Gli anni cinquanta 'in un bar' raccontati da Pupi Avati

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marina53
view post Posted on 8/4/2009, 12:51




E' al cinema in questi giorni “Gli amici del bar Margherita” l'ultimo lavoro di Pupi Avati.

Con l'ultimo film di Pupi Avati “Gli amici del bar Margherita” ci ritroviamo negli anni '50 italiani, precisamente nella Bologna di quegli anni. Il film ha un cast davvero interessante visto che vede tra i suoi attori Diego Abatantuono, Laura Chiatti, Fabio De Luigi, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Luisa Ranieri, Pierpaolo Zizzi, con la partecipazione di Gianni Cavina e con Katia Ricciarelli con musiche addirittura di Lucio Dalla.

Scritto e diretto da Pupi Avati la pellicola è una commedia sentimentale in cui rievoca storie e personaggi legati ai ricordi della sua giovinezza. Un film corale, interpretato da attori di forte presenza e notorietà, e da alcuni volti nuovi tra i quali spicca il giovane Pierpaolo Zizzi.

La storia, come detto, si ambienta nella Bologna del 1954. Taddeo (Pierpaolo Zizzi), un ragazzo di 18 anni, sogna di diventare un frequentatore del mitico Bar Margherita che si trova propriosotto i portici davanti a casa sua.

Con uno stratagemma, il giovane diventa l’autista personale di Al (Diego Abatantuono), l’uomo più carismatico e più misterioso del quartiere. Attraverso la sua protezione, Taddeo riuscirà ad essere testimone delle avventure di Bep (Neri Marcorè), innamorato della bella Marcella (Laura Chiatti); delle peripezie di Gian (Fabio De Luigi), e di tanti altri particolari avventori del locale.

Ma nonostante la sua entrata in sordina Taddeo che tutti all'inizio chiamavano “coso” riuscirà a raggiungere il suo obbiettivo e ce la farà ad essere considerato uno del Bar Margherita. Insomma il bar si rivela essere un mondo a parte con i suoi equilibri e le sue personalità.

Pupia Avati in merito a questa produzione spiega: “Questo film deriva da una necessità di raccontare la mia città ancora una volta al passato ma attraverso una luminosità ed una gioiosità dell’insieme che contraddicessero totalmente il clima struggente e doloroso del mio film precedente, Il papà di Giovanna.

E ancora: “Riandando indietro anche solo di una cinquantina di anni ho ritrovato nella Bologna degli anni ’50, soprattutto nella cultura dei bar, un atteggiamento nell’interpretazione della vita da parte dei giovani di allora che oggi sarebbe considerato arcaico e deplorevole. Nel bar Margherita di via Saragozza - come io verificavo quotidianamente trovandosi dirimpetto a casa mia - i ragazzi di allora investivano la loro creatività nel più assoluto disimpegno e nel totale disinteresse degli adulti verso di loro."

E spiegando il senso del film in rapporto alla vita vissuta rivela:" Ho messo insieme così una serie di suggestioni, che non riguardano solo me, ma un momento del Paese in cui le adolescenze erano spensierate e sperperate con disinvoltura e lo stupire e il divertire gli altri era un modo per dare senso alla vita”.

Uno dei principali protagonisti, Diego Abatantuono conlude: “L’epoca che raccontiamo nel film è precedente alla mia, ma la sostanza dei valori è quella: i bar in passato rappresentavano per tantepersone una sorta di seconda casa, nascevano dei rapporti paralleli, quasi integrativi e compensativi rispetto a quelli che si avevano con i genitori e i fratelli maggiori, esisteva un’etica destinata a scomparire nel tempo perché si giocava un po' tutti alla pari”.

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