LA PELLE, FERITO A MORTE...

un pò di NAPOLI

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  1. Lohengrin80
     
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    vorrei leggere questi due romanzi... LA PELLE di Curzio Malaparte... e FERITO A MORTE di Raffaele la Capria....
    chi sa dirmi qualcosa? qualche vostra impressione... c'è sempre Balzac da terminare...
     
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  2. particelladisodio
     
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    Purtroppo non so dirti molto su La Capria perchè non lo conosco molto bene però ho letto "La Pelle" di Malaparte e mi è piaciuto moltissimo per la sua crudezza,a tratti esasperata, ma di grande potenza evocativa.
    La guerra e la sua brutalità emergono dagli abissi dell' anima con la forza paralizzante di una realtà che sarebbe stato meglio non aver vissuto, neanche come incubo.I vinti sono migliori dei vincitori perchè nella miseria non c'è tracotanza,solo disperazione.
     
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  3. weegee
     
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    ho visto il film di liliana cavani ''la pelle''
    Con Claudia cardinale, Marcello Mastroianni e Burt Lancaster. Il film
    riprende bene alcune idee di base del neorealismo ossia :l'idea di una rappresentazione realistica della realtà,il ricorso ad espedienti della vita quotidiana e i toni narrativi, tutt'altro che lusinghieri e rassicuranti.
     
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  4. sigfrido
     
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    Su Ferito a morte sto facendo la tesi, è un libro davvero stupendo te lo consiglio davvero
    se penso che è quasi del tutto sconosciuto al grande pubblico mentre per tante nullità si sta facendo un sacco di casino...
    (sui cavalcavia della orrida Salerno-Reggio Calabria indovinate che cosa c'era scritto? "Io e Te Tre metri sopra il cielo" sotto al mio palazzo cosa c'è scritto?indovinate...)
    Avrei da dire un sacco di cose ma è tardi e sono stanco, ci proverò domani...

    Edited by sigfrido - 19/4/2006, 22:58
     
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  5. Lohengrin80
     
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    fortuna che ignoro quasi del tutto 3MSC... come scrivono le dodicenni in calore... prenderò l testo di La Capria....
     
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  6. Lohengrin80
     
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    poi il libro l'ho letto.... ma adesso sono stanco, poi commenterò... sto parlando di FERITO A MORTE
    ...e all'improvviso spuntò l'arcobaleno...
     
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  7. sigfrido
     
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    E nessuno di noi due ha più parlato di Ferito a morte…
    Comincio a credere che sia un libro maledetto.
    Mi spiego: Ferito a morte è un libro stupendo, modernissimo nella forma e nel contenuto, con pagine meravigliose dedicate al mare, alla giovinezza, al golfo di Napoli nella sua serenità e magnificenza estive eppure da più di quarant’anni dalla pubblicazione è pressoché sconosciuto al grande pubblico e anche, cosa per me stranissima,
    alla critica.
    Quando ho dovuto fare la Tesi ho trovato solo tre libri che si occupassero di questo romanzo veramente straordinario e qualche articolo…poi niente e una così scarsa attenzione non me la spiego proprio perché se c’è un libro straordinario è questo e invece pagine e pagine vengono dedicate ad autori che domani saranno dimenticati.
    Per farvi capire in minima parte cosa sia questo romanzo citerò l’analisi che ne fece un :P :P insigne studioso :D :D qualche tempo fa…

