Il ragno nel folklore

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baby_93
view post Posted on 30/4/2006, 19:15




Il ragno è un'animale che, per le sue caratteristiche, ha colpito e stimolato l'immaginario degli uomini, entrando (spesso come una creatura leggendaria) nel folklore e nella mitologia di vari popoli. Tra le numerose attestazioni, spiccano in particolare il mito di Aracne e il fenomeno del tarantismo.

Come il serpente, anche il ragno alterna una simbologia positiva ad una negativa, in base a come le sue stesse caratteristiche (fisiche, comportamentali, persino "psicologiche") sono state interpretate di volta in volta.

Ragni e ragnatele tra mito e folklore
Uno degli aspetti che ha maggiormente colpito l'immaginario degli uomini è la laboriosità del ragno, unita a una grande precisione tecnica, che tale animale dimostra nel tessere la propria tela. Da ciò derivano molti miti (in primis quello greco di Aracne), in cui tale particolare diviene il centro o, quantomeno, lo spunto della narrazione e - spesso - del significato morale.

Altro aspetto molto rilevante, questa volta spesso in chiave negativa, è il pericolo potenziale rappresentato dal ragno, predatore (talvolta velenoso) che grazie alla sua tela - o, in alcuni casi, alla caccia - si procura il cibo per divorarlo ancora in vita dopo averlo paralizzato.

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Il ragno come simbolo positivo
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Il ragno creatore e portatore del fuoco
Al di fuori della cultura e mitologia occidentale, il ragno è visto da vari popoli come un essere creatore da cui ha avuto origine il mondo o come un benefattore dell'umanità per averle donato il fuoco (svolgendo in questo caso la stessa funzione del Prometeo greco, sebbene in modo del tutto indipendente).

Nereau (il signore dei ragni), venerato nelle isole micronesiane Nauru, è l'esempio più tipico di ragno creatore nei suoi due aspetti di Ragno Antico (Areop-enap) e Ragno Giovane; lo stesso può dirsi della donna-ragno Biliku che è adorata nelle isole Andaman sia come creatrice sia come portatrice del fuoco. In India invece, pur non essendo un animale creatore, il ragno è ugualmente legato all'universo in modo molto stretto: la perfezione millimetrica della sua tela rappresenta, infatti, l'ordine cosmico contrapposto al Caos. Il ragno, in questo caso, è dunque un simbolo ordinatore.

Il legame dei ragni con il mito del fuoco è più diffuso e attestato rispetto a quello con l'origine dell'Universo. Nella mitologia africana, un uomo-ragno di nome Yiyi porta il fuoco dal cielo agli uomini, mentre in Nordamerica gli Chrerokee narrano in modo avventuroso come Kananeski Amaiyehi (un ragno d'acqua o argironeta) è riuscito ingegnosamente a trasportare il fuoco in una ciotola.

Per il legame ragnatela-universo, vedi anche il paragrafo #L'ordine cosmico nella tela del ragno.
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Il ragno totemico e benaugurante
Presso diverse popolazioni, il ragno - come molti altri animali - è preso da esempio in qualità di totem per le sue caratteristiche. Il caso meglio attestato e documentato è quello degli Aborigeni australiani, per i quali (secondo le parole usate dalla scrittrice Marlo Morgan): "Il ragno esorta a non essere avidi, dimostrando con la sua tela che gli oggetti necessari possono anche essere belli e artistici. Inoltre, ci mette in guardia dall'amare troppo noi stessi".

Anche nello sciamanesimo, il ragno può rappresentare un totem, uno spirito-guida saggio che, lasciato temporaneamente il mondo dei morti, appare in visione a un apprendista sciamano. La forma assunta, di solito, è quella di un nano, ma sono stati registratii dei casi (come dallo psicologo e antropologo inglese Brian Bates) in cui il nano stesso decide di assumere l'aspetto di una "creatura simile ad un ragno" (vedi anche il paragrafo #Il ragno spirituale e psicopompo).

In Cina, vedere un ragno ha invece un significato di buon augurio, talvolta codificato. In alcune circostanze, ad esempio, può significare il "ritorno del figliol prodigo".

