica in cotto, alcune colonne in pietra e pilastri circolari in muratura. Sono visibili tracce di affreschi dei epoca medievale. La cripta era già sicuramente interrata nel XV secolo. Nel 1652 don Andrea Bassi, parroco di Luzzara, nella sua descrizione della chiesa, ci informa che l'edificio era a tre navate, era lungo 10 pertiche e largo 6 (circa 28 x 17 ml, mentre attualmente la chiesa è lunga circa 38 ml) ed aveva il tetto di assi e coppi a vista; con tutta probabilità era ancora l'edificio costruito ai tempi di Matilde di Canossa, e che poco dopo, a causa delle pessime condizioni statiche venne in parte riedificato. Nel 1655 venne costruita l'attuale cupola, alta 22 m, a copertura ottagonale. L'edificio romanico, seppur rimaneggiato varie volte venne demolito dalla cupola alla facciata del 1676 e ricostruito nella forma attuale dal parroco Don Andrea Bassi, i lavori terminarono nel 1678. La chiesa venne consacrata nel 1726, come ricorda una lapide posta in un pilastro della cupola verso la cappella del rosario. La facciata, le pareti esterne e l'interno sono in puro stile barocco, con tre navate e sei cappelle laterali, delle quali due parzialmente rinascimentali. Alla destra del presbiterio vi è la principesca Cappella della Madonna del Rosario. Di notevole fattura è l'altare maggiore in muratura e stucco, fu rivestito di marmi policromi e madreperla nel 1794. Dietro l'altare maggiore vi è una splendida tela del 1520 che raffigura la Madonna col Bambino seduta su uno scranno marmoreo, con a destra la figura di San Giorgio che uccide il drago, a sinistra San Girolamo in abiti da Cardinale. Nella prima Cappella di destra vi è il Fonte Battesimale, in marmo del 1574, e un dipinto sul cui sfondo compare Luzzara vista dall'antica porta di accesso al Castello si nota inoltre, il precedente campanile della Chiesa di San Giorgio, costruito nel 1566 e demolito nel 1909 perché pericolante; l'attuale è stato costruito nel 1911. La chiesa è visitabile nei giorni feriali dalle 8 alle 12 e dalle 15 alle 18; nei festivi dalle 9 alle 10:30, dalle 11 alle 12 e dalle 15 alle 18

Teatro
Nell'antico Palazzo dei Gonzaga di Luzzara era anche il piccolo Teatro di Corte. Verso la fine del XVIII secolo ne venne realizzato un altro nei locali poi occupati dalla scuola d'arte. Diversamente da quanto comunemente sostenuto, l'attuale Teatro non è da identificarsi con quello esistente anteriormente al secolo XIX. Da un rogito del 1813 risulta che in quell'anno la "Società Teatrale di Luzzara" acquistò un fabbricato rustico, adibito a granaio, per trasformarlo nell'attuale Teatro. Anche se i lavori, per l'adeguamento dell'edificio, iniziarono subito, per l'apertura si dovette aspettare il 2 ottobre 1852, data in cui venne inaugurato con la rappresentazione dell'opera "I Capuleti e i Montecchi" di Vincenzo Bellini. Il teatro poteva contenere fino a 400 persone, con 47 palchi divisi in tre ordini. Il sipario, disperso, rappresentava la Fiera di Luzzara coi Principi Gonzaga e fu dipinto dal Casali. L'edificio subì un radicale restauro nel 1919; tale data è incisa nel lunettone che sovrasta la finestra centrale della facciata. Benché venissero mantenuti i tre ordini di palchi, la pianta, che originariamente era ad U svasata, fu modificata in forma semicircolare. Il teatro venne venduto a privati nel 1947 e trasformato in magazzino. Venne riacquisito dal comune negli anni '80 del XX secolo e venne nel 1987 iniziata una ristrutturazion, che venne interrotta poco tempo dopo per macanza di fondi. Da parecchi anni non vi si svolge più nessuna attività, tuttavia sono stati recentemente effettuati lavori di restauro (soffitto della platea, in legno rivestito di cannicciato intonacato e dipinto, restaurato e consolidato nel 2006), in vista di una futura apertura. Non visitabile

