Santoro dittatore del video

***

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. schmit
     
    .

    User deleted


    Santoro dittatore del video Sempre in tv e grida al bavaglio
    di Giancarlo Perna
    Vota1 2 3 4 5 Risultato
    Strumenti utili Carattere Salva l'articolo
    Invia a un amico Stampa Rss Condividi su Facebook
    Condividi su Twitter
    Commenti Condividi la tua opinione con gli altri lettori de ilGiornale.it

    Leggi tutti i commenti (51)
    Log in / Registrati alla community e lascia il tuo commento

    aiuto La sola curiosità che ci resta da soddisfare è quella della coloritura dei capelli che adotterà quest’anno Michele Santoro per Annozero. Da indiscrezioni sarà ancora una gradazione del biondo, dopo l’ossigenato del 2007 e lo stoppa del 2008. Stavolta pare abbia optato per una giallo-oro alla Paris Hilton. Sul resto, nessun dubbio: avremo il solito Santorescu unico depositario della verità e solo custode della libertà di stampa.

    Deve ancora comparire - lo farà domani sulla seconda rete - ma già protesta che la patria è in pericolo perché lui non può fare esattamente come vuole. Lo ostacolano, non gli danno carta bianca, gli lesinano i mezzi. Adesso c’è il problema della sua spalla, Marco Travaglio, al quale la Rai non ha ancora rinnovato il contratto. Marco è un po’ il poeta della trasmissione. Faccia e tono da menestrello, recita filastrocche di mezz’ora nelle quali augura la galera a questo o a quello. Senza Travaglio - ha detto ieri Santoro - Annozero non si fa. E giù una serie di improperi al Cav considerato la causa dei tentennamenti, degli ostacoli, di ogni male.

    Niente di nuovo. Sono lustri che Michele denuncia complotti per cacciarlo dal video. Però ricompare ogni autunno, puntuale come le piogge. È inamovibile come Bruno Vespa e guadagna quanto lui: una barca di soldi. Però si lamenta, protesta e fa la vittima. Probabilmente è un nevrotico, certamente un caratteriale.

    Il biondino, chiamiamolo così anche se si tratta di tintura, si considera il campione della libertà di stampa. Ieri ha detto che Annozero è «la punta del servizio pubblico e ne incarna lo spirito». Immodesto ma, dato il suo ego, perfino morigerato. In passato è stato capace di dire: «Quanto più Santoro c’è sui canali Rai, tanto è più libero il Paese» e ha aggiunto: «Nella storia della Rai io sono quello che ha spostato sempre più avanti il confine della libertà». Poi però si indigna se il Cav si autoproclama migliore premier degli ultimi 150 anni.

    In realtà, Santorescu è un giornalista schierato come un hooligan del pallone con l’immobiliarista Di Pietro. Ha meno case di Tonino ma l’identica visione capestro e manette. In venti anni di tv è l’unico, a mia scienza, che abbia messo in moto il meccanismo di un suicidio. Molti ricorderanno quella sera del 23 febbraio 1995 a Tempo reale. Era suo ospite Leoluca Orlando, oggi anche lui con Di Pietro, ma allora sindaco di Palermo e caudillo della Rete, movimento che fiutava mafiosi anche nei buchi del formaggio. In diretta, Orlando accusò di mafiosità il maresciallo dei carabinieri di Terrasini, Antonino Lombardo. Santoro lo lasciò sdottorare a ruota libera senza dirgli, come avrebbe dovuto da giornalista, per di più del servizio pubblico, che l’altro non poteva difendersi perché era assente. Un classico linciaggio. Lombardo, lasciato solo, si uccise qualche ora dopo. Era, come già si sapeva e meglio si seppe dalle indagini successive, totalmente estraneo alle accuse. Un errore del genere, così contiguo alla canagliata, sarebbe costato a chiunque il posto. Michele invece è ancora lì e continua imperterrito nel suo giornalismo sfottente.