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Il ragno magico e taumaturgico

In diverse culture, il ragno (oltre a essere un animale al limite fra realtà e immaginario) è anche una creatura cui vengono attribuiti dei poteri magici. Secondo i casi, esso diviene dunque uno sciamano, un guaritore, una porta e così via.

In particolare, il potere taumaturgico del ragno è documentato in alcune "ricette" della medicina popolare. Secondo una di queste, ad esempio, per guarire dalla febbre (che in realtà è un sintomo, non una malattia) bisognerebbe spaccare una noce e chiudervi all'interno un ragno vivo, portando addosso l'amuleto per 48 ore. Secondo un'altra, far mangiare un ragno ad un infermo (purché ciò avvenga a sua insaputa) guarirebbe dalla malaria.

In generale, amuleti a forma di ragno o ricavati da esso sono ritenuti particolarmente efficaci. Nei vasi di farmacia in uso un tempo, era anzi un ingrediente immancabile - assieme a diversi altri - la tela di ragno. Inoltre, secondo l'alchimista Crollius, uccidere un ragno da cui si è stati morsi, schiacciandolo sulla ferita, sarebbe un antidoto infallibile contro il veleno immesso nel sangue dall'animale stesso, in accordo con la teoria generale di Athanasius Kircher per cui "il simile cura il simile" (deve trattarsi, però, del medesimo ragno, non di un altro esemplare della sua specie). A questo tema è legata la visione negativa del potere magico del ragno, evidente nel fenomeno del tarantismo (vedi il paragrafo #Un mostro infido, paziente e velenoso).

Del tutto positiva, invece, la magia operata dai ragni di Se ti tagliassero a pezzetti di Fabrizio De André. Come abili chirurghi, queste creature ricuciono la pelle strappata, ridonandole tono e vita. L'immagine dei ragni che ricoprono un corpo umano è qui in contrasto con l'orrore che, normalmente, una tale vista dovrebbe suscitare: tutti intenti a tessere una tela come un filo chirurgico preciso e resistente, essi ricompongono le disiecta membra della ragazza al centro della canzone, la cui libertà e fantasia sono "continuamente minacciate di morte dalla nostra civilità, ma indistruttibili nella coscienza dell'uomo" (Fabrizio De André).

Attributi magici simili a quelli della medicina popolare si riscontrano anche al di fuori del folklore, soprattutto in letteratura e nel cinema, a carattere (questa volta) non più antropologico ma di semplice "invenzione" per rendere più accattivante o misterioso il plot. In Supergirl - La ragazza d'acciaio (1984) di Jeannot Szwarc, un ragno intrappolato proprio in un guscio di noce è la "ricetta" per un filtro d'amore: nel momento in cui l'animale uscirà dalla sua piccola prigione, la vittima dell'incantesimo si innamorerà del primo uomo che avrà davanti agli occhi.

In un episodio della terza serie di Angel, un ragno magico è invece utilizzato da Lilah Morgan come password speciale per entrare in un'area riservata degli archivi elettronici della Wolfram & Hart; dopo averlo liberato da una scatola, lo adagia sulla tastiera rendendo così visibili le informazioni richieste.

Il ragno come simbolo negativo
Un mostro infido, paziente e velenoso

Il ragno scenografico o d'ambientazione
Spesso per i suoi tratti caratteristici negativi (reali o supposti), il ragno è in grado di evocare un'atmosfera lugubre e misteriosa con la sua sola presenza. In questo caso, dunque, non ha un valore morale o narrativo né è un vero e proprio personaggio, come avviene nei miti, nei racconti popolari e nelle fiabe; è invece un semplice elemento scenografico.

Per tale motivo, il ragno è un topos letterario e cinematografico molto usato, a volte in modo originale, altre in modo logoro e stereotipato. Nell'horror, ma non solo, è una presenza fissa in castelli, cripte, sotterranei e in genere luoghi abbandonati (e in quanto tali ricoperti di ragnatele).

Tra i vari usi, particolarmente singolare è quello reinventato da Peter Jackson nel film Creature del cielo, dove un enorme ragno stilizzato (di cui sono abbozzati il corpo arancione e quattro zampe) compare sulla parete interna di un castello di sabbia, quasi fosse un trofeo.

Anche uno dei maestri dell'horror, Stephen King, ha utilizzato questa creatura per "decorare" la sua casa vittoriana invernale nel Maine (al 49 Florida Avenue a Bangor): il cancello esterno è infatti arabescato con ragni, ragnatele e due pipistrelli in ferro battuto.

