minacce a Berlusconi dalla Mafia

risalirebbero agli anni 90

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  1. schmit
     
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    3/7/2009 (7:32) - RETROSCENA
    Minacce della mafia a Berlusconi: giallo su una lettera dell’89

    Le indagini sono affidate al pm Antonio Ingroia



    I Corleonesi pretendevano il
    controllo di una rete Fininvest
    LIRIO ABBATE
    PALERMO
    I boss mafiosi nei primi anni Novanta minacciavano Silvio Berlusconi e i suoi familiari perchè volevano avere «a disposizione» una della sue reti televisive. La richiesta sarebbe stata fatta all’allora imprenditore della Fininvest, ancora lontano dalla politica, attraverso una lettera che sarebbe stata scritta dai «corleonesi». Questa missiva, vergata a mano, è adesso agli atti dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ed è stata sequestrata insieme alle carte personali di Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso della città, amico fidato di Bernardo Provenzano, e referente politico dei corleonesi di Totò Riina. I documenti erano nascosti in un magazzino a Palermo. La lettera è stata sequestrata dai carabinieri nel febbraio 2005 durante la prima perquisizione a cui è stato sottoposto il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, condannato a cinque anni e otto mesi per riciclaggio. E dal verbale redatto dai militari dell’Arma, a firma del capitano Angeli, si legge: «Parte di foglio A4 manoscritto, contenente richieste all’On. Berlusconi per mettere a disposizione una delle sue reti televisive». Il pezzo di carta è strappato nella parte iniziale, il testo è incompleto, e ciò che si legge è un «invito» a Berlusconi affinchè accolga le richieste che gli sono state fatte, «altrimenti dovrà essere compiuto il luttuoso evento».

    Sullo scenario giudiziario che si apre, prendendo spunto dal documento fino adesso inedito, i magistrati della Dda, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, hanno avviato un’inchiesta riservatissima. Sono stati fatti interrogatori e altre persone devono essere convocate. E’ stato sentito anche Massimo Ciancimino, che da quasi un anno collabora con diverse procure, rendendo dichiarazioni ai pm sull’economia mafiosa e intrecci con la politica. E proprio a Ciancimino i pm hanno mostrato questa lettera durante un interrogatorio. Il dichiarante sarebbe rimasto sorpreso nel vedere nelle mani dei magistrati quel documento - di cui gli avrebbe parlato il padre - che pensava fosse stato smarrito fra le tante perquisizioni subìte, o nei traslochi che ha effettuato. E invece era lì. Fra le carte processuali - ancora a disposizione della procura - che fanno parte del processo in cui è stato condannato per riciclaggio. Su questo procedimento è in corso l’appello, e dunque la procura ha inviato alla Corte una copia del documento.

    Intanto i pm hanno già disposto accertamenti, uno dei quali ha verificato che la missiva sarebbe stata scritta intorno al 1991. Una perizia calligrafia avrebbe escluso che sia la scrittura di Vito o Massimo Ciancimino, e gli inquirenti vogliono far esaminare la grafia di alcuni uomini di fiducia di Riina. Dalle ipotesi investigative emergerebbe che il messaggio è stato scritto dai corleonesi (la grafia è facilmente leggibile e non presenta errori di grammatica), che sarebbe stato girato a Provenzano, per poi passarlo al suo amico Vito Ciancimino. Quest’ultimo avrebbe avuto il compito di comunicare a «un referente» il messaggio per Berlusconi. A questa vicenda gli inquirenti potrebbero collegare una telefonata intercettata il 17 febbraio 1988 fra Berlusconi e Renato della Valle, immobiliarista milanese amico del premier. Lo scenario in quel periodo era quello dei rapporti difficili tra Cosa nostra ed alcuni soggetti del Psi con i quali era intervenuto l’accordo elettorale del 1987, di cui ha parlato il pentito Nino Giuffrè.

    Nella telefonata a Della Valle, Berlusconi confida che: «C’ho tanti casini in giro, a destra, a sinistra. Ce n’ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandar via i miei figli, che stan partendo adesso per l’estero, perchè mi han fatto estorsioni... in maniera brutta». Berlusconi spiega che si tratta di «una cosa che mi è capitata altre volte, dieci anni fa, e... sono ritornati fuori». Poi aggiunge: «Sai, siccome mi hanno detto che, se entro una certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me e espongono il corpo in piazza del Duomo...». La lettera trovata fra le carte di Vito Ciancimino potrebbe dunque essere collegata a questa intercettazione in cui Berlusconi denuncia di aver ricevuto pesanti minacce, che riguardavano i suoi figli. In quel periodo, erano gli anni Ottanta, come dieci anni prima, Cosa nostra aveva aumentato la posta, e lo aveva fatto nell’unico modo in cui era in grado di fare, con la violenza.


    da La Stampa
     
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