    da Il Giornale

    Michele fa i capricci scatena la rissa e insulta il suo capo
    di Francesco Cramer
    Vota1 2 3 4 5 Risultato
    Strumenti utili Carattere Salva l'articolo
    Invia a un amico Stampa Rss Condividi su Facebook
    Condividi su Twitter
    Commenti Condividi la tua opinione con gli altri lettori de ilGiornale.it

    Leggi tutti i commenti (22)
    Log in / Registrati alla community e lascia il tuo commento

    aiuto RomaMichele Santoro, in versione martire Sant’Oro, a differenza del trafitto San Sebastiano le frecce le tira. A destra e a manca: colpisce il direttore dell’Authority Corrado Calabrò, quello della Rai Mauro Masi, quello di Raidue Massimo Liofredi ma anche Peppino Caldarola, Bruno Vespa e, sai che notizia, Berlusconi. La sala del palazzo di Viale Mazzini che ospita la conferenza stampa di presentazione di Annozero diventa così un campo di arcieri o, meglio, una corrida. Dove la parte del toro la fa Liofredi. Lui, solo contro tutti.
    C’è Sant’Oro e la sua squadra al completo: Sandro Ruotolo, Corrado Formigli, Vauro Senesi, la sostituta di Margherita Granbassi, Giulia Innocenzi, e Marco Travaglio. Ma ci sono pure i consiglieri d’amministrazione Rai in quota opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten e il senatore ex PotOp, il girotondino Francesco Pancho Pardi. E poi c’è un pubblico assetato di sangue che vuole vedere infilzato per bene il capostruttura di mamma Rai, reo di rappresentare il «bavaglio» berlusconiano.
    Al torero Michele prudono le mani, vuole la rissa. E rissa sia. Il matador sventola subito il drappo rosso: «Marco, vieni qui accanto a noi. Dico subito che per noi Travaglio è un elemento irrinunciabile, ir-ri-nun-cia-bi-le. Marco ci sarà. Con contratto o senza, a piedi o in bici, ma ci sarà».
    Annozero partirà come previsto domani sera. Titolo della puntata, dedicata al tema della libertà di stampa ma con presumibili incursioni gossipare: «Farabutti». Ciò che di fatto urla a brutto muso il martire Michele ai suoi datori di lavoro. Sant’Oro lamenta il ritardo della firma dei contratti, i «bastoni nelle ruote alla mia troupe», il travaglio su Travaglio. Il quale, per aver spennato il presidente del Senato Schifani in una puntata di «Che tempo che fa...», dandogli del mafioso, aveva fatto recapitare a viale Mazzini una multa salatissima (Sanzione sospesa per via di un ricorso al Tar, ndr). Authority in campo e minaccia che, in caso di «colpa grave» le multe alla Rai possono arrivare fino al tre per cento del fatturato aziendale. In soldoni: 90mila euro, mica bruscolini. Contratto di Travaglio in freezer, quindi. Fino ad oggi, in attesa di un incontro tra Masi e Calabrò.
    Ma Sant’Oro è furioso e attacca a testa bassa: «L’Authority non può avere un potere di censura preventiva», schiuma di rabbia. «C’è un attacco alle trasmissioni del servizio pubblico, il confine del proibito s’è allargato e se facessi oggi le trasmissioni che facevo negli anni ’90 sarei considerato un dinamitardo». Si lamenta e ringhia come un pittbull: «Che senso ha che per la Rai programmi come Annozero e Report siano oggetto di discussioni? Così la Rai rischia di far la fine di Alitalia. Devo pensare che sta tornando dal passato una figura come Licio Gelli che vuole la distruzione del servizio pubblico».
    Il toro Liofredi prova a rispondere: «Annozero è importante, ne condivido la parte editoriale ma, certo, personalmente ho un’altra idea del confronto politico a 360 gradi. Non mi piace la televisione che è contro, mi piace la televisione che è un confronto. Tutto qui. Finora il sostegno alla trasmissione non è mancato, anche sul fronte degli operatori, sebbene Santoro preferisca lavorare coi suoi». Il torero lo infilza con una rabbia ferina: «Falso! Bugiardo! Due mesi fa, quando non eri direttore e nessuno piangeva, emerse che le risorse interne non erano a disposizione. E querelami se vuoi, ma non ti conviene». Liofredi è drammaticamente solo nell’arena ma prova a difendersi: «Nessuna querela, ma quel che conta è che il programma sia pronto per partire». Sant’Oro è una belva: «Ci ospitate come dei profughi, magari ci rimandate in Libia...». Ridacchia Rizzo Nervo, ghigna Pancho Pardi. Il toro Liofredi si batte come un leone: «Io non sto “sopportando” la trasmissione, la sto “supportando”. Poi, è il mio gusto personale, penso che un programma politico in tv debba essere diverso». Il torero finto-vittima è spietato: «Veniamo trattati come