Il ragno come simbolo ambivalente

Il ragno trickster
Come trickster, il ragno conserva sia le sue caratteristiche positive sia quelle negative, così da risultare una creatura ambivalente, ambigua, imprevedibile e, spesso, anche priva di coerenza. Incarna infatti, come tutti i trickster, un primo tentativo dell'uomo di sistemare le due categorie del Bene e del Male, non in modo manicheo, bensì con confini sfumati o addirittura sfuggenti.

Il ragno trickster è documentato solo in alcune regioni dell'Africa occidentale, dove riveste una certa importanza. I racconti legati alla figura di Anansi...


L'unica attestazione al di fuori dell'area africana è nel Nordamerica, presso la tribù degli Oglada Dakota. Il trickster Unktomi...


Per l'evoluzione del ragno trickster vedi il paragrafo #Il ragno freak.
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Il ragno spirituale e psicopompo
Il ragno, oltre che una simbolologia sul piano fisico, ne ha anche su quello spirituale, legato cioè allo spirito umano, al mondo dell'aldilà o, più in generale, ai mondi che esistono parallelamente all'habitat dell'uomo (sotterranei, cielo, Inferi...).

Nella cultura popolare dell'Europa (occidentale ed orientale) è diffusa la credenza che l'anima, durante il sonno, possa uscire e rientrare dalla bocca sotto forma di ragno. Nella mitologia precolombiana è invece frequente il legame fra il ragno e la morte, non in senso negativo (come di solito lo intende la cultura occidentale). Tale creatura, infatti, è vista come uno psicopompo, anche in modo indiretto. La popolazione dei Chibcha, ad esempio, crede che i defunti attraversino il lago della morte su barche fatte di ragnatele.

Il ragno, dunque, da guida per l'aldilà, acquista la funzione di ponte o di porta, cioè di tramite fra mondi che, normalmente, non sono comunicanti fra loro. La ragnatela, in particolare, è nel folklore dell'America meridionale il mezzo per salire dal mondo inferiore al mondo superiore (vedi #La ragnatela come "oggetto magico").

In alcuni casi, il legame fra il ragno e l'oltretomba implica che tale creatura sia anche saggia e in grado di consigliare l'uomo, così come farebbe un defunto. Nello sciamanesimo, ad esempio, può accadere che lo spirito-guida interiore (legato al mondo dei morti) si presenti in visione all'apprendista sciamano sotto forma di ragno. Un tema, dunque, strettamente connesso con il ragno totemico.

Diverse fonti della mitologia nordica stabiliscono un'associazione fra il ragno e il dio malvagio Loki.

Il ragno freak
Nella letteratura, la figura del ragno viene a volte assimilata a quella del freak, il mostro (o fenomeno) incompreso e temuto per il proprio aspetto, ma in realtà dolce e gentile, e spesso (finché non si adira) anche innocuo. Tale rappresentazione, sconosciuta allo schema narrativo dei racconti popolari, è comunque - almeno in parte - un'evoluzione del ragno trickster presente anche in alcune fiabe.

Un caso significativo di ragno freak è al centro di un racconto di Eugenio Montale, Clizia a Foggia (raccolto in Farfalla di Dinard). Qui il personaggio di Clizia - senhal usato dallo scrittore per Irma Brandeis - si fa ipnotizzare e regredisce ad una sua vita precedente. Durante l'ipnosi, qui molto simile a un sogno vero e proprio, la donna diviene un ragno nel cortile di Pitagora: tesse ad arte la sua tela (che spesso il filosofo guarda con attenzione o perfino ammirazione), assiste alle lezioni impartite ai discepoli e, soprattutto, vede ogni cosa da un'angolazione inedita.