Chiesa ed ex Convento degli Agostiniani
La chiesa dell'ex ospedale, o Chiesa del Conventino, aderente al più antico fabbricato che era l'Ospizio dei Pellegrini, fu costruita alla fine del XV secolo per volere di Caterina Pico, figlia di Gianfrancesco Conte di Mirandola e moglie di Rodolfo Gonzaga Marchese di Luzzara. Fu distrutta fin quasi alle fondazioni e riedificata tra il 1764-1771; fortunatamente l'abside rimasta è quella quattrocentesca. Nella sagrestia si intravedono i resti di un magnifico monumento funebre, dedicato a Luigi Gonzaga morto a 32 anni nel 1570, parzialmente distrutto in un incendio nel 1918. Nella parte superiore del monumento, al centro, è visibile lo stemma dei Gonzaga sostenuto da due putti e sormontato da un'aquila incoronata a due teste e ai lati due guglie terminanti in due globi. Questo coronamento posa sopra un ricco architrave sostenuto da due grandi figure: una Cariatide e un Atlante. Dal centro, sotto il cornicione, sostenuto da una testa di leone, si biparte un ricco festone di frutta, passante sopra le Cariatidi e discendente ai lati esterni fino alla grande mensola del basamento su cui poggiano due aquile. Nel mezzo del monumento era posta una lapide dedicata a Luigi Gonzaga. Sotto l'adiacente porticato sono stati recentemente scoperti affreschi di interesse storico ed artistico. Venne pure distrutto il Mausoleo di Antonia Gonzaga, sorella di Luigi e sposa a Roberto Sanvitale, mausoleo eretto nel 1572 dirimpetto a quello di Luigi , e descritto dal Caselli nella sua storia di Luzzara edita nel 1898. Per quanto riguarda il convento vero e proprio, esso fu costruito dagli Agostiniani, con ogni probabilità anteriormente alla chiesa stessa in forme romaniche: restano infatti a testimonianza di ciò il porticato e qualche volta "a vela", salvati dai numerosi ed infelici rimaneggiamenti durante i secoli. Distrutto dall'incendio del 1918 è risultato l'affresco rappresentante una Madonna con bambino e due figure di santi ai lati, della misura di m 1,20 x mt. 2 di altezza, opera del pittore Francesco Monsignori nato a Verona nel 1487. Partiti gli Agostiniani durante l'epoca napoleonica, nel 1824 l'edificio complessivamente fu utilizzato per volere di Maria Luigia duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla come ospedale per infermi, utilizzazione poi mantenuta dalla famiglia Lodigiani, che ne divenne proprietaria nel 1886. In seguito fu donato alle Opere Pie di Luzzara e da questo organismo gestito fino al 1978 prima come ospedale, poi come Casa di Riposo. Al lato Sud si sviluppa un'ala di costruzione recente (anno 1948) che costituisce un tutt'uno con il corpo più antico. Con la soppressione degli ospedali-infermerie divenuta operante con la creazione dell'Ospedale di zona a Guastalla, l'edificio, dopo un'ulteriore serie di lavori di adattamento, viene adibito a sede della "Mostra Nazionale e Museo di Arti Naif". La Chiesa è visitabile su appuntamento. Tel.:0522977216.

Museo Nazionale di Arti Näives
Il Museo, ideato da Cesare Zavattini e fondato da Renato Bolondi nel 1967, è un museo "in progress", in continuo accrescimento, grazie alla rassegna annuale: le opere scelte dalla giuria, infatti, restano qui in esposizione permanente. Oltre alle opere, che hanno ormai superato le 300, il Museo possiede una ricca emeroteca, una nastro e videoteca ed una biblioteca tematici. Il Museo di arti Näives apre: da giugno a dicembre, martedì-sabato: 10-12:30/15-19 festivi:15-19. Visite guidate su prenotazione Informazioni: tel.: 0522 977283; fax: 0522224830; sito web: www.fondazioneunpaese.org

Villa Maso
Situata nella strada comunale omonima a circa due chilometri a sud-est del capoluogo. Questa Villa costituisce tuttora, con il suo stupendo giardino all'italiana e i filari di giganteschi taxodium, uno dei più suggestivi ornamenti delle campagne luzzaresi. Fu una residenza dei Gonzaga, e ha conservato alcuni dei caratteri dell'antica nobiltà, come il giardino, l'oratorio e piantagioni arboree. L'interno ha un interessante salone di rappresentanza, a settentrione una torre con arco passante ha un loggiato triforato che sostiene una balaustra con al centro un orologio coronato da una torretta. Parte integrante della villa è il giardino nel quale si trovano piante di altissimo valore botanico, esistenti sul territorio nazionale in esemplari limitati. La Villa e il suo giardino sono stati set principale del film "Novecento" di Bertolucci. Oggi è sede della Comunità terapeutica per tossicodipendenti "Mondo X". Non visitabile

Chiesa parrocchiale di Codisotto
La datazione della Chiesa Parrocchiale è da collocare attorno alla fine del XVII secolo, e fu costruita sullo stesso luogo dove era ubicata quella più antica del 1500 circa. Vi si possono ammirare, oltre all'altare maggiore in stucco marmorizzato e quattero altari originali nelle cappelle, quattordici tavolette di scuola emiliana del XIV secolo raffiguranti episodi del Vangelo. Visitabile su appuntamento. Tel.: 0522 977216

Chiesa parrocchiale di S. Carlo Borromeo di Casoni
Fra il patrimonio artistico che si può ammirare all'interno della Chiesa Parrocchiale si segnala un coro ligneo a stalli di squisita fattura settecentesca. Visitabile su appuntamento. Tel.0522 977216.

Chiavica di Villarotta
È il più antico manufatto che si conservi a Villarotta e la testimonianza più interessante della sua storia. Questa opera idraulica, con paraporti, costruita sul Cavo Tagliata, tracciato su uno degli antichi corsi del Fiume Po, venne iniziato nel XIII secolo; aveva la funzione di impedire i rigurgiti delle piene del fiume Secchia e della Moglia oltre a bonificare i terreni per aumentare la produzione agricola e favorire il sorgere di nuovi centri abitati.

Chiesa Parrocchiale di San Rocco
Originariamente l'antica chiesa, eretta sull'antico Oratorio di San Rocco nel XV secolo, doveva avere solo tre altari: quello principale e due laterali dedicati rispettivamente al Santo Rosario e a San Rocco. In seguito venne eretto un altro altare dedicato a San Francesco d'Assisi ed a Sant'Antonio da Padova. Nel 1936 venne abbattuta la splendida Chiesa secentesca perché pericolante.
 
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