    da il Giornale

    Michele fa i capricci scatena la rissa e insulta il suo capo
    di Francesco Cramer
    Vota1 2 3 4 5 Risultato
    Strumenti utili Carattere Salva l'articolo
    Invia a un amico Stampa Rss Condividi su Facebook
    Condividi su Twitter
    Commenti Condividi la tua opinione con gli altri lettori de ilGiornale.it

    Leggi tutti i commenti (22)
    Log in / Registrati alla community e lascia il tuo commento

    aiuto RomaMichele Santoro, in versione martire Sant’Oro, a differenza del trafitto San Sebastiano le frecce le tira. A destra e a manca: colpisce il direttore dell’Authority Corrado Calabrò, quello della Rai Mauro Masi, quello di Raidue Massimo Liofredi ma anche Peppino Caldarola, Bruno Vespa e, sai che notizia, Berlusconi. La sala del palazzo di Viale Mazzini che ospita la conferenza stampa di presentazione di Annozero diventa così un campo di arcieri o, meglio, una corrida. Dove la parte del toro la fa Liofredi. Lui, solo contro tutti.
    C’è Sant’Oro e la sua squadra al completo: Sandro Ruotolo, Corrado Formigli, Vauro Senesi, la sostituta di Margherita Granbassi, Giulia Innocenzi, e Marco Travaglio. Ma ci sono pure i consiglieri d’amministrazione Rai in quota opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten e il senatore ex PotOp, il girotondino Francesco Pancho Pardi. E poi c’è un pubblico assetato di sangue che vuole vedere infilzato per bene il capostruttura di mamma Rai, reo di rappresentare il «bavaglio» berlusconiano.
    Al torero Michele prudono le mani, vuole la rissa. E rissa sia. Il matador sventola subito il drappo rosso: «Marco, vieni qui accanto a noi. Dico subito che per noi Travaglio è un elemento irrinunciabile, ir-ri-nun-cia-bi-le. Marco ci sarà. Con contratto o senza, a piedi o in bici, ma ci sarà».
    Annozero partirà come previsto domani sera. Titolo della puntata, dedicata al tema della libertà di stampa ma con presumibili incursioni gossipare: «Farabutti». Ciò che di fatto urla a brutto muso il martire Michele ai suoi datori di lavoro. Sant’Oro lamenta il ritardo della firma dei contratti, i «bastoni nelle ruote alla mia troupe», il travaglio su Travaglio. Il quale, per aver spennato il presidente del Senato Schifani in una puntata di «Che tempo che fa...», dandogli del mafioso, aveva fatto recapitare a viale Mazzini una multa salatissima (Sanzione sospesa per via di un ricorso al Tar, ndr). Authority in campo e minaccia che, in caso di «colpa grave» le multe alla Rai possono arrivare fino al tre per cento del fatturato aziendale. In soldoni: 90mila euro, mica bruscolini. Contratto di Travaglio in freezer, quindi. Fino ad oggi, in attesa di un incontro tra Masi e Calabrò.
    Ma Sant’Oro è furioso e attacca a testa bassa: «L’Authority non può avere un potere di censura preventiva», schiuma di rabbia. «C’è un attacco alle trasmissioni del servizio pubblico, il confine del proibito s’è allargato e se facessi oggi le trasmissioni che facevo negli anni ’90 sarei considerato un dinamitardo». Si lamenta e ringhia come un pittbull: «Che senso ha che per la Rai programmi come Annozero e Report siano oggetto di discussioni? Così la Rai rischia di far la fine di Alitalia. Devo pensare che sta tornando dal passato una figura come Licio Gelli che vuole la distruzione del servizio pubblico».
    Il toro Liofredi prova a rispondere: «Annozero è importante, ne condivido la parte editoriale ma, certo, personalmente ho un’altra idea del confronto politico a 360 gradi. Non mi piace la televisione che è contro, mi piace la televisione che è un confronto. Tutto qui. Finora il sostegno alla trasmissione non è mancato, anche sul fronte degli operatori, sebbene Santoro preferisca lavorare coi suoi». Il torero lo infilza con una rabbia ferina: «Falso! Bugiardo! Due mesi fa, quando non eri direttore e nessuno piangeva, emerse che le risorse interne non erano a disposizione. E querelami se vuoi, ma non ti conviene». Liofredi è drammaticamente solo nell’arena ma prova a difendersi: «Nessuna querela, ma quel che conta è che il programma sia pronto per partire». Sant’Oro è una belva: «Ci ospitate come dei profughi, magari ci rimandate in Libia...». Ridacchia Rizzo Nervo, ghigna Pancho Pardi. Il toro Liofredi si batte come un leone: «Io non sto “sopportando” la trasmissione, la sto “supportando”. Poi, è il mio gusto personale, penso che un programma politico in tv debba essere diverso». Il torero finto-vittima è spietato: «Veniamo trattati come

