L'importanza del silenzio

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  1. rsorrt
     
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    "Rabia, stava gran parte del tempo chiusa in casa, in contemplazione. Un giorno un amico passò sotto le sue finestre e gridò:
    « Rabia, vieni fuori a vedere la bellezza del creato !!!!».
    Da dietro le persiane chiuse venne la risposta:
    «Vieni dentro a vedere la bellezza del Creatore! »


    Un re va da un famoso saggio nella foresta.
    « Dimmi, qual è la natura del Sé? » chiede.
    Il vecchio lo guarda e non risponde.
    Il re ripete la domanda. Il saggio non risponde. Il re chiede di nuovo la stessa cosa, ma il saggio resta muto.
    Il re s'arrabbia e urla: «Io chiedo e tu non rispondi!»
    « Tre volte ti ho risposto, ma tu non stai a sentire », dice, calmo, il vecchio. « La natura del Sé è il silenzio. »


    Un saggio viene invitato da un uomo potente perchè scelga uno dei suoi tre figli da portare con se ed istruire affinche un giorno possa, anche lui, raggiungere la saggezza e amministrare il suo potere e le sue ricchezze per il bene di tutti.
    Il Maestro si pone davanti ai tre ragazzi e fa una domanda: "Cosa è Dio?"
    Il ragazzo maggiore parla per primo e risponde con una serie di definizioni imparate sui testi sacri.."Dio è infinita saggezza, è eternità.. è ciò che regna su tutto e tutti......"
    Il secondo ragazzo risponde pure con argomenti di grande cultura e raffinatezza..."Dio è sublime ed infinito, è dappertutto in ogni particella in ogni luogo, è al di fuori del tempo e dello spazio è il creatore di tutto..."
    Alla fine tocca al più giovane dei tre che, al contrario dei fratelli non dice nulla... rimane in silenzio.
    Il Maestro allora lo prende per mano e dice "Ecco, questo sarà il mio discepolo".

     
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  2. schmit
     
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    L'importanza del silenzio
    Questo è vero quando sei a parlare con persone che capiscono il silenzio,ma quando questo è inteso come debolezza e quindi diventi facile preda è bene fare i leoni e non le gazzelle...



    ma il caso sopra descritto da rsorrt è un altro tipo di silenzio.
     
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  3. rsorrt
     
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    CITAZIONE (schmit @ 31/12/2005, 01:24)
    L'importanza del silenzio
    Questo è vero quando sei a parlare con persone che capiscono il silenzio,ma quando questo è inteso come debolezza e quindi diventi facile preda è bene fare i leoni e non le gazzelle...


    ma il caso sopra descritto da rsorrt è un altro tipo di silenzio.

    Beh Leti..
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    l'idea di debolezza intesa come farsi mettere i piedi in testa dagli altri è molto particolare nel mondo Zen e, comunque, nell'ideale di saggezza Orientale.


    Ecco una bellissima storia tipicamente Zen in cui tutto appare molto semplice quasi sciocco a prima vista ma, come in tutte le cose semplici, contiene significati molto profondi ed è custode di verità.


    Il Maestro Zen Hakuin era rispettato dai suoi vicini come un uomo molto puro.

    Un giorno si seppe che una bellissima ragazza, che viveva vicino alla casa di Hakuin, era incinta. I genitori erano molto arrabbiati.

    Dapprima la ragazza rifiutò di rivelare chi fosse il padre, infine, con grande tormento,indicò Hakuin.

    In gran collera i genitori si recarono da Hakuin,
    ma tutto ciò che lui disse fu: “Ah, è così?”

    Quando il bimbo venne alla luce fu portato da Hakuin, che nel frattempo aveva perso la sua rispettabilità, anche se la cosa non sembrava disturbarlo affatto.

    Hakuin si prese cura del bambino. Riuscì a procurarsi dai suoi vicini latte, cibo e tutto ciò di cui il bambino aveva bisogno.

    Un anno dopo, la povera ragazza, non riuscendo più
    a sopportarne il peso, raccontò ai genitori tutta la verità: il vero padre era un giovane che lavorava al mercato del pesce.

    Il padre e la madre della ragazza corsero
    immediatamente da Hakuin a narrargli tutta la storia, scusandosi per il tempo passato, invocando il suo perdono e riprendendosi il bambino.

    Mentre porgeva loro amorevolmente il bambino, Hakuin disse: “Ah, è così?”


    La forza della purezza è quella di non avere un animo suscettibile che si lascia turbare da sentimenti quali la permalosità, la presunzione, l'orgoglio.

    Il Maestro Zen era un uomo puro e di certo non stolto e, prima di agire, ha lasciato che le cose procedessero e quando ha capito quel era il loro senso ha deciso che la sua reputazione ossia ciò che lui era per gli altri era meno importante che non aiutare quella ragazza e poi il bambino.

