| ROMA - Fenicotteri, anatre, falchi e aironi delle zone umide aspettano i visitatori in 13 oasi Wwf aperte gratuitamente in occasione della giornata mondiale del 2 febbraio, data della firma della Convenzione Internazionale sulle Zone Umide, il 2 febbraio 1971 a Ramsar, in Iran. Ben 158 sono i paesi nella Convenzione, 1.828 i siti riconosciuti al mondo per un totale di 169 milioni di ettari. Ad Alviano, in Umbria, l'evento clou Wwf, sotto la guida di Fulco Pratesi.
Secondo un rapporto reso noto oggi dal Wwf, emerge che, nonostante occupino soltanto il 6% della superficie del Pianeta, le zone umide immagazzinano il 35% del carbonio terrestre globale. In particolare, poi, quelle che contengono torba ne trattengono il doppio rispetto all'intera biomassa forestale del mondo. Aree anche serbatoio di biodiversità: si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali totali e, considerando, anche le specie vegetali, si arriva al 40% complessivo. Quasi il 50% delle specie di uccelli presenti in Italia sono legate a queste zone che, in inverno, ospitano oltre un milione di uccelli acquatici.
Le zone umide producono il 24% del cibo del mondo mentre si stima che la loro importanza economica globale abbia un valore superiore a 15 milioni di miliardi di dollari. Aree comunque a rischio: nell'ultimo secolo circa il 60% del patrimonio mondiale é andato distrutto, il 90% nella sola Europa. In Italia dei circa 3 milioni di ettari originari, all'inizio del XX secolo ne restavano 1,3 fino a precipitare ai 300.000 nel 1991. Oggi ne sopravvivono appena lo 0,2%, tra aree interne e marittime.
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