    da il Giornale
     
    .
  2. magnific
     
    .

    User deleted


    Roma - I risultati in termini di share sono buoni, ma i contenuti (come da cliché) hanno scatenato una polemica infinita. Di questo, però, Santoro non si cura ed esulta: "Abbiamo lavorato in condizioni di assoluta emergenza e siamo andati in onda a regola d’arte da un altro studio con una squadra nuova". Tuttavia, gli attacchi al premier Berlusconi e al Giornale non passeranno inosservati. Il ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, non ci sta e si preopara a convocare i vertici di viale Mazzini: "E' l'ennesima puntata di una campagna mediatica basata sull’infamia".

    Scajola convocherà i vertici Rai Che Santoro abbia superato i limiti era già chiaro ieri sera. Nonostante la debole difesa di qualche esponente del centrosinistra, il Pdl e la Lega Nord ha duramente deprecato Annozero. Ma a prendere una decisione definitiva è stato Scajola che convocherà "i vertici della Rai per verificare se trasmissioni come Annozero rispettino l'impegno, assunto dalla Rai nel contratto di servizio, a garantire un'informazione completa e imparziale". In una nota, il ministro allo Sviluppo economico ha fatto sapere che "è ora di finirla". "E' l'ennesima puntata di una campagna mediatica basata sui pruriti, sulla spazzatura, sulla vergogna, sull'infamia, sulle porcherie - ha puntualizzato Scajola - la televisione non può sostituire le aule dei tribunali, soprattutto quando la magistratura non ha rilevato alcun elemento per aprire inchieste sul presidente del Consiglio. Stiamo attraversando una stagione di veleni che sconcerta i cittadini. Queste aggressioni sono la risposta disperata alla politica del fare del Governo Berlusconi, nell`illusione di sovvertire il risultato elettorale. La politica non può arrendersi a questa logica".

    Zavoli: "Evitare invasioni di campo" Il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Zavoli stigmatizza l’intervento di Scajola ammonendolo dal fare invasioni di campo. "La sua iniziativa di convocare i vertici Rai sorprende, non corrispondendo ad alcuna prassi istituzionale e stabilendo un pericoloso precedente",osserva Zavoli, ricordando che "gli organismi propri di controllo della televisione pubblica sono la Commissione parlamentare di vigilanza e Agcom. Invasioni di campo inasprirebbero ancor più le polemiche politiche".

