Trasmissioni Tv

***

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. schmit
     
    .

    User deleted


    Dopo una serie di «sconfitte» in termini di ascolti, Pippo si confessa
    Baudo: ma il pubblico va rieducato
    «La mia tv è perdente, però sono romantico e spero in un'inversione di tendenza»

    Pippo Baudo
    MILANO — «Serata d'onore», lo show del sabato sera di Raiuno condotto da Pippo Baudo, non sta andando bene. Poco più di 2 milioni e 700 mila telespettatori (12,81% di share) hanno seguito la scorsa puntata. La rivale «C'è posta per te» con Maria De Filippi su Canale 5 ha raccolto oltre 7 milioni di persone (34,79% di share). Tre puntate infelici per l'Auditel. Si è parlato di insuccesso storico per il sabato sera di Raiuno. Di chiudere il programma. Di débâcle. Pippo, che con l'età ha smussato le intemperanze, ha tirato dritto. Baudo, non si aspettava tutto ciò, vero? «No, sono meravigliato dall'esito. Dal punto di vista estetico è un programma nobile».

    Prendiamo per buono che il programma non sia brutto. Cosa c'è che non va? «Il pubblico del sabato si è affezionato a un certo tipo di prodotto». Se è così, meglio che lei lasci perdere il sabato sera... «Infatti questo programma non volevo farlo di sabato. Ma io cado davanti agli appelli estremi della Rai...». Che riflessioni ha fatto? «Malgrado questi risultati clamorosi, penso che la Rai debba proporre cose diverse rispetto a quelle della tv commerciale. Altrimenti viene meno la sua missione di servizio pubblico. Le proposte non devono tener conto solo degli ascolti, ma della qualità». Ciclicamente torna fuori questo discorso. Ora in Rai arriva il Qualitel... «Chissà se arriverà o no. Ormai tutti pensano che i numeri siano vincenti». «Serata d'onore»: nonostante i bassi ascolti, pensa di aver fatto una buona tv e di non dover cambiare nulla? «Non lo dico per presunzione, ma questo programma l'ho analizzato e rovesciato: a parte motivi tecnici non ho trovato niente che non avrei rifatto». Però ci resta male quando legge i dati d'ascolto? «Non mi suicido, ma siccome siamo valutati sulla bilancia ci resto molto male. In buona compagnia».

    A chi pensa? «La fiction su Paolo VI. Su 28 milioni — tale è il bacino utenti tv — solo 5 hanno scelto di vedere un'opera colossale così importante. Ma che fare a questo punto?» Certamente avrà pensato a possibili rimedi. «C'è bisogno di una rieducazione del pubblico. Non penso a interventi nazisti in stile "Grande fratello" di Orwell, ma qualcosa va coraggiosamente fatto: si sta perdendo il senso del bello». Non è tutto così tragico come lo dipinge lei: la sua «Domenica in», tradizionale e classica, è molto seguita. «Ho trovato una parte di pubblico che ha capito e mi segue. Ma quella strada è dura e costellata di spine». Non si è pentito di aver attaccato Maria De Filippi? «Non l'ho mai offesa. Quando parto per una sfida non butto la spugna prima del primo round. Cosa potevo dire: Maria De Filippi è imbattibile? Che dichiarazione è? Pusillanime». Che le hanno detto i vertici Rai? «Ho ricevuto due belle telefonate dal direttore generale Cappon e dal vice Leone: continuano a credere nella qualità della mia offerta. E hanno messo a tacere quelle voci sulla cancellazione del programma (previste altre due puntate, la prossima dedicata all'opera)».

