L'empatia è un fatto di cervello

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cucciolina72
view post Posted on 12/10/2009, 18:00




L'empatia è un fatto di cervello
Due zone sintonizzate sul male altrui
L'empatia è quella caratteristica che ci permette di riconoscere e comprendere il dolore o la gioia di un nostro simile. Si tratta di una caratteristica atavica della specie animale, non solo umana, ed è una delle esperienze formative cruciali per ciascuno di noi. Si tratta, ad esempio, di quella spinta che fa intuire a una madre che il suo piccolo, o il suo bimbo se si tratta di un essere umano, sta per mettersi in una situazione pericolosa e la spinge ad intervenire prontamente. Si tratta però anche dell'iniziativa di un vigile del fuoco che entra in una casa in fiamme per trarre in salvo i suoi abitanti, o dell'energia che anima i volontari impegnati a scavare tra le macerie dopo un terremoto in cerca di superstiti.


Alla base di tutto sta l'azione congiunta di emozione e cognizione, che cooperano per renderci capaci di comprendere che cosa sta accadendo all'altro, ma anche di difenderci in situazioni di pericolo. Lo spiegano i ricercatori dell'Ospedale Fatebenefratelli-Isola Tiberina, che hanno scoperto come i livelli di empatia nel dolore dipendano dal grado di sincronia di due aree antichissime del cervello

I neuroscienziati hanno individuato e descritto con crescente accuratezza i gruppi di neuroni che costituiscono la cosiddetta "matrice del dolore", ossia la struttura che ci permette di percepirlo e nello stesso tempo di comprenderlo nei nostri simili. Ora è stato possibile riconoscere un meccanismo necessario per essere empatici nel dolore, ossia per provare solidarietà nei confronti di un nostro simile in difficoltà ed, eventualmente, nell'intervenire in suo soccorso. Il risultato è arrivato attraverso uno studio di magnetoencefalografia (Meg), attuato presso l'ospedale romano da ricercatori Afar (Associazione Fatebenefratelli per la ricerca), sotto la guida del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), e pubblicato sul "Journal of Neuroscience".

Secondo la ricerca, il grado di condivisione del dolore che proviamo nei confronti di un nostro simile, ad esempio nel momento in cui l'ago di una siringa penetra nella sua mano, dipende da quanti gruppi di neuroni in due aree "primordiali" del cervello, la sensoriale e la motoria, si sincronizzano tra loro. L'osservazione della sofferenza di un'altra persona fa aumentare nell'osservatore l'accoppiamento tra le regioni cerebrali sensoriale e motoria: questo sembra indicare che la "risonanza" empatica con l'altro avvenga in virtù di un'attività di reti funzionali più che di singole aree. i ricercatori spiegano che queste due regioni corticali "sono le prime a formarsi nello sviluppo embrionale, richiamando quanto profonda sia la necessità della condivisione empatica per il nostro sviluppo".

 
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