    I dati di ascolto Su Raiuno Don Matteo è stato seguito nella prima parte da 6 milioni 603 mila spettatori (23,56% di share) e nella seconda da 5 milioni 734 spettatori (24,02 per cento di share). E' alto anche il dato della trasmissione di Santoro, ma non sufficiente per riuscire a vincere la sfida. La prima puntata della nuova stagione di Annozero ha, infatti, segnato il 22,88 per cento di share, pari a 5 milioni 502 mila spettatori. Sempre in prima serata, su Canale 5, il film di Ale e Franz è stato seguito da 3 milioni 268 milioni di ascoltatori, pari al 13,24 per cento di share.

    L'esultanza di Santoro Secondo Santoro il risultato ottenuto "premia un prodotto interamente Rai e non è soltanto frutto delle polemiche". "Oltre il 36% di permanenza indica che un fetta molto importante di opinione pubblica ha voluto segnalare al governo che una cosa sono le scelte elettorali e un’altra le scelte informative - ha spiegato il conduttore di


    da Il Giornale

    Annozero - insomma per il pubblico l’informazione deve essere considerata un contrappeso per chi esercita il potere". "Questo vuol dire che il pubblico ha espresso una sfiducia nei confronti del governo? - si è, quindi, chiesto Santoro - Assolutamente no. Ma sicuramente vuol dire che il pubblico chiede una informazione più libera da qualunque tipo di condizionamento politico e soprattutto chiede di avere più informazione. Adesso mi auguro che prevalgano gli interessi della Rai e il senso di responsabilità".

    Garimberti ridimensiona il risultato "Sulla puntata di esordio l’attesa era grande, il buon risultato di ascolti è frutto anche di questo". Garimberti ridimensiona la performance di Santoro: "E' stata una trasmissione alla Santoro, nel suo stile classico. Comunque non do giudizi, non faccio il critico televisivo". E anche sull’intervento di Travaglio il presidente della Rai dice: "E' stato un Travaglio doc, è il suo stile, il suo modo di fare giornalismo. Si può amare o no, ma è opportuno che ci siano vari generi e che uno possa scegliere se guardarli o meno". Un’esigenza, sostiene Garimberti, di cui è consapevole lo stesso direttore generale Mauro Masi: "Non è che il direttore generale non capisca che ci devono essere vari generi, non dipingetelo diverso da com’è. Quello che ha sempre caratterizzato la Rai è la presenza di più voci: c’è il Tg1, il Tg2, il Tg3 e alla fine il pubblico può scegliere, c’è il telecomando che è uno strumento di democrazia".


    da Il Giornale

    Annozero - insomma per il pubblico l’informazione deve essere considerata un contrappeso per chi esercita il potere". "Questo vuol dire che il pubblico ha espresso una sfiducia nei confronti del governo? - si è, quindi, chiesto Santoro - Assolutamente no. Ma sicuramente vuol dire che il pubblico chiede una informazione più libera da qualunque tipo di condizionamento politico e soprattutto chiede di avere più informazione. Adesso mi auguro che prevalgano gli interessi della Rai e il senso di responsabilità".

    Garimberti ridimensiona il risultato "Sulla puntata di esordio l’attesa era grande, il buon risultato di ascolti è frutto anche di questo". Garimberti ridimensiona la performance di Santoro: "E' stata una trasmissione alla Santoro, nel suo stile classico. Comunque non do giudizi, non faccio il critico televisivo". E anche sull’intervento di Travaglio il presidente della Rai dice: "E' stato un Travaglio doc, è il suo stile, il suo modo di fare giornalismo. Si può amare o no, ma è opportuno che ci siano vari generi e che uno possa scegliere se guardarli o meno". Un’esigenza, sostiene Garimberti, di cui è consapevole lo stesso direttore generale Mauro Masi: "Non è che il direttore generale non capisca che ci devono essere vari generi, non dipingetelo diverso da com’è. Quello che ha sempre caratterizzato la Rai è la presenza di più voci: c’è il Tg1, il Tg2, il Tg3 e alla fine il pubblico può scegliere, c’è il telecomando che è uno strumento di democrazia".


    da Il Giornale
     
    .
1 replies since 23/9/2009, 10:46   74 views
  Share  
.