TRIPUDIO A BARCELLONA, GRAZIE 'PEP'

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cucciolina72
view post Posted on 29/5/2009, 07:11





BARCELLONA (SPAGNA) - Accoglienza da eroi a Barcellona per Pep Guardiola e i suoi campioni appena tornati da Roma. Decine di migliaia di tifosi blaugrana li hanno inseguiti e inneggiati con cori e grida per tutto il centro della capitale catalana non appena i due autobus scoperti con i colori del club sono sbucati nel porto della città. "Grazie Pep" si leggeva su decine di cartelli sventolati in tributo all'artefice del miracolo che, in un anno, ha portato una squadra irregolare e sbandata fino all'olimpo. Nessun club aveva infilato in Spagna la tripletta, quelle tre coppe che oggi rilucevano in bella vista sul cruscotto dell'autobus del club: coppa del Re, scudetto e Champions. Delirio Barca insomma, in una città che non smette di celebrare i suoi eroi. Ieri notte erano scesi in piazza in 100 mila fino alle quattro della mattina, e oggi altrettanti o più hanno preso d'assalto il centro e il Camp Nou, dove finirà la festa blaugrana a notte inoltrata. Una squadra che "é più di un club", secondo il motto che ormai è un simbolo, una marca consacrata in tutto il mondo: "Ferrari, i Lakers, il Barca", scriveva oggi El Pais, inserendo i catalani tra i grandi. Gli ingredienti del 'fenomeno Barca' sono alla vista di tutti: bel gioco e fantasia in campo; vicinanza con i propri tifosi - 180 mila de quali sono soci e con diritto di voto sulle decisioni del club -; e fede nei propri giocatori, fin dalle giovanili. Nella finale di Roma infatti c'erano in campo almeno sette calciatori cresciuti nelle divisioni minori del club: Xavi, Busquets, Iniesta, Messi, Puyol, Valdes o Piquet, sono del club da sempre. Una scelta marca della casa, che differenzia la squadra con la maggioranza dei club, più propensi ai grandi contratti con giocatori costosissimi e meno legati alla squadra. Una tattica che sembra vincente anche in bilancio: quest'anno il Barca prevede circa 15 milioni di euro di utili netti, quasi cinque in più dell'anno scorso. A coronare la traiettoria del club è stata quest'anno la decisione del presidente Joan Laporta di credere in un altro uomo del Barca, Pep Guardiola. Cresciuto nel club e tornato ad allenare squadre minori blaugrana dopo aver vinto come calciatore, Guardiola è divenuto la "cinghia di trasmissione" capace di "collegare il Barca con sue radici" e renderlo vincitore, scrive ancora El Pais. I risultati sono alla vista di tutti: "La storia ha restaurato il prestigio che ci meritiamo", spiegava ieri euforico il presidente Laporta. Più che un club, una marca, un fenomeno. Qualche apprensione da parte delle autorità catalane, che hanno invitato i tifosi a esprimere la loro gioia in maniera composta, dopo quanto avvenuto nella notte dopo la partita. Atti di vandalismo e incidenti si erano registrati dopo il fischio finale di Busacca: 153 i feriti e 119 le persone arrestate. Un uomo guardando la partita è morto è stato colto da una crisi cardiaca ed è morto.

INGLESI CI RIPENSANO, FINALI SEMPRE A ROMA
Era stata una campagna martellante quella della stampa d'oltremanica nell'affermare che Roma non era una città sicura per la finale della Champions League. Il Times aveva ribattezzato Roma, "stab city" ovvero "la città degli accoltellamenti" chiedendo lo spostamento della finale dalla città eterna a Wembley. All'indomani dell'evento Roma ha avuto la sua riscossa e direttamente da un giornale inglese, il Guardian, che ha proposto: "Perché non fare dell'Olimpico la sede permanente della finale del calcio europeo?". Non solo il quotidiano ha prima definito Roma "senza dubbio una buona sede" aggiungendo poi che "la scelta di Roma è stata anche più che semplicemente buona" per poi concludere "la miglior sede possibile". E così in un batter d'occhio Roma non è più una "stab city", ma viene ricordata la sua storia e gli viene riconosciuto "un glamour paneuropeo". "Duemila anni dopo l'imperatore Augusto - scrive il Guardian - l'idea che tutte le strade d'Europa portino alla Città eterna ha ancora un forte valore simbolico. Forse Roma non è più la capitale politica - e ancor meno artistica o spirituale - d'Europa. L'Italia può non essere all'altezza dell'immagine rosea con cui in troppi insistono a volerla vedere. Tuttavia, la capitale d'Italia mantiene un glamour parteuropeo e una vitalità che poche città - e men che mai la grigia capitale politica del continente, Bruxelles - possono vantare". "Tutto ciò - prosegue l'editoriale del Guardian - ha fatto di Roma la miglior sede possibile per una sfida che, mettendo di fronte la squadra preminente del nord Europa contro quella preminente del sud, ha unito e coinvolto la gente di questo continente in un modo con cui non possono competere le elezioni europee del prossimo mese. Il contrasto con la finale del 2008, giocata a Mosca e che è finita quasi all'una ora locale, è tutto a favore di Roma". E dopo tutto ciò la domanda al Guardian sorge spontanea: "Perché non fare dello Stadio Olimpico di Roma la casa permanente della finale europea di calcio?" e anche la risposta: "Una finale di Champions giocata ogni maggio a Roma avrebbe un'aura inevitabilmente irresistibile". E dal sindaco di Roma Gianni Alemanno arriva immediato il ringraziamento al quotiano inglese: "Ha sostituito le polemiche della vigilia con un grande riconoscimento per la nostra Città. Con questi giudizi positivi Roma si candida veramente ad essere una grande capitale internazionale dello sport".

 
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