    Alla fine tutto si risolve per il meglio e il Maestro riesce a superare con serenità il distacco del suo figlio adottivo che aveva amorevolmente custodito.

    Tutto è impermanente, semplice verità, ma che è difficilissimo da interiorizzare per davvero.
    L'impermanenza fa sì che ogni distacco non provochi enorme lacerazione e dolore perchè è parte del divenire, è il percorso naturale delle cose.

    Tutto passa, tutto trascorre, perdere le cose è normale.

    Mi viene in mente una frase di un uomo famoso (ora mi sfugge chi è) che alla morte della madre, parlò con Dio è non si lamentò che gliela aveva portata via ma lo ringraziò per avergliela data.


    Il Maestro Zen scelse di fare la cosa migliore
    e, comunque fosse andata, sarebbe andata bene.

    Se la ragazza non avesse mai parlato avrebbe continuato la sua vita e il bambino sarebbe rimasto con il Maestro.
    La madre però decise di parlare e il bambino è tornato con lei.

    Questo è l'apice della saggezza, certo una cosa utopistica, come la santità dei nostri Santi, ma...... ci insegna tante cose, veramente tante...
    e tra quelle dette sopra e quelle non dette me ne viene in mente una in più:
    "Ogni buona azione non comporta una ricompensa" e infatti il Maestro Zen non si aspetta nulla, la sua felicità, tranquillità, consapevolezza di essere stato utile a qualcuno sono le sue preziose ricompense.

    La felicità autentica viene da dentro non da quello che viene da fuori, dagli altri, dalle cose...

    Per una mente Occidentale tutto questo è inaccettabile, semplicistico, quasi ridicolo...
    ma è per questo che sempre ci manca la felicità e più ne parliamo e più non sappiamo cos'è.

    Edited by rsorrt - 1/1/2006, 20:22
     
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  4. schmit
     
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    Quanto è vero cio' che si capisce da questa favoletta!!!Il guaio è che noi siamo occidentali e addirittura nell'occidente devi necessariamente vivere in luoghi dove la cultura ti condiziona al punto che viverne al di fuori sei preso per pazzo. Certo, questo non avrebbe importanza per il maestro Zen,perche' la cosa piu' importante è fare cio' in cui si crede piu' importante...ma...vallo a spiegare...
     
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  5. rsorrt
     
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    Beh..
    l'Occidente ha investito nel Materialismo sia nel sapere che nei comportamenti.

    Il risultato è una società tecnologicamente avanzata in cui la ricerca del benessere è per lo più rivolta al possesso di oggetti, al consumismo, alla superficialità dell'apparire e dell'avere. Questo incentiva sentimenti brutti come la presunzione, l'invidia, l'orgoglio, la paura, il risentimento, la permalosità, la diffidenza verso gli altri.
    Si vive certo di più, si hanno agi e facilitazioni che dovrebbero regalarci più tempo libero... ma che in realtà ci complicano la vita perchè il tempo libero viene investito per fare cose futili.

    Di contro l'Oriente (che però sta allineandosi sempre più con l'Occidente purtroppo) ha investito nello spirito, nell'interiorità, nella ricerca di ciò che è dentro e non di quello che è fuori.
    Ecco che la felicità per un Orientale tradizionale è molto diversa...
    è rivolta all'essere non all'avere.

    Mentre la mente Orientale cerca il distacco dalle cose materiali per scoprire il mondo interiore, la mente Occidentale cerca le cose materiali per dimenticare i tormenti del mondo interiore.

    L'Orientale cerca il silenzio della meditazione, l'immobilità del corpo, la quiete dei pensieri...
    L'Occidentate rifugge e teme tutto questo e cerca il rumore, il frastuono, i luoghi affollati, il modo per tenere sempre la mente impegnata in qualcosa e così non pensare alle cose di dentro.
    Noi temiamo la morte e facciamo di tutto per non vederla per non averci nulla a che fare
    gli Orientali non temono la morte anzi la onorano perchè è parte della vita, è naturale, senza la morte non potrebbe esistere la vita così come senza il dolore nessuno potrebbe avere percezione del piacere.

    Ecco che noi detestiamo il dolore e l'idea della morte...
    gli Orientali accettano il dolore e onorano la Morte.

    Si tratta di due visioni completamente opposte.

    In Occidente siamo sazi ma insoddisfatti
    in Oriente sono felici ma poveri.

    Nessuna delle due è una società ideale....
    da un lato manca la felicità e il tutto si inaridisce sempre di più
    dall'altro manca il progresso che dovrebbe garantire una soglia di benessere accettabile.

