Estia: La dea del focolare e del tempio

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marina53
view post Posted on 27/3/2009, 11:02




Estia era la dea del focolare, o più precisamente, del fuoco che arde su un focolare rotondo. È la meno nota fra le divinità dell'Olimpo: insieme all' equivalente divinità romana, Vesta, fu raramente rappresentata da pittori e scultori con sembianze umane, ma la sua presenza si avvertiva nella fiamma viva, posta al centro della casa, del tempio e della città. Il simbolo di Estia era un cerchio. I suoi primi focolari erano rotondi e così i suoi templi. Né abitazione né tempio erano consacrati fino a che non vi aveva fatto ingresso Estia, che, con la sua presenza, rendeva sacro ogni edificio. Era una presenza avvertita a livello spirituale come fuoco sacro che forniva illuminazione, tepore e calore.


Genealogia e mitologia

Estia era la primogenita di Rea e di Crono, e quindi sorella maggiore degli dèi delI’Olimpo della prima generazione e zia nubile di quelli della seconda.
Per diritto di nascita era una delle dodici maggiori divinità dell'Olimpo, dove tuttavia non abitava, cosicché non protestò quando Dioniso crebbe d'importanza e la sostituì nella cerchia dei dodici.
Poiché non si coinvolse nelle storie di guerra che hanno tanta parte nella mitologia greca, è la meno conosciuta fra le divinità greche più importanti.
Era tuttavia tenuta in grande onore e a Lei venivano destinate le offerte migliori che i mortali presentavano agli dèi.
La breve mitologia di Estia è riferita in tre inni omerici. Viene descritta come 'la venerabile vergine Estia', una delle tre dee che Afrodite non riesce a sottomettere, a persuadere, a sedurre o anche soltanto a 'risvegliare a un piacevole desiderio'.
Infatti Afrodite fece sì che Poseidone e Apollo si innamorassero di Estia, ma lei aveva fatto giuramento di restare vergine e così li respinse entrambi.

Rituali e culto

A differenza delle altre divinità, Estia non era nota per i miti e le rappresentazioni che la riguardavano: la sua importanza stava nei rituali simbolizzati dal fuoco.
Perché una casa diventasse un focolare, era necessaria la sua presenza. Quando una coppia si sposava, la madre della sposa accendeva una torcia sul proprio focolare domestico e la portava agli sposi, nella nuova casa, perché accendessero il loro primo focolare. Questo atto consacrava la nuova dimora.
Dopo la nascita di un figlio, aveva luogo un secondo rituale estiano. Quando il neonato aveva cinque giorni, veniva fatto girare intorno al focolare, come simbolo della sua ammissione nella famiglia.
Allo stesso modo, ogni città-stato greca, nell' edificio principale, aveva un focolare comune dove ardeva un fuoco sacro. E in Ogni nuova comunità che veniva fondata si portava il fuoco sacro dalla città di origine per accenderlo nella nuova.
Così, ogni volta che una coppia o una comunità si accingevano a fondare una nuova sede, Estia li seguiva come fuoco sacro, collegando la vecchia residenza con la nuova, forse come simbolo di continuità e di interdipendenza, di coscienza condivisa e d'identità comune.
Più tardi, nell’antica Roma, Estia fu venerata come la dea Vesta.
Qui il suo fuoco sacro univa tutti i cittadini in un'unica famiglia. Veniva custodito dalle Vestali, che dovevano incarnare la verginità e l’anonimato della Dea. In un certo senso, ne erano la rappresentazione umana, sue immagini viventi, al di là di ogni raffigurazione
scolpita o pittorica.
Le fanciulle scelte come vestali venivano portate al tempio in età molto giovane, per lo più quando non avevano ancora sei anni. Tutte vestite allo stesso modo, con i capelli rasati come neo iniziate, qualunque cosa le rendesse distinguibili e riconoscibili veniva eliminata. Vivevano isolate dagli altri, erano onorate e tenute a vivere come Estia: se venivano meno alla verginità le conseguenze erano atroci. I rapporti sessuali della vestale con un uomo profanavano la dea, e come punizione la vestale veniva sepolta
viva in una piccola stanza sotterranea, priva di aria, con una lucerna, olio, cibo e un posto per dormire. La terra soprastante veniva poi livellata come se sotto non ci fosse niente. In tal modo la vita della vestale (personificazione della fiamma sacra di Estia) che cessava di impersonare la dea veniva spenta, gettandovi sopra la terra, come si fa per spegnere la brace ancora ardente nel focolare.
Estia compariva spesso insieme a Ermes, messaggero degli dèi, noto ai romani come Mercurio.
La prima sua effigie fu una pietra a forma di colonna, chiamata erma. Nelle case, il focolare rotondo di Estia era posto all'interno, mentre il pilastro fallico di Ermes si trovava sulla soglia. Il fuoco di Estia provvedeva calore e santificava la dimora, mentre Ermes rimaneva sulla soglia a portare fortuna e a tenere lontano il male. Anche nei templi queste due divinità erano legate l'una all'altra.
Così, nelle dimore e nei tempIi, Estia ed Ermes erano insieme ma separati. Ciascuno dei due svolgeva una funzione distinta e preziosa.
Estia provvedeva il luogo sacro dove la famiglia si riuniva insieme: il luogo dove fare ritorno a casa.
Ermes dava protezione sulla soglia della porta ed era guida e compagno nel mondo, dove la comunicazione, la capacità di orientarsi, l'intelligenza e la buona fortuna sono tutti elementi assai importanti.

La custode del focolare
Estia, in quanto dea del focolare, è l'archetipo attivo nelle donne che considerano le occupazioni domestiche un' attività significativa e non semplicemente 'le faccende di casa'. Con Estia, la cura del focolare diventa un mezzo attraverso il quale la donna, insieme alla casa, mette ordine nel proprio sé.
La donna che è in contatto con questo aspetto archetipico, nello svolgere le mansioni quotidiane sente nascersi dentro un senso di armonia interiore.
Attendere alle cure domestiche è un' attività che induce alla concentrazione e che equivale alla meditazione. Se dovesse parlare del proprio mondo interno, la donna Estia potrebbe scrivere un libro intitolato Lo Zen e l'arte della cura della casa. Si dedica alle faccende domestiche perché la interessano di per sé e perché le piace. Trae una pace profonda da quello che fa, come accade a ogni donna che vive in una comunità religiosa, per la quale ogni attività viene compiuta 'al servizio di Dio'.
Quando Estia è presente, la donna si dedica ai lavori della casa con la sensazione di avere davanti a sé tutto il tempo possibile. Non tiene d'occhio l'orologio, perché non si muove sulla base di un orario e non 'inganna il tempo'. Si trova quindi in quello che i greci chiamavano kairos, tempo propizio: 'sta partecipando àl tempo', e ciò la nutre psicologicamente (come succede in quasi tutte le esperienze dove perdiamo il senso del tempo). Mentre smista e ripiega la biancheria, rigoverna i piatti e mette in ordine, non ha fretta, ed è pacificamente concentrata in ogni cosa che fa.
Le custodi del focolare rimangono sullo sfondo mantenendo l'anonimato: spesso la loro presenza è data per scontata e non sono personalità che fanno notizia o diventano famose.

 
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view post Posted on 28/12/2010, 21:30




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