Vendo casa per un euro

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    23/11/2008 (8:15) - I BORGHI DA SALVARE
    Vendo casa per un euro

    Il cane randagio «custode» del paese



    Il sindaco di Carrega Ligure copia l’esempio di Sgarbi: devo salvare il paese

    MIRIAM MASSONE
    CARREGA LIGURE (Alessandria)
    L’unico rumore è quello del tappeto di foglie secche squarciato dal passo indeciso di un randagio, custode di questo paese, ai margini del Piemonte, che sta per morire: Carrega Ligure, un grappolo di case nel cuore della Val Borbera, terra di lupi e boschi di castagni, dimagrisce a vista d’occhio, si assottiglia rischiando di scomparire e trasformarsi in una Ghost Town. Da qui l’idea del sindaco Guido Gozzano di svendere le case a 1 euro, a patto che vengano ristrutturate: «L’ha fatto Vittorio Sgarbi con Salemi, io ci provo qui».

    All’inizio del Novecento il Comune aveva 2300 abitanti. Oggi sono 98, ma solo sulla carta. Nei fatti chi può scappa e torna ad aprire le finestre nel weekend di Ferragosto. Così nella stagione più fredda restano in 9. Eppure le cascine ci sono: se ne contano 600, distribuite come un mazzo di shanghai tra il centro e le frazioni. Abbandonate, dismesse, dimenticate da decenni, oggi rischiano di crollare. Chi le abitava è emigrato alla fine dell’Ottocento in Argentina, Brasile, Usa o Canada. Altri sono fuggiti in città negli Anni ‘50. Nessuno di loro è mai più tornato.
    Senza la linfa vitale dei suoi abitanti, Carrega è in coma: «Da 13 anni non nascono più bambini - conferma il sindaco - ma il paese non è ancora morto. I proprietari, ormai lontani, potrebbero cedere in quale modo a titolo gratuito i propri ruderi al Comune e a quel punto noi li venderemmo al prezzo simbolico di 1 euro, purché vengano ristrutturati nel rispetto dei criteri architettonici del luogo».

    Una trovata per ridare aria e speranza a questo borgo di silenzio e struggente solitudine. L’unica via, la strada provinciale 147, si infila tra le case spente e immobili. Qui le finestre non sono semplicemente chiuse, ma sbarrate: in cima al paese c’è una cascina dove le porte sono tappate da lastre di lamiera marrone. L’uscio di un garage, quattro assi di legno mangiati dai tarli e dall’umidità, è assicurato da un lucchetto che il tempo ha consumato.
    Domina la valle un casotto aggrappato a un terrazzo naturale d’erba e sterpaglia e ridotto a uno scheletro di pietre che lo fa assomigliare a un nuraghe.

    Il cane randagio è un Caronte che traghetta i rari e temerari escursionisti appena oltre il paese, dove lo sguardo può soffermarsi sulle colline aspre: sembrano gobbe di un cammello, addolcite da un manto di alberi che il sole fa sembrare soffici. È la natura, senza filtri, spietata, selvaggia l’altra faccia della medaglia di questo fazzoletto di terra rinnegato dall'uomo: «Dopo 30 anni di vita stressante tra il traffico e i ritmi di Milano cercavamo questo: silenzio, pace, semplicità - raccontano Elvezia e Giovanni Curato, 2 dei 9 pensionati che abitano a Carrega anche d'inverno - Ma qui o sei in pensione o non puoi stare. Non ci sono opportunità per chi lavora».
    L’eccezione ha il volto sereno della famiglia Borriello, che a Capanne di Carrega (frazione a 1400 metri) si è trasferita e ha aperto un agriturismo. Mamma Giovanna ha lasciato il posto fisso come infermiera all’ospedale Villa Scassi di Genova, papà Stefano quello di corriere. Poi sono nati Emma, che oggi ha 8 anni, e il fratello Diego di 6: hanno le gote porpora e sognano di diventare meccanico e maestra, mestieri semplici come le loro giornate.

    Vicino alla stufa a legna che scalda la stanza da pranzo, mamma e papà dicono: «Volevamo una fattoria. Non è stato semplice: abbiamo vissuto diversi mesi senza acqua, con la luce delle candele. Un’esperienza forte che ci ha messo davanti alla spietatezza della natura, ai nostri limiti e a noi stessi». Stefano guarda il suo maglione di lana grezza, color panna, è bucato su un fianco: «Impari a dare importanza all’essenza della vita, meno ai particolari futili, come un buco in una maglia: qui ti devi confrontare con la contingenza delle piccole cose. Il problema non è più il traffico, ma la legna umida che non brucia bene e rischi di trascorrere una notte al freddo». Spenderebbero 1 euro per una casa a Carrega? «Mai, che ci fai lì? Un conto è la nostra scelta, altro è trasferirsi in paese per abitarci. La proposta del sindaco è comunque interessante, ma il paese oggi è vuoto».

    Negli ultimi dieci anni è stata abolita anche la sagra del bestiame: «Era la prima domenica di settembre, ma l’ultima volta si è presentato solo un cavallo». Il prete, don Luciano Maggiolo, viene una volta alla settimana a dire messa in questo borgo dove c’è una chiesa per ogni dieci residenti: «Carrega è il paese dei record - spiega il sindaco Gozzano -: abbiamo il più alto numero di chiese, undici, e il territorio comunale è uno dei più ampi di tutta la provincia, ma anche il più scarsamente popolato».

    Una landa inanimata, un «deserto dei tartari» dove le foglie secche riescono ad accumularsi per ore sulla provinciale senza che nessuno le calpesti, fino a quando il randagio Caronte non decide di affacciarsi in attesa di anime romantiche affascinate dal silenzio o imprenditori disposti a spendere 1 euro per il recupero di Carrega.
     
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    Chissa' se le ha vendute...
     
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