    L'ideale, come sempre sta nel mezzo...
    tra l'abitante della metropoli e il monaco Tibetano....
    si tratta di avere il giusto sia nelle cose che si possiedono che nei desideri...
    si tratta di coltivare sia la ragione che la spiritualità, sia la scienza che il soprannaturale... mantenere la tradizione e nel contempo guardare al futuro, conservare i riti e studiare il cosmo...
    Si tratta di una nuova forma di Saggezza molto difficile da ottenere perchè in bilico su due baratri... il troppo e il troppo poco, la ragione assoluta e la superstizione assoluta

    L'isolarsi in un monastero a contemplare la vita ma nel contempo esser fuori dalle cose del mondo mi pare troppo... l'asceta che si sottopone alle privazioni assolute del corpo per rendere la mente libera è un estremo, un limite troppo in là.
    Nel contempo il gettarsi nel lusso, nella ricerca del potere e dell'apparire, nel successo, nei soldi, nel consumismo è l'altro estremo.

    Il mondo è qui per viverlo, il corpo per essere usato, la mente per sognare e per risolvere problemi complessi... per raccontare favole ma anche per indagare i due infiniti in mezzo ai quali viviamo.

    Qualcuno ha scritto che in India i saggi hanno raggiunto elevatissime vette nello spirito ma che questo non aiuta a scavare pozzi per dissetare la gente, e in India si muore di sete, di siccità.
    L'effetto di tanta spiritualità allora dov'è se la gente muore di fame ?

    In Occidente le persone sono sempre più in astio le une con le altre, basta guardarsi (dico guardarsi) quando si è alla guida della propria auto per rendersi conto di cosa siamo diventati...
    questo è il progresso, questo è il regalo della ragione ?




    Un giorno un uomo decise di lasciare tutto per andare in solitudine a meditare e scoprire se stesso e Dio.
    La notte della partenza, mentre la moglie dorme e i figli dormono si alza e, avvicinandosi a loro, li guarda per un ultimo saluto, poi, rivolgendosi a Dio lo prega così:
    "Dio... vengo a cercarti... a cercare me stesso in Te... ti lascerai trovare?"
    Nel buio, nella notte silenziosa e stellata
    l'uomo sente una voce che, dal buio, nel buio, gli risponde:
    "Guarda i tuoi cari che dormono... sono loro il tuo Dio !!!".

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    Edited by rsorrt - 2/1/2006, 10:30
     
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  6. schmit
     
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    Guarda i tuoi cari che dormono,sono loro il tuo Dio.
    Ma come trovarlo in chi ti sta accanto? in chi bestemmia la vita giorno per giorno, in chi è arrogante, presuntuoso,in chi è egoista sino all'inverosimile? dimmi rsorrt come trovarlo?

    Edited by schmit - 2/1/2006, 12:11
     
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  7. rsorrt
     
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    CITAZIONE (schmit @ 2/1/2006, 12:11)
    Guarda i tuoi cari che dormono,sono loro il tuo Dio.
    Ma come trovarlo in chi ti sta accanto? in chi bestemmia la vita giorno per giorno, in chi è arrogante, presuntuoso,in chi è egoista sino all'inverosimile? dimmi rsorrt come trovarlo?


    Io non so come trovare Dio.

    Immagino che Dio vorrebbe, più di ogni altra cosa, occupare il cuore di chi pare non avere cuore, la bocca di chi lo bestemmia e lo offende sempre.

    Se Tu credi in Dio forse lo potrai trovare proprio lì, alle porte di quelle persone, che aspetta il più piccolo spiraglio per entrare, affacciato alle finestre di quelle persone, appoggiato alle loro porte chiuse, sonnecchiante in attesa sui loro pianerottoli... addormentato nelle loro tasche.

    Immagino poi
    che le persone che hanno la Fede siano ciò che può dare quello spiraglio...
    aprire quelle porte, quelle finestre, illuminare quei pianerottoli chiusi, quelle tasche cucite.

    Lo spiraglio puoi darglielo Tu... e tutti quelli che credono.


    Forse ti potrà ispirare questa storia
    si chiama "Il Tao del perdono"

    Un giorno un Saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate. “Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco”.

    Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate.

    “Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana” disse il saggio. “Poi ne parleremo.”

    Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente gravoso. Ma dopo un po’, divenne sempre più un gravoso fardello. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato.

    Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore acre. Non era solo faticoso portarlo, era diventato anche sgradevole.

    Finalmente, la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo. “Nessuna riflessione sulla cosa?”

    “Sì, maestro” rispose il discepolo. “Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un fardello per noi e, dopo un po’, peggiora.”

    “Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo fardello?”

    “Dobbiamo sforzarci di perdonare.”

    “Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei capace di perdonare?”

    “Ci ho pensato molto, Maestro” disse il discepolo. “Mi è costato molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti.”