"Vedeva il mondo secondo una prospettiva orizzontale, non più verticale come le pareva di ricordare quella dell'uomo, piantato su due trampoli e procedente ad angolo retto con la terra. A questa nuova visione contribuiva certo la posizione del suo corpo prono in avanti, disteso sulle sue basi pressappoco come il soldato negli esercizi dell'«ordine sparso», ma anche la strana disposizione degli occhi, otto come le zampe e messi a semicerchio intorno al capo, tanto che - cosa sconosciuta agli uomini - una buona parte della pianura circostante le appariva simultaneamente accrescendo la sua illusione di spazio e di libertà. Degli occhi, poi, due erano come appannati, un po' miopi di giorno, ma pure in questo Clizia vide una ragione che tendeva a darle una libertà anche maggiore: e infatti, appena scesa la sera, furono essi a entrare in azione, a illuminarle le tenebre, a renderle più facile il lavoro della tela."

Tutte queste doti, tuttavia, non sono riconosciute, al suo risveglio, né dall'ipnotizzatore né dal pubblico che assiste all'esperimento sulla metempsicosi. Il "salto" evolutivo" dallo stadio di ragno a quello di uomo è ritenuto non solo impossibile, ma perfino offensivo verso la "perfezione" dell'essere umano. Il ragno-Clizia è dunque una creatura imcompresa, capace di grande sensibilità e amore per la vita, ma derisa come tutti i freak alla stregua di un Frankenstein o dei fenomeni da baraccone di Tod Browning.

Oltre che in letteratura e al cinema, il ragno freak ha avuto fortuna nel mondo della musica e, in particolare, in alcuni testi di David Bowie (specie nell'album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars e nella canzone Glass Spider) e in Boris the Spider dei Who.

La ragnatela: ogni filo ha il suo destino
"Tessere non significa soltanto predestinare (sul piano antropologico) e riunire insieme realtà diverse (sul piano cosmologico), ma anche creare, far uscire dalla propria sostanza, come fa il ragno costruendo da sé la propria tela"; così si esprime Mircea Eliade nel suo Trattato di storia delle religioni. Nell'immagine della ragnatela, ci sarebbe dunque - presso molti popoli - una compresenza di archetipi: la creazione, il ponte, il destino.

Quando il ragno tesse la vita dell'uomo
Il tessere del ragno, seguendo l'interpretazione del folklore data da vari antropologi, è strettamente legato all'idea del fuso, della vita che viene filata dalla nascita alla morte.

Nella mitologia nordica, la ragnatela è associata a Holda e alle Norne (grossomodo le equivalenti delle Parche greche). Presso diversi popoli, inoltre, la Luna è spesso raffigurata come un enorme ragno; essa, infatti, "per il semplice fatto di essere padrona di tutte le cose viventi e guida sicura dei morti, ha tessuto tutti i destini" (Eliade, Trattato di storia delle religioni).

Anche in medicina, la metafora del ragno che tesse la tela è stata utilizzata per simboleggiare la vita, nello specifico la complessità del corpo umano. Ippocrate, nel De natura ossium ("sulla natura delle ossa", in greco Περί οστέων φύσιος) usa l'espressione "ha tessuto la ragnatela" ("ηραχνίωκε") per dire "ha formato una rete di vene". Una metafora assai simile - "αραχνοειδής" ("simile a ragnatela") - ricorre varie volte negli scritti di un altro medico greco, Galeno, il quale la usa in contesti diversi: riguardo ai nervi, alla retina, all'urina (così anche nelle Coacae praenotiones - "Predizioni di Cos", in greco Κωακαί προγνώσεις - di Ippocrate che, per la precisione, utilizza un termine affine, "αραχνιώδης", col significato di "pieno di filamenti"), nuovamente alle vene, ecc.


Il ragno e la ragnatela nei proverbi e nei modi di dire
Fin dall'antichità, è nota la metafora della ragnatela per evocare un luogo (anche figurato) abbandonato da tempo, in disuso, dimenticato. Nella letteratura latina, ad esempio, Apuleio descrive iperbolicamente la bocca del protagonista Lucio con le parole "fauces diutina fame saucias et araneantes" ("fauci afflitte e piene di ragnatele per la lunga fame", Le metamorfosi IV 22).



 
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felpato95
view post Posted on 25/8/2008, 11:21




saresti in grado di dirmi quale significato ha la visione di un ragno?? grazie!! mi servirebbe molto xk sono in 1 situazione un po' critika.. :vittoria:
 
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Mr. Simpatia_93
view post Posted on 15/9/2009, 01:40




la figura dei ragni nella mitologia è sempre molto interessante :smile:
 
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2 replies since 30/4/2006, 19:15   3211 views
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