    Ma esattamente , cosa non ama di certi programmi tipo i reality? «Ho paura dei programmi dove la gente comune diventa personaggio, o dove la gente famosa viene messa alla gogna. Ho paura della gente comune che pensa che partecipando a queste trasmissioni si diventi famosi. Io sono per la competenza specifica: penso che il calzolaio debba fare il calzolaio. Ma sono in netta minoranza. In tutto il mondo i reality sono sempre più forti». Dunque la sua tv è perdente, destinata a finire? «So che è perdente, ma sono un romantico e spero in un'inversione di tendenza. Toccato il fondo, magari si risale». A parte la sua, che televisione salverebbe? «Quella di denuncia, come "Reporter"; mi piace anche "Che tempo che fa". Mi dispiace per la mancanza di numeri per Paola Cortellesi». E l'informazione? «È fatta bene, penso ad "Annozero" o "Ballarò": perfetti. Ma in Italia i tg sono una specie di manuale Cencelli». La sua passione ha un nome: Sanremo. E quando non è lei a condurlo non ce la fa a guardarlo. Stavolta seguirà Bonolis? «Sì lo farò. Sono troppo stanco per avere attacchi di nervosismo. Il ritorno della gara-eliminazione? Benissimo. Sono tutte formule per animare la trasmissione. Poi, giuro, ho un tale affetto per Sanremo che spero vada bene. Anche perché se va bene poi magari ci torno. Non è mica detta l'ultima parola...».

    Maria Volpe
    02 dicembre 2008


    da Il Corriere della Sera

    commento

    Il programma è troppo lungo e troppo pieno,questo il mio parere
     
    .
  2. schmit
     
    .

    User deleted


    **********************************************************************************************

    Non sono per niente d0accordo su questo commento di Aldo Grasso

    A FIL DI RETE
    Paolo VI: ennesimo biopic all'italiana

    Un momento della fiction (Ansa)
    Lo stile, dov'è lo stile? Forse Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI, meritava una biografia più articolata, circondata dall'alone della sensibilità e della cultura, e non un ritratto dove l'enigma viene sistematicamente risolto dalla perplessità e da robuste pennellate di retorica.

    Solo la tensione stilistica è in grado di restituirci e aumentare il pathos di personaggi e vicende. Purtroppo il biopic (biographic picture) su Papa Montini è come se avesse deciso di fare a meno della parte visiva: è un radiodramma che si può seguire a occhi chiusi; al più, un bignamino illustrato, la solita celebrazione all'italiana, incapace di fare i conti con la scrittura. Prodotto dalla Lux Vide, scritto da Francesco Arlanch, Maura Nuccetelli e Gianmario Pagano, diretto da Fabrizio Costa (che ha sempre e solo diretto fotoromanzi animati), «Paolo VI» è salvato dall'interpretazione di Fabrizio Gifuni che ci aiuta a entrare nella psiche del personaggio con sobrietà e rischio calcolato.

    La storia, tanto per non farsi mancare il fatale flashback di partenza, inizia con il rapimento di Aldo Moro, 1978. Ma subito, con un passo indietro nel tempo, siamo trasportati nel 1924 dove con forzosa analogia, troviamo un Montini testa calda, incitare i giovani della Fuci, dopo il rapimento di Giacomo Matteotti. Poi, praticamente, fonda la Democrazia cristiana, contando molto sul giovane laureato in legge di Bari. La segreteria di Stato, l'apostolato a Milano, l'elezione al soglio petrino, l'eredità del Concilio, il viaggio in Terra Santa sono le grandi tappe di questa ennesima agiografia priva del batticuore della ricerca. Accanto a Gifuni ci sono Licia Maglietta nel ruolo della madre, Antonio Catania (padre confessore), Luca Lionello, Claudio Botosso, Mariano Rigillo, Giovanni Visentin, Sergio Fiorentini, Luciano Virgilio, Mauro Marino, Gaetano Aronica, Luis Molteni, Angelo Maggi, Cloris Brosca, Carlo Cartier.

    Aldo Grasso
    02 dicembre 2008

    commento

    Il carattere di Papa Montini è stato tratteggiato meravigliosamente bene e inserito magnificamente in un pezzo di storia italiana.
     
    .
  3. filli
     
    .

    User deleted


    è piaciuto molto anche a me
     
    .
  4. schmit
     
    .

    User deleted


    Ho visto ieri su Rai 1 il telefilm su Puccini. Non mi è piaciuto.Niente musica e una storia ingarbugliata.
     
    .
  5. D'Atene
     
    .

    User deleted


    non l'ho visto, staser guarderò la seconda puntata
     
    .
  6. frichicchio
     
    .

    User deleted


    a me è piaciuta di piu' la seconda puntata, bella l'ambientazione e molto bravo il protagonista. Sull'interpretazione della vita di Puccini da parte del regista hoqualche dubbio.
     
    .
5 replies since 2/12/2008, 15:37   134 views
  Share  
.