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    Il risveglio della pulsar




    Fermi scopre numerose pulsar gamma e osserva l'emissione di alcune che si credevano morte. Giommi: risultati oltre le aspettative


    Per tutta la vita non fanno che girare vorticosamente su se stesse finché, invecchiando, rallentano e infine si placano. Ma se nei paraggi incontrano una stella alcune pulsar molto vecchie, in procinto di morire e ormai quasi ferme, risorgono a vita nuova e riprendono a roteare come trottole a ritmi vertiginosi: 100, 200 e anche 1000 giri ogni secondo. Con l’energia di una seconda gioventù, un’energia infusa dal flusso di materia che la pulsar “ruba” all’astro vicino. Questo fenomeno di “resurrezione stellare” è stato osservato in raggi gamma dal satellite Fermi (frutto di una collaborazione internazionale a cui partecipano ASI, INFN e INAF), che ha da poco festeggiato il suo primo compleanno.

    La scoperta, annunciata da un team di ricercatori (tra cui molti italiani) su Science Express, l’edizione pre-print della rivista americana Science, fa il paio con un altro risultato da capogiro per chi si occupa di alte energie. Con un secondo articolo, i ricercatori hanno illustrato nel dettaglio come Fermi, il più potente telescopio a raggi gamma lanciato in orbita, sia riuscito a dare un volto, oltre che un nome, a oggetti cosmici finora non identificati che emettono radiazione gamma pulsata. LAT (Large Area Telescope), il sensibilissimo rivelatore di Fermi realizzato in Italia che ha scovato questa nuova classe di pulsar (stelle di neutroni roteanti su se stesse con un fortissimo campo magnetico) ha permesso di sciogliere il mistero. Delle 16 nuove pulsar scoperte da FERMI, ben 13 erano state in passato schedate come “sorgenti gamma non identificate”. Ora si sa che appartengono a questa classe di pulsar visibili solo nei raggi gamma.

    “FERMI ha messo a segno una doppietta di risultati sbalorditivi, superando le più rosee aspettative”, commenta Paolo Giommi, responsabile dell’ASI Science Data Center, il centro dell’Agenzia che si occupa dell’elaborazione dei dati del telescopio. “Oltre a mantenere la promessa di esplorare il cielo con grande sensibilità, questo satellite ci ha riservato la sorpresa di scoprire nuovi oggetti celesti, risolvendo il mistero di sorgenti non ancora identificate, e fenomeni non ancora osservati come quelli delle ‘pulsar a millisecondi’ che tornano bambine”. A onor del vero, aggiunge Giommi, il primo satellite a rilevare raggi gamma di pulsar a millisecondi è stato il fratello piccolo di Fermi, AGILE interamente opera dell’agenzia e dell’industria spaziale italiana: “La scoperta è in via di pubblicazione. Fermi ha confermato il risultato su una scala più grande”.

    "La scoperta di una nuova classe di pulsar identificate solamente attraverso la loro pulsazione gamma permette di gettare luce sui meccanismi e sulla geometria delle zone di emissione della radiazione", sottolinea Ronaldo Bellazzini, responsabile INFN dell'esperimento Fermi. " Finalmente si inizia a comprendere il funzionamento di questi straordinari e potentissimi acceleratori cosmici".

    “Quello che stupisce noi veterani dell’astronomia gamma”, dice Patrizia Caraveo, responsabile dell’INAF per lo sfruttamento scientifico dei dati Fermi, “è la rapidità con la quale si è giunti a questi risultati. Mentre per capire la natura di Geminga ci sono voluti più di 20 anni, adesso in pochi mesi ne abbiamo trovate 16, ed è solo l’inizio. Il cielo è pieno di pulsar che si fanno vedere solo in gamma.”

    “Queste importanti novità, alle quali ha contribuito anche AGILE”, conclude Giommi, “dimostrano come la tecnologia italiana sia in grado di dare un fondamentale contributo a strumenti all’avanguardia, mantenendo alta la tradizione nella astrofisica delle alte energie inaugurata con il satellite Beppo SAX”.

    Notizia a cura di A.S.I. - Agenzia Spaziale Italia


    + La mappa delle nuove sorgenti identificate da Fermi

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