Le carte profumate

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marina53
TOPIC_ICON1  view post Posted on 17/2/2009, 11:06




Gli storici che amano precisare, durante l'esposizione e la narrazione di eventi, anche le date in cui i vari episodi si sono verificati, fanno risalire al 1840 il primo esperimento per profumare la carta. L'anno è certo perché a essere impregnata di essenza fu la copertina di un giornale. L'idea venne all'editore della rivista "La Sylphide, journal des élégances", che fece ricoprire con migliaia di sacchetti profumati quintali di carta appena stampata. Idea originale e insolita per un momento storico in cui il profumo risentiva ancora delle mortificazioni e delle imposizioni subite durante la Rivoluzione, che aveva bollato come debosciato chi lo usava. Ancora in quegli anni le signore che indossavano qualcosa di meno tenue di una blanda essenza di rosa o di garofano erano sospet-tate di dubbia condotta. Solo le cocottes osavano intorpidire i sensi di integerrimi padri di famiglia con misture che provenivano -si diceva- dall'Arabia o da quelle terre Orientali che gli invasori francesi avevano toccato nel loro furore di conquista qualche decennio prima. Le integerrime dame dell'alta società, che dell'ancien régime ricordavano solo l'abissale differenza di classe, guardavano di buon occhio il clima moraleggiante instauratosi nella civilissima Inghilterra da quando la Regina Vittoria era salita al trono. Donna di saldo rigore morale, instancabile lavoratrice, cultrice dei valori famigliari e religiosi che -raccontavano i maligni- aveva perfino fatto ricoprire con lunghe tovaglie che arrivavano fino a terra le gambe dei tavoli perché alla loro vista gli ospiti non si "eccitassero". Seguendo il suo esempio le vecchie dames non accettavano nei loro salotti signorine che non odorassero di "candido" sapone di Marsiglia. Un giornale che solleticasse le narici era quindi una novità: per alcuni piacevole, per altri scandalosa. Chi aveva fornito i sacchetti profumati per compiere il "misfatto" era stato un tale Guerlain, profumiere figlio di vasai, con bottega in Rue de Rivoli, che vendeva anche aceti aromatici per rincuorare le svenevoli fanciulle eternamente malate di tisi o bronchiti (le scollature imposte dallo stile Impero erano micidiali durante i lunghi e freddi inverni parigini). Guerlain era diventato famoso allorché Lord Seymour -rampollo di quella aristocrazia che aveva salvato il collo dalla ghigliottina durante la Rivoluzione di quasi mezzo secolo prima- era sceso dalla carrozza accompagnato da nani servitori che funge-vano anche da guardie del corpo e "Bagonghi", e aveva bussato alla porta del suo negozio. "Milord la Cana-glia", come veniva chiamato dai bettolieri che lo ospitavano con i suoi pari nel retro delle loro taverne per interminabili partite a dadi che invariabilmente finivano tra ubriacature e scazzottate, aveva affittato per una sera la Maison Dorée, albergo di lusso, Casa da gioco, Café Chantant, frequentato prevalentemente dalla ricca e famelica borghesia uscita dalle guerre napoleoniche, per una splendida serata del Tout Parisb. Per sbalordire gli invitati e le loro amanti aveva ordinato a Pierre-François-Paul Guerlain, conosciuto anche per i suoi miscugli odorosi, un profumo inedito, che non sarebbe mai comparso nelle botteghe e avrebbe vissuto una notte soltanto. Un'essenza per ammaliare dames e messieurs, da spargere sui tendaggi, sulle tappezzerie, sedie, poltrone e vestiti degli ospiti.
L'eccentricità di portare attraverso il giornale un profumo in tutte le case rimase isolata per più di vent'anni finché i profumieri, sempre più numerosi con il passare degli anni, si stancarono delle servette petulanti che facevano scampanellare la porta a vetri del negozio con la solita richiesta: "Madame ha saputo del vostro nuovo profumo e vuole 'assaggiare' l'essenza. Vi chiede di inumidire questo fazzoletto per poterlo odorare con como-do..." e si ricordarono di quella singolare operazione pubblicitaria di tanti anni prima (tale era infatti e ancora oggi se ne parla). Ordinarono alle cartiere piccoli rettangoli di carta in fibra di cotone o di lino, più assorbenti e resi-stenti di altri tipi di cellulosa, da poter tenere in tasca o in borsetta, e, dopo numerosi esperimenti per far convive-re i colori di stampa con le essenze alcoliche, li corredarono con il nome del profumo e del fabbricante; quindi li impregnarono di profumo e li distribuirono, come prova odorosa, risparmiando il prezioso liquido che con tanta fatica e perizia avevano creato.
Non si conosce il nome di chi per primo lanciò l'uso delle Carte profumate, fatto sta che quei piccoli rettangoli vennero adottati immediatamente da quasi tutte le Case, che, intuite le possibilità pubblicitarie, li diffusero non solo attraverso i propri negozi o i Grandi Magazzini, ma li fecero trovare anche tra le pagine delle riviste femmi-nili più alla moda.
Spesso capolavori di grafica, le Carte profumate sono da tempo collezionate in Francia, Germania e Stati Uniti. In Italia questo tipo di collezionismo non è molto seguito nonostante alcune Case di Profumo nazionali, come Borsari, La Ducale, Niggi, Giviemme, abbiano prodotto in passato i piccoli rettangoli odorosi.
Ancora oggi sono molte le Case che distribuiscono Carte profumate in Profumeria (nel nostro Paese vengono preferiti i tester per far assaggiare il prodotto ai clienti), e forse sono ormai uno dei pochissimi articoli ceduti in omaggio. I collezionisti tendono naturalmente a privilegiare quelle degli anni passati che, in effetti, hanno il fascino e il gusto degli oggetti d'antiquariato.

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cucciolina72
view post Posted on 17/2/2009, 12:39




La carta profumata... può essere un'idea carina... da abbinare a regalini
 
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1 replies since 17/2/2009, 11:06   86 views
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