    Ferito a morte, dato alle stampe nel 1961 e Premio Strega dell’anno, è il secondo romanzo, dopo Un giorno d’impazienza, uscito dalla penna di Raffaele La Capria, ed è ritenuto comunemente il capolavoro di questo scrittore napoletano che nelle sue opere, purtroppo non conosciute come dovrebbero essere dal grande pubblico, è rimasto fedele alla riflessione su alcuni grandi temi; primo fra i quali, il tormentato rapporto d’amore e d’odio con la sua città natale. Rapporto con Napoli che è basilare in Ferito a morte e non soltanto perché al centro della narrazione sono la giovinezza e la perdita della giovinezza da parte di un napoletano, ma anche perché tale rapporto arriva a determinare, l’intima e assolutamente necessaria struttura del testo, con il ricorso al flusso di coscienza e alla polifonia, nonché il titolo dato al romanzo, lo stile, la lingua, il comportamento dei personaggi e gli avvenimenti che li riguardano.
    Ferito a morte è diviso in dieci capitoli con un’ulteriore cesura, non esplicita, fra i primi sette e gli ultimi tre. Nei primi sette, i più innovativi per quanto riguarda la forma, vengono rievocati, nella cornice costituita dal dormiveglia del protagonista, Massimo De Luca, vari momenti della sua giovinezza; l’amore finito infelicemente con Carla Boursier, le giornate all’ombra protettiva di Palazzo Donn’Anna, suo luogo di residenza fisica e spirituale insieme, le gite e le immersioni con il fascino ammaliante della natura marina, le conversazioni con l’amico Gaetano, suo alter ego, e i rapporti con il fratello Ninì e con un gruppo di amici appartenenti alla ‘gioventù dorata’ della città e, più in generale, con la stessa società partenopea.
    La sua giovinezza, però, simbolicamente si conclude subito dopo il dormiveglia con la partenza per Roma e l’abbandono definitivo di Napoli, abbandono maturato per sfuggire alla delusione amorosa e, contemporaneamente, per sfuggire allo stato di impasse della città, che «ti ferisce a morte o ti addormenta».
    Gli ultimi tre capitoli, che segnano un riavvicinamento a forme narrative più tradizionali, sono occupati dai diversi ritorni che, nel corso degli anni, Massimo compie nella sua città natale e dalle impressioni che essi suscitano.
    L’opera riesce a dissimulare la ferrea tenuta della propria struttura simbolica sotto l’aereo gioco del flusso di coscienza e a contenere, insieme, impegno civile e polemico ed afflato poetico, il mito sentito in tutta la sua inafferrabilità e bellezza e la sua decostruzione alla luce della ragione. Inoltre, sono presenti certi motivi autobiografici, come più volte ricordato dallo stesso La Capria («leggendo attentamente c’è anche qualcosa della mia vita» ); e il ritratto di una ben precisa generazione di napoletani, la generazione dei nati sotto il fascismo, coesiste e, anzi, viene incluso nel grandioso affresco di una Napoli colta nella sua essenza atemporale.


    Ferito a morte già ad uno sguardo superficiale si rivela, dunque, opera straordinariamente composita, ricca di svariate suggestioni, e passibile di vari livelli di lettura difficilmente delimitabili. Qui sta uno dei punti di forza del libro, molta parte del suo fascino, nel suo mescolare e far rispecchiare l’uno nell’altro i più svariati elementi: la dimensione individuale, autobiografica, e quella collettiva, la delusione amorosa e quella civile, la fine della giovinezza e il distacco dalla città dove essa è trascorsa e con cui si identifica. Tutto deve concorrere a suggerire al lettore quel significato totale di cui, secondo l’autore, deve essere portatore il libro che, però, nello stesso tempo, rappresenta anche un progetto estetico.
    Progetto estetico che si affida non solo alla meditata ed elaborata scrittura di La Capria ma anche alle stupende pagine ricche di vita e di colore dedicate al mondo marino, alla pesca, alla descrizione del golfo napoletano visto da palazzo Donn’Anna, all’azzurro del cielo nella «bella giornata», che l’autore sa descrivere con insuperabile maestria per la gioia del lettore.
     
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  8. stepsgold
     
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    chiedo scusa ma qualcuno sa dove posso trovare il racconto radio di ferito a morte,sono anni che lo cerco.quando ero piccolo mio padre aveva registrato le puntate dalla radio(RADIO RAI),ma le ha perse.sarei grato a vita

    a chi mi potrebbe indirizzare.poi ho saputo che c'e il film? vero?
     
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7 replies since 13/4/2006, 21:40   289 views
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