    “Molto bene, possiamo togliere tutte le patate. Ci sono altre persone che ti hanno offeso o irritato nell’ultima settimana?”

    Il discepolo rifletté per un momento e ammise che ce n’erano. Improvvisamente rimase sgomento, quando si rese conto che il sacco vuoto si sarebbe riempito di nuovo.

    “Maestro” chiese, “se continuiamo così, non ci saranno sempre patate nel sacco, settimana dopo settimana?”

    “Sì, finché ci saranno persone che diranno o faranno cose contro di te in qualche modo, tu avrai sempre patate.”

    “Ma Maestro, noi non potremo mai controllare quello che gli altri fanno. Cosa c’è di buono nel Tao allora?”

    “Questo non è ancora il Tao. Quello di cui abbiamo parlato finora è l’approccio convenzionale al perdono. E’ quello che tante filosofie e religioni predicano – dobbiamo costantemente sforzarci di perdonare, perché questa è una virtù importante. Questo non è il Tao, perché non c’è sforzo nel Tao.”

    “Allora cosa è il Tao, Maestro?”

    “Prova ad immaginarlo. Se le patate sono le emozioni negative, allora cosa è il sacco?”

    “Il sacco è… quello che mi permette di trattenere la negatività. E’ qualcosa dentro di noi che ci fa persistere sui sentimenti offesi… Ah, è il mio tronfio senso di auto-stima.”

    “E cosa succede se te ne liberi?”

    “Allora… le cose che la gente fa o dice contro di me non sembrano più un gran problema.”

    “In tal caso, non avrai nessun nome da scrivere sulle patate. Questo significa niente più peso da portare e niente più puzza. Il Tao del perdono è la decisione cosciente non solo di togliere le patate… ma di abbandonare l’intero sacco.”



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    Edited by rsorrt - 2/1/2006, 21:56
     
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  8. schmit
     
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    CITAZIONE
    Il Tao del perdono è la decisione cosciente non solo di togliere le patate… ma di abbandonare l’intero sacco.”


    Giusto, bella favoletta ma...il guaio non sta nel perdono che io faccio subito(sono cristiana convinta) il mio rammarico non sta nell'offesa subita, perche' per come penso io nessuno puo' offendermi ma nel fatto che mi sento impotente ad aiutare.Persone come sopra descritte sono refrattarie ad ogni insegnamento, ad ogni discorso ad ogni modo bello di essere trattate...pare che vogliano essere trattate male e non perdonate e questo autolesionismo è frutto del peso della colpa che si portano addosso e sentono di meritare l'esser trattate male.Io,che non so' trattare male nessuno, mi sento impotente a fare capire.

    Edited by schmit - 4/1/2006, 11:09
     
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  9. schmit
     
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    Sapete cosa penso piu' vado avanti...che gli uomini abbiano bisogno di costruire vestiti alla coscenza, perche' nuda pesa troppo
     
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  10. schmit
     
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    comunque ho sperimentato in questi giorni la forza del silenzio...
     
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  11. filli
     
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    gli animi troppo accesi si placano col silenzio wink.gif

    Edited by filli - 9/1/2006, 12:13
     
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  12. schmit
     
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    ciao filli e ben tornata wink.gif

    Edited by schmit - 10/1/2006, 11:43
     
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  13. filli
     
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    L'importanza del silenzio la si deve mettere in atto con le persone che si capisce essere in malafede wink.gif

    Edited by filli - 20/1/2006, 21:31
     
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  14. fatina...
     
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    infatti il silenzio a volte fa + male delle parole....
     
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  15. rsorrt
     
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    Anche riguardo il "silenzio"
    il modo con cui L'Occidente lo interpreta è diverso dall'Oriente.

    Parlando di silenzio un Occidentale intenderà il non comunicare con gli altri, lo stare zitti
    e mosca, una sorta di punizione verso gli altri o una presa di posizione.

    In Oriente, ed è questo il silenzio vero degno di essere coltivato, si intende l'ascolto di se, il contemplare prima di giudicare, il totale ascolto prima di qualsiasi altra cosa, il tacere non è assenza di comunicazione ma è studio per comprendere cosa si agita dentro di noi e che il rumore delle parole confonde.

    La meditazione per un Occidentale sarà vista come qualcosa new age, una moda, un diversivo curioso, oppure una totale perdita di tempo..
    meglio dedicarsi al Fitness e alla cura del corpo, al "sembrare giovani" e questo riassume moltissimo del nostro modo di pensare.

    L'esteriorità da una parte, l'interiorità dall'altra.

    Il silenzio non è stare zitti
    il silenzio è stare in ascolto con ogni più piccola parte di se.


    Edited by rsorrt - 25/1/2006, 20:42
     
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57 replies since 27/12/2005, 20:42   1347 views
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